La guerra civile sul mare
A cura di Angelo D’Ambra
La battaglia di Mobile Bay
Oltre al blocco dei porti del Sud, sin dal 1862 l’Unione intraprese anche una campagna navale per dividere le forze della Confederazione lungo il fiume Mississippi. Di fatti, la maggior parte di queste navi erano poco più che chiatte a fondo piatto, azionate a vapore, con pesanti sponde in legno, perché il problema del dominio del Mississippi indirizzò l’intera industria navale soprattutto alla fabbricazione di corazzate fluviali, sui modelli di corvette e fregate civili.
Stessa cosa dicasi per il Sud. In realtà, sconfessando le rosee aspettative degli ingegneri confederati, le quattro corazzate, costruite sul modello della CSS Virginia che aveva ben figurato a Hampton Roads, si rivelarono un fallimento. Realizzate da privati inesperti nella costruzione di navi da guerra, mostrarono tutta la loro inefficienza in battaglia.

CSS Virginia
Il loro fallimento, spinse la marina confederata a cambiare la sua politica di costruzione navale, concentrandosi sulle navi difensive con progetti che valorizzavano l’esperienza dei maestri d’ascia del Sud nella costruzione di battelli a vapore. Per le navi impegnate nella difesa portuale si usarono i modelli di battelli a ruote che solcavano le acque poco profonde degli stati del Sud, quindi vestizione in ferro ma fondo piatto. In gran parte armate di batterie che contavano tra i due e i sei cannoni pesanti, esse furono pure dotate di arieti, visto il successo del CSS Virginia nello speronare il Cumberland.

USS Cumberland
Tutto quindi si concentrò sul Mississippi.
I momenti di questo scontro furono cinque: Head of Passes, Vicksburg, Charleston, Mobile e Wilmington.
Uno squadrone dei blu, comandato da David G. Farragut, il 12 ottobre del 1861, tentò di forzare la foce del fiume in quella che prese il nome di battaglia di Head of Passes. Si risolse in una vittoria confederata, grazie all’efficacia della marina del Sud, composta dall’ariete corazzato Manassas, dal rimorchiatore Watson, dalla cannoniere Mc Rae, Ivy, Tuscarora, Jackson, e dall’ammiraglia Calhoun.
L’intenzione manifesta dei nordisti era quella di oltrepassare New Orleans e risalire a nord il fiume Mississippi. Quando la città dovette arrendersi, nell’aprile 1862, il piano poteva dirsi concluso, ma la resistenza dei forti e delle flotte della Confederazione si spense solo nel luglio dell’anno successivo, quando le due forze dell’Unione, una in movimento da sud e l’altra in movimento da nord, si incontrarono a Vicksburg, nel Mississippi, completando la spaccatura del territorio del Sud.
Il Nord concentrò le sue attenzioni su Charleston. I blu posero l’assedio a Fort Sumter, dopo aver tentato di catturarlo per ben due volte. Il generale unionista Quincy Adams Gillmore dovette fare ricorso a nove artiglierie come i cannoni Requa, trincee, proiettili abbaglianti.

Quincy Adams Gillmore studia la mappa di Charleston
La muratura fu pesantemente colpita, poi Gillmore si rivolse su Fort Wagner che restò per 60 giorni sotto bombardamenti costanti e oppose fiera resistenza al nemico. Nonostante ciò, la città di Charleston e lo stesso Fort Sumter rimasero sotto il controllo confederato fino a quando gli eserciti di William T. Sherman marciarono attraverso la Carolina del Sud nel 1865.
La caduta di Charleston segnò le sorti del conflitto sul mare. Mobile, in Alabama, ultimo grande porto del Golfo era difesa da due grandi forti, ma questi caddero sotto l’assalto di Farragut nell’agosto 1864.
Tra il 27 marzo e il 9 aprile di quell’anno, i nordisti, padroni della baia di Mobile, passarono ad assediare Spanish Fort e Fort Blakeley, circa cinque miglia a nord della città. Vana fu l’azione della CSS Huntsville, della CSS Nashville e della CSS Morgan che risalirono il fiume Tensaw e bombardarono i nordisti sul fianco sinistro di Spanish Fort e sul fianco destro di Fort Blakeley. Finirono le munizioni e, al crepuscolo del 9 aprile, entrambi i forti caddero nelle mani dei blu.
Nel gennaio del 1865, la più grande flotta dell’Unione mai vista dall’inizio della guerra, attaccò Fort Fisher, la chiave della difesa di Wilmington, nella Carolina del Nord, ultimo porto atlantico del Sud. Fallito un primo assalto, la roccaforte cadde.

L’attacco a Fort Fisher
Il 12 aprile 1865, tre giorni dopo la resa del generale Robert E. Lee al tribunale di Appomattox, in Virginia, R. H. Slough, il sindaco di Mobile, consegnò la città all’esercito degli Stati Uniti per impedirne la distruzione.
Il Sud vinse, invece, la guerra di corsa. Per forzare i blocchi erano impiegate delle navi a vela a tre o più alberi, i clipper, perlopiù sottratti al nemico, come la CSS Sumter, la CSS Florida, la Georgia, l’Alabama e la Shenandoah, ma anche violatori di blocco, navi di tipo mercantile come la CSS Hope. Furono acquisite da agenti confederati in Europa e la maggior parte non entrò mai in un porto confederato. L’azione di queste navi-predone fu determinante per l’interruzione delle linee commerciali dell’Unione, portando la guerra nel Pacifico e nell’Atlantico.
Di esse, la più famosa fu l’Alabama del comandante Raphael Semmes. Distrusse oltre 60 navi in una crociera durata 21 mesi, fino a quando fu fermata dall’incrociatore dell’Unione Kearsarge al largo di Cherbourg, in Francia, nel 1864, e affondata.

Il comandante Raphael Semmes sulla CSS Alabama
Ad un clipper è anche legata l’ultima azione della guerra civile sul mare. La Shenandoah affondò 38 baleniere, con una gravissima perdita economica per l’Unione giacché l’olio di balena era all’epoca una delle merci più preziose. Circumnavigò il globo, unica nave confederata a farlo, e venne a conoscenza della fine della guerra civile solo quattro mesi dopo la resa degli eserciti confederati. La Shenandoah ammainò la bandiera in Inghilterra, il 6 novembre 1865 a Liverpool. La sua resa sancì la conclusione fine della guerra.