John Bull, alla frontiera tra carte truccate e pistole

A cura di Sergio Mura

Un ritratto di John Bull
John Edwin Bull nacque in Inghilterra nel 1836. Non si conoscono i dettagli della sua infanzia né quando emigrò negli Stati Uniti, ma già all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento era una figura ben inserita nel mondo dei campi minerari e delle boomtowns dell’Ovest. Non era un minatore, né un colono: era un giocatore d’azzardo professionista, e tale rimase per tutta la vita, alternando il tavolo del monte truccato alla pistola.
Il primo episodio documentato che lo vide protagonista avvenne il 25 agosto 1862 a Gold Creek, nel Montana. Arrivò in paese armato di fucile a due canne e revolver Colt Navy, insieme a un compagno di nome Fox.
Disse di essere sulle tracce di alcuni ladri di cavalli, i quali pare avessero appena messo piede nel campo con sei animali rubati a Elk City, Idaho. I sospetti – tre uomini che si facevano chiamare Spillman, Arnett e Jermagin – stavano conducendo un banco di gioco d’azzardo, una partita di “monte” in un saloon di fortuna.
Bull e i suoi alleati, tra cui diversi minatori, arrestarono Spillman senza problemi.


La cattura di Spillman

Arnett e Jermagin furono trovati nel saloon, mentre gestivano il tavolo da gioco. Quando Bull ordinò loro di arrendersi, Arnett tentò di afferrare la sua pistola, ma Bull gli sparò immediatamente con una scarica di pallettoni, uccidendolo sul colpo. Jermagin si arrese. Spillman e Jermagin vennero tenuti sotto custodia e il giorno dopo si tenne un processo improvvisato: il primo fu condannato e impiccato, il secondo assolto con ordine di lasciare il campo.
Questo episodio segnò non solo il primo caso noto di giustizia sommaria nel Montana, ma anche la prima comparsa pubblica di John Bull come pistolero. Da quel momento in poi, il suo nome sarebbe stato associato al gioco d’azzardo, alle risse e alla violenza per diversi decenni.
Nel 1866 era a Virginia City, Nevada, dove si associò a Langford “Farmer” Peel, altro celebre personaggio dell’Ovest, veterano dell’esercito e anch’egli giocatore. Peel era alto, biondo, temuto e rispettato, noto per la sua abilità con le armi. La loro collaborazione durò poco: nel luglio del 1867, durante una lite nel saloon Greer Brothers a Helena, Montana, Peel schiaffeggiò Bull e lo sfidò a “armarsi e tornare”. Bull lo prese in parola. Dopo aver scritto le sue ultime volontà e caricato il revolver, tornò e gli sparò in piena strada, uccidendolo davanti alla sua amante.


Il duello con Peel

Il gesto fece scalpore. Bull fu arrestato da John X. Beidler, figura leggendaria del Montana, e processato. La giuria non raggiunse un verdetto unanime e Bull fu liberato. Non perse tempo e lasciò la città per Cheyenne, nel Wyoming, una delle città “hell on wheels” che accompagnavano la costruzione della Union Pacific Railroad. Qui fu accolto come un eroe. Era l’uomo che aveva ucciso Langford Peel, e questo bastava per renderlo celebre.
Nel decennio successivo, Bull visse tra treni, battelli fluviali e saloon, truffando passeggeri e clienti con giochi truccati, soprattutto il three-card monte. Collaborò con un gruppo di professionisti dell’inganno tra cui Canada Bill Jones, George Devol, Doc Baggs e altri. Il suo ruolo era spesso quello dello “steerer”: attirava le vittime fingendo di aver appena vinto e le spingeva verso il banco truccato.


Imbrogli al tavolo da gioco

Nel 1873 fu coinvolto in un caso giudiziario a Omaha, accusato di aver aggredito un ferroviere che metteva in guardia i passeggeri dalle truffe. Fu arrestato mentre brandiva una pistola in un saloon, ma non oppose resistenza e venne rilasciato.
Nello stesso anno fu anche uno dei protagonisti di un match di pugilato clandestino tra Tom Allen e Ben Hogan, disputato a Pacific Junction, Iowa. Bull agì da cronometrista, ma si rese ridicolo quando tentò di far dichiarare Hogan vincitore per fallo, scatenando una rissa generale tra i presenti.
Nonostante i frequenti guai con la legge, Bull continuò a spostarsi nei centri più vivaci dell’Ovest. Nel 1876 fu a Deadwood, poi a Denver, dove aprì il “Turf Exchange”, un misto di hotel, ristorante e sala da gioco. Lì fu anche coinvolto in uno scontro con la polizia e in una rissa con Jim Bush, che lo ferì al piede con un colpo di pistola.


Ferito al piede

Dopo Denver si spostò verso nord-ovest, lungo la linea della Northern Pacific Railroad, fino a Seattle. Secondo alcune fonti, avrebbe anche compiuto un viaggio in Inghilterra, dove truffò alcuni investitori vendendo azioni di miniere inesistenti.
Nel 1898 fu ferito gravemente a Spokane durante una lite con il direttore di un teatro, Barnett. Quest’ultimo gli bruciò l’occhio con un sigaro acceso; Bull, accecato, sparò colpendo una donna per errore. Lui stesso fu ferito più volte e perse un braccio. I medici lasciarono nel suo collo un proiettile che rimase lì per 23 anni.
Nel 1921, a 85 anni, si sottopose a un’operazione per rimuoverlo. Sopravvisse anche a questa. Morì l’8 settembre 1929 a Vancouver, in Canada, all’età di 93 anni.
La sua vita, segnata dal gioco d’azzardo, dalle truffe e da episodi di violenza, attraversò tutte le fasi del West: dai campi minerari ai saloon, dai treni ai tribunali, fino alle città più stabili del nuovo secolo. Rimane una figura emblematica di quel mondo di frontiera, in cui l’astuzia contava quanto la velocità con la pistola.

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