Nordisti contro sudisti, nelle fotografie

12 aprile 1861 – 155 anni fa iniziava la Guerra Civile Americana

A cura di Anna Madia

Quattro anni di scontri e di sangue, il futuro dell’America in gioco, i singoli Stati divisi in due blocchi. Questi i temi della mostra fotografica “Nordisti contro sudisti”. Una raccolta di 54 riproduzioni digitali di negativi e stampe d’epoca, ospitata a Milano.
Ad essere proposte al pubblico, sotto la supervisione di Alessandro Luigi Perna, immagini provenienti dai National Archives and Records Administration (NARA) e della Library of Congress americana, scattate dai grandi nomi del reportage a stelle e strisce. Mathew B. Brady, Alexander Gardner, Timothy O’Sullivan: i pilastri della prima fotografia statunitense rivivono insieme alla storia che hanno saputo catturare.
Ma, percorrendo gli spazi espositivi, non mancano tracce di autori minori e sconosciuti. Immagini di privati cittadini, oppure opere di membri dei corpi ingegneristici dell’esercito americano. E si può perfino ammirare un dagherrotipo dipinto a mano dal figlio di un ex schiavo liberato.
Pezzi di un passato che rivive e che si mostra in tutta la sua importanza. La guerra civile, infatti, scoppiata ormai 150 anni fa, viene considerata dagli studiosi il primo dei grandi conflitti contemporanei. Incredibile l’impiego di risorse umane e materiali, incalcolabili i morti, i feriti, gli invalidi e i danni. E si è trattato anche della prima guerra di trincea della storia.
Ma non è tutto. Perché la guerra di secessione è anche uno dei primi conflitti fotografati di sempre. Un arco di tempo che ha spaccato in due il cuore dell’America tra nordisti e sudisti. E la frattura, storica, è rimasta impressa prima di tutto sulle pellicole.
Ma si vedranno raffigurate battaglie e sangue? Niente affatto. Negli anni dell’avvento della fotografia, la tecnologia non permetteva, certo, di cogliere uomini, animali e oggetti in movimento. Senza contare la necessità di uno sviluppo fotografico immediato e di veri laboratori di stampa mobili, da portare con sé.
Sarà, piuttosto, nei dettagli di vita quotidiana che i visitatori potranno allora cercare i tratti distintivi di un tempo andato ma determinante. Nei paesaggi ingialliti dallo scorrere della storia, nei volti in posa, nell’America contadina trafitta dai cannoni.
Scatti realizzati più tra le fila dei nordisti che tra quelle dei sudisti, però. Era, infatti, l’esercito degli Stati del Nord ad avvalersi più spesso di fotografi su commissione. Rare, invece, le immagini dalle terre delle piantagioni: i dirigenti degli Stati Confederati scelsero deliberatamente di cancellare la memoria della propria sconfitta. Così, oggi, di quella parte della barricata rimane solo qualche viso di soldato, qualche roccaforte.
Il senso della guerra civile, però, si ritrova tutto. E, del resto, questa era l’intenzione del progetto “History and photography”, in cui la mostra si inserisce: raccontare il passato con la forza delle immagini e con l’autenticità del fotogiornalismo. Una missione compiuta, grazie ad archivi spesso sconosciuti ma sempre ricchi di materiale. Il risultato è la spiegazione, da un lato, dell’unionismo e del capitalismo del Nord e, dall’altro, dello schiavismo e delle piantagioni di cotone del Sud.
Mondi lontani. E l’eredità del campo di battaglia si farà sentire a lungo. Perché, nell’America post-bellica, sopravvissuta al rischio della secessione, un solco profondo apparirà comunque inevitabile e si rivelerà, poi, duro a morire: quello tra bianchi e neri, tra diritti e segregazione.

Nota bene: le immagini vengono ingrandite cliccandoci sopra.


John Brown (1800-1859) è il più famoso abolizionista bianco statunitense. Dedicò la sua vita alla causa antischiavista, in nome della quale giustificò anche la lotta armata. Catturato dopo un fallito assalto a un’armeria federale -con le armi trafugate voleva infatti innescare una rivolta- fu condannato a morte per tradimento e impiccato nel 1859. A lui fu dedicata la popolare canzone “John Brown’s Body”, divenuta inno di battaglia informale delle truppe nordiste. Sebbene popolarmente riconosciuto come martire della causa abolizionista, una parte della critica storica lo considera il primo terrorista ante-litteram che abbia mai operato negli Stati Uniti.


Jefferson Davis (1808 – 1889) è stato il primo e unico Presidente degli Stati Confederati d’America. Prima della guerra di secessione, Davis fece parte del Parlamento del Mississippi, della Camera dei Rappresentanti e del Senato statunitense. Combatté nella guerra messicano-statunitense come colonnello di un reggimento di volontari. Successivamente divenne Ministro della Guerra nel Gabinetto del presidente Franklin Pierce.


La 7a Milizia dello Stato di New York a Camp Cameron nel distretto di Columbia, 1861.


Vita da accampamento del 31° Fanteria della Pensilvania (poi 82°) alla Fattoria della Regina, nelle vicinanze di Fort Slocum. Washington, Distretto di Columbia, 1861.


“Contraband” era il termine comunemente usato negli Stati Uniti durante la Guerra Civile per descrivere il nuovo stato degli schiavi fuggiti o affiliati alle forze dell’Unione. I primi a scappare crearono dei campi vicino alle forze dell’Unione che gli diede supporto e avviò una campagna di scolarizzazione per bambini e adulti. Molti furono usati come lavoratori (con paghe regolari) dall’esercito nordista. A migliaia si arruolarono nell’esercito americano (United States Colored Troops) quando il reclutamento fu aperto ai cittadini di colore nel 1863. Alla fine della guerra erano più di 100 i campi nel sud degli Stati Uniti che ospitavano i fuggitivi. James F. Gibson è probabilmente il meno noto tra i fotografi della guerra civile pur avendone fotografato molte battaglie . Nato a New York City, ha imparato il mestiere sotto Mathew B. Brady.


Interno di un penitenziario per schiavi ad Alexandria, Virginia, 1861-1869.


Accampamento di soldati feriti dell’Unione alla stazione di Savage, nel corso della “Campagna Peninsulare”, Virginia.


La 4a Batteria lungo Wormley Creek con 3 dei mortai (ognuno del peso di 20.000 libbre-9090.9 kg) da 13 pollici (330 mm) utilizzati, nei pressi della Moore House, di fronte alle linee confederate durante l’assedio di Yorktown Virginia. Maggio 1862.


Il ponte e la torretta visti dalla prua della S.S. Monitor della Marina Federale sul fiume James, durante le spedizioni via mare contro la costa atlantica della Confederazione. Virginia, 1861-1865.


Gruppo di soldati sudisti in un campo di granoturco, 1861 – 1869.


Il Maggiore Allan Pinkerton del Dipartimento dei Servizi Segreti, con alcuni amici nelle vicinanze di Antietam, Maryland, ottobre 1862.


La prima cannoniera corazzata della marina degli Stati Uniti, rinominata il Barone di Kalb. Ottobre 1862.


La battaglia di Fredericksburg (Virginia) deve il suo nome alla località sita sulla riva meridionale del fiume Potomac in cui forze unioniste (Armata del Potomac) al comando del magg. gen. Ambrose E. Burnside (circa 114.000 soldati) e forze confederate (Armata della Virginia settentrionale) al comando del gen. Robert E. Lee (72.497 soldati), forti entrambe di un parco d’artiglieria di oltre 400 cannoni, dettero vita tra l’11 e il 15 dicembre 1862 al primo scontro di trincea della storia. La battaglia fu determinata dalla volontà degli Unionisti di riprendere l’iniziativa nei confronti delle forze numericamente assai minori ma molto più aggressive di Lee. Pur avendo bloccato Lee nella battaglia di Antietam in settembre, il presidente Abraham Lincoln riteneva motivatamente che egli difettasse d’iniziativa e che per questo non avesse inseguito e distrutto Lee nel Maryland e che avesse perso tempo eccessivo nel riorganizzare e riequipaggiare le sue forze dopo le principali battaglie sostenute. Burnside, per rispondere alle richieste del presidente e alle esortazioni del comandante generale, il mag. gen. Henry W. Halleck, pianificò un’offensiva nell’autunno inoltrato nella speranza, attraversato il fiume Rappahannock, d’impadronirsi della città di Fredericksburg e di muovere quindi verso sud lungo le strade che portavano alla capitale confederata di Richmond.


Gruppo di lavoratori della Commissione Sanitaria all’ingresso della Casa Lodge, Washington D.C. Giugno 1863.


La battaglia di Gettysburg (1-3 luglio 1863) è considerata una delle battaglie più importanti della guerra di secessione americana e si concluse con una netta vittoria delle forze dell’Unione dell’Armata del Potomac, che arrestarono l’offensiva in Pennsylvania dell’esercito confederato dell’Armata della Virginia Settentrionale.


I Confederati, al comando del generale Robert E. Lee, superarono il fiume Potomac invadendo la Pennsylvania per minacciare le vie di comunicazione e di rifornimento unioniste e costringere l’Armata del Potomac ad abbandonare il fronte virginiano ed accettare una battaglia decisiva in terreno sfavorevole e in inferiorità tattica. Un grande successo confederato a nord del Potomac avrebbe potuto, secondo il Presidente Jefferson Davis e il generale Lee, alleggerire la pressione federale su Vicksburg e favorire sviluppi politici favorevoli alla Confederazione. La battaglia di Gettysburg segnò un momento decisivo della guerra, vanificò le grandi speranze di Lee e Davis e rafforzò la determinazione del presidente Abraham Lincoln e degli stati dell’Unione a continuare il conflitto fino alla totale sottomissione degli stati secessionisti. In quella battaglia gli Unionisti persero 3.155 uomini, i Confederati 4.708.


Morris Island è stata pesantemente fortificata a difesa del porto di Charleston, con le fortificazioni centrate su Fort Wagner . È stata teatro di duri combattimenti durante la campagna dell’Esercito dell’Unione per conquistare Charleston , ed è forse meglio conosciuta oggi come la scena dello sfortunato assalto del 54° Fanteria Volontari del Massachusetts, un reggimento afro-americano che perse più del 50% delle truppe, come narrato nel film “Glory”. Dopo che i Confederati abbandonarono Morris Island nel 1863, gli Unionisti la occuparono e vi trasferirono 520 ufficiali confederati da Fort Delaware. Vennero usati come scudi umani nel tentativo di mettere a tacere l’artiglieria confederata a Fort Sumter che presto divenne noto nel Sud come “Immortale Six Hundred”. Avvenne in risposta al fatto che la Confederazione aveva un numero simile di scudi umani a Charleston per dissuadere le navi dell’Unione dallo sparare sulla città.


Il 18/19 novembre 1863, il Presidente Abraham Lincoln la attraversò per andare alla cerimonia di inaugurazione del cimitero militare di Gettysburg. La stazione è rimasta in servizio fino al 1920 Il discorso di Gettysburg è stato pronunciato dal presidente statunitense Abramo Lincoln il pomeriggio del 19 novembre 1863, 4 mesi e mezzo dopo la battaglia di Gettysburg. Il pensiero di Lincoln è rivolto allo sforzo della nazione nella guerra civile, ma con l’ideale che a Gettysburg nessun soldato, dell’Unione o della Confederazione, del nord o del sud, sia morto invano. Lincoln parlò di come gli esseri umani siano uguali, riprendendo quanto sancito nella Dichiarazione di Indipendenza. Sostenne anche che la guerra civile è stata una lotta non solo per l’Unione, ma «la rinascita della libertà» che avrebbe reso tutti davvero uguali all’interno di una nazione finalmente unita. Il discorso iniziò con il famoso «Ottantasette anni fa», riferendosi alla Rivoluzione Americana nel 1776. Lincoln usò la cerimonia a Gettysburg per incoraggiare gli uomini ad aiutare la democrazia americana, il «governo del popolo, dal popolo, per il popolo».


Nella Market Square (piazza del mercato) di Alexandria c’era il maggior mercato degli schiavi di quel periodo. Oggi vi sono numerose associazioni di carità e beneficenza, come la sede americana dell’Esercito della Salvezza.



La compagnia E del 4° Reggimento di Fanteria di Colore degli Stati Unit, assegnato alla guardia della capitale nazionale durante la guerra. Il reggimento partecipò anche alla Campagna di Richmond-Petersburg e a quella della Carolina, conquistando Fort Fisher e Wilmington.


Il Generale Grant sta guardando oltre la spalla del generale Meade una mappa a Fort Meade durante un concilio di guerra vicino alla Chiesa di Massaponax, una chiesa storica di architettura greca situato nella Contea di Spotsylvania, Virginia.
Durante questo periodo, la chiesa fu utilizzata come stalla, ospedale e quartier generale per la strategia di pianificazione. I soldati usarono le pareti interne per disegnare scene di battaglia, scrivere messaggi e lasciare i nomi delle truppe e dei soldati. Il 21 maggio 1864, il tenente generale Ulysses S. Grant , il generale George Meade , altri generali e il loro personale si riuniurono presso la chiesa dopo la battaglia di Spotsylvania Court House. Era presente anche l’Assistente Segretario alla Guerra Charles A. Dana, che ordinò alle sue truppe di portare i banchi della chiesa al di fuori per fornire un luogo di riposo per i generali e per lavorare ai piani di guerra.


William Tecumseh Sherman (1820-1891). La sua eccezionale visione di strategia militare gli valse la fama di “primo generale moderno” tra il 1860 e il 1870. Servì sotto il generale Ulysses S. Grant dal 1862 al 1863 durante la campagna militare che ha condotto alla caduta della roccaforte confederata di Vicksburg, lungo il fiume Mississippi, ed è culminata con la disfatta delle armate confederate nello stato del Tennessee. Nel 1864 Sherman succedette a Grant come comandante dell’Unione nel settore occidentale del teatro di guerra. Condusse le sue truppe alla conquista della città di Atlanta, un successo militare che contribuì decisamente alla rielezione del Presidente Abraham Lincoln. Le susseguenti avanzate dell’esercito di Sherman attraverso la Georgia e le due Carolina (del Nord e del Sud) minarono ulteriormente la capacità delle forze confederate di continuare a combattere. Nell’aprile del 1865 Sherman accettò la resa di tutte le forze confederate combattenti in Carolina, Georgia e Florida. Dopo la Guerra civile, Sherman fu nominato Comandante generale delle forze statunitensi (1869 – 1883). Come tale fu responsabile della condotta della guerra contro gli indiani nei territori dell’ovest degli Stati Uniti. Rifiutò decisamente di impegnarsi in politica e, nel 1875 pubblicò le sue Memorie, uno dei migliori resoconti di prima mano sulla Guerra civile americana.



La città di Atlanta è stato un importante ferroviario e commerciale durante la guerra civile americana .La caduta di Atlanta è stato un punto critico, dando al Nord più fiducia e -con le vittorie a Mobile Bay e Winchester- portò alla rielezione del presidente Lincoln. La battaglia di Atlanta è stata combattuta il 22 luglio 1864: Atlanta era un importante centro ferroviario e le forze dell’Unione – comandate da William T. Sherman- sopraffecero e sconfissero i Confederati che difendevano la città sotto John B. Hood. Il Mag. Gen. James B. McPherson rimase ucciso durante la battaglia. Nonostante il suo nome, la battaglia è avvenuta in mezzo alla campagna e la città non cadde fino al 2 settembre 1864, dopo un assedio dell’Unione e vari tentativi di conquistare ferrovie e linee di alimentazione che portavano ad Atlanta. Dopo aver preso la città, le truppe di Sherman si diressero a sud/sud-est verso Milledgeville e al nord di Savannah con la Marcia verso il mare.


Il Tredegar Iron Works è stato uno storico stabilimento per le opere in ferro a Richmond, la capitale della Virginia . Inaugurato nel 1837, nel 1860 divenne il terzo più grande produttore di ferro negli Stati Uniti. Durante la civile americana servì come impianto di produzione primaria del ferro e dell’artiglieria degli Stati Confederati d’America.


Veduta attraverso il Chain Bridge sul fiume Potomac, 1865. È un viadotto che attraversa il fiume Potomac da Little Falls a Washington DC. Durante la guerra civile americana è stato molto utilizzato dall’esercito dell’Unione per accedere agli accampamenti di Arlington e Fairfax, contee in Virginia.


Soldato afro-americano fa la guardia a 12 cannoni Napoleon City Point, Virginia, 1865.


Robert Edward Lee (1807 –1870), aprile 1865. Iniziò la sua carriera nell’esercito statunitense, per sposare da virginiano la causa dei nascenti Stati Confederati d’America, di cui divenne il principale condottiero militare durante la guerra civile. Guidò così per oltre tre anni, con grande abilità strategica e tattica, la prestigiosa Armata della Virginia Settentrionale, la formazione più efficiente e combattiva delle forze confederate, e il 31 gennaio 1865 fu promosso generale comandante in capo di tutte le forze confederate. Guadagnò una fama quasi leggendaria anche nel campo nemico, grazie alle vittorie conseguite contro forze militari spesso nettamente superiori e alla sua affascinante personalità. Ai primi del 1865 premette affinché si adottasse un piano per consentire agli schiavi di raggiungere i ranghi dell’Armata confederata in cambio della concessione della libertà. Lo schema non dette mai frutti per il breve lasso di tempo rimasto alla Confederazione prima che essa cessasse di esistere. Dopo la guerra s’impegnò per la riconciliazione e trascorse i suoi ultimi anni come presidente di un College che avrebbe poi portato il suo nome. Lee rimane la figura più venerata e apprezzata, non solo nel Sud, della storia della Confederazione fino ai nostri giorni.


Unità di fanteria con la baionetta innestata seguita da ambulanze che passano in Pennsylvania vicino al Dipartimento del Tesoro, maggio 1865.


John Wilkes Booth (1838 –1865), l’assassino del Presidente Abraham Lincoln, 1865 circa. Fu uno degli attori professionisti di teatro di maggior successo del suo tempo, nonché membro di una famiglia di attori. Fu anche un razzista, simpatizzante confederato deluso dall’esito della guerra civile americana. La mattina del 14 aprile 1865, Venerdì Santo, Booth apprese che il presidente e la consorte avrebbero presenziato alla rappresentazione della commedia Our American Cousin presso il Teatro Ford. Immediatamente si accinse a fare piani per l’attentato, preparando un cavallo fuori del teatro e valutando un percorso per la fuga. Booth informò Powell, Herold ed Atzerodt del suo proposito di uccidere Lincoln e diede incarico a Powell di assassinare il Segretario di Stato Seward e ad Atzerodt, invece, quello di assassinare il Vice Presidente Johnson. Herold li avrebbe aiutati nella fuga verso la Virginia. Colpendo il Presidente e i due suoi immediati successori nella carica, Booth pensava di decapitare l’amministrazione dell’Unione creando panico e confusione. Aveva programmato anche l’assassinio del comandante in capo delle forze nordiste, Ulysses S. Grant ma Grant e la moglie si erano recati nel New Jersey per visitare dei parenti. Booth organizzando questo complotto sperava di gettare gli stati dell’Unione in un caos tale da consentire ai Confederati di riorganizzarsi e continuare la guerra. Dal momento che era un attore, Booth era amico del proprietario del Teatro Ford e quindi aveva libero accesso dappertutto nel teatro. Aveva praticato in mattinata uno spioncino nel palco presidenziale, con cui poteva tenere sotto controllo la sua vittima predestinata e gli altri ospiti. Quella sera, verso le 22.00, mentre si svolgeva lo spettacolo, Booth scivolò nel palco presidenziale e sparò a Lincoln alla nuca con una Deringer calibro 44 Si racconta che Booth fuggì dal palco presidenziale e saltando sul palcoscenico gridò “Sic semper tyrannis”.


Lewis Thornton Powell (1844 – 1865) chiamato in seguito “Payne”, complice di John Wilkes Booth. Nella notte del 14 aprile Lewis Thornton Powell aveva il compito di assassinare il segretario di Stato William H. Seward ma il piano fallì. Riuscì soltanto a ferire Seward prima che fosse dato l’allarme e fuggì. Avendo familiarità con Washington, pare che abbia vagato per le strade per tre giorni prima di arrivare a una pensione gestita da Mary Surratt, madre del co-cospiratore John Surratt. Per caso, la polizia era alla ricerca della casa in quel momento e arrestò Powell, che fu subito identificato dal figlio di Seward. È andato incontro alla morte proclamando l’innocenza di Mary Surratt, anche dal patibolo.


Il Generale John F. Hartranft legge la condanna a morte per i congiurati sul patibolo Washington D.C., 7 luglio 1865. Alla fine della guerra, Hartranft diresse la Old Capitol Prison e fu nominato Maresciallo Prevosto durante il processo ai cospiratori accusati dell’assassinio di Lincoln. Lo si ricorda per il suo trattamento gentile verso Mary Surratt, la prima donna giustiziata dal governo federale. Condusse Mary Surratt, Lewis Paine, David Herold e George Atzerodt al patibolo in quello che ora è chiamato Fort Lesley McNair . Lì lesse loro l’estrema unzione e furono impiccati. È stato il 17° Governatore della Pennsylvania dal 1873 al 1879.


Lewis Payne in un’immagine entrata nella storia della fotografia contemporanea, 1865.


Il ritratto di Abramo Lincoln scattato da Brady è diventato l’immagine più popolare del presidente americano: il volto è infatti stato utilizzato per le banconote da 5 dollari ancora in corso.

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