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Il demone dal dito di ferro

A cura di Luca Barbieri

Sfogliando strani libri si finisce per imbattersi in strani personaggi, come questo “demone dal dito di ferro”, una figura peculiare del folklore degli indiani Cherokee.
Si tratta di un demone muta-forma che causa la morte delle proprie vittime per consunzione, o, in altri termini è la spiegazione mitologica dei decessi per malattie improvvise e rare, e per questo ignote agli sciamani Cherokee. Questo demone è ghiotto di polmoni e fegati umani, e per procurarseli assume l’aspetto di un membro della famiglia alla quale appartiene la vittima prescelta. In questo modo è libero di penetrare nottetempo nelle tende senza venir fermato, al massimo viene scambiato semplicemente per qualche amante focoso. Una volta dentro la tenda, con le proprie quattro dita morbide accarezza la testa della vittima fino a farla addormentare, quindi col quinto dito, quello di ferro, penetra il fianco dell’uomo o della donna addormentati.
Il dito, evidentemente, ha poteri anestetici perché la vittima non prova alcun dolore e continua a dormire.
Dallo squarcio nella carne il demone tira fuori gli organi che più gradisce, e se ne ciba. La ferita si rimargina istantaneamente e non lascia nessuna traccia: la vittima, dunque, non si accorge di nulla.
Un libro sull’argomento
Dopo il risveglio, però, comincia a mostrare segni di debolezza, sintomi di un’ignota malattia che logora progressivamente la salute dello sfortunato Cherokee fino a provocarne, ineluttabilmente, la morte.
Questo demone vive per lo più in caverne o cavità nel sottosuolo, come una specie di pipistrello.
La leggenda del “demone dal dito di ferro” veniva raccontata dai pionieri della Carolina del Nord a fine Ottocento, i quali dichiaravano di averla ascoltata dalla viva voce degli indiani Cherokee; in certi punti sembra combaciare con la descrizione del mostro cannibale di Jeepers Creepers 1 e 2, film horror in parte, e molto vagamente, di ambientazione western (almeno come atmosfere).
La versione della leggenda che vi ho riportato è contenuta nel libro di Michael Bell, Food for the dead: on the trail of New England’s vampires, New York, Carroll & Graf, 2001. Notizie sul libro e sul suo autore si trovano in rete.