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Black Town (un film di Emiliano Ferrera)

A cura di Gian Mario Mollar

C’era una volta una strega cattiva, che regnava su una città nera… Sembra l’inizio di una fiaba dei fratelli Grimm, ma al tempo stesso è anche la sintesi perfetta di Black Town, il nuovissimo cortometraggio western di Emiliano Ferrera di cui vi parliamo oggi. Che ci fa una strega dentro a un western? Se avete un attimo di pazienza e promettete di tenere le mani lontane dalle Colt ve lo spiego…
Iniziamo dalla trama. La Guerra Civile si è appena conclusa: Lee si è arreso a Grant due mesi fa, ma la notizia non ha ancora raggiunto tutti gli angoli del grande paese. A Black Town c’è un manipolo di soldati confederati che non hanno la minima intenzione di deporre le armi. A comandarli c’è una donna, ma non una donna qualsiasi. Si dice sia una strega e ordini ai suoi scagnozzi di rapire bambini per sacrificarli al diavolo e berne il sangue.
In città arriva uno straniero. Il suo nome è “nessuno” (vi ricorda qualcosa?). È solo, non ha nemmeno un cavallo. Ma c’è una Colt Navy che gli pende al fianco e, come ogni cavaliere delle fiabe che si rispetti, ha una fanciulla in pericolo che deve salvare. Nel saloon incontra Pierce, un roccioso e burbero barman diviso tra il timore di Dio e la paura della strega…

Vorrei raccontarvi di più, ma devo mordermi la lingua e le dita perché rischierei di rovinarvi il piacere della visione. Il cortometraggio dura soltanto mezz’ora e non c’è tregua: sparatorie, dialoghi e duelli si susseguono ad un ritmo incalzante, in un vortice di amore e morte. Quando finisce, si vorrebbe averne ancora.
Malgrado la compattezza, però, la trama è solida e i personaggi sono sviluppati a tutto tondo. Vediamoli più da vicino, almeno i principali. “Nessuno” è interpretato da Emiliano Ferrera, che è anche il regista, lo sceneggiatore e il montatore del film.

Il nome (o non-nome, se preferite) è evidentemente un omaggio al celebre film di Tonino Valerii con Terence Hill, ma Ferrera ha una somiglianza impressionante con Clint Eastwood. La sua recitazione secca, le volute di fumo e le occhiate intense sono semplicemente perfette per incarnare, più che un personaggio, un vero e proprio archetipo del West: lo straniero che entra in una città ostile. È la storia di mille film, come “Per un pugno di dollari”, ma qui c’è un tocco personale che convince e conquista.
Veniamo poi a Jane, la strega, interpretata dall’affascinante e magnetica Yassmin Pucci.

Discendente dello scià di Persia, ha alle spalle una carriera ventennale, densa di collaborazioni e partecipazioni al cinema e in televisione. Sarebbe lungo elencarle in dettaglio, ma tra tutte vogliamo ricordare il suo ruolo di protagonista in Piombo e oro, un western del 2019 sempre diretto da Emiliano Ferrera (CLICCA QUI per la nostra recensione). In Black Town, l’attrice si destreggia bene tanto come femme fatale che come strega: è difficile fare paura in pieno giorno, eppure lei ci riesce, regalandoci una scena estremamente intesa e perturbante.
E poi… il barman, Stefano Jacurti. Difficile riassumere in poche parole un artista “bigger than life”: Stefano non è soltanto un talentuoso attore teatrale (ricordiamo il suo recente spettacolo dedicato ai trapper, Rocky Mountains, per la regia di Alessandro Iori), ma anche un profondo conoscitore della storia del West.


Stefano Jacurti (il barman) e Emiliano Ferrera (lo straniero)

Nel 2020 ha pubblicato “Appunti sulla Guerra Civile Americana” (CLICCA QUI per l’articolo), un libro che vi consiglio di leggere. Se frequentate le fiere di fumetti, potrebbe capitarvi di incontrarlo nei panni del Generale Grant. La sua interpretazione in Black Town è semplicemente eccellente, un vero cammeo tanto nei dialoghi che nell’azione.
Luce Cardinale veste i panni di Sarah, la ragazza da salvare.

È un ruolo candido, quasi verginale, ma viene recitato con grande intensità: del resto, non ci si può aspettare di meno dalla nipote della mitica Claudia! Giorgio Filonzi, il cattivissimo Bill soggiogato dal fascino della strega, è anche il coraggioso produttore di questo film indipendente. Tiziano Carnevale, poi, che interpreta uno dei suoi sgherri, è stato anche aiuto regista e l’autore delle scenografie. Nel cast ci sono molte facce note a chi frequenta i film di Emiliano Ferrera, che in quest’occasione sembrano particolarmente affiatate e convincenti nel “duende” della recitazione.
Nei western, in genere, il paesaggio è così importante da costituire un personaggio a sé stante, muto ma onnipresente. Sembra di stare al di là dell’oceano, ma questo film è stato girato in Abruzzo, a Campo Imperatore: una magia di terra bruciata, montagne riarse e cieli tersi. Ad evidenziarne la bellezza, la colonna sonora originale di Klaus Veri, con un sapore di polvere e vento che mi ha fatto venire in mente le note di Nick Cave e Warren Ellis per The proposition (2005).


Foto di gruppo dei “cattivi” soldati confederati e della “strega”

In sintesi, Black Town è un western a tutti gli effetti, accurato nei dettagli storici, nelle armi e nei costumi, che farà senz’altro la gioia degli appassionati di questo genere immortale. Al tempo stesso, però, è anche qualcosa di più. La componente horror, infatti, per quanto appena accennata, proietta la vicenda su un piano simbolico più universale, evidenziato dai frequenti rimandi alle sacre scritture. Il viaggio dell’eroe in una valle oscura, per salvare una bella e combattere una strega, assume così un significato quasi metafisico, diventa un simbolo, un po’ come nel western di Alejandro Jodorowsky.
È interessante rilevare, poi, come anche in una tradizionale roccaforte del patriarcato quale è il cinema western, i ruoli femminili vadano sempre più acquisendo spessore e profondità. La “strega” Yassmin Pucci è una donna capace di plasmare il proprio destino e quello degli uomini che le stanno intorno, ben lontana dai tradizionali ruoli passivi e svenevoli a cui più di un secolo di cinematografia ci ha abituato.


Fuga per la salvezza

Su questa stessa linea di “emancipazione western” (se mi passate il termine) segnalo due altre pellicole che mi hanno entusiasmato di recente: la serie TV 1883 (un prequel di Yellowstone), con una indimenticabile Isabel May nei panni di Elsa Dutton, e “Terror in the prairie”, con una fenomenale Gina Carano. La lista sarebbe ben più lunga, ma mi preme soltanto evidenziare che i tempi cambiano, e con essi cambia il nostro modo di leggere e interpretare il passato.
Il film partecipa all’International Cilento Film Festival e sarà disponibile quando troverà una distribuzione. Mi auguro per voi che ciò avvenga il prima possibile.
Lunga vita al western all’italiana e lunga vita al cinema indipendente di Emiliano Ferrera, che ancora una volta ha saputo regalarci grandi emozioni.