Le riserve indiane
A cura di Patrizia Ines Roggero
Un campo Sioux all’interno di una riserva
E’ bastato poco tempo agli uomini bianchi giunti nel nord America per capire che non avrebbero mai sopportato la convivenza con uomini che erano così diversi da loro, quali erano i nativi americani, le 500 Nazioni. In effetti, era complicato mantenere insieme tribù che avevano propri usi e costumi, regolamenti e stili di vita, ritenuti incompatibili con quelli degli uomini bianchi. Tutto portava al conflitto.
Non era possibile per i bianchi capire ed accettare la mancanza di proprietà privata, di confini ben marcati, di desiderio di profitto… Tutte le risorse naturali, poi, sembrava che fossero un invito irresistibile per i bianchi che conoscevano assai bene l’idea di sfruttamento di esse. Ai bianchi occorrevano spazi infiniti e gli indiani non erano disposti a concederli, non in quella maniera. Già durante le guerre indiane, le tribù sconfitte venivano confinate a forza all’interno di spazi ridotti chiamati riserve indiane. Poi quel modo di agire, unito ad una vera e propria politica di genocidio, divenne parte di un sistema che in pochissimi decenni finì per rinchiudere quel che restava delle potenti nazioni indiane dentro le anguste riserve.
La situazione governativa delle Riserve Indiane, oggi, è divisa tra amministrazione di tipo federale gestita dal Congresso degli Stati Uniti, amministrazione fiduciaria di cui è incaricato il Bureau of Indian Affair (BIA), e amministrazione di tipo tribale. Le riserve sono inoltre divise tra federali e statali.

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Oggi sono 566 le riserve federali, la maggior parte di esse è situata a ovest del Mississippi, comprese le rancherie della California. Le riserve statali sono invece 21 e si trovano quasi tutte a Est. Alcune riserve ospitano una sola tribù, altre sono condivise da più ceppi tribali; alcune hanno al loro interno terreni affittati, occupati o di proprietà di non indiani, altre sono divise da terre appartenenti allo stato federale, altre ancora sono invece su un’unica area.
La riserva più grande è di 14 milioni di acri ed è di proprietà dei Navajo, con una popolazione di 180.462 abitanti (censimento del 2000) si trova tra Arizona, Nuovo Messico e Utah, ma non tutte possono vantare simili estensioni, alcune hanno dimensioni ben più modeste, minuscole se paragonate agli altri Stati, 12 di esse sono persino più piccole del Rhode Island.
Nonostante i trattati che si sono susseguiti nell’arco degli anni, facendo quindi della realtà tribale un vero e proprio Stato, ancora oggi la sovranità delle riserve non viene riconosciuta e i rapporti tra esse e il governo federale non si differenziano molto dai rapporti tra il Governo e gli altri Stati. Di fatto, le tribù godono del diritto di governarsi, ma il loro potere è limitato dalle restrizioni dello Stato federale che sovrintende servizi quali i trasporti, l’istruzione, ecc… È delle corti federali il potere di giudicare e condannare i reati maggiori, così come stabilito dall’Atto sui Crimini Maggiori del 1885. Lo Stato garantisce, inoltre, sussidi a favore dello sviluppo e dell’addestramento professionale.

Il bel contesto naturale della riserva di Warm Springs
Nelle riserve gestite dall’amministrazione fiduciaria del governo, vengono messe in atto sia le leggi federali sia tribali, gli Stati non hanno invece alcun potere legislativo, salvo che il Congresso non abbia conferito loro la giurisdizione, così come nel caso di 13 Stati che godono della Legge Pubblica 280 del 1953.
Nelle riserve statali vige invece il regolamento statale, la polizia è di tipo federale e i nativi assumono un ruolo secondario in ambito giuridico. Gli stati sono anche responsabili dell’istruzione, garantendo sussidi per le scuole, che vengono gestite dal BIA e sono 225 tra elementari e secondarie.

La riserva indiana di Fort Belknap
Dall’inizio del 21° secolo nelle scuole è iniziato il programma di recupero del linguaggio tribale.
Dal 1871, anno in cui terminò il periodo dei trattati tra gli Stati Uniti e le tribù, perché una riserva possa considerarsi federale è necessario un atto del Congresso o un ordine esecutivo. A occuparsene è la Divisione dei Servizi Tribali Governativi del BIA, attraverso il Progetto Federale di Riconoscimento che giudica l’identità tribale attraverso la storia, la territorialità, la genealogia, la politica e la comunità nel suo insieme. Sono molte le tribù che hanno avviato un’istanza per godere di questo riconoscimento.

L’ingresso della riserva dei Crow
Tutte le tribù indiane sono considerate entità politiche con potere legislativo, esecutivo e giudiziario, ciò garantisce agli indiani, come singoli individui, gli stessi diritti e doveri di tutti i cittadini statunitensi, ossia: il diritto al voto, il diritto di viaggiare per il Paese senza restrizione alcuna, quello di acquistare o vendere proprietà dentro o fuori dalle riserve, comprare bevande alcoliche, pagare le tasse federali e statali, professare la propria religione, ecc…
Il rapporto tra il governo e gli indiani, come membri della tribù, prevede alcune regole, tra cui l’impossibilità di vendere terreni fiduciari senza il consenso della tribù e del BIA, le esenzioni speciali nei confronti di leggi federali, statali o locali, l’emissione di leggi che vietano il consumo di alcolici nelle riserve dette asciutte e lo consente in quelle dette umide.

Povertà e disperazione nella riserva Sioux di Pine Ridge
Un mito da sfatare è quello che gli indiani ricevano automaticamente dei sussidi dal governo federale poiché indiani. Tali sussidi sono frutto di rendite dovute all’affitto o allo sviluppo delle proprietà e delle risorse tribali; talvolta sono il frutto di risarcimenti per la violazione di trattati, per lo sfruttamento abusivo di terre indiane o per amministrazione disonesta o scorretta dei possedimenti e dei fondi fiduciari. Altre volte sono sussidi di speciali programmi governativi.
Link Lista Riserve Federali:
http://www.ncsl.org/research/state-tribal-institute/list-of-federal-and-state-recognized-tribes.aspx