I francesi e il commercio delle pellicce nel Cinquecento

A cura di Angelo D’Ambra

Scambi commerciali operati dai francesi
La storia del commercio delle pellicce in Nord America affonda le sue radici nel Cinquecento, quando il francese Jacques Carier sbarcò per la prima volta nel Nuovo Mondo. Sperava di trovare grandi ricchezze come aveva fatto Hernan Cortes, invece andò incontro ad una grande delusione. Tra il 1534 ed il 1542, esplorò il fiume San Lorenzo e non trovò affatto oro, ma solo rocce, foreste e villaggi nativi. Eppure riuscì ad individuare qualcosa destinato a rivelarsi altrettanto importante. Lo colpirono quelle enormi quantità di folte e morbide pellicce di lontra, visone, martora e volpe che i nativi cedevano volentieri in cambio di coltelli e pentole.
Si ingegnò allora per commerciare con gli indiani asce, stoffe, perline di vetro e ogni genere di merci europee, ottenendo in cambio le prime pellicce. Cartier, da subito, si concentrò sulle pelli usate come coperte e ornamenti, trascurando invece quanto sarebbe poi diventato la vera fonte dei lucrosi guadagni europei: la pelle di castoro destinata alla lavorazione per la produzione di copricapi. Non costruì insediamenti stabili e non lo fecero neppure quei suoi connazionali che integrarono i loro ricavi della pesca al largo delle coste del Canada nord-orientale con la vendita di pelli di castoro guadagnata dagli scambi con gli indiani.
Proprio l’industria della pesca ebbe un risvolto importante in questa storia. Sino ad allora era stata assi fiorente. I pescatori francesi, quelli del Golfo di Biscaglia in particolare, erano riusciti a condurre in Europa enormi quantità di merluzzo, sfruttando accorte tecniche di essiccazione. Tale procedimento li aveva obbligati a cercare approdi forniti di grandi volumi di legname ed erano così sorti momentanei stanziamenti in terra canadese che avevano generato i primi contatti e i primi scambi con le popolazioni aborigene. I pescatori cedevano loro oggetti in metallo d’uso comune ottenendo abiti di pelle di castoro utilissimi per scaldarsi nei lunghi e freddi viaggi di ritorno attraverso l’Atlantico. Una volta rimesso piede in Europa capirono che più grandi introiti sarebbero venuti proprio da quegli abiti. La qualità di quelle pellicce, infatti, sorprese l’imprenditoria francese dei cappelli in feltro e quando quei pescatori tornarono in Canada ritennero più redditizio ottenere pellicce che catturare merluzzi. Abbandonarono così progressivamente la pesca e iniziarono a dedicarsi esclusivamente alla raccolta di pelli.

Durante tutto il secolo i francesi giunsero regolarmente con le loro navi a Tadoussac, in prossimità della confluenza dei fiumi San Lorenzo e Saguenay, e qui erano soliti scambiare prodotti coi nativi, ottenendo le loro pellicce per poi far ritorno in Europa e ripetere il viaggio. Nessun francese risiedette in Canada, né c’erano altri insediamenti europei lungo la costa nord-orientale.
Sul finire del Cinquecento, il governo francese era ormai consapevole di quanto il successo del commercio delle pellicce richiedesse con urgenza una base permanente in Canada e impresari abili. Così, nel 1599, un decreto di Enrico IV conferì il monopolio commerciale all’ugonotto Pierre de Chauvin de Tonnetuit e questi, già impegnato nel commercio di merluzzo, utilizzò la postazione di Tadoussac per aprirsi al mercato delle pelli di castoro. Due anni dopo, morto Chauvin, gli subentrò l’ammiraglio Aymar de Chaste che fondò la Canada and Acadia Trading Company e organizzò il primo rilevamento geografico della regione dei Grandi Laghi. A compierlo fu Samuel de Champlain, mentre lo scomparso de Chaste lasciò il posto a Pierre du Gua de Monts. Ora i francesi avevano una migliore conoscenza degli spazi canadesi e dei corsi fluviali, ma i rigidi inverni di Tadoussac erano insostenibili e scoraggiarono du Gua, inducendolo a spostarsi verso Sud, dove fondò una nuova colonia ad Acadia, godendo del clima era più mite, pur continuando a commerciare sul San Lorenzo.

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