I francesi e il commercio delle pellicce nel Seicento
A cura di Angelo D’Ambra
Samuel de Champlain
Nel 1607, Samuel de Champlain e Pierre du Gua de Monts poterono consegnare al re di Francia una perfetta mappatura di tutta la costa nordorientale. L’anno seguente Champlain tornò a risalire il San Lorenzo, fondando la città di Quebec. Fu allora che tutto cambiò nel commercio delle pellicce.
Champlain si inserì con astuzia nella discordia tra tribù native, tessendo una fitta rete di trame e relazioni interessate al fine di garantirsi un continuo approvvigionamento di pellicce. Affiancò, poi, la coalizione degli innu, meglio noti come montagnais, degli algonchini e degli uroni in un attacco contro i mohawk nella valle del fiume Richelieu.
La guerra gli fornì l’opportunità d’esplorare quei territori e consolidare certi legami. Fu una mossa scaltra che gli garantì l’amicizia dei montagnais e una massiccia fornitura di pellicce perché i collegamenti commerciali di quella tribù con i popoli neutral e petun, nonché con le bande algonchine del Nord, erano ben sviluppati.
Champlain tra gli indiani
Champlain sfruttò al massimo la situazione e inviò diversi avventurieri francesi a vivere e lavorare con gli indigeni per imparare la lingua e i costumi in modo poi da rinsaldare i legami commerciali. Ne nacquero una pluralità di piccolissime società di coureurs des bois, ciascuna col proprio peculiare giro di affari con le molteplici tribù native.
Si era ormai intorno agli anni venti del Seicento, il commercio francese di pelli nella valle del San Lorenzo ammontava a quindicimila castori, eppure c’erano appena venti coloni permanenti nel Quebec. L’acuto cardinal Richelieu capì che si poteva ottenere molto di più e, nel 1627, unì tutte le società di commercio di pellicce in un’unica organizzazione, la Compagnie des Cent-Associés, che stabilì la propria sede nella città di Quebec. La compagnia, in cambio del monopolio commerciale, fu incaricata di portare 4.000 coloni in Canada in quindici anni e promuovere missioni tra i nativi. Ogni cosa sembrava destinata ad andare per il meglio, ma Richelieu non aveva fatto i conti con la concorrenza.
Le belle pellicce del Nord America, infatti, avevano acceso l’appetito di diversi rivali. Nel 1614, Henry Hudson, capitano inglese al servizio degli olandesi, aveva stabilito i primi insediamenti della colonia del New Netherland, ovvero New Amsterdam, la futura New York, e Fort Orange, ora Albany. Al contempo, Carlo I d’Inghilterra aveva allungato le sue mani sul San Lorenzo. L’Inghilterra era entrata nel gioco nel 1611 quando furono spedite pellicce dalle colonie di Virginia e Plymouth. I mercanti londinesi si eran resi conto della notevole qualità del prodotto, ma la Francia era già padrona di tutto. La corona si interrogò a lungo sul da farsi e alla fine scelse di ricorrere alla forza: nel 1628, le navi britanniche dei fratelli Kirke fermarono la prima spedizione della Compagnie des Cent-Associés catturando quattro navi e quattrocento coloni francesi. Re Carlo I d’Inghilterra aveva emesso lettere di marca che autorizzavano il sequestro delle imbarcazioni francesi e David Kirke e i suoi fratelli, in possesso di una di queste lettere, risalirono il San Lorenzo e attaccarono Quebec chiedendo a Champlain la resa.
La nave dei fratelli Kirke
Il francese rifiutò e i Kirke abbandonarono l’impresa credendo la città ben fortificata, senza sapere che presto si sarebbero imbattuti nella flotta commerciale della compagnia. Nel contenzioso che si aprì, Champlain capitolò: per tre anni una società commerciale inglese mantenne circa duecento uomini in Quebec e gestì il commercio del San Lorenzo con notevoli profitti, fino a quando, nel 1632, fu stabilito il trattato di Saint-Germain-en-Laye e il Canada tornò alla Francia.
Stavolta la colonizzazione fu guidata da missioni religiose. Quattro frati minori recolletti furono inviati in Quebec, seguiti poi dai gesuiti. Una missione fu fondata tra gli uroni-wendat, presso la Georgian Bay, la missione Sainte Marie Among the Hurons, tuttavia i nativi erano più interessati ai beni di scambio dei francesi che alla loro religione. Egual cosa potevan dire i francesi perché furono proprio i profitti del commercio di pellicce a sostenere i missionari e a permettere alla compagnia di inviare centinaia di coloni. Nel 1642 sorse un nuovo centro missionario, Ville Maria, l’odierna Montreal. Pochi anni dopo, la compagnia cedette il controllo del commercio di pellicce all’amministrazione della colonia con l’intento di assicurare una crescita degli affari. La cosa non dette buoni risultati. I coloni si mostrarono inetti e, alla fine, nel 1663, dopo un disperato appello delle autorità coloniali a Luigi XIV, la corona prese il controllo della colonia.
Nel frattempo il commercio di pellicce aveva iniziato a tingersi di sangue. Nel 1640 molte aree di caccia utilizzate dagli irochesi patirono la scomparsa dei castori e ciò generò lo scoppio di una serie di guerre per il controllo dei territori in cui l’animale era ancora presente che finirono col perdurare sino al 1701. In particolare i castori scomparvero dalla loro patria, Kanienkeh, “la terra della Selce”, tra gli odierni stati del Massachusetts e New York, e allora si lanciarono in violente irruzioni nelle terre di Wendat, nell’odierno Ontario, che portarono al massacro dei rivali. Le forze congiunte degli irochesi distrussero le tribù nemiche, anzitutto quella degli erie, e ne costrinsero altre a migrare, come gli uroni. Riuscirono così a monopolizzare il commercio di pellicce nell’area dei Grandi Laghi. I potawatomi, gli ojibwa, gli ottawa, i sauk e i fox furono spinti dal sud del Michigan sin nel Wisconsin dove patirono la fame e il conflitto con le tribù indigene dei menominee e dei ho-chunk. Furono queste guerre efferate che interruppero l’afflusso di pellicce nella colonia francese del Quebec e misero in ginocchio i commerci. Gli irochesi, impossessatisi delle armi da fuoco, dapprima attraverso commercianti olandesi e poi inglesi, erano determinati a essere gli unici intermediari tra gli europei e le altre popolazioni native, così spodestarono gli uroni, che fin a quel momento avevano controllato tutto il commercio di pelli all’interno del Nord America. In una lotta senza tregua, gli uroni furono portati all’estinzione. I francesi si opposero sempre all’espansionismo degli irochesi, capirono di aver a che fare con una tribù diversa dalle altre, aggressiva ed estrosa, ma a lungo andare dovettero arrendersi. La Compagnie des Cent-Associés fallì nel 1663 proprio a causa dei continui attacchi dei nativi. Fu allora che Luigi XIV si decise ad usare la forza. La Nuova Francia fu rilevata dalla corona e vi fu inviato il reggimento Carignan-Salieres per difendere il territorio. Nel 1666 i militari devastarono il Kanienkeh, costringendo gli irochesi a chiedere la pace.
Nove anni dopo, gli irochesi fecero pace coi machian, ma ripresero altre guerre col solito spirito bellicoso e vendicativo. Sconfissero gli susquenhannock, lanciandosi in un nuovo decennio di guerra in quello che è l’odierno Midwest, a volte in alleanza con gli ottawa, contro miami e illinois. Questi conflitti impedirono ai commercianti di pellicce francesi di entrare nella valle del Missisippi e spinsero le autorità coloniali a dichiarare ancora guerra agli irochesi. Il conflitto si riaccese nel 1684 e infuriò nel Kanienkeh con dati e villaggi messi al fuoco. Gli irochesi si mostrarono un nemico temibile ed ostico, ma le forze francesi erano meglio organizzate. Nel 1701 fu siglata una pace. La Francia comunque dovette fare i conti anche con i britannici.
Irochesi
Tra il 1698 ed il 1763, Francia e Inghilterra combatterono una serie di quattro guerre per il controllo del Nord America. Poiché le colonie inglesi avevano una popolazione molto più ampia di quella della Nuova Francia, i francesi ebbero bisogno di alleati indiani e questi accolsero la proposta d’alleanza per continuare a ricevere beni europei come bollitoi, pentole e moschetti ad archi.
Se dovessimo porla sotto una lente d’ingrandimento, la storia del mercato delle pellicce di questi secoli apparirebbe come la sequenza continua di un perenne conflitto tra europei, francesi e inglesi anzitutto, e ma anche tra nativi. Su tutti furono protagonisti i temibili irochesi.
Nonostante l’opposizione dei francesi, alleati con uroni e innu, la confederazione irochese, composta dai mohawk, dagli oneida, dai seneca, dai cayuga e dagli onondaga (e dal 1722 anche i tuscarora), schiacciò gli algonchini e si guadagnò il monopolio degli scambi con gli europei, forte anche delle armi da fuoco ottenute da olandesi e inglesi. Gli europei li apprezzavano e li temevano al contempo. Paventavano la loro aggressività e la rapidità negli scontri corpo a corpo. Ammiravano la loro competenze nella costruzione e nella navigazione delle canoe sui corsi d’acqua interni, nonché la loro abilità nella caccia.
Trattato di Rijswijk
Neppure il vaiolo li fermò. La superiorità di questa tribù, garantita da capacità tattiche, flotta di canoe e armi da fuoco europee, permise loro di schiacciare definitivamente algoncini, conestoga e mohicani, e poi uroni, oneida e wenro. Nel 1660 i francesi provarono ad armare quanto restava di uroni e algonchini contro i mohawk, tribù dominante nella confederazione, ma fu inutile. Parigi dovette inviare un esercito e, nel giro di due anni, i mohawk, che avevano perso anche il loro alleato olandese, scacciato dagli inglesi, accettarono la pace. Bellicosi come erano gli irochesi aprirono però nuovi fronti di guerra con shawnee, illinois, powatomi e miami. Solo unendo le forze, nel 1684, questi popoli riuscirono a fermare l’espansione dei mohawk verso Ohio e Illinois. Neppure quella volta però la confederazione accettò la pace. Nella Guerra di re Guglielmo, si allearono agli inglesi contro francesi e ojibwa e quando le truppe britanniche siglarono la pace, col Trattato di Rijswijk del 1697, essi continuarono a combattere da soli sino al 1701 quando, stremati, firmarono con l’odiato nemico un accordo commerciale a Montreal.