Charlie Utter, il ladro di cadaveri

A cura di Luca Barbieri

Charlie Utter (a sinistra)
La bizzarra teoria che andrò a svelare nelle prossime righe prende spunto da due fatti curiosi: la “sparizione” da Deadwood di Charlie Utter dopo la morte dell’amico Hickok e la presunta pietrificazione della salma dello stesso Wild Bill, ma, è bene sottolinearlo per evitare qualunque tentazione di querela da parte degli eredi della famiglia Utter, questa è soltanto una diceria (sebbene terribilmente affascinante) non suffragata da alcuna prova certa, niente di più, dunque, che una morbosa indagine da detective dilettante su un notissimo fatto di cronaca della Frontiera americana.
Andiamo però con ordine.
I fratelli Utter giunsero a Deadwood alla testa di una stravagante e chiassosa carovana, composta da un’accozzaglia di gente decisa a diventare ricca a Deadwood o a morire nel tentativo.
Dovette essere uno spettacolo assistere all’arrivo del convoglio multicolore, formicolante di prostitute, giocatori d’azzardo, truffatori e ogni genere di disperati raccolti in Colorado (da dove la carovana era partita), e meriterebbe una storia a se stante. Ma lo spazio è tiranno, per cui concentriamoci unicamente sulla figura di Charlie Utter. Dopo la morte dell’amico Wild Bill, egli abbandonò Deadwood cominciando a dedicarsi ad un’attività, quella del giocatore d’azzardo, per lui davvero inusuale e tornò nel “suo” Colorado (patria d’adozione, visto che era dello stato di New York) dove aprì un saloon. Chi lo conosceva disse che era molto cambiato dopo l’assassinio di Hickok, persino nel modo di vestire. A Deadwood, in ogni caso, tornò precipitosamente nel 1879 quando la salma di Wild Bill venne esumata per essere poi trasferita nel locale cimitero di Mount Moriah. L’uomo che gli portò la notizia di quanto sarebbe avvenuto sulle Black Hills raccontò poi che Utter se la prese parecchio per quella faccenda e che si mosse di corsa perché non voleva che la bara venisse aperta senza la sua supervisione.


Arapahoe Joe, Wild Bill Hickok, Buffalo Bill, Texas Jack Omoohundro e Charley Utter

L’esumazione avvenne a distanza di tre anni dalla sepoltura e il corpo venne estratto, tra lo stupore generale, in una condizione molto particolare. Il Black Hills Times del 3 Settembre 1879 fornisce un ampio resoconto dell’episodio, soffermandosi, con un certo gusto morboso, su questo macabro particolare: pare che il cadavere di Wild Bill, complice forse la natura del terreno, non si fosse affatto decomposto, quanto piuttosto pietrificato. L’articolo, infatti, titola “Wild Bill petrified” e racconta ai lettori che il corpo, che al momento del seppellimento pesava circa 180 libbre, quando venne estratto dalla tomba ne doveva pesare almeno 400 e che era “hard as wood” (“duro come il legno”) e “returned the same sound as a log when struck with a stick” (“emetteva lo stesso suono di un ceppo colpito da un bastone”). Il giornalista conclude con un particolare di dubbio gusto: “His mustache was as hard and seemed like his body to have been petrified” (“I suoi baffi erano altrettanto duri e, come il resto del corpo, sembravano essersi pietrificati”).
Charlie Utter con un orso
E’ evidente, dal tenore grottesco dei commenti, che chi scrisse l’articolo ignorava totalmente il concetto classico di pietas per i defunti. E, comunque, anche il mito tutto americano di Wild Bill ne esce un po’ malconcio.
Qualche settimana dopo questo fatto (il 26 settembre) Deadwood rischiò di scomparire, inghiottita dalle fiamme di un terribile incendio e Utter, che aveva bazzicato la zona per qualche tempo, aprendo anche un saloon a Gayville (senza licenza, il che gli causò qualche guaio con la legge), se ne andò definitivamente prima nuovamente in Colorado, poi in Messico, facendo infine perdere le proprie tracce. Fino al 1912, stando a quel che raccontò Clayton Bowyer, ingegnere americano che all’epoca si trovava a Panama a lavorare nel cantiere che si occupava dello scavo del canale. Bowyer disse di aver sentito strane voci in merito a un dottore che conservava con sé, nella città di Colon, i resti del famoso pistolero Wild Bill Hickok e, incuriosito, decise di verificare le dicerie. Il “dottore” in questione era piuttosto un farmacista che praticava medicina indiana, preparando pozioni curative a base di erbe e piante officinali. Era molto vecchio e praticamente cieco. Disse di chiamarsi Charlie Utter e di essere stato, un tempo, molto amico di Wild Bill, ma di non avere con sé i suoi resti. Conservava, in effetti, nel retrobottega della sua farmacia uno scheletro umano, ma questo apparteneva ad un noto capitano marittimo assassinato con un colpo di pistola alla base del cranio. Forse era stato questo fatto a generare qualche confusione. O, forse, sempre che Bowyer non si sia inventato tutto, Utter aveva davvero con sé il cadavere di Wild Bill e per questo motivo aveva lasciato non solo il Dakota, ma addirittura gli Stati Uniti. Quello che era stato sepolto nel 1876, allora, potrebbe non essere stato affatto la salma di Hickok, bensì un manichino di legno che ne aveva le fattezze, trattato in modo tale da far ipotizzare un’imbalsamazione naturale.
Wild Bill Hickok
E questo spiegherebbe le stranissime condizioni del corpo quando venne estratto dalla terra, duro come il legno e pesantissimo, senza la minima traccia di decomposizione né cattivo odore. Si è parlato di processo spontaneo di pietrificazione, inspiegabile, però, visto che quello di Hickok è stato l’unico a subirlo fra tutti coloro che erano stati sepolti lì. E, ancora, si potrebbe spiegare meglio l’accanimento di Utter a voler essere presente a tutti i costi all’esumazione, dopo averla a lungo osteggiata. L’incendio del 26 Settembre, infine, potrebbe averlo appiccato lo stesso Utter, per tentare di nascondere le tracce di quanto fatto oppure per “punire” la città che gli aveva assassinato l’amico. Resta da capire perché Utter avrebbe dovuto abbandonarsi a questa profanazione necrofila. I fautori di questa teoria sostengono che Utter fosse omosessuale, quindi sentimentalmente legato a Hickok, se non addirittura suo amante. Ma è assai poco probabile che Wild Bill, da sempre affascinato dal gentil sesso e fresco sposo, abbia, nel caso, ricambiato le attenzioni di Utter. Potrebbe dunque essere semplicemente il gesto disperato di un innamorato non corrisposto. L’omosessualità di Utter sarebbe dimostrata dalla sua nota raffinatezza e ricercatezza nel vestire, davvero inusuale per l’epoca e i luoghi che frequentò; pare che avesse una cura maniacale per i propri baffi e capelli, e che portasse sempre con sé, anche nelle poco ospitali tende da campo, spazzole, rasoi e specchi; vestiva con gusto e dormiva sotto coperte delicate e di alta qualità, che si faceva arrivare direttamente dalla California. E’, comunque, davvero un po’ poco per trarre delle conclusioni. Anche Hickok, ad esempio, indossava abiti puliti ed eleganti, ed era di sicuro piuttosto vanitoso ed attento al proprio aspetto, ma non si può certo affermare che fosse omosessuale.


Charlie Utter di spalle e una pubblicità della sua attività

E’ inoltre vero che nel West l’igiene non veniva sempre al primo posto, ma l’immagine del frontierman rozzo, volgare e coperto da croste di sporcizia appartiene più allo stereotipo che alla realtà. Se non altro per questione di mera sopravvivenza, visto che nello sporco proliferano i germi e, dunque, le malattie.
Esiste comunque un’altra ipotesi sul destino di Wild Bill Hickok e della sua salma dopo il 2 Agosto 1876, ancor più fantasiosa e originale di questa, ma per scoprirla dovrete leggere il racconto “Polvere di legno nero” contenuto nel libro “Five Fingers” che Il Foglio Editore è stato così gentile da pubblicarmi (ogni altro dettaglio potete trovarlo nella sezione “libri” di questo sito). Se vi svelassi in anticipo il finale a sorpresa potrei rovinarvi l’atmosfera inquietante e misteriosa del racconto e sarebbe davvero un peccato…

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