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Le due battaglie delle “Snowshoes”

A cura di Pietro Costantini

La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi

Nel corso della Guerra Franco-Indiana avvennero due battaglie che furono battezzate “delle snowshoes”, in quanto in entrambe i combattenti di parte inglese indossavano racchette allo scopo di non sprofondare nella neve alta.

La prima battaglia delle “Snowshoes”

Questa battaglia fu più che altro una schermaglia combattuta fra i Rangers del capitano Roberts e le truppe Franco-Indiane.
Avendo per base a Fort Frédéric (situato nel luogo dove ora sorge Crown Point, stato di New York) e Fort Carillon (chiamato dagli Inglesi Fort Ticonderoga), i Francesi e i loro alleati Indiani continuavano a tenere sotto osservazione le difese inglesi sul lago George e il corso superiore dell’Hudson.
Gli Inglesi, che avevano un numero inferiore di alleati Indiani, ricorsero a compagnie di “Rangers” per le attività di esplorazione e ricognizione. Le compagnie dei Rangers vennero organizzate e dirette da Robert Rogers, e da subito divennero note come “Rangers di Rogers”.
Nell’inverno 1757, parecchie compagnie di Rangers vennero attestate a Fort William Henry, all’estremità meridionale del lago George, e a Fort Edward, sull’Hudson superiore. Questi forti erano presidiati principalmente da elementi del 44° e 48° Reggimento, e costituivano la frontiera tra la provincia inglese di New York e la provincia francese del Canada.
Il 15 gennaio il capitano Rogers condusse una spedizione esplorativa da Fort Edward, fermandosi a Fort William Henry per raccogliere provviste, racchette da neve e altri combattenti. La compagnia lasciò il forte il 17 gennaio, con 86 uomini, dirigendosi verso il lago George, che era ghiacciato. Il giorno seguente dodici uomini tornarono indietro a causa di infortuni. I rimanenti continuarono verso nord, raggiungendo il lago Champlain il 21 gennaio, in un punto tra Fort Carillon e Fort St. Frédéric. I Francesi effettuarono uno spostamento con slitte sul lago verso Fort St. Frédéric, così Rogers mandò il tenente John Stark con alcuni uomini per intercettarli. Gli uomini di Stark furono avvistati prima che potessero nascondersi nei boschi, per cui le slitte tornarono indietro verso Carillon. Gli Inglesi le inseguirono, ma la maggior parte dei Francesi riuscì a fuggire, lasciando tuttavia sette prigionieri in mano inglese.
Interrogando i prigionieri, Rogers venne a sapere che una forza franco-indiana era appena arrivata a Carillon, e che i due forti erano presidiati da un migliaio di regolari francesi. Preoccupato dal fatto che le slitte sfuggite alla sua caccia avrebbero dato l’allarme, Rogers ordinò immediatamente il ritorno all’ultimo accampamento occupato dai Rangers. Nonostante il suo stato maggiore disapprovasse il ritorno per la medesima strada percorsa, egli fece prevalere la sua decisione, citando la necessità della rapidità e la presenza di neve alta nelle piste alternative. Nel primo pomeriggio i Rangers erano tornati al loro campo, e riposarono.


Moschettieri del reggimento di Linguadoca

M. de Rouilly, a capo del convoglio di approvvigionamenti che Rogers aveva intercettato, ritornò a Carillon e avvertì Paul-Louis de Lusignan, comandante del forte. Questi inviò immediatamente una forza di 90 regolari del Reggimento di Linguadoca, sotto il comando del Capitano di Basserode, accompagnati da circa 90 miliziani canadesi e da alleati Indiani. Gli Indiani erano per lo più Ottawa, agli ordini di Charles Michel de Langlade, uno dei comandanti franco-indiani alla battaglia di Monongahela del 1755.
Gli uomini di Rogers caddero allora in un’imboscata, che lo stesso Rogers stimò condotta da circa 250 tra Francesi e Indiani. Gli Inglesi ebbero la fortuna che molti dei moschetti francesi fecero cilecca a causa dell’umidità nella polvere da sparo, cosicché l’agguato non riuscì completamente. Il tenente Stark, che stava alla retroguardia della colonna dei Rangers, stabilì con alcuni dei suoi uomini una linea difensiva su un’altura, da cui poteva assicurare un fuoco di copertura in modo che gli altri uomini potessero ritirarsi verso quella posizione. Quando tutti furono riuniti, Rogers ordinò che i prigionieri fossero uccisi, in modo che i suoi uomini potessero muoversi più liberamente.
La battaglia durò diverse ore e finì solo dopo il tramonto, quando nessuna delle due parti poteva vedere l’altra. Nella battaglia Rogers era stato ferito due volte, una alla testa e una ad una mano.
I Francesi riferirono di essersi trovati in svantaggio, in quanto erano privi di racchette da neve e “affondavano nella neve fino alle ginocchia”. Una volta sopraggiunta l’oscurità, Rogers, con i superstiti della spedizione, si ritirò di 6 miglia verso il lago George, da dove inviò Stark con due uomini a Fort William Henry per chiedere aiuto. Il 23 gennaio, Rogers tornò a Fort Henry con 48 soldati validi e sei feriti.
Bouganville interrogò alcuni dei Rangers inglesi catturati durante la battaglia, e apprese da loro la disposizione di uomini e materiali lungo tutta la linea da Albany a Fort William Henry. Altri prigionieri inglesi finirono come schiavi degli Indiani. Thomas Brown, che in seguito pubblicò un volumetto che descriveva vividamente la sua prigionia, trascorse quasi due anni in schiavitù, viaggiando fino al Mississippi, prima di poter far ritorno ad Albany nel novembre 1758.


Prima battaglia delle Snowshoes – dipinto di Jack Sullivan

La seconda battaglia delle “Snowshoes”

Il 10 marzo 1758 il capitano Rogers era stato mandato in missione di ricognizione da Fort Edward verso nord, in direzione di Fort Carillon. Il tenente colonnello William Havilland, comandante del forte Edward, aveva originariamente previsto di inviare 400 uomini, che poi ridusse a 180, anche se aveva ragione di credere che i Francesi sapessero della spedizione. I Francesi avevano catturato un uomo appartenente ad una spedizione precedente dei Rangers del Connecticut di Israel Putnam, e si sospettava che egli avesse informato i suoi catturatori dei piani inglesi. La ricognizione di Putnam aveva rivelato che c’erano circa 600 Indiani accampati vicino a Fort Carillon.
Raffigurazione d’epoca di un guerriero Nipissing
La spedizione di Rogers era composta per lo più da uomini delle compagnie dei Rangers, ma includeva anche dei soldati volontari di origine irlandese provenienti dal 27° Reggimento “Inniskilling”. Il 13 marzo i componenti la spedizione si misero ai piedi le racchette da neve e marciarono nella neve alta 4 piedi (circa un metro e venti), con un ruscelletto alla loro sinistra e un ripido pendio che si gettava nel lago George alla loro destra. Si erano fermati per una sosta di tre ore, quando i loro esploratori riferirono di aver avvistato “96 uomini, soprattutto Indiani”.
Il giorno precedente, il capitano Louis-Philippe Le Dossu d’Hébécourt, comandante di Fort Carillon, era venuto al corrente di voci provenienti dall’accampamento indiano circa un marcia di avvicinamento degli Inglesi. Mandò quindi il comandante Ensign Durantaye con un gruppo di 200 Indiani Nipissing e 20 Canadesi a verificare queste notizie, ma questi non trovarono nulla.
Il giorno dopo due scout indiani riferirono di aver trovato tracce di una spedizione nemica. A metà giornata del 13 marzo, Durantaye condusse 100 uomini (sempre un gruppo misto di Indiani e Canadesi) fuori del forte. Questi furono seguiti subito dopo da 200 Indiani al comando di Ensign de Langy. Sebbene i due gruppi francesi fossero a distanza ravvicinata, la compagnia di Durantaye era avanti di circa 100 metri quando fu intercettata dagli uomini di Rogers.


La seconda battaglia delle snowshoes in un dipinto

Gli uomini di Rogers prepararono subito un’imboscata: quando il gruppo di Durantaye giunse a tiro, gli Inglesi aprirono il fuoco, uccidendo “oltre cinquanta Indiani”, secondo il rapporto di Rogers. La compagnia di Durantaye si scompaginò e si ritirò in disordine. Rogers, con circa la metà dei suoi uomini, si mise all’inseguimento, sciaguratamente senza nemmeno ricaricare i moschetti, mentre gli altri si erano fermati a raccogliere scalpi.
Gli uomini di Langy, messi in allerta dagli spari, prepararono a loro volta un’imboscata. Quando Rogers arrivò, l’attacco dell’armata di Langy uccise o ferì un numero di uomini stimato sulla cinquantina.
La zona della battaglia
I Rangers combatterono valorosamente, considerato che si trovavano in inferiorità numerica e che il loro numero decresceva rapidamente. Fecero con successo diversi tentativi per evitare di essere circondati, ma dopo un’ora e mezza di furiosi combattimenti, il loro numero si era ridotto in maniera significativa. Quel che rimaneva dell’armata inglese tentò allora di sganciarsi dalla battaglia. Rogers e qualcuno dei suoi uomini riuscirono a ritirarsi, ma altri invece si arresero, solo per essere uccisi e scalpati dopo che uno scalpo era stato scoperto nelle tasche di uno di loro.
Si era sparsa la notizia, da parte francese, che lo stesso Rogers fosse stato ucciso, ma Rogers, con la sua decimata Compagnia, aveva fatto ritorno a fort Edward il 15 marzo.
Il rapporto descrisse dettagliatamente la ritirata di Rogers, precisando che egli abbandonò alcuni suoi averi, tra i quali la giubba reggimentale, nelle quale erano custiditi gli ordini militari. Quest’episodio diede anche origine alla leggenda secondo cui Rogers sfuggì al nemico scivolando per 400 piedi (circa 122 metri) giù per il fianco di una collina verso la superficie ghiacciata del lago George. Mentre non vi sono prove di questo fatto, la superficie rocciosa dalla quale presumibilmente scese molto rapidamente prese il nome di Rogers’ Slide.
I rapporti sulle perdite umane e sul numero dei combattenti coinvolti in questa battaglia differiscono. Il resoconto di Rogers sugli eventi stima in 700 il numero dei Franco-Indiani, con perdite di 100 o 200 uomini fra morti e feriti. Molti commentatori misero in dubbio questi dati, poiché contrastavano troppo con altri rapporti.