La battaglia di Wilmington
A cura di Angelo D’Ambra
La battaglia di Wilmington chiuse l’ultimo grande porto degli Stati Confederati sulla costa atlantica, completando il blocco dell’Unione. Cadde nelle mani delle truppe nordiste quando queste superarono gli sbarramenti lungo il fiume Cape Fear, tra l’11 e il 22 febbraio 1865, mentre il generale Braxton Bragg dava tutto alle fiamme per impedire che l’Unione si impossessasse d’ogni bene. La serie di scontri che si ebbero in quei giorni è indicata come battaglia di Wilmington.
L’11 febbraio Schofield attaccò la divisione confederata del maggiore generale Robert Hoke che teneva la Sugar Loaf Line a nord di Fort Fisher. Un bombardamento da parte di cannoniere dell’Unione lungo il lato atlantico delle fortificazioni, spianò la strada all’avanzata del corpo di Alfred Terry, tuttavia l’impresa fu abbandonata quando si capì che le difese erette dai sudisti erano ben salde per cadere con un assalto frontale.
Schofield pensò di spostare l’offensiva sulla sponda occidentale del fiume e così il XXIII corpo della 3a Divisione del Maggiore Generale Jacob D. Cox fu traghettato lì, presso Fort Anderson.

Il Generale Bragg
Il forte fu pure sottoposto al fuoco delle cannoniere di David D. Porter che distrussero le sue artiglierie. Un finto monitore fece esplodere le mine che i confederati avevano posto nelle acque e permise alle cannoniere nordiste di accostarsi al forte.
Cox, supportato dalla divisione del generale Adelbert Ames, fece avanzare le brigate del colonnello Thomas J. Henderson e del colonnello Orlando Moore contro la guarnigione. I movimenti erano completati dalla marcia dell generale di brigata John S. Casement e il colonnello Oscar Sterhl attraverso le paludi che costeggiavano il forte. La cavalleria confederata tentò inutilmente di fermare Casement e Sterhl, ma nel trambusto, il comandante del forte, il generale Johnson Hagood, capito che un’accerchiamento era in atto, si ritirò lungo Town Creek a nord. Fu al principio di questo ripiegamento confederato che la brigata di Henderson attaccò, prendendo così il forte.
Cox inseguì Hagood e lo raggiunse il 19 febbraio. La divisione confederata del maggiore generale Robert Hoke, invece, si ritirò in una posizione tre miglia a sud di Wilmington, dall’altra parte del fiume rispetto alle forze di Hagood. Ad inseguirlo c’era Alfred Terry. Questi, capito che Hagood si era asserragliato lì, fece innalzare delle trincee mentre le cannoniere dell’unione aprirono il fuoco sulle batterie confederate.

Infuria la battaglia
Cox, invece, notando che Hagood aveva distrutto il ponte sul fiume e si era ben trincerato sulla sponda nord, lanciò una brigata in un’azione diversiva, mentre tre brigate venivano traghettate sulla costa. Hagood scoprì il movimento e decise di ritirarsi a Wilmington. Lasciò due reggimenti per coprire la sua ritirata, ma finirono travolti dai nordisti.
Il giorno successivo Cox ricostruì il ponte distrutto e l’artiglieria di Schofield lo attraversò così le cannoniere e le artiglierie erano nel raggio della città.
Il generale Bragg non poté che far abbandonare tutto.
Il porto di Wilmington era servito per traffici di ogni genere. Vi transitarono navi mercantili che servivano ad allentare l’embargo posto da Lincoln e a commerciare tabacco, cotone e altro, soprattutto verso la Gran Bretagna, le Bahamas e le Bermuda. Wilmington possedeva anche delle preziose fonderie di ferro che era stato fondamentale per la costruzione delle corazzate CSS Raleigh, CSS North Carolina e CSS Wilmington. La CSS Wilmington fu data alle fiamme quando la città fu evacuata. La vittoria dell’Unione fece sì che Wilmington non potesse più essere utilizzata dalla Confederazione come porto. Ora il blocco dell’Unione era completo.