I Comanche, i Lipan e le missioni Spagnole

Ad assistere alla discussione vi era Frate Diego Jimenez, presidente delle missioni sul Rio Grande, che era arrivato a Novembre a San Saba. I Lipan posero 4 condizioni. Per prima cosa, rifiutarono di stabilirsi nel vecchio luogo di San Saba. L’area era troppo vulnerabile agli attacchi Comanche e Norteno, e la vicinanza alle tombe dei preti e dei soldati andava contro le credenze dei Lipan sulla morte. Gran Cabezon richiese una nuova missione più a sud, vicino al Rio di San Josè (l’upper Nueces), una regione aspra e isolata, dove i Comanches non erano ancora penetrati, ma che non era ciò che aveva in mente il viceré quando aveva inviato Rabago a esplorare la regione a nord-ovest di San Saba.


Felipe de Rabago y Teran, nuovo comandante del presidio San Saba

I Lipan chiesero, poi, che un distaccamento di soldati li accompagnasse in una caccia al bisonte, in modo che potessero entrare nella missione riforniti di cibo. La terza richiesta di Cabezon fu la liberazione della figlia di un suo parente Natage, tenuta prigioniera in Nuevo Leon. La condizione finale, che Rabago non accettò temendo gravi ritorsioni, fu un ulteriore distaccamento di soldati che li accompagnassse in una campagna contro i Comanches. Impazienti di agire, pur consapevoli del sicuro disappunto del vicerè riguardo la posizione della nuova missione, Rabago e Jimenez decisero di procedere senza chiedere un’autorizzazione ufficiale. Nel frattempo i Lipan se ne andarono a caccia di bisonti.
Gran Cabezon e la sua banda ritornarono dalla loro “carneada” nel tardo Dicembre 1761 e dissero di essere pronti a aprire un nuovo capitolo della loro vita. In risposta, Rabago inviò 30 soldati ad accompagnare gli Indiani in un viaggio di 100 miglia a sud, fino a El Canon, il nome del luogo dove sarebbe sorta la nuova missione. ?Il capitano e il suo entourage li seguirono dopo alcuni giorni e, a metà Gennaio 1762. il gruppo si trovava accampato vicino alla sorgente di El Canon. Frate Jimenez arrivò il 22 gennaio, portando asce, utensili di ferro, bestiame, scorte di grano, tabacco, zucchero e vestiti e cappelli per i capi Lipan.


La chiesa della missione di San Lorenzo

Il 23 gennaio Rabago condusse una processione di ufficiali, preti e Indiani su una piatta collinetta sopra la sorgente, dove sarebbe stata edificata la missione.
Frate Jimenez benedì il luogo, celebrò la messa e chiamò la nuova missione San Lorenzo de la Santa Cruz, mentre Gran Cabezon strappò dell’erba e versò acqua sopra alcune rocce che aveva raccolto simbolizzando, in questo modo, che la sua banda, formata da 300 persone, prendeva possesso del luogo. Frate Jimenez prese da parte Rabago, prima che ritornasse a San Saba, e gli chiese truppe addizionali da assegnare alla nuova missione. Temeva il ripetersi di un nuovo massacro, come a San Saba, e voleva rassicurare i Lipan sull’intenzione Spagnola di proteggerli. Temeva, inoltre, lo status non ufficiale della missione, e pensava che, in mancanza dell’avvallo del viceré. l’intero progetto avrebbe avuto problemi logistici e di approvvigionamento quasi insormontabili. Ma Rabago era riluttante a riferire la sua azione all’autorità. Costruire una missione 100 miglia a sud di San Saba, piuttosto che a ovest, era una cosa contraria agli ordini che aveva ricevuto.
Nel frattempo, oltre al popolo di Cabezon, altre bande Lipan, 3000 persone secondo Frate Jimenez, visitarono San Lorenzo, e alcuni capi, come “Capitano Teja” e “Capitan Panocha” espressero il desiderio di avere una missione. Mentre Rabago si trovava ancora sul Nueces, arrivò un messaggero e riferì che un terzo leader Lipan, ”El Turnio”, durante una visita al presidio di San Saba, aveva chiesto che gli Spagnoli costruissero una nuova missione anche per il suo popolo. Prima che l’opportunità svanisse, il capitano e Jimenez ritornarono in tutta fretta a nord, per incontrarlo. El Turnio, la cui banda era formata da circa 400 persone, preferiva risiedere, con il suo popolo, 10 miglia più a sud di San Lorenzo. Sebbene Rabago fosse riluttante a distaccare altri soldati per la difesa di una nuova missione (indebolendo ancor di più la guarnigione del presidio di San Saba), l’opportunità sembrava troppo allettante, e così il capitano diede il suo assenso anche senza l’autorizzazione ufficiale, e il 6 Febbraio 1762 Fr Jimenez benedì le fondamenta della missione di Nuestra Senora de la Candelaria.


El Lumen insinuò che i missionari avessero rapito donne e bambini Lipan

Nel mese seguente, alcune bande Lipan visitarono le missioni spinte dalla curiosità e dalla speranza di ricevere doni. I capi Teja, Boruca, Borado e El Cojo si fermavano di tanto in tanto, e così Frate Jimenez iniziò a avere buoni motivi per essere ottimista. I Lipan avevano perso, in apparenza, l’atavico timore che rimanere in villaggi permanenti li avrebbe fatti ammalare. Alcuni uomini si erano, poi, offerti di lavorare nei campi e, inoltre, quando i guerrieri si allontanavano per cacciare il bisonte, lasciavano donne e bambini in custodia ai Francescani.
A dispetto di questo inizio promettente, il destino delle missioni Apache a El Canon divenne ostaggio di una serie di nuovi e inattesi sviluppi. Nel 1762 il re di Spagna Carlo III entrò a fianco della Francia nella Guerra dei Sette Anni. Tre mesi prima della fine delle ostilità nel febbraio 1763 la Francia, nel tentativo di impedire che i suoi territori in America cadessero in mano britannica, trasferì la Louisiana alla Spagna. Con un colpo di spugna il timore, per la verità più ipotetico che reale, di un’alleanza Franco-Indiana contro il Texas fu cancellato, e così anche l’immediato interesse della Corona per nuovi interventi nella provincia.


Raid contro insediamenti spagnoli

Inoltre, i sogni di un capo Lipan chiamato “El Lumen” stavano creando molta ansietà. Nel Giugno 1762 i Lipan partirono per una caccia al bisonte. Mentre erano in viaggio, El Lumen sognò che i missionari avevano abbandonato la missione, portando con loro donne e bambini Apache, con l’intento di farli diventare schiavi. Spiegò il sogno ai cacciatori, e alcuni di loro cavalcarono indietro per vedere se era vero. Arrivati a San Lorenzo, i Lipan trovarono che tutto era in ordine e tornarono a nord per finire la caccia. ?El Lumen rimase, però, una presenza disturbante. Accusò le donne della banda, compresa sua moglie, di aver coabitato e di aver avuto rapporti sessuali con gli Spagnoli e di aver complottato insieme a loro. Suggerì di uccidere tutti. In un’altra occasione, El Lumen scandalizzò i missionari chiedendo la tovaglia dell’altare da usare come perizoma.


Il sito della missione Nuestra Senora del la Candelaria

Un terzo sviluppo poco favorevole fu la ripresa degli attacchi Comanche e Norteno. Nel Marzo 1762 i Comanches distrussero un accampamento Lipan in un canyon vicino alla missione di San Lorenzo, e due mesi dopo attaccarono un’altra rancheria Apache, uccidendo 40 persone. Rabago spese una fortuna in provviste, vestiti, bestiame e cavalli per i suoi soldati, ma i Comanches e i loro alleati intercettarono i carri e li razziarono. Un quarto problema per gli Spagnoli era costituito dai Lipan che vivevano vicino a El Canon. Dal momento che le missioni operavano senza autorizzazione ufficiale, l’unico modo per Rabago di nutrire i suoi protetti era permettere loro di cacciare il bisonte. Gli Apaches approfittavano di questa libertà per razziare il Coahuila, dove rubavano cibo, cavalli e bestiame. Le bande di El Canon usavano, poi, la missione come un santuario. Dopo ogni caccia al bisonte, gli anziani e le donne ritornavano alla missione, mentre i guerrieri proseguivano verso le terre dei Comanches e dei Nortenos. Dopo averli colpiti, tornavano a sud, sul fiume Nueces. Impiegando una vecchia tattica, i Lipan lasciavano cappelli, scarpe e oggetti di foggia spagnola per convincere i nemici che gli Spagnoli erano co-perpetratori.


La difesa dall’attacco dei razziatori

Allo stesso tempo rubavano le frecce e i vestiti dei nemici e commettevano simili raid contro i villaggi Spagnoli per gettare sospetto sulle tribù del nord.
Il problema finale fu una devastante epidemia di vaiolo che colpì le missioni nel 1763 e nel 1764. Dei 45 bambini e 29 adulti che i missionari battezzarono in “articulo mortis” durante l’epidemia, la maggior parte morì. Un costernato Frate Jimenez riferì la notizia della nascita di un movimento nativistico abbracciato da molti Lipan dopo il morbo. I Lipan vedevano un vecchio uomo che appariva e poi svaniva e che cambiava aspetto presentandosi, a volte, nelle sembianze di una donna. Incitava gli Apaches a condurre una continua guerra contro le tribù nemiche e gli Spagnoli e li avvertiva di non accettare il battesimo, poiché la morte sarebbe seguita poco dopo la cerimonia. Il vecchio uomo appariva durante le battaglie, era ucciso, ma poi resuscitava. I Lipan lo interpretavano come un messaggio divino. Se fossero morti in battaglia, sarebbero, poi, rinati e si sarebbero riuniti ai congiunti in una sorta di paradiso Lipan. Per Frate Jimenez non vi erano dubbi, il vecchio uomo era il demonio.
Come Frate Jimenez aveva temuto, il fallimento di Rabago nell’ottenere l’approvazione ufficiale e il supporto economico alle missioni di El Canon, unito alla crescente riluttanza Lipan a vivere in insediamenti permanenti, portò all’insuccesso finale. Nel 1765 il numero di bande Apache che visitavano le missioni precipitò, e i Lipan si ritirarono a sud del Rio Grande e a Ovest sul fiume Pecos, nel tentativo di sfuggire agli attacchi Comanche e Norteno. Nel 1766 400 Comanches e Nortenos entrarono nella valle del Nueces e assalirono un villaggio Lipan, uccidendo 6 persone e prendendo 25 prigionieri.


Una missione in piena attività

Razziarono la mandria del bestiame e, come estremo insulto, passarono la notte nel campo Apache. Rabago era stato, però, informato dell’invasione e inviò 40 soldati dal presidio di San Saba, con cannoni, a intercettare gli invasori mentre tornavano a casa. La sera del 28 Gennaio gli Spagnoli assalirono i Nortenos vicino al fiume Llano e usarono i cannoni con così grande efficacia, che le perdite tra i nemici ammontarono a più di 200 guerrieri. Malgrado questa vittoria, il destino delle missioni era segnato. Nel 1766 la banda di El Turnio abbandonò la missione di Candelaria, e anche l’ultimo missionario rimasto se ne andò. La cappella e il granaio fatti di fango furono lasciati agli elementi, dissolvendosi lentamente dopo ogni pioggia mentre, all’interno delle mura della missione di San Lorenzo, 2 preti, alcuni convertiti Lipan e una piccola guarnigione conducevano una triste esistenza, protetti solo da 2 cannoni.
Nel Novembre del 1766 una grossa banda di guerrieri Comanche e Wichita cercarono di attirare i soldati in un ‘imboscata fuori dalle mura della missione. Una sentinella diede l’allarme e tutti gli Spagnoli riuscirono a rientrare e presero posizione lungo il parapetto che era stato costruito a protezione dei cannoni. Il comandante della guarnigione, al fine di nascondere l’inferiorità numerica, fece indossare alle mogli dei soldati le uniformi e i cappelli, e le fece schierare sulle mura. Una carica fu respinta, e un capo cavalcò 3 volte, disarmato, intorno alla missione per dimostrare il suo coraggio e il disprezzo verso le armi Spagnole. Poi i guerrieri si ritirarono. Ma il destino era, ormai, segnato. I Lipan abbandonarono completamente la missione di San Lorenzo nel 1767 e i 2 missionari rimasti, ormai inutili, se ne andarono l’anno dopo. Così terminò il tentativo Spagnolo di convertire e pacificare i Lipan Apaches, e anche la speranza che aveva brillato nelle menti di Rabago e Jimenez finì nella polvere.

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