Texas, gli indiani delle aree meridionali

A cura di Gianni Albertoli

Il ritratto di un indiano del Texas meridionale
Gli indiani del Texas sono sempre stati particolarmente intriganti, ma anche poco conosciuti. Chiaramente il titolo ci porta automaticamente nelle terre più meridionali, quelle a stretto contatto con il Messico, ma anche con le aree degli indiani Karankawa. Le ricche collezioni archivistiche spagnole, del XVI e XVII secolo, ci portano ad identificare I nomi di vari gruppi e popolazioni native delle aree più meridionali del Texas; il tutto affiancato da varie informazioni etnografiche, da testimonianze ufficiali, dalle annotazioni di varie spedizioni spagnole, senza dimenticare lettere, giornali e diari.
Sicuramente il Cabeza de Vaca ebbe un ruolo determinante. Questi, nel 1535, attraversava il basso corso del Rio Grande spingendosi nel Coahuila. Altri dati importanti li possiamo ottenere dalle annotazioni del Castaño de Sosa che, verso la fine del XVI secolo, guidò una spedizione colonizzatrice da Monclova al Coahuila settentrionale, attraversando il grande fiume nelle aree dell’Eagle Pass. Altre informazioni rilevanti ci vengono dall’Alonso de León che, nella prima metà del XVII secolo, descrisse le genti del Nuevo León e del basso Rio Grande; con il Juan Bautista Chapa che annotava gli indiani del Messico nordorientale di varie aree del Texas meridionale nel periodo 1650-1690. Durante le ultime due decadi del XVII secolo fu il Lasalle a menzionare i gruppi del Texas meridionale, in effetti i suoi uomini esplorarono le aree comprese tra il basso San Antonio River per spingersi presso la foce del fiume Pecos.


Il generale Alonso de León

Il Cabeza de Vaca annotava varie popolazioni nelle zone che il Foster chiamava “Area IV”, e che possiamo vedere nella precedente cartina; tutte popolazioni viventi a sud-ovest del basso San Antonio e a nord-est del basso Rio Grande. Lo spagnolo annotava gli indiani “Yguaze e Atayo” nella attuale Refugio County, “Guaycone” nelle terre presso le coste e gli indiani “Acubadao” nella Live Oak County. Altre popolazioni, segnalate come “Avavare, Como, Cuthalchuche, Maliacone, Susola e possibilmente Coayo”, vivevano nell’entroterra tra i “Quitole” delle aree di Corpus Christi e la Copano Bay. Gli indiani “Camole” e quelli ricordati dal William C. Foster come “People of the Figs” (il “Popolo dei Fichi”), occupavano le regioni prossime alle coste, soprattutto a sud della Corpus Christi Bay. Inoltre, prossime al Rio Grande, nelle attuali Zapata e Jim Hogg Counties, vagavano gli indiani “Arbadao e Cuchendado”. Il de Vaca e i suoi uomini, dopo esser sfuggiti dai “Mariame”, si spinsero a sud del Rio Grande per raggiungere il basso Nueces River; stando alle fonti, specialmente quelle dell’Oviedo, tali spostamenti si ebbero nell’agosto 1535 e si sarebbero fermati verso la fine del mese quando avrebbero riattraversato il Rio Grande.


Un tipico accampamento degli indiani del Texas meridionale

Stando alle annotazioni in nostro possesso, la piccola spedizione avrebbe visitato le terre del Rio Salado ed anche quelle del Rio Sabinas, dove entrarono in contatto con alcune donne native e, successivamente, con gruppi di nativi dediti ai commerci con altre popolazioni. Nel periodo 1570-1580 gli esploratori spagnoli si mossero nel territorio e nelle aree del nord-ovest per poi, da Pánuco e dalle zone di Huasteca fin nel golfo del Messico. Nell’anno 1579 la Corona garantiva al Luis Carvajal una estesissima area che da Pánuco si spingeva circa 500 miglia in direzione nord lungo le coste del Golfo e, nell’entroterra, fin nel Texas centrale, ed infine verso ovest per altre 500 miglia.


Missioni nel Texas

Il Carvajal si sarebbe strenuamente impegnato ad esplorare anche parte del Tamaulipas, del Nuevo León e del Coahuila e, nel 1580, stabiliva e fondava León, una piccola miniera di argento con annessa una comunità coloniale presso Cerralvo, a sud del basso Rio Grande. Dopo il Carvajal venne il Gaspar Castaño de Sosa che, nel decennio 1590-1600, dette parecchie informazioni sulle genti native del Messico nord-orientale e lungo il basso corso del Rio Grande. Il Juan Bautista Chapa fu particolarmente impegnato ed ebbe modo di consultare le documentazioni in mano al governatore del Nuevo León, il don Martín de Zavala, elencando almeno 160 gruppi tribali, o bande, in aree ormai de popolate, con gruppi letteralmente scomparsi dalla scena storica. Inoltre, il Chapa riuscì a convincere parecchi ufficiali spagnoli, ed anche coloni, a ricordare altre 88 bande, o gruppi, residenti a circa 130 miglia da Monterrey e Cerralvo, e tutte localizzate nella parte più meridionale del Texas.


William C. Forest

In precedenza, il De León aveva annotato che sul basso Rio Grande vi erano centinaia di piccole bande indipendenti, o tribù, con i loro nomi ormai conosciuti. Lo spagnolo ebbe inoltre modo di annotare tutta una serie di piccole schermaglie nelle aree di Monterrey dove si mettevano in risalto le azioni dei “Tepehuane”, una grande tribù delle aree di Durango.


Il corso del Frio River

Senza dimenticare varie annotazioni sui “Guachachile” del Chihuahua sudoccidentale e infine dei “Chichimeca e dei Borrodo” delle Tamaulipas Mountains; con alcuni gruppi amichevoli, noti come “Otomi e Tlaxcala” del Messico centrale. Verso la metà del XVII secolo le fonti riportavano le gravi perdite economiche subite dalle comunità spagnole, fu allora che dovettero intervenire le autorità di Monterrey e Saltillo che, nel 1660-1670, organizzarono due spedizioni militari per punire le tribù del Texas meridionale.


Il libro di Foster

La prima ebbe inizio nell’ottobre 1663, quando il maggiore Juan de la Garza si mosse con le sue truppe, affiancate da guerrieri Tlaxcala provenienti dalle aree di Saltillo, e da coloni del Nuevo León. Il maggiore si spinse nel Texas meridionale per attaccare i pericolosi “Cacaxtle”, una popolazione che, vista la durata della campagna militare (circa sei mesi), e la composizione delle truppe (100 soldati ben armati e circa 800 cavalli), si dimostrava ampiamente temibile. Le terre dei Cacaxtle venivano riportate ad almeno 150 miglia da Monterrey, ma nessuna informazione riportava dove le truppe avevano attraversato il Rio Grande. Lo scontro fu durissimo, ma alla fine gli spagnoli riportavano l’uccisione di un centinaio di indiani e la cattura di 125 nativi di tutte le età e di entrambi i sessi; inoltre, altre fonti riportavano che questi prigionieri vennero deportati nello Zacatecas per essere impiegati nelle miniere del territorio.


Un tipico nativo delle aree desertiche del Texas meridionale

Gli spagnoli sarebbero rientrati nel Texas meridionale due anni dopo, ancora una volta l’obiettivo era lo stesso, bisognava porre definitivamente fine agli attacchi dei Cacaxtle e, di conseguenza, distruggere il loro campo principale. Il don Fernando de Azcué venne posto alla testa di 103 militari di Saltillo, affiancati da 30 soldati di Monterrey; le truppe si mossero verso nord con al fianco un potente leader nativo, chiamato “don Nicolas de Carretero”, alla guida di circa 300 indiani locali, in maggioranza di etnia “Bobole”.


Un nativo che trasporta un carico

Dopo sei giorni di durissima marcia a nord del grande fiume, gli spagnoli fronteggiarono i Cacaxtle che erano posizionati in fitti cespugli e boschi all’interno di una barricata non penetrabili dagli spagnoli. Resta accertato che, verso la fine della battaglia, dopo che le scorte di frecce erano state esaurite “da tempo”, i Cacaxtle combatterono anche con bastoni appuntiti in violenti corpo a corpo. Nello scontro perirono oltre cento Cacaxtle, con 22 spagnoli feriti seriamente e due indiani alleati che perdettero la vita.


Una mappa del Texas meridionale

Il Chapa annotava che durante la battaglia un’anziana donna nativa, in mano agli spagnoli, iniziò a suonare un flauto per dar coraggio alla sua famiglia e alla sua gente ormai circondata. Come punizione per la sua “indegna” azione a sostegno dei Cacaxtle, gli alleati guerrieri Bobole erano “ben decisi a cucinarla e mangiarla quella sera stessa”, ma gli spagnoli non lo avrebbero permesso. Tuttavia, i Bobole avrebbero prevalso indirettamente come diceva il Chapa, “cucinando e mangiando segretamente un giovane ragazzo prigioniero che era imparentato con la donna”, poi aggiunse che, dopo la battaglia, il Nuevo León venne, per un certo periodo, liberato dalle incursioni native delle tribù del Texas.


Un tipico “Prickly Pear Cactus” del Texas meridionale e del Messico settentrionale

Nei primi di maggio del 1675, dopo le spedizioni del Larios e del Peñasco, il Fernando del Bosque si mise alla testa di truppe provenienti dall’insediamento di Guadalupe, muovendosi verso nord entrò nel Texas dove si mise in luce per annotare tutta una serie di nomi di fiumi e torrenti con brevi descrizioni di gruppi nativi, senza dimenticare la flora e la fauna del territorio.


Il corso del Río Grande presso l’attuale El Paso

A nord del Rio Grande, presso l’Eagle Pass, ebbe modo di incontrare 54 indiani “adulti” di etnia “Yorica e Jeapa”, questi riportavano che nell’area erano presenti gruppi loro nemici appartenenti alle tribù “Ocane (Ocana), Pataguaque e Yurbipane”. Spingendosi ulteriormente a nord, “dalle otto alle dieci leghe”, il Bosque annotava altri gruppi nomadi noti come “Bibit, Jume, Pinanaca, Xaeser, Teniimama, Cocoma, Xoman, Teroodan, Teaname e Teimamar”, giungendo a recuperare un giovane dodicenne spagnolo che fu al seguito del Cabeza de Vaca.


Una tipica cerimonia funebre degli indiani del Texas meridionale

Quando la spedizione entrò nel Texas meridionale, gli spagnoli incontrarono altre popolazioni, si trattava dei “Geniocane, Catujano, Tilijae, Ape, Pachaque e Jeniocane” poi, verso la fine di maggio, rientrava a Monclova. Le documentazioni del Bosque confermano ampiamente i nomi di parecchi gruppi nativi tra il 1670 e il 1680; queste riportavano ottime terre con mandrie di bisonti cacciati dai nativi.


Il corso del Sabine River in Texas

Nel 1685 i francesi, da tempo grandi rivali degli spagnoli, stabilivano una postazione e una colonia lungo le coste centrali del Texas, da queste postazioni si mossero ben presto organizzando varie esplorazioni esplorative verso la parte meridionale del territorio, fino ai confini messicani. Le fonti storiche non sono molto chiare al riguardo della spedizione del La Salle il quale, affiancato da alcuni soldati, avrebbe raggiunto la riva settentrionale del Rio Grande.


Tipiche armi degli indiani del Texas meridionale

Siamo anche a conoscenza della cattura del Jean Géry, un uomo del La Salle, da parte del capitano Alonso de León, era l’anno 1688. Questo francese resta comunque importante perché ebbe modo di annotare parecchi gruppi o bande native del Texas meridionale. Inoltre, questo personaggio era diventato particolarmente importante tra alcune bande dell’area, aveva sposato una nativa da cui aveva avuto alcuni figli e sembra che la sua reputazione fosse veramente notevole nell’area. Il capitano spagnolo aveva grande rispetto per il Géry ma rimase molto deluso quando il francese si divincolò dalle autorità spagnole per rientrare presso gli indiani che ben conosceva. I successivi Rapporti lo convinsero ad organizzare due spedizioni esplorative lungo le Gulf Coast, lo scopo era anche quello di intercettare i francesi. Nel maggio 1688 gli spagnoli si mossero e ritrovarono il Jean Géry. Il De León avrebbe poi annotato che il Géry si era guadagnato la lealtà delle tribù locali e, inoltre, riportava che, all’interno del grande accampamento indiano condiviso da cinque tribù, vi erano circa 300 guerrieri tutti riuniti attorno al Géry come “guardie del corpo”. Il francese era “alto, aveva la pelle chiara e i capelli grigi e sembrava avere circa cinquant’anni”, mentre “il suo viso era dipinto a strisce come gli indiani che dipingevano i loro volti … ed era seduto da solo su una grande pila di pelli di bisonte”. Inoltre affermava di essere impegnato “a cercare la lealtà dei nativi per renderli sudditi del re di Francia”, ed aggiungendo “… di aver vissuto tra le tribù vicine al Rio Grande per circa tre anni, a partire dal 1685, durante il quale si era sposato all’interno della tribù e aveva avuto una bambina”.


Un classico indiano del Texas meridionale

Il Géry avrebbe poi condotto abilmente il De León per oltre cinquanta miglia dalla zona devastata di Fort St. Louis e fino all’ingresso della Matagorda Bay, dove disse al comandante che era arrivato con il La Salle attraverso il passo identificato. Il San Miguel de Aguayo affermava che gli “indiani Blanco e Pajarito” – stanziati nelle vicinanze del Rio Grande -, riportavano la presenza di bianchi “molto amichevoli, che assomigliavano agli spagnoli”, e che avevano visitato il basso corso del grande fiume. Inoltre aggiungevano che “questi uomini bianchi si prendono cura e amano gli indiani, dando loro molti vestiti … e avevano visto un servitore indiano di questi bianchi vestito con pantaloni, giacca e un grande cappello”. Questo rapporto suggeriva che nella primavera del 1686 i francesi avevano contattato gli “indiani Blanco e Pajarito”. Il francese avrebbe comunque riportato al Chapa anche i seguenti gruppi, “Cuba, Emot, Sanatoo (Sana, Toho?), Poguan, Cosmojoo, Piyal, Piguen, Panaa, Pataoo, Tamireguan, Cagremoa, Agaaunimi, Chile, Cobapo, Huiapico, Etayax, Cuajin, Caomopac e Saurum”. Nel Rapporto del De León, inerente alla spedizione del 1689, il comandante metteva in risalto alcuni gruppi del Coahuila appartenenti alle tribù “Jumano, Mescale, Hape e Xiabu”, questi ultimi noti anche come “Ijiaba”.


Sud Ovest del Texas

Stando al Juan Bautista Chapa, le quattro tribù del Rio Grande stavano preparando una celebrazione in onore del loro grande amico, il Jean Géry. Queste genti vivevano in sparsi accampamenti, di cui alcuni con ben 490 anime che, in quel periodo, non comprendevano gli indiani impegnati nella caccia ai bisonti. Una settimana dopo, dopo aver attraversato il Rio Grande, le guide native del Coahuila guidarono la spedizione al Nueces River – così chiamato dal De León -, per poi indirizzarla verso nord-est e raggiungere il fiume che il comandante chiamò “Rio Hondo” viste le sue rive ripide e scoscese, in pratica avevano raggiunto il Frio River. Dopo aver lasciato il Frio River, gli spagnoli si mossero velocemente in direzione della Matagorda Bay non trovando però alcun gruppo nativo durante la marcia. Durante la successiva spedizione del Terán (1691), il governatore riportava un vero e proprio “meeting” nelle vicinanze del Rio Grande, erano presenti gruppi di indiani “Mescal, Odoesmade e Momon”. Dal canto suo padre Massanet scriveva che gli indiani “Mescal, Yorica, Jumano, Parchaca, Alachome e Pamai” seguirono la spedizione dopo l’attraversamento del fiume. Qualche giorno dopo, nelle aree del Comanche Creek, il Massanet riportava altri gruppi noti come “Quem, Pacpul, Ocana, Chaquash, Pastaloca e Paac”; inoltre, tre giorni dopo, sul Frio River il prelato annotava altri gruppi noti come “Sampanal, Patchal, Papanac, Aguapalam, Samampac, Vauca, Payavan, Patavo, Pitanay, Apaysi e Patsau”. Anche il governatore Salinas Varona, nel 1693, si mosse verso il Texas seguendo le piste dei predecessori, il suo obiettivo era la parte orientale del Texas. Dopo aver raggiunto il Rio Grande entrò in contatto con i gruppi “Cacaxtle, Ocana e Piedras Blancas” a sud del grande fiume, e con gli “Agualoke” sulle rive settentrionali.


Una missione

I “Pacuache” venne incontrati nelle aree tra il Rio Grande e il Nueces, mentre presso il Comanche Creek, gli spagnoli entrarono in contatto con i gruppi “Tepacuache e Sacuache” ed infine, sul Leona River, avrebbero intercettato “un amichevole gruppo di indiani Pacuache”. Lungo la via del ritorno, in marzo, il Salinas poté visitare le aree di San Antonio dove, come il Massanet nel 1691, ebbe modo di incontrare i “Payaya” poi, il giorno successivo, una guida di etnia “Saquita” condusse la spedizione sulle colline poste tra l’Hondo e il San Miguel Creek dove gli incontrarono un altro gruppo di Cacaxtle. Quando poi avvistò il Rio Grande, il Salinas ricevette la visita di un gruppo nativo composto da indiani “Mescale, Hape e Cacase”. Subito dopo il ritorno del Salinas a Monclova, gli indiani Caddo scacciarono padre Massanet, e il suo gruppo clericale, dal Texas orientale, chiudendo l’area agli spagnoli. Anche se il loro Rapporto si sarebbe rivelato errato, e la spedizione presso i Caddo infruttuosa, i leader padre Isidro de Espinosa e il capitano Pedro de Aguirre ottennero preziose informazioni etnografiche ed ecologiche durante gli spostamenti nell’area. Nel territorio compreso tra il corso del Rio Grande e il Frio River, la spedizione ebbe modo di intercettare un piccolo gruppo di cacciatori appartenenti alle tribù “Pacuasin e Xarame”, per poi incontrare gruppi di “Payaya e i Pampopa” nelle zone di San Antonio, e un grosso gruppo di “oltre 500 nativi” appartenenti a “tre larghe tribù” le cui aree erano nel Messico settentrionale, appartenevano alle bande “Siupam, Xarame e Sijame”. La posizione degli indiani Caddo rimase comunque ancora incerta, nel 1716 alcuni leader di queste genti si dissero disposti ad accettare missioni spagnole nel loro territorio.


Una veduta del Nueces River

Fu allora che un spedizione, guidata dal capitano Domingo Ramón e da padre Isidro de Espinosa, lasciava la San Juan Bautista nel tardo aprile del 1716. La spedizione avrebbe praticamente seguito la rotta presa dalle precedenti, soprattutto quella del De León (1689) e dell’Espinosa (1709). Gli spagnoli avrebbero annotato la flora e la fauna del territorio, incontrando indiani appartenenti alle tribù “Pacuache, Mesquite e Pataguo” del Texas meridionale, purtroppo, le successive notizie ci sono sconosciute in quanto il diarista concluse la sua narrativa subito dopo l’arrivo nelle terre dei Caddo. Dopo l’infruttuosa spedizione “Ramón-Espinosa”, ebbe luogo l’ultima grande spedizione spagnola nel Texas meridionale fu quella del 1721, guidata dal governatore Marqués de San Miguel de Aguayo. Il Juan Antonio de la Peña, il principale diarista della spedizione, avrebbe notato la fauna e la flora del territorio, ma non dette comunque notizie interessanti e, per quanto riguardava gli indiani del Texas occidentale e del Messico nord-occidentale, i diaristi annotavano i gruppi “Jumano, Toboso e Tepehuan” come visitatori del Texas meridionale, descrivendo anche pratiche cannibalesche delle popolazioni con un largo uso del “peyote”.


Storia del Texas di Morfi

Un recente studio sul Texas meridionale avrebbe posto la sua attenzione sugli storici gruppi ricordati dal T.N. Campbel e dal T.J. Campbell. Questi storici hanno localizzato le 17 bande incontrate dal Cabeza de Vaca e le altre 17 riportate nel territorio. Nel 1990 il Martin Salinas dette vita ad uno studio approfondito sugli indiani del delta del Rio Grande, andando a coprire il periodo compreso tra il 1596 e i primi anni del XVIII secolo. Altri studi sugli indiani del Texas meridionale vennero pubblicati nel 2004 dal Thomas Hester, dal Robert Ricklis e dal Solveig Turpin.

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