Coyote ruba il sole e la luna (racconto Zuni)
A cura di Ginetta Rocchi
Un amuleto realizzato dagli Zuni e raffigurante un coyote
Il Coyote era un cattivo cacciatore che non uccideva mai nulla. Un giorno osservò l’Aquila che cacciava conigli, prendendoli uno dopo l’altro: più coniglio di quanti potesse mangiarne. Coyote penso: “Mi unirò ad Aquila, così potrò avere carne a sufficienza”. Il Coyote stava tramando qualcosa.
– Amica – disse Coyote ad Aquila, – dovremmo cacciare insieme. Due possono prendere più di una.
– Perché no? – disse Aquila e così cominciarono a cacciare insieme.
Aquila catturò molti conigli, ma tutto ciò che Coyote prese furono solo alcuni piccoli insetti. In quel tempo il mondo era ancora buio; il sole e luna non erano ancora stati sistemati in cielo.
– Amico – disse Coyote ad Aquila, – non c’è da stupirsi se non prendo molta selvaggina, non ci vedo. Sai dove possiamo prendere un po’ di luce?
– Hai ragione, amico mio, dovrebbe esserci della luce verso ovest. Proviamo a cercarla. – Affermò Aquila.
E così si misero in viaggio per cercare il sole e la luna. Giunsero ad un grande fiume, che Aquila sorvolò. Coyote nuotò, ma ingoiò tanta acqua che per poco non annegò. Si trascinò fuori con la pelliccia piena di fango, ed Aquila gli parlò.
– Perché non voli come me?
– Tu hai le ali, io ho solo peli – rispose il Coyote. – Non posso volare senza piume.
Infine giunsero ad un pueblo, proprio mentre i Kachina stavano danzando. La gente invitò Aquila e Coyote a sedere ed a mangiare qualcosa mentre stavano osservando le sacre danze. Vedendo la potenza dei Kachina, Aquila disse:
– Credo che questa sia la gente che possiede la luce.
Coyote, che aveva osservato tutt’intorno, le fece notare due casse, una grande ed una piccola, che la gente apriva ogni volta che voleva la luce. Per procurare molta luce, sollevavano il coperchio della cassa grossa, che conteneva il sole.
Indiani Zuni
Se volevano meno luce, aprivano la cassa più piccola nella quale era contenuta la luna. Coyote diede una gomitata ad Aquila:
– Amica, vedi quella? Nella cassa grande hanno tutta la luce di cui abbiamo bisogno. Rubiamola.
– Tu vuoi sempre rubare e saccheggiare. Dico che dovremo solo chiederla in prestito.
– Non credo che ce la presteranno.
– Forse hai ragione – rispose Aquila. – Attendiamo sino a che abbiano finito di danzare e poi rubiamola.
Dopo un po’ i Kachina andarono a casa a dormire, e Aquila raccolse la cassa grande e volò via. Coyote corse avanti cercando di tenersi su, ansimando, la sua lingua penzoloni. Ben presto urlò ad Aquila:
– Amica, lasciami portare la cassa per un po’ di percorso.
– No, no – rispose Aquila – non ne fai mai una giusta.
Essa si slanciò in avanti, e Coyote le corse dietro. Dopo un po’ Coyote le gridò di nuovo:
– Amica, tu sei il capo, e non è giusto che tu porti la cassa; la gente dirà che sono pigro. Lasciamela prendere.
– No, tu perdi sempre qualcosa.
Aquila si slanciò e Coyote continuò a correre. Ma poco dopo Coyote urlò di nuovo ad Aquila:
– Amica, non è giusto che tu faccia così. Che cosa penserà la gente di te e di me?
– Non m’importa di quello che pensa la gente. Sto portando questa cassa.
Aquila, Coyote, Sole, Luna
Di nuovo Aquila si slanciò in avanti e di nuovo Coyote le corse dietro. Ed infine la supplicò di nuovo.
– Lasciamela portare. Tu sei il capo ed io sono soltanto Coyote. Lasciamela portare.
Aquila non poteva più sopportare quel tormento. Inoltre Coyote l’aveva chiesto quattro volte; e se qualcuno chiede per quattro volte, è meglio dargli ciò che vuole. Aquila disse:
– Poiché non la smetterai mai, vai avanti e porta la cassa per un po’. Ma prometti di non aprirla.
– Oh sicuro, oh sì, prometto.
Proseguirono come prima, ma ora Coyote aveva la cassa. Presto Aquila fu molto avanti e Coyote restò indietro coperto da una collina dove Aquila non poteva vederlo. Disse fra se: “Sono curioso di sapere com’è la luce che è dentro. Perché non dovrei dagli una sbirciatina? Probabilmente v’è qualcosa di speciale nella cassa, qualcosa di buono che Aquila vuole tenere per sé!”. Coyote sollevò il coperchio. Ebbene, dentro non c’era solo il sole ma anche la luna. Aquila li aveva presi entrambi, pensando che sarebbe stato più facile portare una cassa piuttosto che due. Non appena Coyote sollevò il coperchio la luna fuggì, volando alta nel cielo. Subito tutte le piante si raggrinzirono e divennero gialle. Altrettanto rapidamente tutte le foglie caddero dagli alberi e fu inverno. Cercando di afferrare la luna e di rimetterla nella cassa, Coyote corse al suo inseguimento in quanto quella se la svignava via da lui. Intanto il sole era volato via sul cielo. Fu trascinato lontano e le pesche, i melograni ed i meloni si raggrinzirono per il freddo. Aquila girò e volò indietro a vedere che cosa faceva ritardare Coyote.
– Sei stupido! Guarda cosa hai fatto! – disse. – Hai lasciato fuggire il sole e luna, ed ora è freddo.
Iniziava a nevicare e Coyote tremava.
– Ora stai battendo i denti – disse Aquila, – ed è colpa tua se il freddo è venuto nel mondo.
È vero, se non fosse stato per la curiosità di Coyote, noi non avremo avuti inverni; ma potevamo godere dell’estate per sempre.