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Soldati a cavallo (US Plains Cavalry)

A cura di Sergio Mura


George A. Custer
Per oltre 50 anni gli appassionati di cinematografia western hanno potuto guardare molti film in qualche modo dedicati alla Cavalleria americana delle pianure. Nei film c’era solo l’opportunità di vedere una versione romanzata della vita dei soldati di cavalleria, ma era un approccio comunque utile per via del fondo di verità storica che era possibile intravvedere aldilà della cortina dei racconti edulcorati. Tutto iniziò nel 1939 con il famosissimo film Stagecoach (Ombre Rosse in Italia) in cui si racconta l’avventurosa traversata di una diligenza inseguita dagli indiani. In quel film a salvare la situazione sono proprio i cavalleggeri che con il più classico squillo della tromba arrivano all’ultimo istante e salvano i poveri bianchi dai selvaggi urlanti.
Altri film diventati poi famosissimi hanno descritto piccoli spaccati di vita della cavalleria; è il caso di Fort Apache, She Wore a Yellow Ribbon e Rio Grande.
In tutti questi film, però, veniva logicamente e necessariamente rimarcato l’eroismo e la vita avventurosa dei soldati, piuttosto che la vita quotidiana passata tra i forti della frontiera e le cavalcate nei quadranti geografici affidati ai diversi reparti.
Ma chi erano realmente quei soldati a cavallo? Prima di parlare di loro è necessario e opportuno soffermarci su alcuni cenni storici relativi alla Cavalleria delle Pianure (US Plains Cavalry).


Un assalto della cavalleria

La Cavalleria degli stati Uniti è esistita in varie forme fin dal 1775 e fino al 1942. La lunga vita della Cavalleria come comunemente la intendiamo si è conclusa durante la II Guerra Mondiale, quando il Generale Jonafhan Wainwright consegnò la sua sciabola al comandante delle forze giapponesi a Corregidor. Quella spada venne poi restituita al generale americano il 16 gennaio 1947 e da quel momento la Cavalleria cessò ufficialmente di esistere.
La Cavalleria che a noi appassionati di storia del west interessa di più è esattamente quella comunemente chiamata US Plains Cavalry, la cavalleria delle pianure, che esistette dal 1865 al 1890.


Un reparto di Buffalo Soldiers in cerca di tracce

La Cavalleria delle Pianure nacque alla fine della Guerra Civile Americana, nel 1865, con il preciso incarico di proteggere i coloni, i ferrovieri e gli operai dei cantieri delle ferrovie, le carovane ed i carri che si spostavano con la gente che migrava, i cercatori d’oro e di metalli preziosi e persino gli affari in senso lato dagli attacchi degli indiani. Perciò non deve stupire che la Cavalleria fosse stanziata prevalentemente lungo la frontiera del West e avanzava insieme all’avanzare del popolo bianco verso ovest. A quel tempo, ogni luogo oltre il fiume Mississippi era considerato “frontiera”. Moltissimi Americani che vivevano nelle civili cittadine dell’est non avevano nemmeno la più pallida idea dei rischi che si correvano nella colonizzazione dei territori dell’ovest.
La necessità di combattere l’aggressività degli indiani spinse il Governo Americano a creare 4 reggimenti aggiuntivi che si aggiunsero ai 6 già esistenti. Il 9° e il 10° erano di soldati di colore comandati da ufficiali bianchi a cui gli indiani dettero il nome di “Buffalo Soldiers”.


Cavalleggeri in posa per una fotografia di gruppo

Dopo la Guerra Civile la cavalleria si riempì di ufficiali che provenivano dai ranghi ormai sciolti dei 2 eserciti che si erano contrapposti. Questi graduati avevano avuto anche alti gradi da ufficiali, ma erano stati conferiti come premio per particolari gesti eroici e non permanevano dopo la Guerra Civile. Alcuni mantenevano il grado di ufficiale, ma di rango inferiore a quello conquistato nella Guerra Civile.


Alcuni graduati in posa

Un esempio classico è stato George Armstrong Custer che era arrivato fino al grado di “Major General” e che alla fine delle ostilità si era dovuto accontentare del più modesto grado di Capitano. Centinaia di casi simili popolarono la cavalleria. Colonnelli che erano ora Capitani e Capitani che servivano ora da Tenenti.
Riempire i reggimenti con i cavalleggeri era invece tutt’altra storia… La gran parte dei soldati del tempo della Guerra Civile era stata rispedita a casa alle rispettive famiglie. Una parte dei ranghi si popolò grazie al recupero di numerosi sottufficiali dell’esercito sudista. Anche alcuni ex ufficiali confederati ottennero il permesso di rientrare nei ranghi, ma col grado di sottufficiale. Per il resto, il reclutamento di soldati per i reparti di cavalleria era realmente complicato.
Non era certo semplice trovare uomini disposti a rischiare la propria vita in cambio di una paga tutto sommato molto modesta. Ci voleva qualcosa che fornisse una spinta maggiore della retribuzione… E questo qualcosa fu una certa elasticità per cui anche i banditi poterono arruolarsi senza che gli venissero fatte domande imbarazzanti. E alla frontiera era consentito loro di rifarsi realmente una vita, ripartire da capo.


Spostamento di un reggimento di cavalleria

In molti casi, ai condannati dalla giustizia civile veniva fatto scegliere tra pagare il fio con la galera o arruolarsi in cavalleria per prestare servizio nelle guarnigioni della frontiera del west.
Altri uomini vennero reclutati tra gli immigrati irlandesi, italiani, tedeschi, inglesi e francesi. Basti pensare a Giovanni Martini (naturalizzato come John Martin), il trombettiere italiano del 7° Cavalleria che scampò alla morte portando con sé un messaggio di Custer.
Uno degli ostacoli principali nella Cavalleria era la barriera linguistica. Non solo la stragrande maggioranza dei cavalleggeri non sapeva leggere e scrivere, ma molti non sapevano neppure spiccicare una sola parola in lingua inglese!
Un soldato della cavalleria iniziava la sua “ferma” con una paga di appena 13 $ al mese. Finito il primo periodo di arruolamento, se decideva di “raffermarsi”, vedeva lievitare la sua paga fino a 15 $ mensili. Allora si veniva chiamati “soldati professionisti da 50 centesimi al giorno”.
William Selby Harney
Numerosi forti vennero costruiti lungo tutta la frontiera, dal freddo Dakota, attraverso il Nebraska, il Montana, fino alle zone calde del Texas, del New Mexico e dell’Arizona, seguendo la linea di confine della civiltà che avanzava sempre più velocemente e con lo scopo di proteggerla.
A quel tempo, la vita della guarnigione nei forti poteva essere considerata una specie di picnic rispetto ai rischi che si correvano mentre si pattugliava il territorio in un distaccamento di cavalleria o, peggio ancora, mentre ci si trovava nel pieno di una campagna contro qualche tribù indiana.
Però, i soldati con la maggiore esperienza raramente preferivano la vita monotona e noiosa dei forti, preferendogli l’azione sul campo in sella ad un cavallo.
Gli appuntamenti della giornata dei cavalleggeri erano scanditi dal suono ella tromba, dal risveglio, fissato alle 5.30 del mattino, fino al silenzio che veniva suonato alle 22. In mezzo c’erano le temibili corvée, fatte di fatica o di accadimenti di ogni tipo.
Era dovere del soldato di cavalleria accudire minuziosamente e scrupolosamente il proprio cavallo con il cosiddetto servizio di stalla, ma anche le armi e gli indumenti e gli accessori vari. Ai cavalli ci si dedicava ben 2 volte al giorno e non si tardava molto a comprendere quanto fosse importante avere un cavallo in forma, piuttosto che… andare a piedi!