The Red Badge of Courage

A cura di Emanuele Marazzini

Inchiostro di sangue. Tre spunti letterari sulla guerra di Secessione. Uno. Due. Tre.

Concludiamo la nostra rassegna con un testo di Stephen Crane che ci proietta infine nella mischia di un campo di battaglia, tra detonazioni dell’artiglieria, urla, sudore, polvere negli occhi, viltà e ardore…
Breve romanzo che nondimeno possiede ogni peculiarità della storia di formazione, Il segno rosso del coraggio narra le drammatiche peripezie e sconvolgimenti interiori, coprenti l’arco di appena due giorni, della recluta nordista Henry Fleming.
Rivelatosi un clamoroso successo fin dai primi mesi della sua pubblicazione (risalente al 1895), oltre alla diffusa lode dei suoi connazionali, l’opera fu oggetto di calorosi riconoscimenti anche da parte di molti scrittori inglesi (Joseph Conrad, solo per citare il nome più famoso) che definì il suo autore «impressionista».
Il grandioso successo, conseguito ad appena venticinque anni, portò alla ribalta la figura di Crane, considerato fino ad allora sì uno scrittore promettente, ma ancora praticamente sconosciuto: sebbene fosse già stato assunto come giornalista e avesse già dato alle stampe (a proprie spese) un primo romanzo, Maggie (affresco dickensiano sulla situazione minorile nel Bowery District di New York) che era stato apprezzato da critici e scrittori illustri, il libro non aveva venduto molto e scarse rimanevano le recensioni.
La decisione di scrivere sulla guerra civile fu la svolta decisiva:

Come il titolo completo ci ricorda, The Red Badge è “an Episode of the America Civil War”, ed è noto che il nucleo dell’azione, per quanto reso nel romanzo indeterminato e generico, è ispirato dalla battaglia di Chancellorsville e soprattutto dalle cronache su di essa […].

La scelta di ambientare la storia durante questo secondario e sottovalutato scontro del 1863 fu probabilmente dovuta al fatto che il fratello dell’autore, Edmund, ne conosceva molto bene le fasi, in quanto esperto ed appassionato dell’intero conflitto.
L’ispirazione invece giunse, stando alle dichiarazioni di Crane stesso nel suo epistolario, oltre che dalla lettura de La Dèbacle di Zola (in cui viene narrata, dal punto di vista dei protagonisti, lo svolgersi della battaglia di Sedan) anche e soprattutto da quella di una serie di testimonianze di veterani nordisti; in questa, tuttavia, emergeva fastidiosa la vuota retorica e la sostanziale incapacità di riferire cosa effettivamente si fosse provato in quei tragici frangenti, al di là del profluvio retorico sulle gesta militari. «Crane dunque scrisse il romanzo per dissacrare questa fumosa mistica».


Un ritratto fotografico di Stephen Crane
A mo’ di chiusa di questo Speciale a puntate, proponiamo la seguente, illuminante frase di Walt Whitman (quarantaduenne allo scoppio del conflitto) da cui, a nostro parere, ben si comprende l’indubbia influenza, positiva e negativa, consapevole o inconscia, che la guerra di Secessione avrebbe avuto sugli intellettuali americani (il corsivo è nostro):

Guerra di Secessione? […] Comunque la si chiami, ci è ancora troppo vicina, troppo immensa, così da oscurarci -i suoi rami ancora informi (ma forti) protesi troppo lontano nel futuro, quelli più significativi e più poderosi ancora da nascere. Una grande letteratura dovrà tuttavia sorgere da quell’era di quattro anni… un’era in cui sono compressi secoli di passione nazionale, quadri di prima grandezza, tempeste di vita e di morte; una miniera inesauribile per le storie, il dramma, il romanzo e anche la filosofia dei popoli a venire; invero, la vertebra della poesia e dell’arte (e anche del carattere personale) per tutta la futura America… di molto più grandiosa, a mio parere, se affidata a mani capaci, dell’assedio di Troia per Omero o delle guerre con la Francia per Shakespeare

Bibliografia

  1. Il segno rosso del coraggio, Milano, Rizzoli, 2002, pag. 8;
  2. New Essays on the Red Badge of Courage (edited by Lee Clark Mitchell), Cambridge, Cambridge University Press, 1986, Introduction.

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