I film western

La locandina di “Balla coi Lupi”
Il film western sono solitamente ambientati nell’ovest americano del XIX secolo, in un periodo che può indifferentemente variare tra il 1850 ed il 1890.
Talvolta accade che le vicende siano inserite anche nell’ambito “specialistico” della guerra di secessione o hanno la Guerra di secessione sullo sfondo. In genere, però, gli eventi citati nei film western sono collegati all’avanzata dei bianchi verso ovest e al loro complesso rapporto con gli indiani. Molto citati sono gli eventi tipici delle cittadine della frontiera o quelli collegati all’impero del bestiame. La loro collocazione geografica può estendersi dal Messico al Canada.
Gran parte degli western trattano di cavalieri erranti che vagano di città in città con tutti i loro beni: il vestito che indossano, un revolver ed un cavallo.
Innovazioni quali il telegrafo, la stampa e la ferrovia sono spesso presentate come invenzioni recenti per sottolineare che l’azione si svolge sulla frontiera con il progresso che incombe.
Il western sfrutta questi semplici elementi per creare racconti moralistici, di solito ambientati tra i più spettacolari panorami d’America. In alcuni film gli scenari assumono la stessa importanza dei personaggi o della vicenda: quando la storia vuole mettere in evidenza le asprezze della vita selvaggia a contatto con la natura, allora sono preferiti i deserti (Sentieri selvaggi del 1956 e Terra di confine del 2003); altre volte, invece, ambientazioni più amene e ‘facili’ sono utilizzate per contrapporre la tristezza delle esistenze passate nelle città del west, sempre sporche e polverose, alla gioia di una vita trascorsa a contatto della natura (Mezzogiorno di fuoco del 1952).
Molto frequenti sono le ambientazioni delle vicende in fortini isolati, ranch, insediamenti solitari, saloon o prigioni. Vere icone del western sono, inoltre, i cappelli a falda larga dei cowboy (Stetson in inglese) e gli speroni, le colt calibro .45 (Colt Single Action Army), le prostitute-ballerine ed il fedele destriero.
Di seguito elenchiamo, nel dettaglio ma senza alcuna pretesa di completezza, alcuni film western molto famosi che a nostro parere ben figurerebbero nelle case degli appassionati di old west.


Per qualche dollaro in più (1965) – Regia: Sergio Leone – Attori: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volontè, Klaus Kinsky.
Due pistoleri, il Monco (Eastwood) e l’ex colonnello Mortimer (Van Cleef), sono sulle tracce del bandito messicano Indio (Volontè) e della sua banda. I due pistoleri (mosso il primo solo dalla taglia, l’altro da sentimenti di vendetta), si uniscono e tra avventurose e sanguinose sparatorie riescono ad uccidere tutti i banditi. Leone, modifica di poco lo schema di “Per un pugno di dollari”, ma costruisce un western dominato dalla morte e dalla violenza che riesce a raggiungere livelli addirittura sadici, poco legati al periodo western.

Per un pugno di dollari (1964) – Regia: Sergio Leone – Attori: Clint Eastwood, Gian Maria Volontè, Marinne Cock, Wolfgang Lukshy
Al confine fra Messico e Stati Uniti, due potenti famiglie, i Rojo e i Bugster, sono divise da un’acerrima rivalità per il controllo del contrabbando di armi e di alcol. Un misterioso pistolero solitario (Eastwood) cerca di arricchirsi mettendo le due famiglie una contro l’altra, lavorando di nascosto per entrambe. Scoperto dai Rojo riesce a fuggire. Tornato per vendicarsi, da solo uccide tutti i Rojo. Il primo grande western di Sergio Leone, con la colonna sonora di Morricone, con protagonista il bravissimo Eastwood, è una pietra miliare del filone del western italiano. Nuovi, e poi tipici di tutti i film del genere del regista, i personaggi: degli eroi cinici e spietati, in un mondo dove tutti sono contro tutti e dove ciò che conta veramente è solo la violenza. Numerosi i momenti entrati nella storia del western: in particolare la scena finale in cui Eastwood si presenta solo contro tutti i Rojo: grazie ad un abile stratagemma (usa come “giubbotto antiproiettile” una lastra di ferro), riesce a disorientare i rivali e ad ucciderli tutti. Ispirato da “La sfida del samurai” di Kurosawa, fu denunciato per plagio dal regista giapponese che fu risarcito.

Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (1972) – Regia: Sydney Pollack – Attori: Robert Redford, Will Geer, Delle Bolton, Stefan Gierasch, Ann McLearie
Nel 1850 l’ex soldato Jeremiah Johnson (Redford) abbandona la civiltà per andare a fare il trapper solitario sulle montagne; dove stringe amicizia con gli Indiani e sposa un’indiana da cui avrà un figlio. Costretto per aiutare una colonna dell’esercito a violare un cimitero sacro, vede la propria casa incendiata e i propri cari uccisi dagli Indiani per vendetta; inizia a vagare per le montagne, è violento ed ostile con tutti gli Indiani che incontra finché ritrova la pace. E’ un Western maestoso e malinconico che celebra la vita libera e selvaggia in mezzo alla natura. Gli Indiani appaiono ostili, ma non inferiori all’uomo bianco.

Il buono, il brutto, il cattivo (1966) – Regia: Sergio Leone – Attori: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef, Carlo Giuffrè
Durante la guerra di Secessione americana, tre avventurieri sono alla ricerca di un misterioso tesoro sepolto in un cimitero: Joe il biondo (Eastwood), il buono, conosce il nome della bara in cui è sepolto il tesoro, Tuco (Wallach), il brutto, sa dov’è il cimitero e Sentenza (Van Cleef), il cattivo, si finge un ufficiale nordista. Fra numerose avventure e insidie essi giungono alla sospirata meta. “La trilogia del dollaro” di Sergio Leone si chiude nel picaresco, con un film che vuole un po’ fondere gli elementi del western italiano con quelli della comicità latina. Il tentativo non sempre riesce al meglio, ma accompagnato dall’indimenticabile colonna sonora di Ennio Morricone, contiene uno dei più bei duelli della storia del western: il “duello” finale al cimitero.

Balla coi lupi (1990) – Regia: Kevin Costner – Attori: Kevin Costner, Mary McDonnel, Graham Greene, Rodney A. Grant
Un soldato nordista diventa suo malgrado un eroe, e decorato, sceglie di abbandonare la civiltà per vivere nella zona della frontiera, per poterla vedere e conoscere prima che scompaia. Scopre che i veri “selvaggi” sono i bianchi, che portano violenza e sopraffazione e và a vivere fra gli Indiani. Costner esordisce nella regia con un western straordinario e coraggioso: si schiera esplicitamente dalla parte dei pellerossa ed esalta un modello di vita vissuta in armonia con la natura. Grande forza hanno le immagini.

Ombre Rosse (1939) – Regia: John Ford – Attori: John Wayne,Claire Travor, John Carradine,Thomas Mitchell, Andy Devine, Donald Meek, Louise Platt, Tim Holt, George Bancroft, Berton Churchill.
Nel 1880 una diligenza lascia la città di Tonto per dirigersi a Lordsburg: a bordo: la moglie incinta di un ufficiale, un giocatore professionista, un timido rappresentante di liquori, lo sceriffo Wilcox e successivamente una prostituta di nome Dalls, un medico alcolizzato, un banchiere disonesto e il fuorilegge Ringo Kid (Wayne). Il viaggio è lungo e pieno di pericoli. Arrivato a Lorsburg Ringo vendica la morte del padre e del fratello, si dirige oltre frontiera con Dallas. E’ uno dei massimi capolavori del filone western: in esso vi è un perfetto equilibrio fra teatralità e avventura, fra spazi chiusi e spazi immensi. Forte è il messaggio contro l’ipocrisia e l’emarginazione sociale, ma le difficoltà modificano i rapporti tra i personaggi e mettono a tacere i pregiudizi. Il film vide il ritorno di Ford al filone western, e lanciò John Wayne come attore di primo piano. La celebre sequenza dell’attacco degli Apaches alla carovana fu ripresa a 60 km/h; fu girata nella Monument Valley, usata da Ford per la prima volta come sfondo panoramico di primo piano.

Sentieri Selvaggi (1956) – Regia: John Ford – Attori: John Wayne, Jeffrey Hunter, Vera Miles, Ward Bond, Natalie Wood.
Texas 1868. Dopo che un gruppo di Indiani ha massacrato suo fratello e sua cognata, il reduce sudista Ethan Edwards (Wayne) parte alla ricerca delle due nipotine rapite, insieme a Martin, un mezzosangue adottato dal defunto fratello. Dopo lunghi anni di ricerca ne ritrovano una, ma, quando Ethan scopre che è diventata un’indiana, pensa di ucciderla. “Sentieri Selvaggi” è uno dei migliori western di Ford per la complessità dei temi affrontati, per il geniale uso degli spazi della Monument Valley, per la straordinaria capacità di rendere l’idea del passare del tempo e delle stagioni tramite i mutamenti naturali, è uno dei più grandi film di tutti i tempi. Straordinaria l’interpretazione di Wayne: l’attore dà vita ad un personaggio tormentato, spinto a continuare la ricerca, più che dalla volontà di ritrovare le bambine, dall’odio e dal desiderio di vendetta nei confronti di quegli Indiani. La scena finale, in cui la sagoma di Wayne rimpicciolisce all’orizzonte, inghiottita dall’immenso paesaggio, esprime la condizione di solitudine del protagonista.

Sfida infernale (1946) – Regia: John Ford – Attori: Henry Fonda, Linda Darnell, Victor Mature, Walter Brennan,Tim Holt,Ward Bond,Cathy Downs.
L’ex sceriffo Wyatt Earp (Fonda), indaga sulla morte del fratello, e trova come alleato Doc Holiday (Mature), ex medico rovinato dall’alcol e dalla tisi. Dopo una serie di scontri, la sfida finale con i malvagi fratelli Clanton avviene all’Ok Corral. Ford basandosi anche su uno stralcio di racconto dello sceriffo Earp, personaggio realmente esistito, riprende una delle più famose leggende del West, e ne dà una delle versioni più attendibili. Il tema centrale è la lotta degli uomini onesti per la pace e il progresso. Girato con uno stile originale e rispetto agli altri di Ford e caratterizzato da un tono melodrammatico, è uno dei film più insoliti ed interessanti del regista americano. La vicenda della sfida all’Ok Corral verrà ripresa in molti altri western, senza però mai raggiungere la veridicità di questa opera di Ford.

Gli spietati (1992) – Regia: Clint Eastwood – Attori: Clint Eastwood, Gene Hackman, Morgan Freeman, Richard Harris, Jaimz Woohett, Frances Fisher, Anna Thompson, Soul Rubinek.
Per vendicare lo sfregio di una prostituta da parte di due cowboy, le compagne mettono una taglia sui responsabili, nonostante il duro sceriffo della città (Hackman) abbia già stabilito un’ammenda per i colpevoli. Si fanno avanti in molti per portare a termine il lavoro, nonostante lo sceriffo cerchi a tutti i costi di impedire ciò. Fra i vari pretendenti si presentano tre uomini: William Munny (Eastwood), un ex terribile killer, insieme al suo vecchio amico Ned (Freeman) e ad un giovane aspirante killer. Nonostante Munny sia vecchio, stanco e ritiratosi ad una vita di allevatore con i due figli, sarà il solo che riuscirà a portare a termine l’incarico, scontrandosi sia con i cowboy che con lo sceriffo. Il tredicesimo western di Eastwood non ha molto in comune con i precedenti e assomiglia di più ad una tragedia: gli eroi sono decaduti, senza fortuna, il coraggio e l’abilità sono ormai scomparse come i grandi temi del genere (la morale, l’azione, la solitudine del cowboy sono ormai ridotti all’essenziale). Il passato si trasforma da memoria ad ossessione, il mondo è governato dal cinismo, dalla cattiveria dei più forti, la lealtà e l’amore sono del tutto assenti. Si tratta di un passo avanti per il genere western in cui all’avventura si unisce l’angosciata riflessione sul tempo e sulla storia. Eastwood, che qui supera se stesso, dà vita ad un personaggio in costante cambiamento per tutto il film: Munny parte inizialmente come un allevatore di maiali che non sa più sparare, non sa più stare in sella e non beve più whiskey, un ex killer trasformato in un altro dall’amore della moglie ormai morta. Per il bisogno di soldi parte per un’avventura in cui tornerà a cavalcare, a sparare e ad uccidere come un tempo, fino all’ultima parte del film in cui torna ad essere quel killer spietato del passato.

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