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Chato e il raid di Lordsburg

A cura di Cristiano Sacco

Daklugie A lato: una rarissima immagine di Daklugie
Sul ruolo realmente ricoperto dall’Apache Chatto nel famosissimo raid lungo la via di Lordsburg si sono spese numerose pagine di storia. Generalmente viene riconosciuta a Chatto la guida, anche se qualcuno ha inteso precisare che tale guida sia stata di Chihuahua. Perciò abbiamo deciso di proporvi una sintesi degli eventi secondo un altro punto di vista, quello di Daklugie. “Fu Chihuahua a condurre la famosa razzia nella quale restarono uccisi il giudice McComas e sua moglie tra Lordsburg e Silver City. Nella storia questo episodio è noto come il raid di Chato, ma non fu Chato a guidare la scorreria, malgrado egli avesse convinto Britton Davis del fatto che fosse stato lui il leader. Chihuahua era il capo di questo gruppo, e quindi questo fu il raid di Chihuahua.
Chato ambiva a diventare capo, e pur non discendendo da alcuno di essi, possedeva validi requisiti per poterlo diventare. Non si può certamente negare che egli fosse un uomo coraggioso e un buon guerriero. Egli era anche intelligente abbastanza da capire che non avrebbe potuto succedere a Cochise.
TsoeUn ritratto di Tsoe
Avevamo appreso che Victorio era stato ucciso a Tres Castillos benchè la verità è che egli e la sua manciata di uomini avevano combattuto finchè era stata sparata l’ultima pallottola e il grande capo Warm Springs si era dato la morte pugnalandosi con il suo coltello. Kaytennae, che aveva provveduto a seppellire frettolosamente il suo corpo, mi disse ciò.
Chato si era recato nella banda di Victorio solo per scoprire che Nana, vecchio e zoppo ma gran guerriero, era prossimo a prendere il comando.
Dopo la morte di Victorio, Nana scelse Kaytennae come suo segundo. Chato non poteva prendere il suo posto, e doveva perciò essere adirato quando si recò nel gruppo di Chihuahua. Ma anche lì lo attendeva una delusione, in quanto il fratello maggiore di Chihuahua, Ulzana era stato scelto come suo successore.
Quando Chihuahua convocò i suoi guerrieri a concilio per prendere in considerazione una razzia in Arizona e nel New Mexico, Chato, senza essere stato invitato, si unì a loro.
ChihuahuaFotografia di Chihuahua
Nana, che era l’ospite d’onore, disapprovò l’insolenza di Chato, ma sapeva che non si poteva fare a meno di nessun guerriero, e che Chato, a dispetto dei suoi difetti, era coraggioso e avrebbe combattuto.
Durante la danza di guerra che seguì, Chato, senza aspettare che il capo Chihuahua chiamasse il suo nome, si alzò e si unì ai danzatori, manifestando così il suo desiderio di diventare membro di questo raid. Così fece anche Tsoe (Lupo Giallo, o Coyote), un Apache White Mountain che aveva sposato una Chiricahua. A questi due uomini fu permesso di andare. Non so esattamente quanti uomini presero parte a questa scorreria, ma è stato detto che fossero 26.
Chato era con l’avanguardia quando inaspettatamente si imbatterono nel giudice McComas, sua moglie ed il loro piccolo figlio, Charlie, in un calesse. Chihuahua si trovava in retroguardia. I guerrieri che si trovavano avanti uccisero l’uomo, ma non mutilarono il suo corpo poichè egli aveva dato prova di grande coraggio saltando giù dal calesse con il suo fucile in modo da trattenere i guerrieri e consentire alla moglie e a suo figlio di mettersi in salvo.
Moglie e figlia di Chatto
Ma i guerrieri lo ammazzarono, e uccisero anche la signora McComas. Charlie, un bimbo di 6 o 7 anni, fu portato via dai razziatori di Chato.
Ci sono diversi racconti sul destino di Charlie McComas. Io lo vidi una sola volta, ma non so quale famiglia lo avesse adottato presso di sè affinchè venisse educato per diventare un guerriero. Non ero presente quando i Messicani attaccarono quel campo, e nella fuga Charlie fu ucciso.
Di questo posso essere certo. Quando una famiglia apache adottava un bambino, gli dava lo stesso affetto e la stessa protezione che avrebbe dato ai propri. Nessun Apache avrebbe mai potuto uccidere il piccolo Charlie. Durante quell’attacco anche alcuni bambini apache persero la vita. Tutto questo avvenne prima che mio padre morisse.”