Viaggio nel Sud-Ovest americano

A cura di Giuseppe Danovaro

Cavalieri nella riserva dei Navajo
Fermai il furgone subito dopo aver abbandonato la grande arteria principale che da Albuquerque (New Mexico) si snoda lungo la grande pianura: meta di questa prima tappa il Pueblo di Acoma, nella riserva degli Zuni.
Il mio viaggio prevedeva appunto un ampio giro lungo gli Stati dell’Arizona e del New Mexico, attraverso le riserve più rappresentative, quali appunto quelle degli Hopi, degli Zuni, dei Navajos, fino a raggiungere gli Apaches ed altre etnie minori. Leggi il resto

James Addison Reavis, Il Barone dell’Arizona

A cura di Gian Mario Mollar


Ci sono truffe così ben congegnate da essere dei veri e propri capolavori dell’ingegno umano.
E ci sono truffatori che più che una punizione meriterebbero un riconoscimento per l’acume intellettuale che sono riusciti ad esprimere: i loro intenti saranno stati sicuramente poco onesti, ma è la raffinatezza dell’esecuzione a fare la differenza e a suscitare, se non indulgenza, almeno un po’ di ammirazione.
James Addison Reavis fa sicuramente parte di questi. Leggi il resto

Carlo Gentile, un fotografo napoletano nel West

A cura di Al Zammataro e Sergio Mura

Carlo Gentile
Sulla vita di Gentile non solo esistono pochissimi documenti ed altrettanto poche tracce, ma è complesso persino rintracciare qualche testimonianza.
Di un “elusivo” Giovanni Gentile ci parla Piero Becchetti nella sua storia della fotografia italiana, ma, sfortunatamente, anche in questo caso non riusciamo a rintracciare altre informazioni al riguardo del pioniere della fotografia né è possibile sapere se c’è mai stata una qualche relazione fra i due. Carlo Gentile viene citato in maniera abbastanza fugace nella biografia di Carlos Montezuma (1866-1923), storica figura di attivista dei diritti civili dei nativi americani.
Sappiamo che nacque a Napoli nel 1835 in una famiglia di ottima condizione culturale e che crebbe con tutti i privilegi accordati a chi si trovava inserito in una tale tradizione.
Fu istruito da tutori privati ed educato all’arte. Anni dopo, il suo amico Montezuma lo descrisse così: “Un gentiluomo italiano che passò la gran parte della sua vita lontano dall’Italia”. Leggi il resto

Gli indiani Pueblo

Pueblo – clicca per INGRANDIRE
Con il termine Pueblo non si indicano propriamente gli indiani ma i villaggi in cui vivevano alcune tribù del New Mexico e Arizona. Questi pueblo vennero costruiti da un popolo chiamato Anasazi: erano vere e proprie città che però furono abbandonate prima della venuta dell’uomo bianco, probabilmente a causa delle siccità e dei continui attacchi da parte degli Atabaschi, gli antenati degli Apache e dei Navajo.
Dalle loro abitazioni presero il nome di “Pueblo” anche gli indiani che le abitavano. I villaggi erano costituiti da case costruite con fango soprattutto attorno a grandi muraglie di roccia; si componevano di varie stanze, tutte collegate fra loro, e potevano raggiungere anche i cinque o sei piani. Ogni villaggio era fortificato da parapetti di difesa e raggiungibile solo per mezzo di scale che in caso di pericolo venivano ritirate. Leggi il resto

Le guerre degli Apache


Geronimo alla guida degli Apache – clicca per INGRANDIRE

Il popolo Apache (il cui termine pare certo che derivi direttamente dalla parola in lingua zuni “Apachu” che significava semplicemente “nemico”) è una nazione indiana dell’area sud occidentale degli Stati Uniti. Mentre tutti li chiamavano Apache, loro, come molte altre tribù, si riferivano a sé stessi con il nome Inde o Nde (ossia, pragmaticamente, “il popolo”). Originariamente gli Apache erano divisi in sei gruppi regionali, ognuno di questi era a sua volta composto da numerose bande locali. Leggi il resto

La triste storia di Jack Swilling

A cura di Michele De Concilio

Jack Swilling, primo colono della Salt River Valley
Per ricordare Jack Swilling per l’eredità che ha lasciato all’Arizona, non per il sospetto di rapina che precedette la sua morte.
Il pioniere Jack Swilling dovrebbe essere ricordato per i suoi molti contributi all’Arizona, ma la sua memoria è offuscata da un’accusa di rapina.
Nato il primo d’aprile del 1830, in South Carolina, egli visse il suo primo quarto di secolo nel Sud.
I dettagli circa la prima parte della sua vita sono nebulosi. Subì una frattura alla testa e una ferita da arma da fuoco alla schiena nel 1854, ma non rivelò come fosse stato ferito. Questi problemi fisici gli causarono una dipendenza dall’alcol e dagli oppiacei che probabilmente lo incoraggiarono a raccontare storie. Nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno partì verso ovest. Leggi il resto

Un mito chiamato Geronimo

A cura di Vittorio Zucconi

Geronimo in un bel quadro
Se “Colui che Sbadiglia” potesse vedere il proprio nome cucito oggi, cento anni dopo la sua morte, sulla manica di un reggimento di parà americani, il 501°, potrebbe sorridere, forse di amarezza e forse di orgoglio.
Proprio lui, “Colui che Sbadiglia” soprannominato Geronimo, l’ultimo dei guerrieri Apache, il più indomito capo delle bande degli indiani del Sud Ovest che cinquemila giubbe blu a cavallo e cinquecento mercenari con artiglieria dovettero inseguire per cinque mesi e per tremila chilometri tra i canyon dell’ Arizona e del Messico prima di catturarlo con appena trentacinque guerrieri superstiti, è divenuto il grido di battaglia dell’ esercito che lo annientò.
“Geronimo”, era l’urlo lanciato dai parà per darsi coraggio quando si lanciavano sulla Normandia, non potendo gridare, o pronunciare, il suo vero nome, “Goyathlay”, colui che sbadiglia, scelto dalla madre quando lo mise al mondo nel canyon di No-dohyon, alle foci del fiume Gila, e notò quanto quel neonato sbadigliasse. Leggi il resto

Yavapai, alleati e nemici

A cura di Gianni Albertoli

Ahoochy Kamah
Le tradizioni orali degli indiani Yavapais parlano spesso dei loro rapporti storici con le popolazioni vicine. Gli Yavapais sarebbero emersi da “Ahagaskiaywa” per poi diffondersi nel territorio; la loro creazione sarebbe allora nata da un grande buco che dal sottosuolo portava ad un paese di roccia rossa, il grande buco era “Ahagaskiaywa”, oggi identificato nel Montezuma Well, posto nei pressi dell’attuale città di Sedona e nelle vicinanze della Verde Valley (Arizona). Altre tradizioni ricordano che gli Yavapais si sarebbero separati dai loro affini Upland Yumans, rappresentati dalle genti chiamate “Pais” e a noi note come Walapai (Hualapai) ed Havasupai (Supai). Nel corso del XVIII secolo le genti di lingua Yuman avevano stabilito sparsi insediamenti nella bassa pianura e nelle valli dei fiumi Gila e Colorado. I Cocopas controllavano il delta del Colorado River, posti più a nord vi erano altri gruppi noti come Halyikwamas e Kohuanas. La grande nazione Quechans occupava le aree intorno alla confluenza dei fiumi Gila e Colorado; nelle vicinanze – a volte a nord e a volte a est – vi erano anche i numerosi Halchidhomas. Leggi il resto

I guai dei Tohono dell’Arizona

A cura di Ennio Caretto

Una nazione indiana dell’Arizona, Tohono O’odham, è ostaggio dei narcotrafficanti messicani. Situata lungo 120 km di confine tra il Messico e gli Stati uniti, è diventata il corridoio della marijuana. I narcotrafficanti pagano 5 mila dollari ai pellerossa che si incaricano del suo trasporto, e ricorrono alla violenza contro quelli che inizialmente si rifiutano di farlo. Numerosi sono i Tohono che cedono al facile guadagnano, o si abituano alla droga. Nel 2009, nel territorio della nazione l’Fbi e la Dea, la Polizia federale e l’antidroga, hanno arrestato centinaia di indiani e sequestrato 150 tonnellate di marijuana. Ha detto Ned Norris, il capo dei Tohono: «Il narcotraffico è per noi una piaga come l’alcool e la disoccupazione».
Per secoli i Tohono, 28 mila persone circa, di cui 1.500 in Messico, si erano mossi liberamente sui due versanti del confine, in una regione desertica non lontana da Phoenix, la capitale dell’Arizona. Leggi il resto

Doc Holliday: il prezzo di una reputazione

A cura di Omari Vicari

Doc Holliday
Nel 1878, in maggio, Doc Holliday in seguito all’uccisione di Ed Bailey lasciò Fort Griffin nel Texas per raggiungere Dodge City.
In città, Doc prese alloggio presso la Dodge House dove, nella camera n° 24, organizzò il proprio studio di odontoiatra.
A Dodge City, Doc ritrovò Wyatt Earp che aveva conosciuto qualche tempo prima a Fort Griffin.
Dodge era una delle peggiori città del west; solo un mese prima era stato ucciso Ed Masterson da due cowboys texani ubriachi. In città Doc preferì frequentare i vari saloons piuttosto che curare i denti di quei pochi clienti che si presentavano al suo studio. Allo stesso tempo però, a dispetto della reputazione che lo seguiva ovunque, cercò di tenersi lontano dai guai poiché questo poteva essere motivo d’imbarazzo per Wyatt Earp. Se Holliday, però, tentava di tenersi lontano dai guai, questi invece sembravano seguirlo come un’ombra. Leggi il resto

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