Tra i “Serpenti” del Weiser

A cura di Armando Morganti
I “Weiser Indians” erano una banda dei “Northern Mountain Shoshoni”, comunemente conosciuta come “Sheepeaters”. Le terre di questi indiani erano localizzate nelle isolate vallate dei fiumi Weiser e Payette, nell’Idaho centro-occidentale, in prossimità del confine con l’Oregon. Nel 1867, all’epoca del primo contatto con i bianchi, nel territorio dell’Idaho centrale, vi erano due gruppi nativi importanti, uno era rappresentato dai Nasi Forati, stanziati a nord e nell’Hells Canyon, l’altro era quello degli Shoshoni, localizzati a sud e nelle zone del fiume Salmon. Nelle pianure dello Snake vagavano bande di Bannock, con nelle vicinanze piccoli gruppi di indiani Kootenai, localizzati nelle terre poste più a nord.
I Kalispell erano stanziati a nord del lago Pend d’Oreille e, più a sud vi erano i Coeur d’Alene. Questi tre gruppi si spostavano spesso nell’Idaho centrale e meridionale, ma avevano ben pochi contatti con gli Shoshoni.
Nell’Idaho sud-occidentale vivevano i gruppi dei Northern Paiutes i quali, solo occasionalmente, si spostavano a nord dello Snake River; gli Sheepeaters, un isolato gruppo dei Mountain Shoshoni, vagavano sulle montagne a sud del fiume Salmon e sull’alto corso dello Snake River.
Le origini dei Northern Paiutes e degli Shoshoni sono poco conosciute, anche se le loro similitudini culturali sono ben note; appartenenti al ceppo linguistico Uto-Aztecan, gli Shoshone parlavano dialetti simili e, stando allo Sven Liljeblad, anche il dialetto dei Weiser non era diverso da quello degli altri Shoshone. Quando questi indiani migrarono nelle terre dello Snake River, continuarono tranquillamente il loro tradizionale stile di vita, come cacciatori e raccoglitori, muovendosi principalmente lungo i corsi dei fiumi alla ricerca di piante alimentari e selvaggina. Nel XIX secolo la migrazione degli Shoshoni era ormai completata ed aveva raggiunto sia il Nevada che il Wyoming. I Northern Shoshoni occuparono le terre del fiume Snake, mentre i gruppi Sheepeaters occupavano le montagne del fiume Salmon – nell’Idaho meridionale – per poi spostarsi a est fin nello Yellowstone e sulle montagne del Wind River.


La zona del Weiser River

I gruppi meridionali si sarebbero invece spinti a sud della Death Valley e dello Utah Lake, con i Comanches che avrebbero raggiunto le pianure del Texas e del Nuovo Messico. Quindi, possiamo affermare con sicurezza che i Northern Shoshoni, i Nasi Forati e i Northern Paiutes hanno rappresentato i popoli storici delle aree del Weiser e del Payette. L’area dello Snake River, presso la confluenza dei fiumi Boise, Payette e Weiser, era occupata dal folto gruppo Shoshonean dei Boise, il quale poteva disporre anche di qualche cavallo. Gli indiani Bannock, cacciatori di bisonti, erano un gruppo dei Paiutes settentrionali che stava mischiandosi con genti Shoshonean, le quali spesso li invitavano a pescare salmoni nei fiumi del territorio. Le aree meridionali di Payette erano spesso visitate da gruppi Paiutes settentrionali che vi entravano seguendo il corso dello Snake River; queste bande vagavano incessantemente nelle aree desertiche alla ricerca di cibo, ma spesso salivano a nord per raggiungere le montagne. Rispetto ai loro cugini del Nevada e dell’Oregon, questi Paiutes potevano ritenersi fortunati vista la grande possibilità di accedere a radici, salmoni e selvaggina del territorio; essi interagivano pacificamente con le varie bande Shoshonis, e spesso si accampavano con loro. Sull’alto corso del Weiser e del Payette vi erano altri gruppi Shoshonean chiamati “Weiser Indians”. Questo gruppo si muoveva principalmente nelle alte vallate del Weiser River, fino a raggiungere l’area del basso Hells Canyon, a est del Middle Fork; i loro campi era possibile trovarli nelle aree del Payette e nelle zone attorno al South Fork del fiume Salmon. I Weiser mantenevano contatti amichevoli con le bande Paiutes del sud, ma non sempre avevano rapporti pacifici con i Nasi Forati. Quando altri gruppi Shoshonean cercavano di stabilire accampamenti nell’Hells Canyon e nelle zone di Battle Creek, i Nasi Forati furono spesso impegnati a distruggerli. Comunque sia, non dobbiamo esagerare lo stato di guerra esistente tra i Nasi Forati e gli Shoshoni, infatti, i Weiser furono conosciuti anche per dar vita a matrimoni misti con varie bande dei Nasi Forati, le quali visitavano frequentemente le loro terre.


Un dipinto di Richard Hook sui Nez Percé

I Weiser Shoshoni avevano ben poche attitudini alla guerra e, solitamente, le loro vallate erano il regno della pace e dei commerci per tutte le popolazioni del Grande Bacino e del Plateau, ma anche per altri gruppi provenienti dall’ovest. Il significato del termine “Shoshoni” è andato perduto, ma noi sappiamo che venivano chiamati “Serpenti” dai nativi delle Grandi Pianure perché, stando ad alcune fonti, dipingevano serpenti su dei bastoni con l’intento di spaventare i loro nemici. I primi esploratori bianchi, non sapendo distinguere i vari popoli che incontravano, avrebbero infine utilizzato il termine “Snakes” per indicare gli indiani Shoshoni e Paiutes. I vari gruppi Shoshoni venivano genericamente chiamati “mangiatori di…”, in riferimento al cibo che per loro rappresentava la base della loro sussistenza alimentare. I gruppi che si dedicavano alla pesca dei salmoni, erano chiamati “mangiatori di salmoni” (“aqaideka”), mentre quelli ormai dediti alla caccia ai bisonti, erano conosciuti come “mangiatori di bisonti” (“kutsundeka”). Questo stato di confusione era principalmente dovuto all’elevata mobilità dei vari gruppi e famiglie che si muovevano alla ricerca di cibo nell’Idaho. I Weiser erano conosciuti come “mangiatori di pecore di montagna” (“Sheepeaters”) (“tukedeka”), in quanto cacciavano principalmente questa selvaggina nell’Hells Canyon, oppure quando visitavano, e cacciavano, con gli Sheepeaters di altre regioni poste nelle terre del Middle Fork. Spesso però, questi indiani venivano conosciuti come “mangiatori di salmoni”, ma il termine era diverso ed era “wobiaqvideka”, esso derivava dalla consuetudine dei salmoni di stabilirsi sotto i legnami che si potevano trovare in piccoli ruscelli. Un altro, e forse più utile modo – per i bianchi – per distinguere i vari gruppi, era quello di basarsi sulla loro posizione geografica. I “Tossawihi” (“Coltelli Bianchi”, “White Knives”) vivevano nelle terre del Bruneau e prendevano il nome dai coltelli di pietra bianca che portavano con loro; mentre i “Sage Brush Knoll People” (“Puhugwe”) vivevano nelle vicinanze di Fort Hall. “Seewoki”, era invece il nome di un territorio con cui i primi trappers designavano la grande ansa del fiume Snake, in epoche successive il termine venne applicato alle popolazioni di lingua Shoshonean stanziate sul basso corso dei fiumi Boise, Owyhee, Malheur, Weiser e Payette.
Gruppo di guerrieri Paiute
Il termine “Seewoki” era sicuramente Shoshonean, e indicava una terra ricca di boschi e, in particolare, indicava le bande del fiume Weiser. In generale, le origini dei nomi nativi sono andati perduti e, in molti casi, sono stati sostituiti da terminologie applicate dai bianchi. Tale fu il caso degli Sheepeaters dell’Idaho orientale, e dei Lemhi, una popolazione che costruiva campi invernali nella Lemhi Valley. I Weiser erano indiscutibilmente un altro gruppo degli Sheepeaters (Mountain Shoshoni), ma il loro nome venne applicato dai primi bianchi che li incontrarono lungo il corso del fiume Weiser, dove costruivano i loro accampamenti invernali. Il termine “Weiser” non era un nome indigeno, ma venne preso da Peter Weiser (Wizer o Wiser), un membro della spedizione di Lewis e Clark, e venne usato dai trappers a partire dal 1812; anche se in seguito sarebbero apparsi altri nomi di persona simili, come Jacob Weiser, che fu al seguito di Donald Mackenzie nel 1818, o di un cercatore d’oro che apparve a Florence durante il “Gold Rush”.Trascrizione foneticaDizionario – Visualizza dizionario dettagliato Storicamente, il termine “Weiser”, si riferiva ai gruppi dei Mountain Shoshoni e alle varie bande che vagavano l’area dell’alto corso del fiume Weiser, in vicinanza dell’attuale città di Council e nella Indian Valley. Le più antiche annotazioni ricordavano che erano gruppi misti noti come “Weiser Indians”, i quali, come gran parte degli Shoshonis, si definivano “il popolo”. Originariamente i Weiser furono sovente confusi con gli altri gruppi degli Sheepeaters delle Salmon River Mountains. Per quanto sappiamo, i due gruppi parlavano lo stesso dialetto, senza alcuna differenza linguistica. I Weiser, come i loro affini, vivevano una nomadica esistenza sulle montagne e nelle alte vallate dei fiumi, mancavano di qualsiasi unità territoriale e politica, e si spostavano in piccole famiglie o gruppi poco consistenti. In alcune zone il salmone rappresentava la principale fonte di sostentamento per parecchi gruppi di questi indiani ma, dobbiamo ricordare, che tutti gli Sheepeaters si dedicavano alla pesca in diversi periodi dell’anno. Al contrario, i bisonti erano piuttosto rari nell’Idaho occidentale, e furono anche visti dai primi bianchi che entrarono nel territorio, soprattutto nell’area di Boise; l’estinzione di questo animale sarebbe avvenuta intorno all’anno 1840. I Weiser erano comunque diversi dalla maggior parte degli Shoshoni, muovendosi continuamente seguendo le vallate dei fiumi vennero in contatto con le tipiche culture del Plateau, in particolare con i Nez Percé sul basso fiume Salmon. I loro vicini vivevano in villaggi invernali permanenti e il loro nomadismo era limitato ai periodi estivi; la convivenza fra i due gruppi fu piuttosto pacifica e scambi culturali ne sarebbero seguiti; indiscutibilmente i Nez Percé hanno fortemente influenzato gli indiani del Weiser.


Un dipinto di Mort Kunstler sui Paiute

D’altronde, anche la “Plateau Culture” era basata sulla pesca dei salmoni e sulla raccolta delle radici “camas”. I Weiser stabilivano i loro accampamenti semipermanenti invernali nelle vallate dell’alto corso del Weiser, dove gli inverni erano più miti; in questi insediamenti costruivano abitazioni coniche con coperture di stuoie ed erbe intrecciate; i loro villaggi potevano ospitare dalle 15 alle 20 famiglie. Nei mesi primaverili ed estivi le singole famiglie, o i piccoli gruppi, lasciavano l’insediamento invernale e raggiungevano terre dove costruivano degli accampamenti provvisori; alcuni gruppi si spostavano sulle alte montagne per cacciare, mentre altri raggiungevano i fiumi ricchi di pesci, iniziava così un ciclo migratorio annuale che stava alla base della loro sussistenza. I Weiser, e i loro vicini Paiutes settentrionali dell’Oregon orientale, pescavano i salmoni nei fiumi Weiser, Boise, Payette e Snake. Come molti altri gruppi Shoshoni, la vera unità politica dei Weiser era il villaggio, abitato da un piccolo gruppo molto variabile numericamente, dove la famiglia rappresentava la massima unità economica; una famiglia, o un gruppo di famiglie imparentate rappresentavano l’entità di base socio-politica e ciò presupponeva un controllo sociale e politico limitato ad un piccolo gruppo di soci. Ogni raggruppamento più ampio, per scopi sociali ed economici, era temporaneo e mutevole. Un gruppo di famiglie allargate, sotto la guida dei capi famiglia, praticava una forma di leadership molto democratica. L’appartenenza al gruppo del villaggio non fu mai stabile, gli indiani andavano e venivano come e quando volevano; poiché i Weiser non avevano alcun capo autoritario, erano notoriamente molto tolleranti e la cooperazione fra i vari leader era all’ordine del giorno, fra questi molto importante erano i “tegwani”, uomini di grande esperienza, e non necessariamente anziani, il cui compito principale era quello di tenere informato il gruppo sulle migliori zone di caccia o di raccolta. L’apporto dei “tegwani” era importante grazie alla loro oratoria, il che permetteva di tenere unite le famiglie che volevano cooperare; pur non avendo alcuna autorità, non potevano impedire ad alcune famiglie di seguire un loro corso indipendente in qualsiasi momento. In genere, questi leader erano uomini di buon senso e la loro autorità era limitata alla “leadership nella caccia e nella guerra e, in seguito, anche nei rapporti con l’uomo bianco”. Il cavallo ebbe un forte impatto anche sui Weiser. Notoriamente, una organizzazione sociale di “banda”, in senso classico e antropologico, mancava tra queste genti, ma il cavallo permise loro una nuova forma di sviluppo sociale. Grandi gruppi potevano ora più facilmente incontrarsi per commerciare i loro prodotti in un determinato territorio. I Weiser avrebbero trovato nelle vallate del Payette superiore e della Weiser Valley il territorio adatto per i loro cavalli; le colline erano abbondantemente coperte di erba e gli splendidi avvallamenti erano un ottimo rifugio durante i mesi invernali, anche quando la neve era molto alta. Diventando sempre più mobili nei loro spostamenti stagionali, i Weiser potevano spostarsi liberamente, anche se preferivano ancora la loro vita ancestrale.


Un dipinto di Richard Hook sui Paiutes

I gruppi familiari si univano spesso con altri gruppi a cavallo, ma i Weiser non avevano alcun bisogno o desiderio di lasciare i loro paesi di montagna; comunque, il cavallo avrebbe permesso loro di cacciare animali di grossa taglia e di recarsi in luoghi anche molto distanti, come per esempio lo Stanley Basin, le Seven Devils Mountains e le terre del Salmon River, dove potevano cacciare, pescare, o raccogliere “camas”. L’adozione delle tipiche logge delle Pianure, permetteva loro di spostare facilmente gli accampamenti e, di conseguenza, anche i Weiser cominciarono ad abbandonare le loro tradizionali abitazioni d’erba, le quali sarebbero riapparse soltanto nei momenti di emergenza, o per campi temporanei quando gli indiani erano lontani dal villaggio principale. Anche se altri gruppi indipendenti degli Sheepeater, in quello che oggi è l’Idaho centrale, sarebbero rimasti isolati fino a tempi recenti, i Weiser avrebbero continuato ad avere frequenti contatti con i loro vicini. L’antico “Nez Percé Trails” – che conduceva gli indiani nelle terre dello Snake River attraverso le montagne – divenne importante per le Seven Devils Mountains e per il corso del fiume Weiser. Il cavallo permetteva ora l’arrivo di bande, non solo quelle dei Nez Percé, ma anche quelle degli Spokanes, dei Flatheads, dei Cayuse e di altre tribù del nord-ovest. Lo spazio commerciale si espanse automaticamente per le eccedenze di salmoni e l’abbondanza di radici “camas” delle zone del Salmon River; le vallate dei fiumi Boise, Owhyee, Malheur, Payette e Weiser sarebbero diventate le “Peace Valley” degli indiani “Serpente”. Le grandi Fiere commerciali dei salmoni divennero un luogo d’incontro annuale per diverse nazioni, molte delle quali provenivano dall’Ovest e dalle coste del Pacifico. I Bannock barattavano i salmoni, i Nez Percé portavano splendidi cavalli, gli Umatilla e i Cayuse fungevano da intermediari con la “Pacific Coast” e barattavano conchiglie ornamentali; mentre spesso gli Cheyenne e gli Arapaho portavano i pali di cedro del Colorado per costruire “tepee”. Gli Sheepeaters commerciavano pelli di ottima qualità e, soprattutto, già conciate, mentre i Paiutes settentrionali commerciavano punte di freccia di ossidiana già intagliate. Soltanto altre due località in tutto il Nord-ovest potevano confrontarsi con questo centro commerciale: The Dalles sul Columbia River (Oregon) e i villaggi Mandan sul fiume Missouri (North Dakota). La successiva storia dell’Idaho viene datata all’anno 1805, quando giunse nel territorio la famosa spedizione di Lewis e Clark, la quale raggiunse le terre degli indiani Lemhi; infatti, dopo aver esplorato la parte orientale dello Stato, si sarebbe spostata a ovest attraverso le aree settentrionali dell’Idaho. Quando i primi esploratori incontrarono i Lemhi, il Lewis ebbe modo di parlare anche con un indiano appartenente al gruppo dei Boise Shoshoni, il quale gli consigliava di visitare la vallata del fiume Snake. Dopo il loro incontro con i Lemhi, gli esploratori hanno sempre cercato di trovare il modo più semplice per attraversare il canyon del fiume Salmon, ma sono sempre stati costretti a tornare indietro e ad imboccare il sentiero del nord che attraversava il territorio dei Nez Percé.


Un campo dei Weiser

Mentre la spedizione si trovava con i Nez Percé, un piccolo gruppo, comprendente Peter Weiser, venne inviato a sud, in direzione dell’Hells Canyon. Il gruppo trovò un “territorio di alte montagne e con grandi quantità di legname… con abbondanza di cervi e di altri animali bighorn”, i bianchi si trovavano a circa quaranta miglia dal fiume Weiser. La prima spedizione ad attraversare l’Idaho meridionale e a raggiungere il Weiser fu comunque quella di Wilson Price Hunt, (1811). Questa sfortunata avventura, durata undici mesi, rappresenta sicuramente un caposaldo della storia del Nord-ovest. Nel “Paese degli Snakes” i bianchi sopportarono incredibili momenti di panico, di stenti e di fame prima di poter raggiungere Astoria sul fiume Columbia. Nel 1813, un gruppo di trappers, guidati da John Reid, si sarebbero stabiliti presso la foce del Boise e passarono l’inverno nella zona dopo aver costruito una abitazione. Il Reid e i suoi uomini sarebbero stati massacrati nei primi mesi dell’anno successivo, gli autori erano una banda di indiani “Dog-rib”, uno dei gruppi che successivamente sarebbe stato identificato come Bannock. Gli unici sopravvissuti furono una donna indiana, sposata ad un cacciatore, e i suoi due figli; questi avrebbero fatto un eroico viaggio che li avrebbe condotti alla postazione dell’Astoria Company con le tragiche notizie. Durante i primi anni dell’avanzata bianca nelle terre degli Shoshoni, gli esploratori e i trappers tendevano ad entrarvi da est o da nord, ora però i piani venivano da ovest e il Mackenzie vi ritornò nell’autunno del 1818, portandovi la prima “Snake River Expedition” della North West Company, una rivale canadese della Hudson Bay Company. La spedizione consisteva in 55 uomini, 195 cavalli e circa 300 trappole di castori, oltre ad un notevole stock di merci; gli uomini erano tutti trappers veterani, erano franco-canadesi, indiani Irochesi e un certo numero di mezzosangue, al loro seguito vi erano cani, donne, bambini e diversi “tepee”. A differenza degli americani, gli inglesi preferivano muoversi numerosi onde evitare pericoli di ogni genere. Gli indiani dell’Idaho meridionale, a differenza di quelli del nord e dell’est, non si dedicavano assolutamente alla cattura dei castori, lo ritenevano un “lavoro da donne”, per cui le Compagnie dovevano procurarsi da sole le pellicce. Un altro problema era rappresentato dalle guerre intertribali, e il Mackenzie ne era perfettamente a conoscenza; l’inglese ben sapeva che gli indiani Blackfoot penetravano spesso in profondità nelle terre degli Shoshoni in cerca di cavalli e di bottino. A peggiorare la situazione, i Nez Percé ed altri gruppi Sahaptin, da nord e da ovest, entravano spesso in collisione con le “bande Snakes”. Il pericolo e gli attacchi portati da entrambe le parti potevano mettere a rischio le spedizioni della Compagnia. Prima di lasciare il fiume Columbia, il Mackenzie aveva incontrato i capi dei Nez Percé e li aveva convinti a concordare la pace con vari gruppi Shoshoni. Quando la spedizione entrò nella Boise Valley, il Mackenzie decise di lasciare nel territorio i suoi Irochesi per iniziare a mettere trappole lungo i corsi dei fiumi Boise, Payette e Weiser; quando però vi ritornò si rese conto che gli Irochesi non si erano impegnati e vivevano ormai con gli indiani. Disgustato, il Mackenzie ritornò al suo quartier generale sul Columbia. L’anno seguente (1819) sarebbe però ritornato nella Boise Valley con una seconda spedizione, avrebbe iniziato la costruzione di un avamposto permanente nelle vicinanze del luogo del “massacro John Reid” ma, quando due dei suoi uomini vennero uccisi, abbandonò velocemente l’idea.


Indiani Shoshone e Paiute

Alexander Ross, il cronista della spedizione, divise la “Grande Nazione Snake” in tre gruppi: i “Shirry-dikas” (“Mangiatori di Cani”), ovvero i cacciatori di bisonti delle grandi Pianure; i “War-are-ree-kas” (“Mangiatori di Pesci”) e i “Ban-at-tees” (Bannock), o “Snakes delle Montagne”; questi ultimi, stando agli studiosi, sarebbero anche stati conosciuti come “Boise”, “Fort Hall Shoshoni” e molte altre piccole bande del nord che si erano unite per meglio proteggersi dai loro nemici. Nella primavera del 1820 il Mackenzie riuniva un grande Consiglio sul Little Lost River, dove però riuscì ad accordarsi soltanto con i Boise, i quali gli permettevano di operare nel territorio. Peiem – il cui termine shoshonean significava “Big Jim” – e Amaketsa (un capo dei War-are-ree-kas), garantivano la pace con i bianchi, ma dichiararono di non poter controllare gli indiani Bannock, “una razza di predatori” che stava alla base “di tutti i guai degli Snakes con i Nez Percé”. Il Mackenzie continuò i suoi sforzi e quando lasciò il territorio – nel 1821 – era riuscito a far incontrare parecchi leader degli Shoshoni con quelli dei Nez Percé. Come previsto, la pace fu veramente utile per le parti coinvolte, i Nez Percé e gli Shoshoni dettero vita ad importanti scambi commerciali, questi ultimi iniziarono a dedicarsi alla caccia dei castori, poi le pellicce venivano date ai Nez Percé e portate sul Columbia. Ora la Hudson Bay Company, dopo la partenza del Mackenzie aveva preso il sopravvento. Alexander Ross, nel 1824, avrebbe poi raggiunto l’Idaho con l’intento di trovare nuovi corsi d’acqua ricchi di castori, specialmente nell’area del fiume Weiser. Sul Reid River (fiume Boise) avrebbe incontrato Peiem e la sua banda, gli indiani erano in viaggio per visitare gli accampamenti sul Weiser di Amaketsa, impegnato a tenere consiglio con una delegazione di capi Nez Percé. Dopo aver superato il Boise River, il Ross e i suoi uomini giunsero al fiume Payette (o Middle River) fino a raggiungere il Weiser, “un posto eccellente per la pesca sul fiume Wuzer (Weiser)”, dove i bianchi incontrarono la banda War-are-ree-kas di Amaketsa. L’arrivo della concorrenza americana nel commercio delle pellicce avrebbe creato nuovi problemi, sia per gli inglesi che per gli indiani; i nuovi arrivati non sarebbero stati ben accolti da entrambi. Gli Shoshoni trovarono allora il loro paese invaso dai “Lunghi Coltelli” della Rocky Mountain Fur Company. Entro la primavera del 1826 gli americani erano penetrati in profondità nel paese dei Weiser e avevano posto trappole anche sul Payette Lake (posto nelle vicinanze di McCall, Idaho). Le spedizioni britanniche (1825-30) nell’Idaho meridionale vennero allora portate avanti da Peter Skene Ogden, il quale lavorava per la Compagnia nata dalla fusione della North West Company e della Hudson Bay Company. L’Ogden mantenne sempre ottimi rapporti con gli Shoshoni ma fu, nel 1827, mentre era impegnato a porre trappole nel “Wayer’s River” (il Weiser), a notare l’intrusione di circa 40 cacciatori americani affiancati da una banda di Nez Percé. Spostandosi sul fiume Boise, l’Ogden disgustato affermava che “gli americani sono ovunque, ormai anche questo fiume, il Wazer e il Payette sono nelle loro mani”. Gli attacchi indiani si sarebbero allora intensificati contro i cacciatori americani, soprattutto per opera dei Bannock, l’Ogden ricordava che nell’arco di tre anni gli americani avevano perso non meno di 32 uomini “nel paese degli Snake”. Ma, né gli americani, né gli inglesi, né gli Shoshoni erano protetti dagli attacchi delle spedizioni di guerra dei Blackfoot; dalle terre a ovest della Camas Prairie alla Owyhee Valley i cacciatori inglesi segnalavano continui attacchi operati da questi razziatori del nord.


Indiani Bannock

John Work, il successore di Ogden nelle annuali spedizioni della Hudson Bay Company nelle terre degli Snake, nel settembre 1830 era sul Weiser, dove ebbe modo di trovare “un paio di indiani Snake” accampati. Da questi apprese che “il grande campo dei Serpente era nelle terre dei bisonti”, dove probabilmente avrebbero anche dovuto combattere “i nemici Blackfoot”. La spedizione preferì fermarsi per qualche tempo, ma il Work decise di inviare “sei uomini verso nord”. L’anno dopo (1831), un gruppo di trappers dell’American Fur Company entrava nello Stanley Basin e, dopo aver ingaggiato una guida indiana, raggiungeva la Bear Valley e, attraversando la parte superiore del South Fork del Salmon River, entrava nella Long Valley del Payette. Gli americani rimasero fortemente delusi in quanto videro ben pochi castori e soltanto grandi mandrie di alci, quando ritornarono alle loro sedi erano convinti dell’inutilità di ulteriori esplorazioni sulle montagne del Salmon River. Nel 1832 giunse nel territorio Benjamin L.E. Bonneville, il quale si rese subito conto che le terre del Weiser erano invece ricche di castori e che gli Shoshoni si spostavano nel territorio alla ricerca di cibo. Il Bonneville avrebbe notato parecchi spostamenti dei nativi. I Bannock agli inizi della primavera si trasferivano lungo lo Snake, tra le pianure del suo alto corso fino ai loro accampamenti sui fiumi Boise e Payette, dove i cavalli trovavano ricchi pascoli e la cacciagione era molto numerosa. Nelle zone del Weiser arrivavano anche i Nez Percé, i quali scambiavano cavalli con pellicce di castoro; alla foce del Little Weiser il Bonneville avrebbe incontrato alcuni Shoshoni che provenivano dalle pianure del Boise, avevano ottimi cavalli e vettovagliamenti ottenuti dai “lower Nez Percé”. L’esploratore venne subito informato dai suoi scouts che i pericolosi Bannock erano stati avvistati sulle montagne, allora decise di spostarsi nell’Oregon. Nel frattempo, nel 1834, la Hudson Bay Company aveva stabilito una nuova postazione sul basso corso dello Snake River; conosciuta come “Fort Snake”, due anni dopo sarebbe stata trasferita nelle vicinanze della foce del Boise sotto la guida di Francois Payette. Con il veloce declino del commercio delle pellicce, la postazione sarebbe diventata più importante come posto di scambio che come un vero e proprio centro di commercio delle pellicce; Fort Snake divenne l’unico centro di scambio tra il fiume Columbia e Fort Hall. I “Mountain Shoshoni” si sarebbero presentati numerosi volte per commerciare, ormai “le armi e le pentole dei bianchi erano diventati indispensabili anche per gli indiani”; il duraturo effetto del commercio delle pellicce fece sì che le bande Shoshonean divenissero dipendenti dai manufatti portati dall’uomo bianco. Questa nuova situazione avrebbe portato diversi gruppi degli Shoshoni settentrionali a perdere gran parte del loro potere e della loro potenza. Mentre le bande orientali e i Lemhi rimasero comunque in grandi gruppi per poter competere con i loro nemici nei “paesi dei bisonti”, le bande dei Boise, allora sotto la guida di Peiem, e i Bannock del capo “The Horse” – noto anche come “The Chief Horn” -, avrebbero iniziato a dividersi in piccoli gruppi indipendenti e poco propensi a qualsiasi tipo di unità politica. Questa situazione era stata facilitata anche dal diminuire della minaccia portata dai Blackfoot, la cui avanzata a sud era stata interrotta bruscamente dalle guerre e, soprattutto, dalle malattie; le spedizioni di guerra dei nemici del nord ben raramente ora si avventuravano nell’Idaho centrale e meridionale. Gli Shoshoni e le bande Bannock del basso Snake potevano ora svolgere tranquillamente il loro stile di vita e, anzi, potevano anche contare sull’amicizia dei gruppi meridionali dei Nez Percé e di altri indiani del Plateau, i quali commerciavano con loro nelle vallate dei fiumi. La richiesta di pellicce di castoro andò in declino agli inizi del decennio 1840-50, i trappers indipendenti e le piccole imprese avrebbero iniziato a ritirarsi così, con la partenza dei cacciatori di castori, le terre montuose a nord del fiume Snake ritornarono ad essere isolate al mondo intero.


Un guerriero Cayuse

Piccole bande indiane potevano vivere ora in pace nei loro domini; di tanto in tanto apparivano piccoli gruppi di cacciatori bianchi che lavoravano sotto la direzione di Francois Payette, ma per gli Shoshoni del Weiser, e delle zone limitrofe, la vita scorreva tranquillamente. Durante questo periodo gli indiani Weiser rimasero isolati nelle loro vallate montuose e, noi, purtroppo, non abbiamo alcuna notizia su di loro, possiamo soltanto supporre che, non essendo organizzati politicamente, gruppi di famiglie allargate continuavano la loro vita ancestrale cacciando e pescando lungo i corsi degli affluenti dei fiumi Weiser e Payette. Soprattutto i Weiser pescavano nei ricchi Payette Lakes e sul South Fork del fiume Salmon. I Mountain Shoshoni visitavano anche la Boise Valley per commerciare con gli amichevoli indiani della zona e, probabilmente, raggiungevano anche lo Snake Fork per commerciare con i franco-canadesi della zona. Comunque, è accertato che i Weiser raramente visitavano le postazioni dei bianchi. Con l’estinzione dei bisonti, nell’area dello Snake, molte delle piccole bande che avevano cavalli si unirono agli altri gruppi dell’est per cacciare nelle grandi Pianure. Nell’ottobre 1840 la Oregon Trail era ormai in piena attività e numerosi carriaggi di emigranti raggiungevano Fort Boise, per poi dirigersi in direzione del Columbia River seguendo una antica pista indiana. Era questo l’inequivocabile indizio che i bianchi avevano seria intenzione di stabilirsi nelle terre indiane dell’Oregon. Nel 1843 la grande emigrazione verso l’Oregon era ormai in pieno svolgimento, il passaggio dei carriaggi metteva in serio pericolo la vita degli stessi indiani, le terre venivano denudate e gli indiani venivano in contatto anche con gente senza scrupoli. I Weiser preferirono comunque isolarsi ulteriormente nelle loro terre, ricche di foraggio per i cavalli, sull’alto corso dei fiumi Weiser e Payette, dove non ebbero contatto con le carovane degli emigranti. I gruppi Shoshoni e Paiutes che non possedevano cavalli vennero chiamati “diggers” dagli emigranti e continuavano la loro vita nelle aride pianure dello Snake River, ma si trovarono comunque in seria difficoltà e dovettero unirsi per razziare cavalli e bestiame alle ormai numerose carovane che attraversavano le loro terre. I Rapporti dell’epoca sono sicuramente esagerati sulle razzie indiane e, la conseguenza logica fu che numerose bande native vennero massacrate senza alcuna ragione. Nel 1846 gli inglesi si dividevano il territorio dell’Oregon con gli americani, fu allora che il nuovo “Governatore Provvisorio dell’Oregon” decise di risolvere il problema indiano. Dopo il 1850, nelle zone di Boise si stava deteriorando la situazione; nel 1851 il Governatore John P. Gaines decise di arruolare nuove truppe per fronteggiare eventuali attacchi indiani. Nell’agosto 1854, una banda di Boise Shoshoni (“Win-nes-tahs”) venne spazzata via dalle truppe e soltanto due indiani riuscirono a sfuggire al massacro, poco dopo giungevano nel territorio le colonne del maggiore Granville Haller. Quattro indiani vennero catturati. Il capo Oete, e la sua banda di Bannock, che era in visita al forte, e che nulla aveva a che fare con il terribile massacro, venne accusato di avervi partecipato, soltanto l’intervento di emissari della Hudson Bay Company riuscì a salvare il capo dalla prigionia, “Oete era un indiano buono”. Qualche tempo dopo, comunque, due indiani, probabilmente Shoshoni sarebbero stati uccisi prima del ritorno delle truppe alla loro postazione di The Dalles. Il mese successivo, in aprile, venne inviato nel territorio ancora il maggiore Haller, doveva “punire duramente i colpevoli”.


Indiani Spokane

La spedizione non ebbe grande successo, vennero catturati quattro indiani che, presumibilmente, avevano partecipato al massacro, tre sarebbero stati impiccati sul luogo del massacro, mentre il quarto venne ucciso durante un tentativo di fuga. Dalle terre del Boise, le truppe si spinsero poi a est della Camas Prairie e delle Shoshone Falls, dove un piccolo distaccamento si spinse a nord per raggiungere l’area del fiume Salmon, altri quattro indiani perdettero la vita in uno scontro; infine, le esauste truppe si ritirarono. In quel periodo gli americani sarebbero giunti alla conclusione che le varie bande “Snakes” erano composte da almeno tre mila anime, di cui 300 sarebbero stati “indiani Too-koo-ree-keys” (Sheepeaters). Gli ufficiali dell’Oregon avevano allora seria intenzione di negoziare con gli indiani “Boonack, Snake and Mountain Snake tribes”. La creazione del “Washington Territory” avrebbe ulteriormente peggiorato la situazione. Inoltre, nel 1858, la pace nel Nord-ovest sarebbe stata ancor più minacciata dalla “Spokane War”, che avrebbe coinvolto anche gli indiani Coeur d’Alene e Palouse, e che ormai minacciava di sommergere l’intero Plateau. Nel frattempo le ostilità sarebbero continuate nella regione del Boise. Gli Shoshoni orientali, sotto “Gamblers Gourd” (Washakie), causarono ben pochi problemi, erano troppo impegnati a combattere i loro nemici storici delle Pianure. I capi “Foul Hand” (Quintanian) e “Snag” (Tio-van-du-ah) restarono tranquilli e guidarono i loro gruppi dei Mountain Shoshoni nella Lemhi Valley. Ma le bande nord-occidentali, sotto la guida dei capi “Bear Hunter” e Pocatello continuarono a terrorizzare e a depredare il territorio per tutto il 1859. Intorno a Boise e alla Camas Prairie vi erano anche le bande di “Buffalo-Meat-Under-the-Shoulder” (Amaroko) e alcuni gruppi dei Bannock di Fort Boise, sotto la guida di “Hairy Man” (Poemacheah), entrambi questi gruppi avevano un gran numero di cavalli. Le depredazioni lungo la “Pista dell’Oregon” si sarebbero intensificate e, a quanto sembra, tutte le bande ostili erano guidate ed influenzate dal bellicoso “Sego Lily” (Pasigo), un “Medicine Man” considerato come una sorta di “Profeta degli Snake”. Fu questo leader dei Bannock dell’Oregon ad ispirare l’attacco alla missione mormone del Salmon River; questi sarebbe presto diventato l’indiscusso capo di una alleanza composta da genti Shoshonean dell’Oregon, del Nevada e dello Utah. Il colonnello Albert Sidney Johnston, di stanza nelle zone del Salt Lake per condurre una campagna contro i Mormoni, dovette allora scortare i carri degli emigranti lungo la “Oregon Trail”, dalle terre dello Snake fino alle Blue Mountains. Nel luglio 1860 numerose spedizioni sarebbero partite da Fort Dalles per lanciare campagne contro gli ostili; uno squadrone di Dragoni, proveniente da Fort Walla Walla, avrebbe raggiunto le zone di Fort Boise, ma dei ribelli nessuna traccia, erano impegnati a raccogliere radici alle pendici delle montagne dello Snake. Quando le truppe abbandonarono il territorio si ebbero però alcuni attacchi, fra cui lo “Otter Massacre”, nelle vicinanze di Castle Rock, su una rotta alternativa della “Oregon Trail” posta più a sud. In una delle battaglie più disperate mai combattute sul fiume Snake, un gruppo di quarantaquattro emigranti venne attaccato e assediato per ben due giorni prima di essere costretto ad abbandonare i carriaggi e fuggire disperatamente a piedi. Con grandi peripezie, soltanto 15 superstiti riuscirono a mettersi in salvo. Secondo le autorità militari gli assalitori provenivano dalle regioni di Boise. Nel frattempo gruppi di ostili attraversavano lo Snake e raggiungevano il basso corso del Weiser con quattro prigionieri bianchi e cinque bambini; gli indiani si sarebbero poi incontrati con una banda di Nasi Forati guidata da “Eagle-from-the-Light”, un capo che non aveva stipulato alcun Trattato con gli americani.


Un gruppo di indiani Flathead

Questa banda viveva da tempo al fianco dei Weiser Shoshoni, e con loro aveva stretti rapporti. La notizia che “Eagle-from-the-Light” (Tipyahlanah Kaupu) veniva segnalato nella zona del Weiser causò grande apprensione fra i bianchi, il capo era uno dei grandi leader della nazione Nez Percé e, non soltanto si era opposto al Trattato di 1855, ma aveva esortato per anni la guerra contro i bianchi. Nella primavera del 1860, un gruppo di minatori avevano trovato l’oro sul Clearwater, ora i cercatori erano pronti ad invadere anche il cuore delle terre dei Nez Percé. Il risultato dello “Otter Massacre” fu che le bande Paiutes a sud del Columbia, avrebbero dovuto subire per anni le attività predatorie di immigrati senza scrupoli, e così si sarebbero uniti sotto la guida del capo Winnemucca. La frontiera era ormai in fiamme. I vari Dipartimenti Militari dello Utah, dell’Oregon e del Washington vennero invitati dalle autorità centrali a risolvere militarmente il problema degli “indiani Snake”, così varie spedizioni vennero inviate nell’anno 1861. Le autorità tentarono di recuperare i bambini in mano agli indiani dopo lo “Otter Massacre”, ma si temeva ormai che fossero morti di stenti nelle inaccessibili montagne del territorio. Comunque, nessuno sapeva quale banda aveva effettuato il devastante attacco. All’inizio dell’agosto 1861 gli americani riducevano drasticamente le truppe nel Nord-ovest, lo scoppio della “Civil War” richiedeva soldati sui campi di battaglia dell’Est. Nel frattempo, “Eagle-from-the-Light” lasciava i suoi amici Shoshoni per ritornare sul Salmon River dove scoprì ben presto che numerosi cercatori d’oro si erano spinti a sud attraversando il Clearwater, in diretta violazione di un Trattato che alcuni capi della sua tribù avevano stipulato il 4 aprile. Fu allora che il capo decise di organizzare un Consiglio con l’intento di invitare le bande ad unirsi ai ribelli Shoshoni. Uno dei capi, Red Owl (Koolkool Snehee) venne appoggiato da diversi capi della nazione ed allora, Eagle-from-the-Light, inferocito, “riunì la sua banda, abiurò la sua gente” e si spostò nelle terre degli Shoshoni dopo aver accusato i capi di essere “schiavi dei bianchi”.

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