I Tlingit

A cura di Gianni Albertoli

I Tlingit
Verso la fine del XVIII secolo gli indiani occupavano una striscia di terra dell’Alaska sud-orientale, che includeva anche le isole dell’Arcipelago Alexander; le coste erano tagliate da fiordi e insenature di varie dimensioni, che diventavano meno frastagliate dallo stretto di Cross Sound a Yakutat, e con due grandi baie, la Litura Bay e la Icy Bay. Le Montagne Rocciose, con le cime perennemente coperte di neve, separavano la “terra dei Tlingit” dalle regioni interne del continente, ma impressionanti erano anche le montagne che si ergevano sulle isole del Pacifico.
Le montagne più alte si trovavano a nord delle “terre dei Tlingit”, fra queste vi era il Mount Fairweather (4.663 metri), che i Tlingit chiamavano “Tsalxaan”, e il Mount St. Elias (5.489 metri), che i Tlingit chiamavano “Uasi-shaa”.
Un gruppo di Tlingit
Alcune di queste alte vette erano semplicemente dei vulcani dormienti, come il Mount Edgecumbe, che i Tlingit chiamavano “Tluk”, posto sulla Kruzof Island dell’Alexander Arcipelago, le cui calde sorgenti sulfuree della Baranof Island indicano chiaramente una passata attività vulcanica.
Le proprietà curative di queste sorgenti erano ben note agli indiani da tempi immemorabili. Dai picchi ghiacciati delle alte montagne, spesso scivolavano nell’oceano grandi croste ghiacciate che andavano a formare iceberg di notevoli dimensioni; la neve perenne e i grandi ghiacciai davano origine a numerosi fiumi e torrenti che scendevano all’oceano.
Tra i molti piccoli corsi d’acqua, spiccavano lo Stikine (Stakin), il Chilkat e l’Alsek (Altsek). L’Oceano Pacifico rappresentava il confine occidentale naturale del territorio dei Tlingit, dove la corrente calda dell’Alaska migliorava il freddo clima delle terre del nord.


Una mappa con la distribuzione dei Tlingit
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Le temperature dell’aria e le precipitazioni erano soprattutto determinate dai venti, a cui i Tlingit davano nomi diversi.
Il vento del sud-est portava pioggia e umidità ed era chiamato “Sáanáx”, quello del sud accompagnava sempre un clima migliore ed era chiamato “dekinaket”; il vento maestrale, che spesso soffiava in autunno e in inverno, portava forti raffiche di grandine, pioggia e neve, era conosciuto come “Xóon”, un termine significante “nord”. Durante l’inverno, nelle giornate chiare e limpide, in quasi tutte le regioni dell’Alaska si potevano vedere le grandi luci settentrionali, chiamate “gis’óok”; l’apparizione di queste luci del nord presagiva per gli indiani guerra e morte. Il mare mite e il clima caldo permetteva grande abbondanza del mondo vegetale e di quello animale dell’Alaska sud-orientale; vegetazioni lussureggianti, soprattutto di conifere, coprivano le aree pedemontane della terraferma ed anche delle isole.


Gruppo di Tlingit, 1895

Nel territorio cresceva l’abete rosso, il cedro, il larice e il pino; ma anche gli ontani, i salici e una grande varietà di arbusti. Molti animali vagavano nelle umide foreste, erano cervi, orsi, lupi, pecore di montagna, lontre e altri; mentre l’oceano era ricco di grandi varietà di pesci e di mammiferi di mare come foche, lontre marine e balene; nel cielo volavano i corvi imperiali, le aquile, i gabbiani, le anatre, le oche ed anche colibrì.
Nel periodo marzo-ottobre alcuni pesci come le aringhe, il pesce candela (eulachon) e il salmone raggiungevano le acque costiere e i fiumi per deporre le uova. Queste risorse ecologiche rappresentarono un importante fattore per il raggiungimento di uno sviluppo relativamente elevato della cultura degli indiani Tlingit. Simili condizioni naturali erano comunque caratteristici per tutti i nativi della Costa Nord-occidentale del Pacifico, ciò avrebbe portato alla formazione di una cultura nativa basata sulla pesca dei salmoni e dei grandi mammiferi marini. Gli indiani Tlingit vissero nella parte settentrionale di questa grande area culturale.


L’interno di una casa dei capi

Antropologicamente, facevano chiaramente parte della famiglia mongoloide del continente americano. Le descrizioni dei loro aspetti fisici metteva tutti d’accordo. Erano fondamentalmente snelli, forti e di altezza medio-alta – secondo il Boas, l’altezza media dei Tlingit era di 173 centimetri -, con folti capelli neri e grossi, occhi scuri e pelle color rame. La testa era piuttosto grande, mentre il viso era largo e piatto; generalmente avevano nasi diritti e concavi, con labbra di medio spessore; tra di loro si poteva trovare il “tipico indiano”, con lungo naso aquilino e con un distinto profilo del viso, alcuni Tlingit portavano baffi ed anche barba. Verso la fine del XIX secolo fu l’Archimandrite Anatolii a darne una splendida descrizione. “L’indiano dell’Alaska, noto come Tlingit, è alto, spesso anche sopra i sei piedi, ha un lungo tronco quasi tondo e un petto fortemente sviluppato, le gambe sono leggermente piegate nelle zone del ginocchio in una curva che tende verso l’esterno, come tra i veri cavalieri delle steppe. Tuttavia, la curvatura delle loro gambe potrebbe essere dovuta dalle continue sedute sulle loro strette imbarcazioni. La loro andatura è lenta e poco attraente, in genere dondolano sui lati… Le scarse bellezze estetiche della parte inferiore del corpo va a compensarsi con la parte superiore della testa, solitamente fiera ed eretta, seduta su un collo molto ampio e con spalle potenti… Nella maggior parte dei casi il viso è tondo e senza barba, ma spesso si possono trovare indiani con facce oblunghe, magre e con naso aquilino. La fronte è piuttosto ampia… gli occhi sono stretti, ma non come quelli dei cinesi e dei giapponesi… Soprattutto tra le donne si possono trovare degli splendidi visi…”
Donna Tlingit
La statura più alta distingue chiaramente i Tlingit dagli altri gruppi Chilkat che vivevano nelle regioni del Lynn Canal. I dati riguardanti la loro etnogenesi sono piuttosto scarsi. La nazione avrebbe iniziato a formarsi, come gruppo etnico indipendente, nel quarto millennio a.C.; ciò potrebbe avere correlazioni con le prime differenziazioni delle culture costiere con quelle delle regioni interne del continente nord-americano. Durante questo periodo, la lingua dei Tlingit si sarebbe separata dal tronco comune della grande famiglia Na-Dene, infatti, come affermano molti studiosi, la loro lingua si sarebbe staccata dalle lingue Athapaskan e da quella degli Eyak. La lingua dei Tlingit avrebbe colpito anche i primi esploratori dell’Alaska, i quali avrebbero sottolineato la peculiarità del suono della loro lingua. Secondo varie tradizioni, le terre di origine dei Tlingit erano site a sud-est del loro territorio storico, in prossimità delle foci dei fiumi Nass e Skeena, da dove sarebbe iniziato il loro spostamento verso settentrione. Le leggende di alcuni clan sembrano indicarci la loro terra d’origine nell’interno del continente o dalle Queen Charlotte Islands; gli antenati di questi clan, come le popolazioni locali – molto probabilmente Eyak e gruppi Athapaskan – si sarebbero mescolati con i nuovi venuti Tlingit. Secondo il John R. Swanton, i primi “abitanti dell’Alaska” erano i membri del clan Tlingit dei “Sit’kwedí”; i Tlingit non si sarebbero spostati verso sud, e sud-est, in quanto vivevano popolazioni particolarmente pericolose come gli Haida e gli Tsimshian, tribù culturalmente simili agli stessi Tlingit. Queste tre popolazioni condividevano la tipica cultura dei pescatori della Costa nord-occidentale. Verso la fine del XVIII secolo questa cultura avrebbe abbracciato tutte le popolazioni stanziate lungo le coste dal 45° al 60° latitudine nord. E’ molto probabile che la forte pressione degli Tsimshian, abbia obbligato i Tlingit a spostarsi verso nord; ma non possiamo escludere che questo loro movimento sia stato dovuto anche alla pressione operata dagli Haida. E’ accertato che una parte degli Haida settentrionali si sarebbe spostata a nord delle Queen Charlotte Islands intorno al 1730, in una terra occupata dai Tlingit, quindi, questo gruppo Haida si sarebbe stabilito nella parte meridionale della Prince of Wales Island. Questo gruppo Haida sarebbe stato conosciuto come “Kaigani”.


Haida Indians, dipinto di Mort Kunstler

Che gli indiani Tlingit abbiano vissuto in questa terra, prima dei Kaigani, è ormai accertato, infatti alcuni villaggi dei Kaigani avevano nomi tipicamente Tlingit, come “Kasaan” (“grazioso villaggio”) e “Sukkwáan” (“villaggio erboso”). L’avanzata degli Haida verso nord avrebbe portato a nuove sistemazioni territoriali per diversi clan dei Tlingit, in particolare per il clan “Teikweidí”, il quale dalla Prince of Wales Island si sarebbe spostato sulle coste del continente, per poi inglobare parecchi gruppi autoctoni di Athapaskan. Un simile destino sarebbe toccato, per esempio, agli indiani Athapaskan noti come “Tsetsaut” (Wetaltk), un ramo della tribù Tahltan, stanziati in prossimità del Behm Canal e del Portland Canal. Gli Tsetsaut vennero così a trovarsi tra l’incudine e il martello, da occidente i Tlingit venivano sospinti nelle loro terre e da sud-est avanzavano i Niska, un ramo degli Tsimshian. Nei primi anni del XX secolo, il Franz Boas avrebbe incontrato alcuni indiani Tsetsaut che ricordavano ancora la loro antica lingua, i resti della tribù vivevano pietosamente lungo il corso superiore del Portland Canal, erano ancora soggetti, e praticamente schiavizzati, ad un capo degli Tsimshian. Dal canto loro, i Tlingit preferirono non spingersi a est delle Montagne Rocciose, mossero piuttosto lungo la costa verso nord e nord-ovest; le regioni interne del continente non li attiravano in quanto le condizioni climatiche e le scarse risorse naturali, nonché le difficoltà di adattare la loro cultura tradizionale ad un nuovo ambiente, limitava la loro espansione verso oriente. I loro vicini dell’est e del nord erano tribù di cacciatori Athapaskan, gli Tsetsaut, i Tahltan, i Taku (Taku-Tine), i Tagish e i Tutchone. Gli Athapaskan della costa sarebbero stati rapidamente assimilati dai Tlingit, così, uno degli insediamenti più grandi dei Tlingit, posto nella parte settentrionale delle loro terre, “Klukwan”, era, secondo l’Oberg, originariamente – non più tardi di 300 anni prima – un villaggio Athapaskan. Gli indiani Athapaskan della regione della Dry Bay – affini e stretti parenti dei Tutchone meridionali -, e gli Ahtna – un altro gruppo Athapaskan -, si sarebbero mescolati con gli Eyak nella Yakutat Bay, per poi essere assimilati dai nuovi arrivati Tlingit già verso le metà del XVIII secolo.


Copper Indians e tribù dell’interno

La pressione operata dai Tlingit avrebbe portato al re-insediamento degli Eyak sulla riva destra del Copper River e, di conseguenza, all’espulsione dei Chugach dalla regione della Controller Bay alla fine del XVIII secolo. Fu allora che i Tlingit si stabilirono sulla Kayak Island, un isola precedentemente occupata dai Chugach. L’espansione verso nord dei Tlingit viene avvalorata anche da vari toponimi. Infatti, una delle regioni settentrionali della nazione era chiamata “Xóona”, un termine significante “settentrionale”. Evidentemente, questa regione era anticamente conosciuta come la “ultima Thule” della tribù Tlingit ma, successivamente, si sarebbero stabiliti ancor più a nord, nella Yakutat Bay, che i Tlingit chiamavano “Tlakaik”. Il De Laguna sottolineava che la parola “Tlakaik” aveva un’origine Eyak, infatti, molti altri toponimi, a nord e a sud della baia, ci indicano che gli abitanti originari di questa regione erano proprio gli Eyak. Le aree intorno alla Dry Bay erano conosciute dai Tlingit come “Gonako” (o “Kunako”); il primo nome derivava da una espressione degli indiani di etnia Athapaskan, ovvero “gunanaa xo”. I Tlingit si definivano “Tlinkit” (“Tlingit”, “Lingit”, “Klinkit”), tutti termini significanti “gli umani”, “la nazione” o “le persone”, con l’aggiunta del termine “Aantkeení”, significante “la Gente di tutti gli Insediamenti” (o “villaggi”), o “le Genti del Territorio”. I Tlingit si sarebbero distinti dagli Haida (“Deikeenaa”), Tsimshian (“Ts’ootsxán”), Eyak (“Gutéix kwáan”), Athapaskans (“Gunanaa”), Kwakiutl (“T’aawyáat”) ed Eskimo (“X’atas’aak”).


Kwakiutl Village, dipinto di Richard Hook

La nazione riconosceva gli Haida e gli Tsimshian come “Genti di grande Cultura” e a loro “uguali”, da cui gli stessi Tlingit avrebbero da loro preso molte danze tribali, canzoni, cerimonie e oggetti di uso quotidiano. Presso queste genti si intersecavano anche parecchi clan, per esempio, i clan “Teeyhittaan” e “Kassx’agweidi”, originariamente nati presso gli Tsimshian e gli Haida, sarebbero diventati dei veri e propri clan presso i Tlingit; viceversa, il clan dei Tlingit, noto come “Gaanaxteidi”, divenne un vero e proprio clan tra gli Tsimshian, noto come “Kanakada”. Secondo il De Laguna, i Tlingit ritenevano un popolo povero gli indiani Eyak e, di conseguenza, questi rappresentavano i parenti poveri della tribù; il termine collettivo “gunanaa”, significante “Stranieri” o “Clan Sconosciuto”, venne utilizzato dai Tlingit per designare quasi tutte le popolazioni di etnia Athapaskan; nel XIX secolo lo avrebbero però anche usato per indicare i loro parenti dell’interno, con l’unica eccezione rappresentata dagli Ahtna, una popolazione Athapaskan della Copper River Valley. Gli Ahtna procuravano ai Tlingit il preziosissimo rame, ed allora i Tlingit avrebbero usato per loro lo speciale termine “Ikkaa kwáan” (“Cercatori di Rame” o “Scavatori di Rame”). Il Krause notava che gli indiani Athapaskan erano trattati come degli schiavi dai potenti Tlingit, i quali “disprezzavano la loro povertà e la loro ingenuità”; anche gli “T’aawyáat” (Kwakiutl), noti come “Flathead” (“Teste Piatte”), non avevano grande considerazione presso i Tlingit. L’usanza dell’appiattimento del cranio fra le tribù poste più a sud – gruppi Kwakiutl e Salish -, erano ritenuta indecorosa e molti schiavi Kwakiutl e Salish venivano acquistati dai Tlingit dagli Haida e dai Tsimshian.
Gli abiti tradizionali
I Tlingit odiavano e disprezzavano particolarmente gli Eskimo “Chugach”, i quali erano ritenuti nemici giurati. Il De Laguna sottolineava che, in una lista di parole Tlingit, stilata dai membri della spedizione spagnola dell’Alejandro Malaspina (1791), il termine “kutef” (o “kutek”) significava “nemico”; inoltre, nel dialetto dei Tlingit della Yakutat Bay, questa parola significava “Chugach”. I Tlingit disprezzavano questi indiani anche per la assoluta mancanza di clan esogamici al loro interno; secondo molti indiani, i rapporti matrimoniali dei Chugach – ma di tutti gli Eskimo in generale -, erano per loro inaccettabili, in quanto “simili agli animali”. Comunque, anche l’aspetto esteriore degli Eskimo non piaceva ai Tlingit; i loro uomini avevano grosse labbra e spesso incidevano il labbro inferiore come le donne Tlingit. Nelle fonti russe i Tlingit venivano designati con il termine “Kóloshi” (“Kólyuzhi”), ma spesso anche come “Kolyushi”, “Kalyuzhi” o “Kaloshi”. Il termine “Kóloshi” era sicuramente quello che più spesso si incontrava nelle fonti russe e, probabilmente, derivava dall’abitudine delle donne Tlingit di inserire un osso, un pezzo di legno (dischi o cucchiai) o una pietra nel labbro inferiore (“kaluzhka”). E’ inoltre probabile che il termine “kaluzhka” derivasse da una parola degli indiani Aleut nota come “kaluga” e significante “legno” o “nave, imbarcazione”, termine poi ripreso dai russi che vivevano sulle Aleutian Islands. L’etnografo, e viaggiatore tedesco, A. Erman, visitò l’Alaska russa nell’anno 1830, egli era convinto che il termine “Kóloshi” derivava dalle parole russe “kolot” (“forare”) o “kolyu” (“bucare”), nonché dagli aggettivi derivati “kolyushchii” e “kolyuchii”. In altre parole, “kulyushi” designava “kolyushchie” (“trafitto”), e il tutto potrebbe essere correlato all’abitudine delle donne Tlingit di praticare il “piercing” sul labbro inferiore.


Ritratto di una giovanissima Quinault

Tuttavia, la prima variante “Aleut” dell’origine del termine “Koyuzhi/Kóloshi” sembra essere molto più convincente. Il primo termine lo si incontra in alcuni documenti russi del 1783, quindi prima del diretto contatto dei Tlingit con i russi, quando questi ultimi stavano negoziando con i Chugach (“Chugash Eskimo”) ricevendo da loro le prime notizie sulla tribù. I negoziati con i Chugach si tennero attraverso interpreti Aleut, quindi possiamo presumere una origine Aleut del termine “Kóloshi”, proprio perché i russi ancora non avevano potuto vedere donne Tlingit. Inoltre, le donne Tlingit, ma anche quelle Haida, Tsimshian e Kwakiutl settentrionali, praticavano la perforazione del labbro inferiore; a giudicare da alcuni dati storici e archeologici, tale pratica era anche conosciuta presso i Bella Coola e i gruppi Salish delle coste. Il termine “Kóloshi” venne, in qualche caso, utilizzato dai russi non soltanto per indicare i Tlingit, ma occasionalmente anche per altri indiani della costa nord-occidentale, come gli Eyak (“Ugalentsi”) e gli Athapaskan dell’interno (“Tundra Kóloshi”). Nei limiti territoriali dell’America russa, i nuovi venuti avrebbero assegnato primariamente il termine “Kóloshi” ai Tlingit e ai Kaigani Haida; comunque, visto che i più intensi e duraturi contatti li ebbero con i Tlingit, ovviamente il termine venne assegnato e più spesso utilizzato nei loro confronti.


Un totem dei Tongass

Questa confusione avrebbe comunque creato molti malintesi, ma sembra accertato che, in base ai documenti della spedizione russa della goletta “St. Nikolai”, la quale subì un naufragio a nord della foce del Columbia River, sulla Destruction Island, i sopravvissuti sarebbero stati massacrati dagli indiani Tlingit, anche se in realtà questo non era loro territorio e quindi, i veri autori del massacro furono gli indiani Quileute (“Rossiisko-Amerikanskaia Kompaniia”). Da questo momento in poi, onde evitare spiacevoli malintesi, il termine “Kóloshi” sarebbe stato usato dagli studiosi soltanto per indicare i Tlingit. Gli indiani Tlingit non avevano istituzioni centralizzate aventi poteri autoritari. Riguardo alla loro società vi erano soltanto delle caratteristiche tipicamente etniche: comunanza di territorio, lingua, mitologia epica incentrata sul “Corvo”, cerimonie e la consapevolezza di essere tutti indiani Tlingit. Dal punto di vista etnografico i Tlingit si potevano distinguere in quattro gruppi principali: i Southern Tlingit della costa, i Northern Tlingit della costa, i Tlingit del Golfo dell’Alaska e i Tlingit dell’interno. Il gruppo meridionale occupava le coste del continente con le isole del Portland Canal fino al Frederick Sound e al Chatham Strait a nord.


Tipologie di guerrieri del Nord

Il gruppo settentrionale viveva a nord del Chatham Strait fino alla Lituya Bay; mentre nelle zone della Yakutat Bay e della Dry Bay viveva il gruppo del Golfo dell’Alaska. Nel XIX secolo sul corso superiore del fiume Taku andò a formarsi un gruppo di Tlingit della terraferma. I dialetti Tlingit dei gruppi meridionali erano praticamente simili a quelli dei gruppi settentrionali, le differenze erano veramente insignificanti, come affermava giustamente il De Laguna. Recentemente è stato scoperto un dialetto che potrebbe rappresentare un relitto della lingua Tlingit, era questo il “Tongass”; il dialetto del gruppo della Yakutat Bay viene comunque ritenuto “particolare” rispetto agli altri. I Tlingit dell’interno parlavano comunque l’antica lingua degli antenati, probabilmente con una piccola infiltrazione di parole Athapaskan, era questo il caso dei Taku. Alcune differenze culturali esistevano tra i gruppi costieri e quello dell’interno, infatti, questi ultimi avevano uno stile di vita sicuramente più vicino a quello dei limitrofi Athapaskan; tuttavia, tra i tre gruppi dei Tlingit costieri vi erano insignificanti differenziazioni culturali. I gruppi costieri del sud furono comunque fortemente influenzati dai loro vicini, dagli Haida e dagli Tsimshian; i Tlingit del Golfo dell’Alaska, stanziati ben più a nord, avrebbero invece conservato molte peculiarità culturali dei loro antenati e, soprattutto, da parte degli Athapaskan e degli Eyak, i cui dialetti avrebbero fortemente influenzato questo gruppo.


Haida Indians, dipinto di Richard Hook

Quando i primi europei giunsero nell’Alaska meridionale, la nazione Tlingit era suddivisa in unità socio-territoriali, o “kwáan”. Per gli studiosi, l’interpretazione e la comprensione di queste unità sono fortemente irte di difficoltà e molte delle opinioni da loro portate avanti sono spesso contraddittorie. Nelle prime fonti russe, il “kwáan” veniva solitamente ritenuto come un termine riconducibile ad un semplice “villaggio”, o “insediamento”; in altre fonti, indiscutibilmente non russe, il termine avrebbe indicato una “comunità”, un “gruppo locale” o una “tribù”. La maggior parte degli studiosi ritiene invece che il “kwáan” non era assolutamente una tribù nel senso stretto del termine, ma soltanto una suddivisione geografica della tribù. Il De Laguna sottolineava che l’interpretazione del termine “kwáan” non rispecchiava neppure le opinioni degli stessi indiani Tlingit. I membri di un “kwáan” erano comunque uniti da una sorta di sentimento patriottico locale, con connessioni di vicinato, ma per loro non rappresentava alcuna tribù nel senso di gruppo politico, organizzato e autonomo. Per gli stessi indiani era molto più importante l’appartenenza ad un clan che ad un determinato “kwáan”. Ma cosa era veramente un “kwáan”? In primo luogo bisognerebbe distinguere due importanti aspetti: quello territoriale e quello sociale. Da un lato, il “kwáan” era una ben definita zona geografica avente le sue particolarità naturali e i suoi confini; dall’altra parte, si trattava comunque di un gruppo sociale, rappresentante l’unione degli abitanti di una data regione. Il Veniaminov scriveva: “Circa il generico nome Tlinkit, i Koloshi hanno un altro nome secondo il territorio in cui vivevano. Per esempio, i Sitka Koloshi si fanno chiamare Sitkakwáan, o più correttamente Shitkakwáan, letteralmente ‘Quelli che vivono sulle rive dell’isola che porta il nome di Shig’. Così, gli altri gruppi aggiungono al nome del loro territorio la parola kwáan, che significa ‘là’ o ‘di là’, e che si applica a tutti i popoli”.


Un bellissimo totem dei Tlingit

Il De Laguna dava una spiegazione simile, dicendo che, “kwáan è il numero complessivo degli abitanti del luogo tal dei tali”. L’interpretazione del termine “kwáan”, nella storiografia sovietica, era indiscutibilmente collegato all’aspetto sociale. Il Yu. P. Averkieva definiva il “kwáan” come una “comunità di quartiere in via di sviluppo, simile alle comunità rurali agricole”. Tuttavia, questa teoria può essere messa in discussione, infatti, il “kwáan” non era guidato da alcuna autorità e neppure portava a lavori e produzioni agricole, e non, comunitarie; alcuni dei suoi insediamenti potevano anche essere molto distanti l’un l’altro. Comunque, da un punto di vista sociale, il “kwáan” potrebbe essere definito come una sorta di unione territoriale di comunità in via di formazione. Nel XVIII secolo, tra gli indiani Tlingit vi erano 14 “kwáan”. In una delle sue opere, l’Averkieva presentava alcuni “kwáan”, traendone spunto dagli elenchi del Veniaminov e del Tikhmenev. Tuttavia, non sempre l’Averkieva li identificava correttamente. I “Tlingit Henya kwáan” (“il Popolo di Henya”) non era correttamente correlato con gli “Hoonah kwáan”, e i “Lituya kwáan” (“Akoi”) con gli “Auk kwáan”.


Maschera Tlingit da cerimonia

I “kwáan” differivano sia nella dimensione territoriale che nel numero degli abitanti, da alcune centinaia di anime si poteva andare ad alcune migliaia. I “kwáan” più popolati erano indiscutibilmente quelli dei Chilkat, dei Sitka e degli Stikine (Stakin). L’unità dei vari clan, all’interno del “kwáan”, esisteva soltanto in caso di pericolo esterno, soltanto minacce di invasione o di guerra potevano raggruppare i vari clan nella lotta comune contro i nemici.
Numericamente, la tribù Tlingit era sicuramente una delle più grandi della costa nord-occidentale del Pacifico; all’interno di quello che possiamo definire “l’Impero russo d’America”, i Tlingit erano indiscutibilmente la più grande tribù nativa. Determinare il loro numero, alla fine del XVIII secolo, è praticamente impossibile; i dati a nostra disposizione sono poco chiari e contraddittori fra loro. Le prime stime sulla loro popolazione vengono datate all’anno 1805, e fornite dal F. Lisianskii, il quale parlava di circa 10 mila anime; tuttavia, non indicava se la cifra comprendeva anche le donne e i bambini. I totem dipinti da Emily Carr
Il N.P. Rezanov, sulla base di alcune informazioni ricevute dagli Eskimo e da commercianti russi nell’anno 1806, giungeva alla conclusione che i Tlingit potevano mettere in campo più di 10 mila guerrieri, cifra molto esagerata e che, oltretutto, non comprendeva gli abitanti dei “kwáan” più meridionali, i Tongass, i Sanya e gli Henya. Tale stima potrebbe suggerire che la tribù fosse composta di circa 25-30 mila persone all’inizio del XIX secolo.
Comunque, le cifre più plausibili dovrebbero aggirarsi intorno alle 10 mila anime all’inizio del XVIII secolo. L’Averkieva, prendendo spunto dagli scritti del Veniaminov, supponeva erroneamente che, all’inizio del XIX secolo, vi fossero circa 6 mila indiani Tlingit. Tuttavia, nel 1839, il Veniaminov scriveva che, “Il numero dei Koloshi che vivono all’interno del regno russo d’America, da Kaigan a Yakutat, oggigiorno non superano le seimila anime; ma, fino al 1835, alla comparsa del vaiolo, il loro numero era intorno alle 10 mila unità”. Il Veniaminov, comunque, nei suoi calcoli considerava non soltanto i Tlingit, ma anche i Kaigani Haida.

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