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Nebbie misteriose avvolgono le Chisos Mountains

A cura di Armando Morganti

Alsate tra le Chisos Mountains
Nelle terre del Big Bend, e nelle vicinanze del Rio Grande e della Sierra del Carmen, si ergono le montagne conosciute come “Los Chisos”, il cui nome, da almeno duecento anni, sembra significare “the ghosts” (i fantasmi).
Le prime notizie di queste montagne sono del capitano Juan Bautista Elguézabel, il quale stilò un Rapporto a Jacobo Ugarte (Presidio del Norte, 1 aprile 1787). Ufficialmente queste montagne vennero chiamate “Los Chisos” nell’anno 1852. In un Rapporto di Robert T. Hill, risalente al 1899, si legge che, seguendo il corso del Rio Grande con le sue imbarcazioni, si entrava nei canyons del Big Bend fino a Langtry.
Dal fiume poteva vedere le Chisos Mountains, le quali “davano l’impressione di essere avvolte da spiriti avvolti di nebbia”; questi spiriti “vestiti di bianco” erano “avvolti dalla grigia vegetazione nebbiosa”.
L’Hill fu sicuramente il primo ad associare il nome “Chisos” alle montagne che avevano l’aspetto dei fantasmi. Le leggende del territorio ricordavano che durante le notti di luna piena gli spiriti vagavano sui monti e “tra le rocce più scure”, infatti, alcuni sostengono che le Chisos Mountains erano così chiamate perché l’effetto spettrale della luce della luna sulla scarsa vegetazione era di colore grigio.


La nebbia sulle Chisos Mountains


La Sierra del Carmen

Squarci di luce erano ben visibili sui pendii delle montagne e, talvolta, i picchi si illuminavano misteriosamente. Bob Clanton, di Fort Davis, ricordava che durante una spedizione di caccia, nella notte vide illuminarsi tutta la valle, “per un istante divenne luminosa come il giorno e tutti i cactus e le rocce furono a noi ben visibili”. John Devemport, di Alpine, riferiva che era soltanto una stella che sulle Chisos Mountains si muoveva orizzontalmente e, “in senso antiorario”. Quando i primi spagnoli raggiunsero queste terre, videro le Chisos Mountains avvolte nella nebbia, “nubi vaporose che sembravano fantasmi”, fu allora che le chiamarono “Los Chisos”, una terminologia spagnola significante “fantasmi”.


Si diceva che gli spiriti vagassero nei monti scuri

Non esiste però nei vocabolari di spagnolo la parola “chisos”, la quale però sembra essere una corruzione abbreviata dello spagnolo “hechizo”, significante “stregato” e spesso associato ad “affascinante” o “delizioso”, quindi a “montagne affascinanti”. Altre dicerie ricordano che “Chisos”, in lingua apache, significa “fantasmi”, e che queste montagne sono state così chiamate dagli stessi Apaches, che ne hanno fatto uno dei loro nascondigli preferiti, come d’altronde le Davis Mountains poste più a nord.
Indiano Chishi
Fu Walter Fulcher, di Terlingua, il primo ad indagare seriamente sul significato della parola, “ho sentito dei grugniti e degli starnuti ed era questo il modo che gli Apaches usavano per riferirsi agli spiriti disincarnati”. Harry Hoijer, un esperto delle lingue apache dell’Università di Los Angeles, diceva che il termine “ghosts” (“fantasmi”) era da ricondurre a “ti-shindee”, ma rammentava che ben difficilmente poteva riconducibile a “Chisos”. Il Fulcher ricordava che durante un suo incontro con un vecchio messicano, chiamato El Santo, venne a sapere che “chisos” poteva essere la forma plurale spagnola del termine apache “chis”, significante “rumore di armi in battaglia”. Secondo El Santo, durante la notte si sentono sulle montagne “rumori di battaglie”, come “i fantasmi dei soldati spagnoli uccisi negli scontri contro gli indiani, e tornati nuovamente a combattere i loro nemici”. L’Hoijer affermava, “Non conosco alcuna parola apache nota come ‘chis’ e neppure avente il significato di ‘scontro di armi in battaglia’”. Un carrettiere, Tom Burnham, attraversò il Big Bend nel 1870 e disse al Fulcher che le Chisos Mountains presero il nome dalla tribù indiana dei Chisos (Chizos); qualche tempo dopo un altro messicano riferiva che questi indiani, nella loro lingua monosillabica, si definivano “Chis-sah”.


Il Big Bend

Ulteriori indizi sembrano indicare che sia il Burham che l’amico di Fulcher avevano ragione, infatti alcune mappe dell’epoca localizzavano gli indiani Chisos proprio sulle Chisos Mountains e nei deserti delle zone di Terlingua. Inoltre, vi sono numerose prove che “los Chisos” sia la forma plurale spagnola di una parola apachean significante “abitanti delle foreste”, anche se nessun dialetto apache usa forme plurali per i sostantivi. Due termini del dialetto Laguneros indicavano gli Apaches con i termini “chishye” e “tsi-se” (“tshishe”), mentre per gli antichi Navajos i Chiricahua erano noti come “chi-shi”. Uno dei termini apache per indicarsi era “shis-inday”, significante “abitanti delle foreste”, proprio per le loro abitudini di accamparsi in zone boschive e montagnose durante l’inverno. L’Harry Hoijer diceva che i Lipans chiamavano “Chishi” gli indiani Chisos delle foreste. Il Fulcher, nel 1953, diceva che: < < Quando il paese del Big Bend apparteneva ancora alla Spagna, un gruppo di uomini furono costretti ad abbandonare le Chisos Mountains, lasciandosi dietro una grande quantità d’oro. I dettagli non sono chiari, ma sembra che questi uomini abbiano rubato l’oro e si siano nascosti nelle zone di Los Chisos Mine. Sembra però più probabile che abbiano dovuto lasciare il territorio per timore degli indiani. Comunque hanno nascosto il bottino in una grotta. Ora, uno degli uomini era un “brujo”, o “hechicero”, che poteva far uso di magie ed incantesimi. Invocando i poteri delle tenebre avrebbe lanciato un incantesimo che nessuno poteva rompere, quindi nessuna poteva prendere l’oro nascosto nella grotta fino al suo ritorno. Quando fuggirono, vennero attaccati dagli indiani e molti di loro persero la vita, evidentemente lo “hechicero” non aveva funzionato contro le frecce degli indiani >>.


Alla fine Castillo fuggì verso San Carlos, ma non si sentiva al sicuro…

I pochi sopravvissuti sarebbero poi ritornati, ma non riuscirono a recuperare l’oro e da allora la montagna venne chiamata “Cerro de Hechizo”, un nome poi ridotto in “Chizo” e poi applicato a tutta la catena delle Los Chisos. Le varie referenze riguardanti le varie leggende sui fantasmi delle Chisos Mountains includono spesso il nome della località nota come “El Cerro de Hechicero Quemado” (The Hill of the Burned Which”, designazione di una montagna posta a sud delle Chisos. Un vecchio messicano avrebbe detto al Fulcher che, mentre cacciava cervi, sarebbe entrato nella grotta, avrebbe visto i lingotti d’oro ma, come paralizzato, non poté prenderlo, “nel terrore, strisciò fuori dalla grotta e non vi ritornò mai più”.


L’Alsate Face nelle Chisos Mountains

Fra i numerosi fantasmi che vagano sulle Los Chisos non poteva mancare “La Llorona”, forse il più famoso di tutto il Messico. Essa è la “donna del pianto” che, dopo aver affogato i suoi piccoli nel Rio Grande, si sarebbe data ad una vita sfrenata e sarebbe stata condannata a vivere per l’eternità nel territorio, “piangendo e cercando le anime dei suoi piccoli”. Nelle zone di San Vicente vi sono ben pochi insediamenti umani e sembra che la causa sia proprio la presenza della “donna piangente”, La Llorona. Sicuramente più importante è però la presenza del fantasma di Alsate, “l’ultimo degli Apache Chisos”. La presenza dello spirito di Alsate venne raccontato, per la prima volta, dal giudice O.W. Williams in un opuscolo stampato privatamente e pubblicato a Fort Stockton. Nel 1902, il giudice ebbe modo di ascoltare Natividad Luján di San Carlos (Messico). Sembra che a San Carlos, nel 1882, Lionicio Castillo abbia tradito “Alsate, il rinnegato degli Apache Chisos”, catturato con la sua gente, gli indiani furono deportati nel sud del Messico per essere venduti come schiavi. Però, il Glenn Burgess, che intervistò un nipote del “sanguinario antenato”, disse che il capo era caduto davanti ad un plotone di esecuzione a San Carlos. Le voci circolanti tra i pastori e i vaqueros del Big Bend ricordavano però che il fantasma di Alsate era ritornato nelle sue vecchie terre delle Chisos Mountains; il fantasma venne spesso visto vagare sulle Los Chisos e nella vicina Sierra del Carmen. Molto spesso Alsate si ergeva in piedi su qualche scoglio roccioso che si buttava nelle acque impetuose del Rio Grande.


La grotta conosciuta come “Cueva de Alsate”

Nelle zone vennero trovate tracce di mocassini e, in una grotta, ossa di animali, carne fresca e un letto di erba, qualcuno si nascondeva in quelle terre, ma non poteva essere certamente un fantasma. Tuttavia, i nativi continuarono a vedere il fantasma di Alsate, le autorità interruppero le ricerche ma il Castillo lasciò il paese “in preda al terrore”. Il fantasma di Alsate avrebbe continuato ad apparire sulle montagne. Il Castillo avrebbe anche raccontato che una notte, viaggiando sulle montagne, entrò durante la notte in una “grotta spaziosa” per riposare, si stese sulla “fredda terra” pensando di “aver tradito il capo dei predoni” vide “scolpita nel crinale” della montagna posta sul lato opposto, “le sembianze del volto terrificante di Alsate”; si fece coraggio e sentì “il vento urlare tra le rocce con la voce straziante di Alsate”. Alla fine Castillo fuggì verso San Carlos, ma non si sentiva al sicuro, ogni volta che si avventurava fuori dal paese gli appariva lo spirito di Alsate così, “alla fine scomparve per sempre”. Si dice che la montagna ricordata da Castillo abbia preso le sembianze del viso di Alsate dopo la sua morte, “in modo che il capo possa adempiere al suo voto di vendetta contro Lioncillo Castillo”. Un’altra tesi sembra però ricordare che Alsate abbia perso la vita combattendo contro i Comanches, secondo la leggenda, alla morte del capo “la terra tremò, rumoreggiò e gemette sulle montagne rosa”, i guerrieri nemici “fuggirono vedendo il viso di Alsate sulla cima della montagna”. Da allora gli spiriti di Alsate e dei suoi guerrieri avrebbero vagato sulle Chisos Mountains. Un’altra storia riguardante gli ultimi giorni di Alsate risalirebbe all’anno 1880. Assaliti a nord dai Comanches e a sud dai messicani, gli Apaches si erano rifugiati sulle Chisos, quando un emissario messicano li invitarono ad una “fiesta”.


Il Santa Elena Canyon

Gli indiani si presentarono a San Carlos ma, dopo aver mangiato e bevuto, la mattina dopo si trovarono incatenati e prigionieri, sarebbero stati deportati nel Messico meridionale per essere venduti come schiavi. Alsate, “la sua squaw e i pochi seguaci riuscirono però a sfuggire ai loro aguzzini” e si dileguarono nel territorio. Per anni i messicani lo credettero morto, ma alcuni lo videro sulle Chisos, trovarono tracce di mocassini grandi e piccoli, forse un uomo e una donna, vennero così conosciuti come “Big Foot” o “Little Foot”, la loro grotta venne allora conosciuta come “Cueva de Alsate”. Altre leggende popolano le Chisos Mountains, leggende di indiani e di banditi. La leggenda di Agua Fria Cliff è ricordata da Isidoro Salgado di Alpine, parlava di una donna indiana il cui bambino nacque ai piedi di una rupe in una notte di luna piena. Il bambino era nato sotto un “cattivo auspicio”, si sarebbe trasformato in un animale, forse “un coyote o una lucertola”, così finì la sua vita nelle acque del fiume.
La grotta del tesoro degli Spagnoli
La donna e il suo bimbo avrebbero vagato piangenti nel territorio di Agua Fria Cliff e il Salgado, nel 1954, ricordava che “il suo pianto dura pochi secondi”, “io non credo ai fantasmi, ma avevo paura”. Questa leggenda avrebbe una origine spagnola, o messicana, ma non di origine apache. Il dottor Walter Starkie ricordava che, “gli zingari spagnoli sono terrorizzati dalla luna, essi credono che un bambino che nasce alla luce della luna potrebbe trasformarsi in una sorta di animale”. Un’altra leggenda venne sentita da Lawrence Hardin di Crane. Una carovana di commercianti messicani, con muli e due carri, si accamparono per la notte alla base delle Chisos Mountains; erano abituati a seguire la pista della “Comanche Trail” per vendere manufatti e schiavi con gli abitanti dei villaggi della frontiera messicana, a San Vicente, San Carlos, Lajitas e Terlingua. Sentirono il vento “gemere tra le rocce”, era il grido di una ragazza uccisa su queste montagne. La giovane donna era la figlia di un ricco messicano che aveva un grosso ranch nella zona. I banditi saccheggiarono il ranch, uccisero “il vecchio e la servitù” e catturarono la ragazza, poi fuggirono nelle desolate terre del Big Bend. Così, quando vi sono “i venti caldi del giorno e quelli freddi della notte, tra le rocce si sente il pianto della giovane donna”.