Bastardi per stirpe
A cura di Domenico Rizzi
Recitava un’antica canzone di Bixio e Cherubini che l’Arizona era “terra di sogni e di chimere”, dove alle note di una chitarra rispondevano “mille capinere”. Immagini romantiche, fra le quali quella di un cavaliere sul cui cavallo bianco spiccava “la vampa di una rosa”…
L’Arizona descritta da Stefano Jacurti, noto collaboratore di Farwest, scrittore e regista cinematografico – ricordiamo la raccolta di racconti “Il baule nella prateria”, l’opera “Avrei voluto essere ucciso da Clint Eastwood” e il film “Inferno bianco” – si presenta assai più vicina alla realtà. Nell’arido scenario descritto nel suo ultimo romanzo “Bastardi per stirpe” figurano uomini spietati, assetati di vendetta e determinati a sbarazzarsi degli avversari con qualsiasi mezzo, fosse anche con l’impiego di un pezzo di artiglieria e di una mitragliera Gatling a canne rotanti, tanto per calarsi nell’atmosfera ideale dei western più cruenti. Sui loro cavalli, che se fossero stati bianchi avrebbero creato un bel contrasto con le nere divise dei Mc Pherson, non spiccano rose, bensì pistole Colt, fucili Spencer e Winchester pronti a seminare morte.
E’ il lungo conflitto, senza esclusione di colpi, fra i Baxter – nome che evoca una delle bellicose famiglie di “Per un pugno di dollari” di Leone – e i Mc Pherson, che vantano una lontana origine scozzese: a ben vedere, ricordano i Clanton della faida di Tombstone e il patriarca Spencer Mc Pherson possiede alcuni tratti del vecchio Newman Clanton. Se non altro, ne ha il carisma e lo eguaglia in ferocia.
Nel nuovo libro di Jacurti, gli ingredienti del western classico ci sono tutti: le famiglie rivali per il predominio sui pascoli, l’accanita lotta fra “bovari” – i Mc Pherson – e i “pecorai Baxter, che insanguinò la Frontiera molto più di quanto si creda, le passioni brutali di cui sono vittime le donne, gli Indiani. “Bastardi per stirpe” abbonda di tipologie, offrendo fra l’altro l’enigmatica figura di uno stregone pellerossa e di un prete cattolico che resiste ostinatamente alle tentazioni della carne. Spietate scene di battaglia si alternano a momenti di pausa, generando l’illusione di una prossima composizione dei contrasti che tuttavia non potrà arrivare se non dopo il compimento di un’ insensata strage. I protagonisti ideati dall’autore sono uomini sanguigni e donne disposte a sacrificare anche la virtù per difendere i propri affetti. Dopo ogni schermaglia, “un altro morto, un altro conto saldato, un’altra croce”, ma anche un’altra speranza delusa e la prospettiva di pace che si allontana, mentre la lista dei contendenti si va assottigliando.
Tutto ciò sembra risiedere nella logica delle cose, che impone a ciascuno dei personaggi un percorso contrassegnato da una lunga scia di sangue. L’ingenua aspirazione ad una vita meno cruenta, viene stroncata dalla consapevolezza che “Non c’è una vita tranquilla, c’è solo la vita.”
Dunque, centottantasei pagine di colpi di scena, duelli, immagini di violenza estrema, figure di donne angosciate e bambini terrorizzati, incapaci di comprendere il motivo di tanto accanimento. Su tutto, però, aleggia sempre l’auspicio che un giorno la guerra possa avere termine e che le persone riescano a trovare un giusto modus vivendi senza dover ricorrere alle armi e alle vendette.
Un desiderio destinato a rimanere sospeso nel tempo, perché, lo dice il titolo stesso dell’opera, siamo in presenza di “bastardi per stirpe”, o perché, per usare le parole di padre Felipe, “discendiamo da Caino e dobbiamo rimediare ai suoi errori. E’ una pista dura…perché l’orgoglio, il pregiudizio, la rivalità, la fame e le nostre debolezze sono ostacoli che a volte sembrano alti come le montagne rocciose…”
Ma nessuna vetta è tanto alta da non poter essere raggiunta e l’evoluzione dei tempi trasformerà presto in leggenda la storia della sanguinosa faida fra i Baxter e i Mc Pherson, dopo che essi avranno riempito le vallate di tombe scavate troppo in fretta, sormontate da rudimentali croci di legno formate da due rami incrociati.
L’esasperato conflitto è destinato a perdersi nella memoria, ma nel finale il bravo Jacurti ci riserva, come già fece nel suo film “Inferno bianco”, una sorpresa…
Un libro da leggere, data la notevole quantità di personaggi e situazioni che contiene, possibilmente tutto d’un fiato, tenendo presente l’esortazione di Michele Tetro – autore della premessa – che, parafrasando una scena di “Per qualche dollaro in più, raccomanda caldamente: “Se amate il western e vi capiterà in futuro di incappare ancora nel nome di Stefano Jacurti, fermate subito il treno a Tucumcari, scendete, sellate il cavallo e mettetevi sulla pista…”
Autore: Stefano Jacurti
Editore: I Libri di Emil (Collana Composizioni)
Anno: 2012
Formato: Brossurato, formato A5
Pagine: 186
Prezzo: € 15