Gli indiani Kansa

A cura di Gianni Albertoli

Dipinto di Charles Bird King raffigurante il capo Mon-Chonsia
Come altri gruppi classificati da vari etnologi come “Dhegiha” (o “Cegiha”) – un ramo ben definito dei popoli di lingua Siouan -, anche gli indiani Kansa, conosciuti come “Wind People”, hanno una varietà di leggende concernenti “la natura dell’universo e l’origine dei loro antenati” (William E. Unrau). Stando a varie leggende e tradizioni tribali sull’origine della tribù, anche alcune evidenze si concentrano sullo sviluppo del loro linguaggio. La principale considerazione nel metodo della loro classificazione nella divisione “Dgehiha” sembrerebbe indicare una comune origine con altri gruppi nei periodi preistorici.
In effetti, il modello di migrazione, che si suppone abbia avuto luogo prima del 1763, supporta la tesi della conformità linguistica e dell’unità genetica tra i “Dhegiha Siouan”. La “mappa rozzamente costruita e vagamente delineata” basata sul viaggio del Jacques Marquette lungo il Mississippi nel 1673 è ancora il più antico documento storico esistente facente riferimento alle genti in questione. Poiché non vi è alcuna prova che il gruppo del Marquette abbia avuto contatti personali con questa popolazione, si deve supporre che l’inserimento del nome “Kansa” sulla mappa si basasse su informazioni ottenute da una delle tribù dell’Illinois, o da qualche altra fonte amichevole. Comunque, in entrambi i casi, questo documento francese non include informazioni supplementari riguardanti l’origine e il significato della designazione “Kansa”; fornisce semplicemente una approssimativa posizione per un gruppo di genti in un dato momento.


Il libro da cui sono tratte le informazioni di questo articolo

In effetti, studiosi, esploratori, funzionari governativi e altre persone interessate si sono occupati della questione linguistica di questi indiani, uno di questi, il William E. Connelley, affermava inequivocabilmente che il termine “Kansa” era un vecchio nome Siouan, pur ammettendo un’origine e un significato ancora sconosciuto; poi riportava che il termine non si era evoluto da alcun linguaggio europeo. Apparentemente, la conclusione del Connelley si basava sulle analisi di alcuni etnologi che avevano stabilito come i Kansa, ed anche gli Omaha e gli Osage, riconoscevano una “Kansa gens” separata all’interno dei propri ranghi, anche se non erano in grado di provare che avesse una relazione precisa o necessaria con l’organizzazione tribale. Tuttavia, nonostante il Connelley, ricordiamo che le informazioni del Morehouse, i cui studi risalgono ai primi anni del XX secolo, sono certamente più attendibili, anche in riferimento alle menzioni spagnole. Il Morehouse, nel 1907 riportava la bellezza di 125 “differenti pronunce” del nome tribale di questi indiani e nella sua lista includeva quelle che chiamava forme “più semplici” come “Can, Caw, Kan e Kaw”; forme “più lunghe” come “Ka-anzou, Kancez, Kanissi, Kansies e Kantha”; forme “strane” come “Caugh, Kensier e Quans”; e infine forme “più complicate” come “Escansaques, Escanzaques, Escanjaques ed Excansaquex”. Alcuni aspetti del Morehouse suggerivano che le forme con “Kah, Kaw o Kau”, nella prima sillaba erano di origine francese, mentre quelle con “Can o Kan”, sempre nella prima sillaba, erano le prime e più autentiche varianti spagnole. Quindi, concludendo, il Morehouse affermava che “Cansa o Kansa” furono usate per la prima volta dagli spagnoli, poi da padre Marquette ed infine dagli esploratori e scrittori francesi per ben 125 anni dopo il suo tempo. Ciò sembrerebbe dimostrare, senza ombra di dubbio, e anche sulla base di fonti francesi, che questa forma del nome era di gran lunga la più antica. Praticamente, il Morehouse era convinto che il termine “Kansa” fosse da ricondurre alla forma “Escansaques”, il nome spagnolo affibbiato ad un gruppo nativo probabilmente incontrato dalla spedizione del Juan de Oñate nell’anno 1601.


Un altro leader dei Kansa, dipinto da George Catlin, il capo The Wolf

Forse abbiamo qualche ragione per concludere, come d’altronde ha fatto il Morehouse, tirando in ballo una combinazione del verbo spagnolo “cansar” (“molestare, agitare”), e del sostantivo “cansado” (“un tipo fastidioso, un disturbatore”), che poi logicamente si è evoluto in “Escansaques”. Sentiamo nuovamente l’Unrau, “Ma un’enfasi di questo tipo distrae da una domanda precedente e forse più cruciale. Gli indiani che Oñate incontrò nelle pianure erano in realtà i Kansas?”. I curatori dei manoscritti dell’Oñate affermano che gli Escansaques “potrebbero essere stati dei Kansa o degli Osage” ma poi, descrissero le abitazioni e la loro economia in un modo del tutto contrario alla successiva e più attenta valutazione di queste importanti caratteristiche.


Una raffigurazione di statue riconducibili alla spedizione del Juan de Oñate

Avrebbero anche notato che la parola “Escanjaques” – o “Escansaques, Escanxaques” – veniva pronunciata da questi indiani mentre “si mettevano le mani sul petto per fare il tradizionale segno di pace”, un gesto che è ovviamente in conflitto con l’enfasi che il Morehouse poneva sulla presunta belligeranza dei Kansa. Ulteriori prove, basate su attenti studi antropologici degli Escansaques, in particolare sulla loro economia, qualificano ulteriormente l’affermazione che fossero i Kansa annotati dal Marquette circa sette decenni dopo. Purtroppo, le prove sono scarse e inconcludenti. Il Connelley aveva probabilmente ragione quando si lamentava che il nome era talmente antico che “il suo pieno significato era andato perduto anche per le tribù della famiglia Siouan quando incontrarono per la prima volta gli uomini bianchi”.


La fotografia di un capo dei Kansa

Notoriamente, gli indiani Kansa, Osage e Ponca sono decisamente più antichi delle designazioni tribali “Kwapa” (Quapaw) e Omaha, altri due gruppi della famiglia “Dhegiha Siouan”. Come divisione linguistica, queste cinque tribù potrebbero essere esistite per secoli senza avere, o aver avuto bisogno, di alcuna designazione particolare per sé stesse, e potrebbero essersi riferite semplicemente come “uomini”, “Popolo della Lingua Madre” o individui “della terra stessa”. Un rapporto francese del tardo XVII secolo annotava parecchie “tribù dell’Illinois”, tutte localizzate nella Lower Ohio Valley, le quali riportavano cinque tribù “Dhegiha” come “Arkansa(s)” o “Alkansa(s)”, sebbene alcuni termini dell’uso di “Kansa” da parte del Marquette, non ci sono noti. Alcune prove successive dicevano che i Kansa riconoscevano il nome tribale pronunciandolo “Kan’zau”, spesso pronunciato “Konza”, un termine significante “prugna”. In effetti, parecchi studiosi sottolineavano che i Kansa “erano come gli altri indiani li chiamavano”, ma per loro “era semplicemente un nome senza significato”. Nella sua complessità diventa importante riassumere cosa il nome potesse aver significato in determinati momenti. Il vocabolario Kansa compilato nel 1878 dall’Albert S. Gatschet e dall’Addison Stubbs è di scarso aiuto nel definire le parole “Kansa”; elencava semplicemente e traduceva in inglese circa 150 parole, tra cui “Kónsa” (“Kaw”) e “tádshenika-shinga” (“Wind gens”). Molto significativo era l’elenco di 604 parole Kansa del James Owen Dorsey, compilato come parte di un vocabolario generale “Dhegiha Siouan”, che sottolineava la relazione tra “Kansa” e “wind, vento”, o “south wind”. Stando al Dorsey, questa popolazione aveva avuto strette relazioni con gli Omaha in tempi preistorici; indiscutibilmente, un clan, oppure gruppi di clan, si staccarono dagli Omaha prima dell’arrivo dei bianchi per “ragioni a lungo dimenticate”. Al momento della rottura, sempre in epoca preistorica, i Kansa si divisero in almeno due “gentes” principali, i “Keepers of the Pipe” (“Custodi della Pipa”) e il “Wind People” (“Popolo del Vento”). Successivamente, all’interno della struttura della loro società, venne mantenuta una “gens Kansa”, poi suddivisa in due distinte “gentes”, il “Wind People” (“Popolo del Vento”) – o il “Southwind People” (“Popolo del Vento del Sud”) -, e lo “Small Wind People” (“Popolo del Piccolo Vento”), noto anche come “Makes-a-Breeze-near-the-Ground” (“Fa-una-Brezza-vicino-al-Suolo”). Significativamente, questo ordine sociale fu riconosciuto nel cerchio dell’accampamento tribale, con la “gens Kansa” che godeva sempre di una posizione specifica. Poiché i riti relativi ai venti e alle divinità appartenevano a questa “gens”, una pratica comune tra gli altri gruppi “Dhegiga” che riconoscevano una “gens Kansa” – ad esempio gli Omaha -, sembra logico concludere che “Kansa”, come designazione nella tradizione tribale, avesse “una associazione abbastanza specifica con il vento” e, più precisamente con il “South Wind” (“vento del sud”).


Un guerriero Osage tatuato

In effetti, gli studi più recenti sulla questione della nomenclatura affermano che il nome “Kansa” significava proprio “Wind People”. La tentazione, naturalmente, è quella di concludere che “… questo endemico assorbimento nei venti stabilisce una residenza preistorica dei Kansa in una regione in cui predominavano forti venti – forse venti del sud -, come, ad esempio, nelle praterie pianeggianti del Middle-West”. Però, ricordiamo che il fattore determinante è “troppo soggettivo per avere un significato definitivo”. Le leggende tribali a noi note suggeriscono vaghi collegamenti con un movimento da occidente, proveniente da una non ben identificata area a est del Mississippi dove, stando alle tradizioni tribali raccolte verso la fine del XIX secolo, i gruppi “Kansa, Quapaw, Omaha, Osage e Ponca” erano “una unica nazione”. Diverse tesi sono state proposte, innanzitutto per spiegare le forze che hanno portato alla migrazione verso ovest, molto prima dell’arrivo degli europei, e un innato senso di indipendenza all’interno dei gruppi in lotta che costituirono i semi della disintegrazione e la motivazione per cercare nuove terre a ovest del grande fiume. I popoli di lingua Siouan – o i loro antenati -, potrebbero aver seguito le mandrie di bufali sparse attraverso l’habitat “cis-Mississippi”; mentre la migrazione avrebbe portato al risultato di una azione non concertata, ma piuttosto di una conseguenza di circostanze accidentali o conflitti tra capi ambiziosi. Inoltre, un popolo semi-sedentario potrebbe aver trovato i fertili fondali fluviali e le valli terrazzate tra il Mississippi e le grandi pianure settentrionali, una grande attrazione per la coltivazione del mais; ma non possiamo escludere che alcune delle tribù Siouan indigene della bassa valle del Wabash River siano state sottoposte ad attacchi da parte di tribù più potenti provenienti dal nord-est, e fra queste sicuramente gli Irochesi.


Un altro capo dei Kansa

Una combinazione di questi fattori potrebbe aver precipitato la migrazione, o potrebbe essere il risultato di altre condizioni dimenticate da tempo. In ogni caso, il movimento verso ovest dei Kansa deve aver avuto luogo prima del 1673. La data può però anche essere posticipata alla metà del XVI secolo, il tutto sulla base di un resoconto della spedizione dell’Hernando de Soto, dove si riportava l’incontro con il “gruppo scissionista Quapaw” sul basso Mississippi, quindi una tribù separata e distinta nell’anno 1540. Mentre spingevano altre genti, la tradizione vuole che si sia verificata una grande separazione tra i gruppi “Dhegiha Siouan” presso la foce dell’Ohio River. Quelli che viaggiarono lungo il corso del Mississippi presero il nome di “Kwapa” (“the downstream people”, “il popolo a valle”), mentre quelli che risalirono il fiume divennero noti come “Omaha”, ovvero “those going against the wind or current” (“quelli che vanno controvento o corrente”). Di fondamentale importanza è il fatto che i termini “Kwapa” e “Omaha” entrarono in uso come designazioni tribali dopo i nomi “Kansa, Osage e Ponca”. Lasciati i Quapaw, i restanti gruppi risalirono il Mississippi fino alla confluenza del fiume Missouri, nelle vicinanze dell’attuale St. Louis dove, grazie alle informazioni native, vi rimasero “per qualche tempo”. Alla fine avrebbero poi asceso il Missouri per posizionarsi presso la foce dell’Osage River, dove si ebbe la tanto decantata separazione. Gli Omaha e i Ponca attraversarono il Missouri per continuare i loro spostamenti in direzione nordoccidentale, mentre gli Osage ascesero l’omonimo fiume in direzione sudovest, dove i Kansa continuarono risalendo il Missouri fin presso la foce del Kansas River. Gli spostamenti successivi vennero bloccati soprattutto per la presenza di popolazioni nemiche, i Kansa dovettero ritirarsi nella Lower Kansas Valley dove, stando alle evidenze storiche, furono i primi ad incontrare i “traders” europei all’inizio del XVIII secolo. Esiste almeno un frammento di questa arcaica versione della migrazione Kansa. Un’opera del Bacqueville de La Potherie (1718) che si ritiene sia basata sulle osservazioni dirette del Nicholas Perrot – il comandante francese nel Nord-ovest durante gli ultimi anni del XVII secolo -, si affermava che, “poiché le tribù dell’Illinois non erano disposte a rimanere così inattive, marciarono, in numero di milleduecento guerrieri, contro gli Ozages e gli Accances che si trovavano nel basso territorio del Mississippi, e portarono via prigionieri gli abitanti di un villaggio lì posizionato”. Questo resoconto, datato non più tardi del 1698 e apparentemente basato su un’azione precedente contro un gruppo che potrebbe essere stato proprio quello dei Kansa, rende quindi la mappa del Marquette più credibile e forse aggiunge qualche approfondimento storico di base alla versione leggendaria della loro migrazione. Se accettiamo che, prima dell’ultimo terzo del XVII secolo, i Kansa vivevano a est del Mississippi, probabilmente nella Lower Wabash Valley, la domanda rimane, “Quanto più a est potrebbero essere stati prima di quel periodo?”. Ricordando la dispersione piuttosto diffusa dei popoli di lingua Siouan – inclusi i gruppi Catawban del North Carolina -, è possibile che i Kansa – o i loro antenati -, possano aver risieduto nella Upper Ohio Valley, nel Kentucky orientale o nel Tennessee, o persino a est degli Appalachi, “probabilmente ad un tiro di schioppo dalla costa atlantica?”.


La famosa cavalleria dell’Hernando de Soto

Queste domande non possono essere escluse come completamente irrilevanti, infatti tra gli oggetti sacri della tribù vi sono anche conchiglie “portate dalla riva della grande acqua a est”; inoltre, un vecchissimo indiano Kansa diceva che, dall’altra parte (del fiume Mississippi?) abitavano le “prime genti” della nazione. Era opinione del Dorsey che il riferimento indicava un “grande lago”, quindi il Michigan Lake, e non l’Oceano Atlantico. Così, una valutazione antropologica delle leggende Ponca e Omaha concludeva dicendo che le tribù “Dhegiha Siouan” vivevano insieme come un gruppo nel “Sud-est”; mentre la rotta migratoria generalmente accettata era verso nord e ovest, una posizione che potrebbe riferirsi al sito tradizionale presso la confluenza dei fiumi Wabash e Ohio. Comunque sia, in ogni caso la questione rimane aperta, perché potrebbero essere disponibili ulteriori informazioni sul modello di mobilità e migrazione Kansa. Salvo la scoperta di ulteriori manoscritti storici, la situazione sarà probabilmente chiarita in una certa misura dalle indagini archeologiche, molte delle quali sono in corso da qualche tempo. Comunque, le iniziali ricerche portate avanti dal Waldo R. Wedel (1937) non dettero grandi risultati e gli scavi iniziali furono certamente insignificanti. Alcune di queste ricerche portarono gli studiosi nelle aree presso la foce del Kansas River dove, l’Étienne Veniard de Bourgmont ebbe modo di visitare il principale insediamento della tribù, era l’anno 1724. Altre osservazioni “poco importanti” vennero riportate anche dal Lewis & Clark; mentre alcune evidenze sull’esistenza del “Grand Village des Canzes” – sito probabilmente nelle aree di Doniphan (Kansas) -, ci vengono dalla “Guillame Delisle map.” del 1718 dove, si annotava un villaggio dei “les Cansez” presso la foce di un piccolo corso d’acqua chiamato “Petit Riviere des Cansez”, probabilmente il torrente “Independence Creek” del Lewis & Clark.


Una doppia pagina del libro sui Kansa

Altre referenze si trovano nella “Marquette map.” del 1673, ma “la posizione rimane molto incerta”, anche se anch’essa vicina all’attuale Doniphan (Kansas), però, e questo dobbiamo ricordarlo, sembra che il villaggio in questione sia stato abitato dai Kansa all’inizio del XVIII secolo. Altri scavi in queste aree di vennero fatti dal George J. Remsburg all’inizio del XX secolo, ma sfortunatamente non riuscì a conservare una descrizione accurata dei manufatti, individuando soltanto quello che pensava fosse un altro sito abbandonato del villaggio Kansa a valle di Doniphan, vicino alla foce del Salt Creek e appena sopra Fort Leavenworth.


Pi-Sing, un guerriero Kansa

La conclusione logica sembra essere che il Bourgmont, apparentemente, viaggiò attraverso la zona, ma non fece alcuna menzione del villaggio, il che potrebbe essere stato fondato nel secondo quarto del XVIII secolo. In pratica, a partire dagli scavi del Wedel (1937-1940), nel Kansas vi erano tre siti “parzialmente investigati”: il “Doniphan site” con il “Grande Village des Cansez”; il “Fanning site” sul Wolf Creek; e il “Blue River site” sul Kansas River. La precisa datazione in cui i Kansa abbandonarono i villaggi sul fiume Missouri, in favore di una nuova locazione sul Kansas River, quindi a sud e a ovest, non può essere determinata sulle basi di evidenze tratte dagli scritti dell’epoca. La “Bellin map.” (1743), la “Delisle map.” (1750) e la “Du Pratz map.” (1757), hanno tutte collocato “almeno una parte dei Kansa” presso la foce del fiume Kansas o nelle sue vicinanze, ma queste annotazioni sono, nella migliore delle ipotesi, ancora inconcludenti. Qualche tempo dopo, nel 1758, il Louis Billouart de Kerlerec, governatore della Louisiana, riportava i Kansa nelle aree del fiume Missouri, nelle vicinanze della vecchia postazione militare francese di Cavagnial. Nel 1796 la “Collot map.” li annotava gli più a ovest, presso la confluenza dei fiumi Blue River e Kansas River, dove il Jean Baptiste Trudeau, nel 1798, riportava un loro insediamento orientale sulle rive del Kansas. Inoltre, la “Collot map.” metteva in risalto una varietà di evidenze storiche supportate dalle scoperte archeologiche riguardanti i loro villaggi presso la foce del Blue River intorno all’anno 1800. I Rapporti del William Clark, dello Zebulon M. Pike e del George C. Sibley, senza dimenticare un articolo sulla “Missouri Gazette”, descrivevano le caratteristiche principali dell’insediamento dei Kansa nella Kansas River Valley. Poco dopo l’inizio del XIX secolo, i Kansa furono spesso impegnati in varie cacce ai bisonti nelle pianure occidentali, soprattutto nella Upper Arkansas Valley, un’area indiscutibilmente monopolizzata dagli Osage. Tale situazione li avrebbe spesso portati a “violente competizioni” con molte tribù, spesso potenti e numerose. Ovviamente, le aree di caccia occidentali erano particolarmente accessibili dalle loro terre sul Blue River, ed anche dai loro vecchi insediamenti sul Missouri.


Un’altra doppia pagina del libro

Altri fattori avrebbero comunque potuto incoraggiare la loro migrazione nella vallata del fiume Kansas. Intorno al 1698, quando gli inglesi erano impegnati a sponsorizzare le tribù dell’Illinois che, di conseguenza, si lanciavano in violenti attacchi e numerose incursioni nelle terre dei Kansa e degli Osage, alla ricerca di pelli e di schiavi nativi. Le azioni militari e gli scontri con i ben armati Sauk (Sac) e Iowa avrebbero, alla fine, scoraggiato i Kansa obbligandoli a non lasciare incustodite le loro terre sul Missouri. I successivi confronti con i Pawnee, complicati dalle malattie portate dai bianchi – soprattutto “smallpox” -, sul “Middle and Lower Missouri”, e le opportunità commerciali dei “traders” franco-spagnoli di St. Louis, avrebbero forzato i Kansa a ricercare nuove terre; senza dimenticare che i commercianti inglesi, provenienti da nord, avrebbero incoraggiato la loro migrazione sudoccidentale. Così, all’inizio del XIX secolo, quando caddero sotto l’influenza e infine sotto il controllo degli Stati Uniti, queste genti iniziarono a considerare la Kansas Valley e le terre di caccia a ovest come le loro dimore permanenti. Qui vissero fino al 1846, quando la crescente pressione dei coloni bianchi e degli speculatori terrieri li costrinse a negoziare un importante Trattato di cessione con gli Stati Uniti e ad accettare una Riserva notevolmente ridotta nella Upper Neosho Valley.


Adena – Hopewell – Cultures

Nuovi villaggi furono stabiliti poche miglia a sud-est del piccolo insediamento coloniale di Council Grove, dove agenti governativi, missionari e insegnanti non furono in grado di contenere la pressione sociale ed economica esercitata sui Kansa da una combinazione di mercanti, commercianti itineranti di Santa Fe, abusivi, speculatori terrieri e promotori ferroviari. La migrazione finale di queste genti come gruppo ebbe luogo nel 1873, quando furono costretti a lasciare la Neosho Valley e ad accettare una nuova Riserva nella parte settentrionale del Territorio Indiano. Ma ormai, a quel tempo, le loro tradizioni e la loro organizzazione tribale erano state modificate così radicalmente che dipendevano quasi totalmente da qualsiasi benevolenza del Governo Federale e dai gruppi privati che desiderassero elargire loro.

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