Guerrieri Lakota

Nuvola Rossa, all’epoca, aveva circa 30 anni, Toro Seduto non ne aveva ancora 20, Cavallo Pazzo era un ragazzo di circa 10 ancora conosciuto come Curly o Curly Hair. Probabilmente perfino il giovane Cavallo Pazzo poteva aver già mostrato a quel tempo coraggio, generosità, saggezza e forza d’animo, le quattro grandi virtù dell’uomo Lakota ma certamente Nuvola Rossa si era ormai creato la fama di cui godeva tra i Lakota. Sicuramente in quei giorni il trio era ancora sconosciuto alla maggioranza del mondo “civile” che in nessun caso aveva mostrato alcun interesse per loro. Questa condizione era destinata a cambiare non appena i tre divennero una minaccia per quella piccola parte di bianchi che attraversarono il territorio Teton.
Nuvola Rossa
Nel 1851, nel tentativo di scongiurare ulteriori problemi fra i Sioux e chiunque attraversasse il loro territorio, alcuni rappresentanti del governo degli Stati Uniti negoziarono il Trattato di Fort Laramie (conosciuto anche come il Trattato di Horse Creek), che venne firmato da rappresentanti dei Lakota e di altre tribù. Il trattato era concepito per coinvolgere ed impegnare i nativi in un patto di non aggressione lungo la via degli emigranti (gli indiani non avrebbero dovuto attaccare i bianchi che la percorrevano) e nelle Grandi Pianure (gli indiani non avrebbero dovuto aggredire o molestare chiunque avessero trovato in quella zona). Si trattava di una chimera. Prima di tutto, gli indiani che firmarono quel trattato non rappresentavano tutte le tribù. In secondo luogo, abitudini e cultura di un guerriero non potevano essere convertite da un giorno all’altro. Molti indiani delle Grandi Pianure erano guerrieri nel corpo e nello spirito e lo sarebbero stati fino alla morte. Non da ultimo va considerato che i bianchi in arrivo erano davvero troppi perché la condizione fosse accettabile.
Tre anni più tardi, vicino a Fort Laramie (nel territorio che sarebbe diventato il Wyoming), i Lakota ebbero il loro primo importante scontro con l’esercito degli Stati Uniti. Nel 1854, verso la metà di agosto, una mucca ribelle sfuggita ad una carovana di emigranti Mormoni, venne uccisa da un indiano Minneconjou ospitato temporaneamente nell’accampamento Lakota. Il tenente John L. Grattan, fermamente convinto di guadagnarsi facili onori punendo l’autore del fatto, guidò una spedizione di 30 uomini verso le tende Lakota. I negoziati con il capo dell’accampamento, il Brulè Conquering Bear (Orso che conquista), fallirono in brevissimo tempo a causa dell’inesperienza abbinata all’arroganza del giovane tenente. Non sapeva che per i Lakota l’ospite era sacro e non gli sarebbe mai stato consegnato, di contro egli si ostinava a respingere la proposta di indennizzo avanzatagli dal capo. Tutto precipitò quando l’impaziente militare tentò di forzare l’esito nonostante gli indiani fossero in schiacciante superiorità numerica. Non si ha notizia su chi sparò per primo, ma quello che è fuori di ogni dubbio è che Grattan non invecchiò mai e non si spense serenamente nel suo letto, morì quasi subito con indosso i suoi stivali cosa che accadde anche a Conquering Bear con i suoi mocassini. Tutti gli uomini di Grattan vennero uccisi, mentre l’uccisore della mucca se la cavò senza nemmeno un graffio. Lo scontro venne etichettato come un “massacro”, il Massacro di Grattan.
Conquering Bear
Nuvola Rossa fu un testimone di quelle uccisioni, ma egli e molti altri Lakota non diedero molto peso a quello scontro. Le loro vite proseguirono; le schermaglie, dopo tutto, facevano parte del loro quotidiano, conoscevano solo quel modo di vita. Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti, non riuscendo ad addebitare quel particolare avvenimento al comportamento di Grattan, invitò infine il generale William S. Harney a vendicare i compagni. “Perdio! Io sono per la battaglia, non per la pace” annunciò Harney, e ai primi di settembre del 1855 attaccò il villaggio del capo Brulè Little Thunder (Piccolo Tuono), a Blue Water Creek, nei pressi di Ash Hollow, in territorio Nebraska. Le truppe di Harney, composte da oltre 600 uomini, distrussero il villaggio subendo un numero di perdite relativamente basso (quattro morti e quattro feriti gravi) mentre furono uccisi circa 85 abitanti del villaggio. Molti libri di storia chiamano questo scontro la Battaglia di Blue Water, anche se qualcuno ha giustamente suggerito l’alternativa di “Il Massacro di Harney”. Questa volta Nuvola Rossa non fu testimone dell’azione punitiva guidata dal generale Harney, ma la leggenda narra che in quel dannato giorno di settembre, nell’accampamento di Little Thunder fosse presente Cavallo Pazzo.
Che sia stato realmente così oppure no non è dato sapere, quello che è certo è che il futuro grande guerriero venne sconvolto dal numero senza precedenti di vittime che i Lakota subirono. Suo zio, Spotted Tail (Coda Chiazzata), era stato ferito nella battaglia di Blue Water mentre la moglie con la figlioletta facevano parte dei 70 prigionieri, tutte donne e bambini, catturati dai soldati.
La crudeltà di Harney tuttavia non costrinse i Lakota ad entrare in guerra. Infatti, essi migliorarono apparentemente il loro comportamento perché temevano che l’aggressivo generale avrebbe potuto tornare in forze la primavera seguente. Per tutto il resto del 1850, una difficile tregua venne mantenuta tra i Lakota e il governo degli Stati Uniti. Nuvola Rossa per primo scelse di ritirarsi con la sua banda Oglala nella regione di Powder River (gli attuali Wyoming centro-nord e Montana sud-est), dove la caccia era fruttuosa e i bianchi non erano ancora sciamati come le cavallette.
Little Thunder
Le cose cambiarono drasticamente nel 1860, iniziando da est, dove gli affamati e insoddisfatti Dakota (Santee Sioux) guidati dal capo Mdewakanton Little Crow (Piccolo Corvo) uccisero circa 700 bianchi durante la Sommossa del Minnesota. Little Crow stesso venne ucciso dai coloni nel luglio 1863, e all’incirca tutti i Santee sopravvissuti vennero scacciati dal Minnesota per finire in territorio Dakota. Da allora i Lakota iniziarono un’intensa guerriglia contro tutti i bianchi che attraversavano il loro territorio, tagliando con il loro passaggio i terreni di caccia di Powder River per recarsi alle miniere d’oro del Montana sulla Bozeman Trail. Nuvola Rossa, capo guerriero degli Oglala che aveva contato colpo circa 80 volte, avrebbe presto considerato le schermaglie contro i nemici indiani soltanto un ricordo. La guerra, senza le stesse regole d’onore, contro gli invasori bianchi si stagliava all’orizzonte.
Nel 1863 ci furono alcune incursioni contro gli emigranti. Il governo degli Stati Uniti inviò sul posto i generali Henry Hastings Sibley e Alfred Sully per attaccare gli accampamenti Lakota sul Little Missouri. Nel 1864 le cose si misero male ma in territori molto più a sud.
I Lakota, insieme ai loro alleati Cheyenne e Arapaho, sferrarono un assalto lungo la Platte River Road. Per contro, durante il mese di novembre a Sand Creek, i miliziani del Colorado colsero di sorpresa e massacrarono l’intero villaggio Cheyenne del capo Caldaia Nera. I guerrieri Cheyenne, Lakota e Arapaho risposero all’inizio del 1865 saccheggiando due volte Julesburg e seminando morte e distruzione lungo il South Platte. I predoni mossero quindi a nord, verso la regione di Powder River, dove Nuvola Rossa e gli altri Lakota parevano passarsela un po’ meglio… ma non per molto. Il generale Sully tornò nell’alto Missouri per un’altra campagna, mentre il generale Patrick Edward Connor guidò una delle tre colonne che invasero la regione di Powder River.


Man Afraid of His Horses fuma la pipa rituale

La spedizione del Powder River del 1865 fu un fiasco . Connor non ebbe il successo sperato riuscendo solo a distruggere un villaggio Arapaho e coinvolgendo i Lakota. Ottenne invece l’effetto di risvegliare il più lontano Nuvola Rossa e i suoi sostenitori. Il governo degli Stati Uniti tentò quindi una tattica differente e diede ai Lakota armi e munizioni, chiedendo loro un incontro per discutere a Fort Laramie, nel giugno 1866. L’obiettivo del governo era un trattato di pace che autorizzasse i cercatori d’oro e le altre persone a percorrere liberamente la Bozeman Trail. Nuvola Rossa, Man Afraid of His Horses (Uomo che teme i suoi cavalli) – il capo principale – ed altri leader di Powder River mantennero una linea di negoziato piuttosto dura, specialmente dopo aver appreso che i soldati avevano già progettato di costruire tre avamposti (Fort Reno, Fort Phil Kearny e Fort C.F. Smith) per tenere sotto controllo quella detestata pista. La riunione fallì e il prestigio di Nuvola Rossa crebbe nel mondo indiano quando egli denunciò il modo in cui l’uomo bianco aveva trattato il suo popolo, oltre al fatto che i commissari di pace stavano trattando i capi Lakota come se fossero dei bambini.
Nuvola Rossa, che al momento non era un capo, era ancora uno sconosciuto tra i bianchi ma la situazione cambiò in maniera drammatica il 21 dicembre 1866, quando egli sferrò un colpo che fece tremare la nazione ancora di più del Massacro di Grattan del 1854. Questa azione risultò una delle più disastrose sconfitte dell’esercito degli Stati Uniti per quanto riguarda le guerre indiane, fino alla disfatta di Little Bighorn nel 1876. Attirati con uno stratagemma fuori da Fort Phil Kearny, il capitano William J. Fetterman , un ufficiale troppo fiducioso di sé, 79 suoi uomini più due civili, furono annientati nello spazio di circa 40 minuti da un nutrito gruppo di indiani. Questi erano per la maggior parte Lakota ma parteciparono anche alcuni Cheyenne e Arapaho. Durante le celebrazioni per la vittoria, gli indiani scalparono e mutilarono, con modalità diverse secondo l’usanza di ogni tribù, i soldati uccisi.
Meglio conosciuto dai bianchi come il Massacro di Fetterman, a questo episodio ci si riferisce oggi come alla Battaglia di Fetterman o il Disastro di Fetterman. Il trentunenne capitano, che una volta si era vantato del fatto che “gli sarebbero bastati 81 soldati per sconfiggere l’intera nazione Sioux”, trasgredendo ad un ben preciso ordine superiore, lasciò il forte con la convinzione di andare verso una azione di guerra magari nemmeno tanto impegnativa. Comunque, a dispetto del fatto di essere caduti in una trappola, lui e i suoi uomini non capitolarono troppo facilmente. Si dice che su quel campo di battaglia lasciarono la vita forse un massimo 60 guerrieri ma diversi altri feriti gravi morirono nei giorni successivi. Gli indiani non si riferirono a quell’evento con il nome Fetterman, lo chiamarono invece la Battaglia di Cento nelle Mani o la Battaglia dei Cento Uccisi.
Un gruppo di guerrieri
Non è certo se Nuvola Rossa prese parte all’azione di quel freddo giorno di dicembre. Lo storico Robert Utley sostiene che il Minneconjou High-Back-Bone fu l’uomo che progettò il piano. Secondo il resoconto di molti, Cavallo Pazzo si occupò di uno dei diversivi, ma in una sua recente biografia, Mike Sajna lo sostiene con molta forza, aggiungendo: “La leadership degli Oglala da parte di Cavallo Pazzo nella Battaglia di Fetterman può essere presa come il segno che nell’inverno del 1866 egli… divenne il capo guerriero della sua gente”.
Forti del risultato, qualunque fosse il ruolo avuto nella sconfitta del capitano Fetterman, Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo e alcuni altri capi rimasero sull’offensiva nell’intento di cacciare fuori dalle terre dei Lakota i soldati bianchi. Il 1° agosto 1867, un drappello di guerra di Cheyenne del nord, insieme ad alcuni guerrieri Lakota, attaccarono un gruppo di soldati intenti al taglio del fieno vicino a Fort C. F. Smith. Il giorno immediatamente successivo un grande gruppo di guerrieri Lakota, inclusi Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo, attaccarono l’insediamento di carri di alcuni soldati che si occupavano di tagliare la legna a cinque miglia da Fort Phil Kearny.

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