La storia di George Bent, tra Fort Bent e i Dog Soldiers

A cura di Sergio Mura

George Bent e la sua prima moglie, Magpie, nel 1867
George Bent fu un interprete, storico, combattente della Guerra Civile e persino Dog Soldier della nazione Cheyenne, figura di spicco della frontiera del Colorado. Nel corso della sua vita si sposò tre volte, con Magpie (una nipote di Black Kettle), con Kiowa Woman e con Standing Out, dalle quali ebbe complessivamente sei figli.
Il suo nome in lingua cheyenne era Ho-my-ike, e significa “Castoro”. George nacque il 7 luglio 1843 a Bent’s Fort, in Colorado, figlio di William Bent e di Owl Woman, una donna cheyenne.
William Bent era un rinomato commerciante di pellicce proveniente da St. Louis, Missouri, che insieme al fratello Charles e al socio Ceran St. Vrain aveva realizzato Bent’s Fort, uno dei più importanti centri di commercio della frontiera negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento. Il suo impero commerciale si estendeva dal forte sul fiume Arkansas verso sud, fino alle Staked Plains (il Llano Estacado) del Texas, e verso nord fino alle Medicine Bow Mountains del Wyoming. Tra i grandi protagonisti del commercio di pellicce che collaborarono con William Bent vi furono nomi celebri come Kit Carson, Jim Beckwourth, Old Bill Williams, Uncle Dick Wootton, Thomas Fitzpatrick e Jim Bridger.


Fort Bent

La madre di George, Owl Woman, era figlia di un rispettato capo e uomo medicina dei Cheyenne. Quando sposò William Bent, questi ottenne il riconoscimento di capo onorario della tribù. Dalla loro unione nacquero quattro figli: Mary nel 1838, Robert nel 1840, George nel 1843 e Julia nel 1846. Purtroppo Owl Woman morì nel dare alla luce Julia, e secondo l’usanza tradizionale cheyenne per gli uomini di successo, William prese in sposa anche le due sorelle minori di Owl Woman. La più giovane, Island, si occupò di crescere i figli della sorella, mentre la sorella maggiore, Yellow Woman, ebbe un figlio da William, Charles, nel 1845.
George venne allevato secondo le tradizioni cheyenne e mantenne fino ai dieci anni il nome nativo Ho-my-ike. A Bent’s Fort, luogo di incontro fra diverse etnie e culture, imparò a parlare correntemente l’inglese, il cheyenne, il francese, lo spagnolo, e conosceva anche lingue native come l’arapaho, il kiowa e il comanche.


George Bent, allevato dai Cheyenne

Nel 1853, George e i suoi fratelli vennero mandati a frequentare una scuola episcopale a Westport, nel Missouri, dove bambini nativi studiavano insieme a bambini bianchi. Il padre William, desideroso di offrire ai propri figli la stessa formazione dei rampolli delle famiglie benestanti americane, li affidò al colonnello Albert G. Boone, nipote di Daniel Boone e suo amico nonché socio d’affari. George fece amicizia con molti giovani provenienti dalle ricche famiglie del Sud, ma non riuscì mai a sentirsi davvero parte del mondo bianco.
Terminati gli studi primari nel 1857, George fu inviato a St. Louis, sotto la tutela di Robert Campbell, importante commerciante e uomo d’affari noto per aver liberato i propri schiavi e per aver accolto numerosi ragazzi di origine non bianca. Campbell favorì l’iscrizione di George al Webster College.
Allo scoppio della Guerra Civile nel 1861, George aveva 17 anni. Nel maggio di quell’anno, vide insieme ad altri studenti di Webster College l’arrivo di prigionieri confederati scortati da truppe unioniste per le strade di St. Louis.


Prigionieri sudisti scortati dai nordisti

Alcuni spari improvvisi provocarono la reazione dei soldati unionisti, che fecero fuoco sulla folla, uccidendo diversi civili e suscitando un’ondata di indignazione. George e la maggior parte dei suoi amici decisero allora di arruolarsi con i Confederati.
Bent si unì alla Missouri State Guard, combattendo alla battaglia di Wilson’s Creek (10 agosto 1861) e alla prima battaglia di Lexington (20 settembre 1861), entrambe vittorie sudiste. In seguito, come membro del 1° Reggimento di cavalleria del Missouri, partecipò alla battaglia di Pea Ridge (6-8 marzo 1862) in Arkansas, che vide la vittoria dell’Unione. Quando la cavalleria fu riconvertita in fanteria, George venne assegnato alla Landis’ Battery dell’artiglieria leggera del Missouri, inquadrata nella divisione del generale Sterling Price. La batteria prese parte all’assedio di Corinth, Mississippi, e garantì la copertura della ritirata di 66.000 confederati guidati da P.G.T. Beauregard.
Il 30 agosto 1862, Bent fu catturato vicino Memphis, Tennessee, insieme a circa 200 ribelli.


La cattura di George Bent

Fu costretto a giurare fedeltà all’Unione e internato nella Gratiot Street Military Prison di St. Louis. Tuttavia vi rimase solo due giorni, grazie all’intervento del tutore Robert Campbell, che ne ottenne la liberazione e lo affidò al fratello Robert. I due fecero ritorno insieme in Colorado.
Dopo quasi un decennio lontano da casa, George tornò al ranch di famiglia in Colorado, dove però il sentimento anti-confederato era molto forte. Per questo decise di aggregarsi al gruppo del capo cheyenne Black Kettle, vivendo con il fratello Charlie e con Yellow Woman.
In quell’epoca, la regione era attraversata da continui scontri tra nativi e coloni. Black Kettle cercava di fermare le ostilità e avviare trattative di pace con gli Stati Uniti. William Bent, in qualità di capo onorario cheyenne, ebbe un ruolo centrale nelle mediazioni.
George si trovava proprio nell’accampamento di Black Kettle a Sand Creek, circa 55 chilometri a nord dell’attuale Lamar, Colorado, il 29 novembre 1864. Gli indiani ritenevano di essere protetti dall’esercito, essendo già in trattative di pace. Tuttavia il colonnello John Chivington, a capo di 700 volontari del Colorado, attaccò il villaggio. Circa 150 indiani furono uccisi, soprattutto anziani, donne e bambini disarmati. Charles, fratello di George, rischiò di essere ucciso ma si salvò grazie all’aiuto di alcuni amici, mentre Jack Smith, un giovane meticcio cheyenne, perse la vita. Robert, altro fratello di George, era stato costretto dai soldati a condurli fino all’accampamento.
Una foto di George Bent
George riuscì a fuggire risalendo il torrente e trovò riparo con altri sopravvissuti in buche scavate nel letto del Sand Creek sotto un alto argine. Ferito a un’anca, si unì a un gruppo di circa cento superstiti che riuscirono a raggiungere gli accampamenti sullo Smoky Hill River. Qui fu ritrovato da un amico che lo ricondusse al ranch paterno per curarlo.
Profondamente amareggiato da quel massacro, George ruppe ogni legame con gli Stati Uniti e si identificò esclusivamente con la nazione cheyenne.
Pochi mesi dopo, i Cheyenne e gli Arapaho pianificarono la vendetta per Sand Creek, e i fratelli Bent con Yellow Woman si unirono ai Dog Soldiers, la principale forza di resistenza indigena contro gli statunitensi. I Dog Soldiers incendiarono villaggi bianchi e interruppero le vie commerciali da e per Denver. George, pur non essendo considerato un grande guerriero, partecipò a numerose spedizioni di questa banda.
Nel gennaio 1865, prese parte a una spedizione di circa 1.000 guerrieri che attaccò Julesburg, Colorado, causando molte vittime tra soldati e civili. Subito dopo, gran parte dei Cheyenne si spostò a nord per unirsi a Capo Red Cloud sul Powder River, incendiando varie fattorie nella South Platte Valley prima di partire.
Nel corso del 1865, George combatté in diversi scontri: la battaglia di Mud Springs e quella di Rush Creek nell’attuale Nebraska, la battaglia di Platte Bridge Station/Red Buttes (26 luglio 1865 vicino a Casper, Wyoming), e la battaglia di Bone Pile Creek, durata tre giorni nell’agosto 1865, presso l’attuale Wright, Wyoming.
Quell’estate, l’esercito statunitense avviò la spedizione Powder River Expedition, guidata dal generale Patrick Connor, con l’ordine di eliminare tutti i maschi nativi sopra i dodici anni. L’8 settembre 1865, i Bent si trovavano con i Cheyenne alla confluenza dei fiumi Big e Little Powder (oggi Broadus, Montana), quando avvistarono le colonne militari guidate da Nelson Cole e Samuel Walker. I guerrieri, con Roman Nose in testa, attaccarono la colonna per difendere il villaggio, nello scontro conosciuto come battaglia di Dry Creek, che probabilmente evitò un nuovo massacro simile a Sand Creek.


L’attacco di Roman Nose

In totale George prese parte a 27 spedizioni di guerra insieme ai Cheyenne, ma non lasciò molte testimonianze dirette del proprio ruolo. Diversi Dog Soldiers, compreso suo fratello Charles, caddero nel 1869 nella battaglia di Summit Springs, in Colorado.
In seguito George scelse di collaborare come interprete tra gli Stati Uniti e i Dog Soldiers sopravvissuti, sperando di avvicinare i due mondi attraverso il dialogo. Gli statunitensi apprezzarono le sue capacità e lo nominarono interprete ufficiale per l’agenzia indiana competente sui Cheyenne e gli Arapaho. Lavorò per l’agenzia diretta da Brinton Darlington a partire dal 1870, con sede a El Reno, Oklahoma, e risiedette a lungo nella riserva nei pressi di Colony.
Grazie alla profonda conoscenza sia della cultura europea-americana sia di quella cheyenne, Bent divenne un personaggio di grande influenza nella riserva, cercando di ridurre i conflitti tra le due culture. In quegli anni però sviluppò una forte dipendenza dall’alcol. Divenne benestante aiutando gli allevatori a ottenere concessioni per il pascolo sulle terre indiane, ma perse la fiducia di alcuni capi cheyenne per il suo ruolo ambiguo e fu rimosso dall’incarico di interprete. Nel 1890, tuttavia, fu determinante nel convincere Cheyenne e Arapaho ad accettare l’assegnazione individuale delle terre prevista dal Dawes Act, misura che avrebbe dovuto favorire l’assimilazione agricola secondo il modello bianco ma che comportò la perdita di vaste porzioni di territorio tribale, considerate “eccedenti” e vendute a coloni. Molti indiani gli attribuirono la colpa di questa perdita, benché la legge sarebbe comunque entrata in vigore anche senza la sua mediazione.


Un’altra immagine di George Bent

Nel 1901 George si ritrovò in una fase di declino: aveva smesso di bere, ma aveva perso ricchezze e prestigio. Si rese conto che la cultura cheyenne stava rapidamente scomparendo e decise di fare il possibile per conservarne la memoria. Entrò in contatto con l’antropologo George Bird Grinnell, che intuì quanto la sua conoscenza del mondo cheyenne potesse essere preziosa. George scrisse oltre 400 lettere a George Hyde, collaboratore di Grinnell, fornendo informazioni sulla storia e sulle tradizioni del suo popolo. Organizzò anche interviste con altri Cheyenne. Insoddisfatto dei tempi lenti di Grinnell, Bent avviò una collaborazione più stretta con Hyde, che divenne probabilmente l’autore materiale di gran parte di *The Fighting Cheyennes*, pubblicato nel 1915 a nome di Grinnell.
Più tardi Grinnell pubblicò *The Cheyenne Indians: Their History and Lifeways*, attribuendo a Bent maggiore riconoscimento. È grazie al sapere di George Bent e alla penna di Hyde se oggi la cultura cheyenne è documentata in modo così approfondito nei libri di Grinnell.
George Bent morì il 19 maggio 1918 a Washita, Oklahoma, durante l’epidemia di influenza spagnola.

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