I fucili Winchester, conquistatori del west
A cura di Gaetano Della Pepa. Note finali di Mario Raciti.
Del Winchester 73 un famoso esperto di armi, il capitano E. C. Crossman nel 1920 scriveva: “La carabina che… ha ucciso più selvaggina ed Indiani e più soldati degli Stati Uniti quando gli Indiani scoprirono i suoi pregi”. E’ noto che la verità fu piuttosto diversa: le carabine a leva della Winchester solo eccezionalmente comparvero nelle mani delle truppe di stanza sulle frontiere degli Stati Uniti, la strage dei bisonti che ridusse i Nativi alla fame fu operata dagli Sharps e nelle mani dei Sioux a Little Big Horn non c’erano dei modelli 1873 ma dei modelli 1866.
La storia dell’arma a leva era cominciata ancor prima, nel 1854, quando Horace Smith e Daniel B. Wesson avevano brevettato un tipo di meccanismo ad otturatore articolato ed alimentato mediante un serbatoio tubolare che andava riempito di speciali proiettili in piombo a base cava conteneti la carica di lancio e l’innesco.
Pistole e carabine che impiegavano tale sistema furono prodotte per alcuni anni dalla “Volcanie Arms” con scarso successo commerciale.
Nel 1858 Oliver P.Winchester, dopo aver rilevato la società, ne affidò la direzione ad un certo Benjamin T.Henry con l’incarico di migliorare il il progetto.
Un vecchio manifesto dedicato al Winchester 73
Lo scopo fu raggiunto nel 1860 allorchè Henry riuscì a mettere a punto una carabina che utilizzava lo stesso sistema di chiusura e di alimentazione ma che sparava una cartuccia metallica “rimfire” in calibro 44. Allo scopo era stato applicato un originale tipo di percussore a doppia punta per limitare il rischio delle mancate accensioni. La carabina Henry conobbe un uso molto limitato da parte degli Unionisti durante la guerra di seccessione.
Nonostante la grande popolarità di cui godette fra i soldati, le alte sfere militari le furono ferocemente avverse trovandola delicata e, secondo i criteri di allora, inadatta all’uso militare.
Il vero punto debole dell’arma era la laboriosa operazione di caricamento. Per infilare le 16 cartucce nel serbatoio, la parte dello stesso più vicina alla bocca doveva essere ruotata lateralmente e solo allora le cartucce potevano essere introdotte facendole scivolare dall’alto. Nei 1866 (brevetto King) si mise fine all’inconveniente praticando nella scatola di culatta una finestra per il caricamento. Cartucce singole potevano andare così a rifornire molto più rapidamente il serbatoio.
Il Winchester: un fedele compagno da tenere sempre a fianco
Era nato il Winchester 66. Il “ragazzo giallo” (Yellow Boy), così chiamato per il colore dell’ottone della scatola di culatta.
La nuova carabina, nonostante il prezzo pittosto elevato, fu molto amata dagli uomini della frontiera ma anche dagli Indiani che, liberi dai pregiudizi degli ufficiali dello stato maggiore americano, ne seppero fare ottima applicazione anche in battaglia.
Il famosissimo Winchester 66, Yellow Boy
Lo Yellow Boy in mano ad un indiano in “Balla coi lupi”
Winchester 66 in azione durante una sparatoria
Si giunse così al 1873 che vide l’introduzione nel modello omonimo di modifiche di scarso valore tecnico. La scatola di culatta veniva realizzata in acciaio, vi era un coprimeccanismo retrattile sulla parte superiore della stessa e l’arma era camerata per una cartuccia a percussione centrale di maggiore potenza: la nuova 44 Winchester Center Fire che caricava ben 40 grani di polvere nera contro i 26-28 della 44 Henry a parità di peso di palla.
Il modello 1873 fu l’ultima arma della Winchester ad impiegare un otturatore articolato che può essere così sommariamente descitto: Il complesso di otturazione è formato da un otturatore propriamente detto e da due bielle incernierate fra di loro; in posizione di chiusura queste articolazioni sono allineate e formano un sistema rigido. Spingendo in avanti la leva si fanno piegare a ginocchio verso il basso le due bielle e l’otturatore viene costretto ad arretrare. Si estrae così il bossolo esploso. Il movimento all’indietro della leva provoca il movimento inverso: l’otturatore avanza camerando una nuova cartuccia che nel frattempo è stata prelevata dal serbatoio e presentata in posizione opportuna dall’elevatore. Così l’arma è di nuovo pronta per il fuoco.
Il Winchester 73 e le sue munizioni
Il Winchester 73 fu fabbricato fino 1919 e fu offerto con diversi tipi di lunghezza di canna (pollici 20-24-30) e in diversi calibri: oltre all’iniziale calibro 44-40 Winchester (44 Wcf) in 22 long Rifle, in 38-40 Winchester (38 Wcf) nel 1879 e in 32-20 Winchester (32 Wcf) nel 1882. Nel 1878 la colt rese disponibile i propri revolvers modello 1873 Single Action anche in calibro 44-40 Winchester: l’intercambiabilità delle munizioni era un enorme vantaggio per il pioniere ed i revolvers Colt furono ben presto camerati anche in 1n 38-40 Winchester ed in 32-30 Winchester; della cosa derivò a queste armi corte l’ovvio soprannome di “Frontier”.
Al Winchester 73 mancava la potenza per essere un “Buffalo Killer”. Per migliorarne le prestazioni la Winchester nel 1876 uscì con una versione irrobustita del modello 73 denominata appunto modello 76. Questo fucile poteva sparare nuove più potenti cartucce come la 45-60 Wincester (1880), la 45-75 Wincester (1876), la 50-95 Winchester (1879). E’ interessante notare come per la cartuccia 45-75 la Winchester, sempre nel tentativo di fare del modello 76 un’arma da bisonte, mise in commercio delle speciali cariche con palla calepinata dal peso di ben 450-500 grani davanti a 85-90 grani di polvere nera che per le loro dimendioni dovevano essere introdotte direttamente in camera non funzionando attraverso il serbatoio. Il modello 1876 veniva fornito con lunghezza di canna di 32, 28 e 22 pollici e il serbatoio conteneva da 12 a 9 colpi.
Il Winchester 76, un modello più robusto del precedente
Uno speciale tipo di carabina a calciatura lunga fin quasi alla bocca e copricanna di tipo militare in calibro 45-75 Winchester fu adottato dalla Canadian Northwest Mounted Police, nota anche come il corpo delle “giubbe rosse”.
Il Winchester 76 della polizia a cavallo canadese svolse onorevolmente il suo servizio fino al 1902, quando si cominciò a sostituirlo con carabine Lee-Metford. Per poter essere appesa alla sella la carabina venne inoltre dotata di un robusto anello saldamente fissato alla culatta.
Per concludere il discorso sui primi Winchester è necessario accennare ai modelli “uno su cento” e “uno su mille” intorno ai quali sono fiorite molte leggende. Si tratta di carabine modello 1873 e 1876 che nelle prove di tiro risultavano avere una canna particolarmente precisa. Le prime subivano una maggiorazione del prezzo di vendita di 20 dollari rispetto ai 45 dei tipi normali. Le seconde venivano invece trasformate in modelli di lusso con finitura molto accurata e marcate “one of one thousend”. Erano immesse sul mercato per la cifra di cento dollari.
Il Winchester 76 di Bob Ford, killer di Jesse James
La Winchester continuando la produzione uscì con altre carabine a cui vennero apportate trasformazioni e migliorie tecniche. Particolare attenzione meriterebbero i modelli 1892 e 1894.
La frontiera ed il West stavano scomparendo mentre restava inalterata la fama di quell’arma che ne era stata un simbolo. Di morte, ma sempre un simbolo.
“Winchester, An American Legend”, un famoso libro
In seguito venne prodotto il Winchester 86. Questo modello fu un’altra idea nata dal genio di John Browning ed è considerato uno dei migliori fucili mai prodotti.
Dal 1886 al 1935 ne furono prodotti 160.000 esemplari, tutti su modelli fucile, carabina e moschetto.
Contrariamente a quanto sarebbe stato lecito supporre le carabine a leva che la Winchester lanciò dopo il modello 1886 non fu un’arma studiata per sparare cartucce di maggiore potenza ma al contrario una carabina a leva molto maneggevole che altro non era se non una versione in scala ridotta dello stesso modello 1886.
Alcuni modelli di Winchester 86
Il modello 1892, questo fu il nome e l’anno di nascita dell’arma, uscì anch’esso dalla fertile genialità di John M. Browning ed era camerato per cartucce corte (come la 44-40, la 38-40, la 32-20 Winchester) che avevano avuto tanta fortuna nel modello 1873. Il funzionamento del Winchester modello 1892 si basava su un meccanismo di chiusura robusto che constava di un otturatore a sezione prismatica che va direttamente ad imperniarsi in un’appendice alla leva guardamano. Spingendo in avanti la leva il suo movimento circolare viene trasformato in rettilineo e l’otturatore arretra. La chiusura vera e propria è affidata a due chiavistelli collocati in posizione simmetrica sui fianchi dell’otturatore e scorrenti verticalmente in appositi alloggiamenti praticati nella scatola di culatta. In posizione di sparo i due chiavistelli bloccano l’otturatore alla scatola di culatta. Spingendo in avanti la leva i chiavistelli discendono permettendo all’otturatore di aprirsi. I cinematismi del modello 1892 erano stati molto ben studiati e pertanto il ciclo di caricamento e sparo era moto rapido e scorrevole.
John Wayne spara con il suo Winchester 92
Ho parlato della meccanica del modello Winchester 1892 perchè le modifiche tecniche apportate al modello 1886, quali le esemplificazioni riguardanti l’elevatore ed il congegno di scatto, ne fecero di questa carabina a leva un’arma di successo. La produzione di questo modello proseguì fino al 1941 raggiungendo un numero di pezzi intorno al milione. Se ne ebbero diverse versioni a canna corta e lunga, smontabile e non, e con diversi nomi (modello 92, modello 53, modello 65).
Nel 1894 la Winchester produsse l’arma che doveva essere il suo cavallo di battaglia per lunghi anni. Si trattava della carabina a leva modello 1894, un’altra creazione dell’inventore John M.Browning.
Il modello 1894 era esternamente simile ai modelli precedenti della Winchester (serbatoio tubolare con finestra di caricamento King e cane esterno) ma proponeva soluzioni nuove per quanto riguardava il meccanismo di chiusura. La leva guardamano, sempre imperniata nell’otturatore, spinta in avanti faceva discendere attraverso un sistema di rimandi un unico chiavistello di chiusura bloccante sulla parte posteriore dell’otturatore.
Il Winchester 94
La carabina Winchester 1894 era stata studiata per impiegare delle cartucce a polvere senza fumo. Quando però si decise che era giunto il momento di immetterla su mercato, i polverifici non erano ancora riusciti a mettere a punto del tutto un propellente nitrocomposto che fornisse risultati soddisfacenti. Per tale ragione il modello 1894 al suo primo apparire fu pertanto camerato per due cariche a polvere nera di medio calibro e di discreta potenza ( cartucce 32-40 e 38-55).
Nel 1895 uscì finalmente la cartuccia 30-30 Winchester per polvere infume. Per l’uso al quale il modello 94 era destinato, la caccia ad animali di media taglia da distanze non superiori ai 150 metri, la cartuccia anzidetta era ampiamente sufficiente sia per energia sia per tensione della traiettoria. E’ noto che i nuovi calibri aiutano a vendere i fucili e quindi il modello 1894 fu camerato anche in 25-35 Winchester e in 32 Winchester Special (1895). Di queste due cartucce nessuna presentava alcun vantaggio rispetto alla 30-30 Winchester, a meno che non si fosse ritenuto un vantaggio il fatto che la cartuccia 32 Winchester Special era stata studiata per poter venire caricata con polvere nera. Per questa ragione il passo della rigatura delle carabine che la cameravano era stato portato dal valore di 1 giro ogni 12 pollici della 30-30 Winchester ad 1 giro ogni 16 pollici. In questo modo con la 32 Winchester Special si intendeva andare incontro a quella parte della clientela più conservatrice che aveva guardato con sospetto l’avvento della polvere senza fumo.
Un particolare del Winchester 94
Il livello di successo di quest’arma è data dai numeri dei pezzi prodotti. Un milione fu raggiunto nel 1927, uno e mezzo nel 1948 e due milioni si raggiunsero nel 1953. Il numero di matricola 2.700.000 è stato raggiunto non molti anni fa e con esso è iniziata una nuova serie dell’arma. Durante la sua lunga carriera , il modello 1894 è stato approntato in una grande varietà con diversi tipi e lunghezze di canne ed anche in versioni smontabili. Oggi viene camerato in 32 Winchester Special e 30-30 Winchester nel modello 94 normale con canna da 20 pollici, nel calibro 44 Magnum nel modello 94 Magnum sempre con canna da 20 pollici e nel calibro 30-30 nei modelli 94 Antique e 94 Classic che, nelle intenzioni degli stilisti che li hanno ideati, dovrebbero riprodurre l’aspetto dei vecchi Winchester. A questo scopo la scatola di culatta è incisa; molti particolari sono dorati; la canna del modello 94 Classic è ottagonale e può avere la lunghezza di 26 pollici.
Note finali
Riporto le spiegazioni dei termini più comuni utilizzati in questi articoli e in generale per descrivere meccanismi, caratteristiche e pezzi di pistole e fucili.
Azione: Indica il tipo di meccanismo di funzionamento che l’arma utilizza e ne indica la caratteristica, se automatica, semiautomatica o monocolpo, se ad azione singola o doppia, a leva, ad otturatore ecc.
Avancarica: Sistema di caricamento che prevede l’introduzione della polvere e della palla dalla bocca dell’arma o, nel caso di revolver ad avancarica, dalla bocca di ciascuna camera del tamburo.
Azione singola (single action): Configurazione del sistema di scatto per la quale è possibile sparare esclusivamente armando manualmente il cane ad ogni colpo.
Bossolo: Contenitore cilindrico, realizzato generalmente in ottone, rame o ferro dolce, che contiene e tiene uniti il proiettile, la polvere e l’innesco.
Calibro: Indica volgarmente il diametro della palla. Si misura in centesimi o millesimi di pollice (.357) oppure in millimetri (9mm).
Camera di scoppio: Cavità posta nella culatta della canna (nei revolver è all’interno del tamburo), dimensionata per accogliere la cartuccia.
Cane: Parte di arma, a forma di martello, fulcrata al fusto nella propria estremità inferiore e libera di ruotare nella sua estremità anteriore. Il suo scopo è quello di urtare l’innesco della cartuccia, direttamente o per mezzo di un percussore, causando la partenza del colpo.
Caricatore: E’ il contenitore nel quale sono contenute le cartucce, nelle pistole semiautomatiche. Le cartucce vengono spinte verso l’alto da una molla, così da permetterne il caricamento.
Castello: Struttura portante di un’arma, che sostiene e mette in collegamento la canna, l’impugnatura, i meccanismi di sparo e di chiusura e il serbatoio. Nei fucili più costosi, esso è finemente decorato e intagliato.
Culatta: Parte posteriore della canna, che generalmente accoglie la camera di cartuccia.
Espulsore: Dispositivo atto a proiettare il bossolo sparato fuori dall’arma.
Estrattore: Leva incernierata all’otturatore o alla canna che provvede a estrarre il bossolo sparato o la cartuccia dalla camera di scoppio.
Grilletto: Leva di forma più o meno arcuata che attua lo sgancio del sistema di percussione sotto la pressione del dito indice, causando la partenza del colpo.
Innesco: Dispositivo che causa l’accensione della carica di lancio della cartuccia in conseguenza di un urto o di uno sfregamento.
Otturatore: Blocco prismatico deputato a sigillare la cartuccia entro la camera di scoppio.
Percussore: Componente realizzato in acciaio o in titanio che trasmette l’urto impresso dal cane all’innesco della cartuccia, causando la partenza del colpo. Quando lo sparo è causato dal solo percussore che, spinto da una molla, genera l’urto necessario allo sparo, si dice che l’arma funziona a percussore lanciato.
Percussione anulare: Cartuccia nella quale l’innesco è contenuto nel bordo del fondello del bossolo. L’accensione avviene in seguito allo schiacciamento del bordo. La cartuccia più conosciuta è il .22 Long Rifle.
Percussione centrale: Cartuccia nella quale l’innesco è posizionato al centro della base del bossolo. Le cariche a percussione centrale più conosciute sono i calibri .38 Spl, .357 Magnum 19, .44 Magnum, .40 S&W 09 e 9×21 IMI.
Retrocarica: Principio di funzionamento che prevede il caricamento dell’arma dalla culatta.
Revolver: Anche detto rivoltella. Arma corta a ripetizione dotata generalmente di una sola canna e di un tamburo contenente quattro o più colpi. L’armamento del cane causa la rotazione del tamburo di una frazione di giro, in modo che una camera sia sempre allineata con la culatta della canna.
Rigatura: Solcatura dell’anima della canna con due o più scanalature ad andamento elicoidale. La rigatura ha lo scopo di imprimere al proiettile un moto rotatorio intorno al proprio asse longitudinale, per stabilizzarne il volo. La rigatura è generalmente identificata dal numero dei solchi, detti princìpi, e dal loro passo, ovvero la lunghezza di un giro completo.
Carabina: Con questo termine si indica un’arma lunga con canna di lunghezza compresa fra 475 mm e 550 mm. In gergo, si utilizza il termine carabina per indicare il fucile a canna rigata, in contrapposizione al fucile a canna liscia.
Fucile: Con questo termine si intende, generalmente, un’arma lunga con canna di lunghezza superiore ai 550 mm.
Moschetto: Arma lunga con canna di lunghezza inferiore a 475 mm.