L’acquisto dell’Alaska, un accordo tra ghiacci e politica

A cura di Sergio Mura

L’assegno da 7,2 milioni $ con cui gli Stati Uniti acquistarono l’Alaska dalla Russia
Nel 1867 gli Stati Uniti acquistarono l’Alaska dall’Impero Russo per la somma di 7,2 milioni di dollari (equivalenti a circa 129 milioni di oggi). Il trattato fu firmato il 30 marzo e ratificato dal Senato statunitense il 15 maggio; la sovranità americana sull’enorme territorio divenne ufficiale il 18 ottobre con una cerimonia a Sitka, nel cuore delle colonie russe d’America.
All’epoca, l’Alaska era un’estesa ma scarsamente popolata terra fredda e lontana, dove la presenza russa era più simbolica che reale.
I russi, in effetti, vi avevano messo piede nel 1732, spingendosi verso oriente sulle rotte delle pellicce, e nel 1799 avevano affidato alla Compagnia Russo-Americana (RAC) il monopolio commerciale della regione. Ma la colonia, grande più del doppio del Texas, era popolata da appena 700 russi, sparsi in pochi avamposti lungo le coste. Nel 1821 lo zar Alessandro I aveva addirittura proclamato la sovranità russa sull’intera fascia costiera a nord del 51° parallelo, vietando l’ingresso alle navi straniere entro 185 km. Gli Stati Uniti protestarono con forza, e nel 1824 fu firmato un accordo che limitava le pretese russe al nord del 54°40? e apriva i porti della colonia al commercio americano.
Dopo la disastrosa guerra di Crimea, il governo zarista – guidato da Alessandro II – iniziò a valutare la possibilità di vendere l’Alaska. Le motivazioni erano molte: la colonia era difficile da difendere, pressoché priva di valore strategico, minacciata dai britannici stanziati nel vicino Canada e ormai povera di risorse dopo lo sfruttamento intensivo delle lontre marine. La scoperta dell’oro in California aveva dimostrato che, se mai si fosse trovato oro anche in Alaska, i coloni americani e canadesi l’avrebbero invasa in massa, rendendo vano ogni tentativo russo di conservarla.


La mappa dell’acquisto

Nel 1857 il granduca Konstantin, fratello minore dello zar, scrisse un memorandum segreto in cui sosteneva che prima o poi gli Stati Uniti avrebbero preso l’Alaska con la forza. Meglio, dunque, venderla. Lo zar annotò di suo pugno: “Vale la pena considerare questa idea”.
Fu così che il ministro russo a Washington, Eduard de Stoeckl, avviò trattative esplorative con il governo americano, già nel 1859. Ma con l’approssimarsi della guerra civile americana, il progetto venne congelato. Fu solo nel 1867, con la vittoria dell’Unione e sotto la presidenza di Andrew Johnson, che le trattative ripresero ufficialmente. Il Segretario di Stato William H. Seward era un fervente sostenitore dell’espansione e colse l’occasione. Dopo una lunga notte di trattative, all’alba del 30 marzo, il trattato fu firmato: gli Stati Uniti avrebbero pagato 7,2 milioni di dollari, pari a circa 2 centesimi per acro.
Molti considerarono l’acquisto una follia: si parlò di “Seward’s Folly” e di “Seward’s Icebox”, l’armadio dei ghiacci. Alcuni giornali parlarono di uno “spreco di denaro per un giardino di orsi polari” e di un “arancio spremuto” ormai senza valore. Tuttavia, la maggior parte dei quotidiani – specialmente sulla costa ovest – sostenne l’operazione, anche nella prospettiva di una futura annessione della Columbia Britannica. Il senatore Charles Sumner, relatore del trattato al Senato, difese con vigore l’acquisto, sostenendo che l’Alaska offriva animali pregiati, vaste foreste e che sarebbe stata un trampolino per il commercio verso l’Asia.


La prima pagina della ratifica del trattato a firma dello Zar Alessandro II

Il Senato approvò il trattato con 37 voti contro 2. Il 18 ottobre 1867 si svolse a Sitka la cerimonia ufficiale: soldati americani e russi si schierarono, il vessillo con l’aquila bicipite fu ammainato (dopo non pochi impacci: l’aquila si incastrò nell’albero e ci vollero tre tentativi per farla scendere), e al suo posto sventolò la bandiera a stelle e strisce tra salve di cannoni. La scena fu raccontata sei anni dopo da Thomas Ahllund, un fabbro finlandese reclutato per lavorare nella colonia: nel suo diario descrisse con vividezza la cerimonia, lo sgomento dei civili russi e le difficoltà della traversata di ritorno verso la madrepatria, a bordo di una nave affollata e mal gestita che toccò Hawaii, Tahiti, Brasile, Londra e infine Kronstadt.


La storica firma dell’accordo

Al momento del passaggio di sovranità, l’Alaska contava circa 60.000 abitanti, di cui solo 2.500 di origine russa o mista, concentrati in pochi insediamenti come Novo-Arkhangelsk (oggi Sitka) e St. Paul, nell’arcipelago delle Pribilof. Gli altri erano nativi inuit o aleuti.
Negli anni immediatamente successivi, le aspettative di ricchezza furono deluse. I coloni americani scoprirono ben presto che servivano grossi capitali per sfruttare le risorse e che molte di queste erano disponibili anche più vicino ai mercati. Sitka, che aveva raggiunto i 2.500 abitanti, si spopolò rapidamente.
Solo con la Corsa all’Oro del Klondike, nel 1896, l’Alaska cominciò a essere vista come una vera ricchezza nazionale. Uno dei motivi principali per l’acquisto, tuttavia, era già stato redditizio: la pesca delle foche. Dal 1870 al 1890, si ricavarono in media 100.000 pelli l’anno. Il governo statunitense affittò i diritti a una compagnia per 50.000 dollari l’anno, più 2,625 dollari per ogni pelle catturata. Le pelli venivano poi lavorate a Londra e rivendute nel mercato globale. Il business fu così fiorente che i soli lavoratori inglesi ricavarono oltre 12 milioni di dollari.


Tuttavia, l’esclusiva americana su quelle acque portò a un acceso conflitto internazionale. Gli Stati Uniti sequestrarono oltre 150 navi canadesi dedite alla caccia delle foche nel Mare di Bering, sostenendo che si trattasse di acque interne. La controversia fu risolta nel 1893 da un tribunale arbitrale internazionale, che dichiarò le acque internazionali e obbligò Washington a risarcire la Gran Bretagna.
L’Alaska, da “terra inutile”, si rivelò nel tempo una delle acquisizioni più lungimiranti della storia americana.

Per i Commenti è possibile usare il nostro forum