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Nella Matagorda Bay

A cura di Armando Morganti

Indiani Karankawa
Le tribù della Matagorda Bay, con le quali il La Salle fu costantemente in lotta durante il suo soggiorno nel territorio, erano collettivamente note come Karankawa, anche se, sia gli spagnoli che i francesi, non facessero alcun riferimento a questo nome, ma soltanto a diverse varianti recuperate dagli storici. Secondo il Jean Baptiste Talon, che venne da loro catturato e che visse circa due anni e mezzo (1689-91) con la tribù Clamcoeh, probabilmente i veri e propri Karankawa, questi indiani vivevano quasi sempre nelle vicinanze delle baie e non si dedicavano ad alcun tipo di agricoltura. Anche se è accertato che cacciavano i bisonti quando si spingevano a sud, essi vivevano principalmente di caccia ad animali di media e piccola taglia – cervi, tacchini selvatici e uccelli acquatici -, ma anche di pesca, inclusi i delfini, e delle varie risorse acquatiche della zona, oltre a vari prodotti della flora locale – pecans, frutti di cactus, bacche e radici -.
I Karankawa furono costantemente in guerra con gli indiani del ceppo Caddoan, particolarmente con gli Hasinai – i Cenis delle fonti francesi -, e lanciavano frequenti incursioni nelle terre del Texas orientale. Il Talon ricordava che spesso ritornavano dalle loro scorrerie con numerosi cavalli e “dai trenta ai quaranta schiavi degli Ayennis”, presumibilmente i Nasoni del gruppo Hasinai; inoltre ricordava che i Karankawa solevano sacrificare e mangiare alcuni dei loro prigionieri a scopo cerimoniale, “durante celebrazioni di tre giorni”, come affermava il Joutel. Era comunque ben noto che anche i Caddoan, quando assalivano e catturavano prigionieri Karankawa, compivano gli stessi riti bestiali. I vari gruppi Karankawan si incontravano spesso fra loro per scopi cerimoniali e matrimoniali, ma mai si univano agli indiani dell’entroterra del gruppo Tonkawan (Cantona, Cava, Emet, Sana, Toho, Tohaha ecc.), cosa che invece facevano i vicini Cocos, probabilmente appartenenti al gruppo Atakapan, anche se culturalmente simili ai Karankawa. Un recente studio del Robert A. Ricklis individuava il loro territorio tribale lungo le coste della Matagorda Bay e fino alle zone di Corpus Christi e alla Baffin Bay; gli studi del Ricklis hanno inoltre preso in esame l’archeologia Karankawa, con particolari riferimenti al basso corso dei fiumi Guadalupe e Lavaca.


Guerrieri della tribù Karankawa

Abilissimi nuotatori, questi indiani si spinsero anche in mare aperto per assalire le navi del Lasalle (gennaio 1685), anche se non possiamo escludere che questo primo attacco fosse invece opera dei Cocos. Il Joutel faceva dei commenti significativi sulle tribù indiane da lui incontrate, specialmente quando si mosse lungo il basso corso del fiume Navidad per poi spingersi a nord e a nord-est dell’alto corso del fiume, per poi attraversare il fiume Colorado e spingersi in altre sconosciute terre. Anche se padre Douay riportava i nomi di parecchi gruppi del basso Navidad, il Joutel identificava soltanto gli Ebahamo, stanziati nella parte settentrionale dell’attuale Lavaca County, affermando che erano amici dei Cenis e che alcuni di loro parlavano la lingua Caddoan. Stando al Joutel gli Ebahamo conoscevano gli spagnoli e spesso si spingevano a ovest per commerciare con loro; gli stessi Ebahamo ricordavano al francese che a occidente vi erano quattro grandi fiumi nelle cui terre vi erano numerosi bisonti. Il Joutel, purtroppo, non ricorda alcun nome delle tribù del Navidad, e rammentava di un grande insediamento abbandonato e costituito da “molte capanne”, stando alle sue parole poteva contenere anche dalle “mille alle mille e duecento anime”. Ritornando ai Karankawa, quando la spedizione sbarcò sul continente, il 14 febbraio 1685, gli indiani uccisero un soldato mandato in avanscoperta per esplorare la baia, una lunga freccia aveva posto fine alla sua vita. Sei giorni dopo, tra le sette e le otto del mattino, i francesi furono sorpresi nel vedere due loro uomini ritornare al campo terrorizzati, erano riusciti a sfuggire agli indiani e temevano che i loro compagni fossero stati uccisi. Benché il Joutel non riportasse il nome di questi indiani, i fratelli Talon li identificavano con la tribù Clamcoeh e il Pierre Meunier, che faceva parte della spedizione, riferiva che erano i Caucosi, vale a dire i Karankawa, ovvero i Caocosi dell’Alonzo de Leon. Il Minet valutava che, all’ingresso della baia, vi erano almeno quattrocento indiani, localizzandoli precisamente su una delle sue mappe.

Il Lasalle era furioso, aveva uomini armati e affamati, e fu allora che vide apparire alcuni nativi “che venivano direttamente verso di noi”, ma quando si accorsero che le truppe erano in assetto di guerra, preferirono allontanarsi “credendo che volessimo attaccarli”. Il francese, che ben conosceva le abitudini indiane, prese con sé 6-7 uomini, armati di sole pistole, e si avvicinò agli indiani segnalando loro di venire in pace. ” Quando videro che avevamo posato le nostre armi, una parte di loro fece lo stesso e vennero diritti verso di noi”. Gli indiani facevano gesti amichevoli “strofinando le loro mani e facendoci così capire che erano contenti di vederci”, i francesi risposero alla loro maniera e cominciarono a parlare con il linguaggio dei segni, mentre gli indiani “cominciarono ad uggiolare in modo gutturale e facendo dei suoni con le loro lingue come le galline, o come noi facciamo quando vogliamo far muovere un cavallo”. Qualche tempo dopo il Lasalle e i suoi ritornarono al campo, con loro vi erano alcuni indiani importanti, ma i francesi avevano però dovuto lasciare alcuni ostaggi presso i nativi. Al campo i capi vennero fatti sedere e poi rifocillati con alimenti e bevande, mentre il Lasalle cercava di ottenere informazioni sul grande fiume Mississippi. Fu tutto vano, gli indiani non capivano ed allora, quando i capi lasciarono il campo, venne dato loro un certo numero di coltelli e di accette di ottima fattura. Uno degli ostaggi in mano ai nativi era il marchese La Sablonnière, un tenente di Fanteria nipote del comandante, con lui vi erano tre soldati, gli ostaggi furono portati al campo indiano e ciò fece infuriare il Lasalle. Il comandante, adirato, si mise in movimento verso il villaggio, “posto a circa una lega e mezza”, ma quando giunse in vista dell’accampamento trovò gli indiani ben posizionati intorno “alle cinquanta capanne di canna, alcune delle quali erano ricoperte di pelli di bisonte”, erano “costruite con dei pali curvati come le doghe di un barile e sembravano dei forni molto grandi”. Il Joutel ricordava che le loro capanne potevano contenere 5-6 persone, ma metteva in risalto il fatto che, “a prima vista”, erano soltanto delle strutture per un uso provvisorio e facilmente rimovibili. Gli indiani restarono meravigliati nel vedere la nave – la Aimable – che stava entrando nella baia, ma il Lasalle era fortemente preoccupato perché stava dirigendosi verso i banchi di sabbia. La manovra non riuscì comunque e dalla nave venne allora sparato un colpo di cannone, “sentendo il rumore del cannone tutti i nativi si posarono a terra per paura”.


L’area della Matagorda Bay

Quando il Lasalle poté raggiungere il villaggio gli indiani si mostrarono amichevoli e “uno dei capi abbracciava amichevolmente il Sablonnière”, il quale ricordava che la loro vita scorreva come sempre ed, “era un piacere vedere gli indiani pescare, avevano ucciso un delfino, un pesce molto abbondante in questa baia”. Il Lasalle venne condotto dal capo, “ma noi, come ci aveva avvertiti il comandante, dovevamo sempre essere accorti, erano indiani infidi”. “Vedemmo molte donne nude, a parte una pelle che le cingeva e le copriva fino alle ginocchia. Avevano tatuaggi sul volto e perciò non erano molto belle. Gli uomini erano nudi e le pelli di cervo scendevano dalle loro schiene come gli zingari”. Le donne portavano “pezzi di carne fresca e bocconi di delfino, ed io (il Joutel), ammirai il loro modo di tagliare la carne con una mano, mettendo un piede sopra la stessa carne; questo costume significava che fra loro non vi erano persone difficili”. I francesi notarono che questi indiani non avevano alcun oggetto di ferro, ma avevano “circa quaranta canoe di diversa taglia, erano state costruite con un pezzo unico ed erano molto simili a quelle viste sul Mississippi”, fu allora che il Lasalle pensò di non essere lontano dal grande fiume. Nel frattempo la nave dovette essere evacuata, l’importante era salvare almeno il carico trasportandolo a terra con le scialuppe ma, appena finito di mettere in salvo i barili di polvere da sparo, il vento cambiò e non ebbero più alcuna possibilità di raggiungere la nave. Il forte vento stava ormai rompendo gli alberi maestri e allora i francesi decisero di tagliarli, la “Aimable” era andata perduta. Il giorno dopo “100-120 indiani entrarono nel nostro campo, erano armati di archi e frecce e circa una ventina di loro si mescolarono fra noi per guardare quello che avevamo salvato dal naufragio”. I francesi non si fidavano, non accettarono di andare a caccia con loro, ma riuscirono ad ottenere due canoe in cambio di alcune accette. Alcuni giorni dopo scoppiò un incendio che “bruciò rapidamente l’erba asciutta”, il fuoco stava muovendosi verso il campo francese e le truppe “furono costrette a sradicare vasti spazi d’erba per impedire alle fiamme di raggiungere l’accampamento”. Il Lasalle si mosse allora, con una ventina di armati, alle spalle delle fiamme, ma non vi trovò alcun indiano; continuando la perlustrazione giunse nelle vicinanze di un piccolo lago dove, “trovammo una donna vecchia”, la quale cercò di fuggire appena vide i bianchi. ” La fermammo e le facemmo capire che non avevamo cattive intenzioni, lei tornò alla sua capanna dove trovammo delle brocche d’acqua dalle quali ci dissetammo “. Nel frattempo giungeva una canoa, “con a bordo due donne e un bambino”, e quando sbarcarono “capirono che non avevamo fatto alcun male alla vecchia, allora vennero ad abbracciarci nel loro modo speciale, soffiando contro le nostre orecchie”, poi avrebbero fatto capire ai francesi che i loro uomini erano andati a “caccia nelle praterie del nord”.


Lasalle in una perlustrazione

Qualche giorno dopo giunsero 7-8 uomini con i quali, “alcuni dei nostri barattarono coltelli per pelli di cervo”, infine gli esploratori tornarono al campo. La mattina dopo i francesi riuscirono a recuperare “trenta barili di vino e di brandy, e parecchi barili di carne e fagioli” dalla ormai quasi distrutta Aimable, ma avevano ancora grande bisogno di canoe, allora un soldato venne inviato al villaggio indiano per barattarle, il francese si accorse che nell’accampamento vi erano delle “coperte della Normandia”, ciò significava che durante la notte gli indiani avevano saccheggiato la nave. Il soldato notò che “molte donne indiane avevano tagliato in due le coperte e ne avevano fatto delle gonne”, mentre gli “uomini avevano alcuni pezzi di ferro presi dalla nave”. Il comandante era infuriato e, il giorno dopo, inviò il Sieur du Hamel, accompagnato dal Morenger, dall’Oris, dal Gayen e dal Desloges, al villaggio indiano. Questi, con cattive intenzioni, entrarono in alcune capanne per recuperare almeno parte del bottino razziato, poi “ritornarono al campo a bordo di canoe rubate agli indiani; ma non sapevano usarle e il vento soffiava contro di loro, così all’avvicinarsi della notte decisero di accamparsi sulla riva”, poi accesero il fuoco “e si misero a dormire”. Gli indiani decisero di reagire all’affronto e silenziosamente si mossero all’inseguimento dei bianchi fin quando videro il bagliore del fuoco. I guerrieri assalirono i francesi e “il Morenger venne ferito, riuscendo però a sparare un colpo di moschetto nonostante una ferita ad un braccio ed un’altra al torace”. L’attacco fu brevissimo e, ai primi colpi di moschetto, gli indiani fuggirono precipitosamente, ma quando la mattina successiva giunsero i rinforzi, “l’Oris e il Desloges avevano perso la vita e il Gayen era gravemente ferito”. L’attacco si ebbe durante la notte del 5 marzo e il comandante ne fu profondamente colpito e pianse per la triste sorte del Desloges, “un giovane pieno di spirito che l’aveva sempre ben servito”. Da questo breve passo sembra trasparire la presunta omosessualità del comandante. I francesi temevano che le frecce fossero avvelenate, infatti sia l’Oviedo che il Joutel ricordavano che i nativi del litorale facevano uso di dardi e frecce avvelenate; però, nei documenti spagnoli dell’epoca non si faceva alcun cenno di tale pratica fra le popolazioni del Messico nord-orientale e del Texas sud-occidentale. La nuova situazione e la perdita di una delle due navi ebbe il triste effetto di demoralizzare i francesi, molti dei quali volevano ritornare in patria, fra questi vi erano padre d’Esmanville, l’ingegnere Minet e parecchi altri.

Questi avrebbero cercato di screditare il Lasalle per la sua avventata condotta, ma il comandante decise di continuare la sua opera e ordinò di dar vita ad una sistemazione più sicura, in modo da poter dar vita ad un vero e proprio insediamento coloniale. Infatti, il nuovo insediamento, chiamato “Fort St. Louis”, avrebbe rappresentato il primo tentativo europeo di stabilire un avamposto permanente nella Matagorda Bay, ma avrebbe anche avuto una vita effimera terminata con la distruzione dell’intero insediamento.