Gli scout Apache
A cura di Matteo Pastore
Un folto gruppo di scout Apache
Un’unità militare, esterna all’esercito statunitense, che giocò un ruolo importante nella vittoria delle guerre Apache fu, ironia della sorte, un’unità di scout Apache che si rivoltò contro altri clan della nazione Apache. Armati e guidati da contingenti dell’esercito degli Stati Uniti, come il 4° Reggimento di cavalleria, i contingenti di Apache delle Montagne Bianche divennero la forza combattente privilegiata che abbe il compito di sopprimere gli Apache guidati da Cochise e poi da Geronimo.
Furono, inoltre, fondamentali per aprire il sud-ovest ai coloni americani. Le tribù Apache migrarono dall’attuale Canada verso sud, nelle aride terre del sud-ovest americano, nel 1500, e a loro si unirono altre tribù indiane formando così la nazione Apache.
I primi grandi scontri avvennero tra il 1600 e il 1700, quando i conquistadores spagnoli, reduci dall’annientamento dei popoli aztechi in Messico e in America centrale, si spostarono a nord in cerca di nuove terre da colonizzare e da saccheggiare. L’invasione che ne derivò fu una delle più brutali campagne militari della loro storia coloniale.
Quando la sete d’oro degli spagnoli si attenuò, scoppiò un secondo periodo di conflitto. I nuovi coloni del Messico, ovvero quella generazione che decenni dopo diede vita alla Prima Repubblica messicana, si dedicarono all’allevamento di bestiame che, con il passare del tempo divenne un’attività molto redditizia.
Scout Apache in divisa
Vennero fondati grandi ranch o “haciendas” e i messicani iniziarono a insediarsi nel sud-ovest americano. Mentre la maggior parte delle aree produttive ricadeva sotto il controllo delle haciendas, gli Apache si ritagliarono un proprio dominio nelle terre più montuose e aride. Quasi subito le due culture si scontrarono. Lo stile di vita degli Apache era quello del nomadismo e dedito alla razzia di bestiame, cavalli e cibo. Per gli Apache, queste attività erano considerate di “diritto divino”. Nella loro cultura, i diversi popoli del mondo erano stati messi sulla terra per servire il popolo Apache, compresi gli altri clan di Apache più deboli. Questo scontro tra due culture fu feroce e durò fino agli anni Quaranta del XIX secolo quando, gli Stati Uniti, diventarono un nemico comune. Il loro obiettivo era quello di annettere i territori dell’Arizona, del Nuovo Messico e del Texas i quali erano in mano al Messico e agli Apache.
I primi coloni statunitensi iniziarono a recarsi nelle terre degli Apache negli anni precedenti la Guerra Civile Americana. La maggior parte dei coloni si dirigeva verso la California, ma alcuni rimasero per coltivare, tentare di allevare bestiame o per fare ricerche geologiche nel sud ovest. Quelli che rimasero furono lasciati in pace, per la maggior parte. Questa tradizione di ignorare i coloni rimase in vigore fino alla metà della Guerra Civile. La pace finì quando un capo Chiricahua di nome Cochise si scontrò con un giovane ufficiale dell’esercito, il tenente George N. Bascom. Nei pressi di Fort Huachuca, in Arizona, Cochise aveva fatto prigionieri civili e militari; il tenente Bascom era stato incaricato di liberarli. Decise di prendere in ostaggio le donne Apache del luogo. Le fonti dell’epoca raccontano che Bascom insultò Cochise e lo stallo si concluse con la morte degli ostaggi da entrambe le parti. Ciò diede inizio alla prima guerra apache e, per la prima volta, l’esercito americano, si scontrò con una popolazione del sud ovest.
Charles Gatewood con gli scout al suo comando, 1880
Gli Apache conoscevano alla perfezione le loro terre; la maggior parte di quell’area era costituita da un deserto molto arido, montagne difficili da scalare e l’acqua scarseggiava. Inoltre, le pianure, erano tendenzialmente aride e poco fertili.
Il clima era, allo stesso modo, difficile da affrontare per l’esercito statunitense; si passava da inverni freddi, piovosi e con tempeste di neve al caldo estivo, che spesso raggiungeva i 50 gradi. Per gli Apache la protezione naturale era ottima e spesso si adattava al loro stile di vita.
L’esercito che occupava il sud-ovest americano negli anni Sessanta del XIX secolo era una forza in continua evoluzione. Inizialmente, questi soldati, erano volontari provenienti dalla California e dagli Stati circostanti. L’obiettivo principale dell’esercito regolare era quello di vincere la guerra civile mentre la lotta contro i nativi era, per il momento, un obiettivo secondario. Gli scontri con le varie tribù erano affidati a truppe irregolari o non ben addestrate.
Dopo la Guerra Civile, la necessità di un grande esercito regolare permanente diminuì. Le guarnigioni furono ridimensionate e quelle più importanti si trovavano sulle coste orientali e occidentali o sparse tra centinaia di avamposti di frontiera. Vi erano grossi problemi di rifornimento, logistici e di addestramento specialmente nelle tattiche di guerra indiana. Per questo motivo, i vertici dell’esercito, diedero l’ordine di reclutare e mantenere compagnie di esploratori nativi. Il loro obiettivo era quello di esplorare, guidare le truppe statunitensi nel Territorio Indiano e ottenere informazioni.
Il generale George Crook fu uno dei primi a riconoscere l’efficacia degli scout nativi sul campo di battaglia. Il generale era considerato un eccellente stratega ed era rispettato dalle tribù indiane per il suo modo di combattere. il generale Crook cercò di capire la mentalità dei nativi e si cercò di portare al riconoscimento delle tribù come cittadini statunitensi. Dopo aver ottenuto grandi successi nelle pianure settentrionali del Territorio del Montana utilizzando gli esploratori indiani Crow contro i Sioux e i Cheyenne, il generale Crook decise di utilizzare la stessa tattica contro gli Apache quando tornò in Arizona nel 1880.
Il generale Crook con alcuni scout da lui reclutati
Crook ebbe successo nel sud ovest perché riconobbe che i conflitti tra i vari clan Apache erano simili a quelli tra le tribù delle pianure settentrionali. Come i Sioux odiavano i Piedi Neri, anche un clan Apache odiava l’altro. Sfruttando questa conoscenza, Crook reclutò gli Apache delle Montagne Bianche per fare da scout e combattere contro gli Apache occidentali o Chiricahua. Invece di sentirsi un traditore della propria nazione, un Apache delle Montagne Bianche provava un grande piacere nell’attaccare un’altra tribù di Apache. Nel codice di condotta Apache, la gloria personale nel combattimento era più importante dell’unità tribale.
Gli scout Apache erano rispettati dagli uomini che prestavano servizio con loro, che spesso gli ufficiali sceglievano di attaccare o esplorare i territori solo con truppe indiane. Uno di questi era il capitano Emmet Crawford, marshal della Riserva di San Carlos e comandante degli scout indiani. L’uomo rispettava i suoi scout e per questo motivo, poco prima della sua sfortunata spedizione nella Sierra Madres del 1886, decise di riorganizzare il suo reggimento.
Fece sapere che non voleva soldati dell’esercito regolare poiché, nelle spedizioni precedenti, aveva trovato che erano un peso dato che non riuscivano a tenere il passo con gli scout e non sopportavano e stesse difficoltà.L’ufficiale scelse gli Apache della Montagna Bianca e alcuni Chiricahua perchè li riteneva piùsperti nel seguere le tracce nella Sierra Madre.
Scout Apache
Un altro ufficiale minore che utilizzò gli scout Apache nelle missioni contro Geronimo e Chatto fu il capitano John Bourke. Sebbene non sia molto famoso (ottenne anche la Medal of Honor), il capitano Bourke è noto soprattutto per i suoi lavori scientifici. Egli documentò gran parte delle vite dei suoi soldati, le battaglie e degli Apache.
Bourke era un antropologo e trascorse circa venticinque anni di carriera sulla frontiera scrivendo della nazione Apache e della sua cultura.
In uno dei suoi diari, il capitano Bourke scrisse: “I due grandi punti di superiorità del soldato nativo rispetto al nostro sono la sua assoluta conoscenza del paese e la sua perfetta capacità di prendersi cura di se stesso in ogni momento e in ogni circostanza. Anche se i raggi del sole scendono dallo zenit o lo scirocco cocente soffia da sud, l’esploratore Apache avanza incurante come quando la fredda pioggia o la neve raggelavano il suo compagno bianco fino al midollo. Trova cibo, e anche piuttosto buono, dove il soldato regolare o il colono morirebbe di fame”.
L’equipaggiamento degli scout Apache era minimo utilizzato con cura:l’uniforme di ordinanza veniva indossata raramente al di fuori delle occasioni cerimoniali. Consisteva in una camicia di calicò (un tessuto in cotone grezzo), pantaloni di cotone spesso (tendenzialmente entrambi di colore azzurro o blu), una fascia scarlatta, mocassini di pelle di cervo fino alle ginocchia e una cintura di cartucce che conteneva quaranta munizioni. Il suo equipaggiamento consisteva in un fucile Springfield a retrocarica, una borraccia, un coltello, un punteruolo, un paio di pinzette, delle lamette per tagliarsi la barba, una targhetta identificativa che indicava il nome e la tribù di provenienza oltre ad un piccolo sacchetto di medicinali per svolgere sacrifici.
Emmett Crawford
Sebbene gli Apache abbiano combattuto con tenacia in numerose battaglie alla fine furono costretti ad arrendersi poiché il numero di guerrieri si stava riducendo così come le scorte alimentari senza dimenticare l’arrivo sempre più numeroso di coloni e soldati meglio equipaggiati. alla fine hanno esaurito i guerrieri e la capacità di combattere. Così, nel 1886, anche grazie all’uso degli esploratori apache da parte del generale Crook, la nazione Apache fu sconfitta. I capi tribù e i guerrieri furono catturati, condannati all’esilio e deportati in Florida. Il resto dei membri della tribù fu trasferito nelle riserve ma nonostante ciò alcune sporadiche ribellioni, sebbene non in larga scala, durarono fino al 1924 e colpirono anche il Messico.
Il generale Crook sfruttò i conflitti etnici e i problemi esistenti tra le varie tribù per ottenere, più facilmente, la vittoria. Come scritto poco più sopra, sappiamo che il generale stimava i suoi scout e nelle sue memorie scrisse “Gli scout sono stati più utili nel cacciare e costringere alla resa il nemico, rispetto a tutte le truppe regolari impiegate nelle operazioni contro di loro”.
La fine delle guerre apache non segnò la fine delle unità di scout Apache. Essi furono utilizzati in tutto il sud ovest fino agli anni Venti del Novecento e gli ultimi due scout Apache si ritirarono dall’esercito americano all’inizio del 1940. Anche allora, l’influenza degli scout indiani non svanì. Durante la Seconda Guerra Mondiale, diversi nativi del sud ovest furono utilizzati come operatori radio sfruttando la loro lingua nativa in tutto il teatro del Pacifico (tra cui i famosi Navajo code talkers).