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La grande siccità

A cura di Paolo Scanabucci da un lavoro di Preston Lewis

La popolazione vissuta ai tempi del Far West era spesso costretta a subire la costante minaccia di gentaglia senza scrupoli e dal grilletto facile. Non parliamo poi delle incursioni micidiali di tribù ostili, peraltro provocate il più delle volte dallo sleale comportamento dello Stato verso i nativi, che rappresentavano un vero incubo per i coloni. Ma c’erano anche le calamità naturali che reclamavano il loro posto sul palcoscenico della vita. Tra queste sciagure una delle più rilevanti era la siccità.
A farne le spese negli States erano soprattutto certe zone del Texas.
In particolare da Fort Worth verso ovest fino alle Montagne Rocciose , la media annua delle precipitazioni si aggirava su poco meno di 50 cm; in quella area la temperatura e l’evaporazione giocavano brutti scherzi agli allevatori poichè l’erba avvizziva presto e l’acqua scarseggiava, venendo così a sottrarre al bestiame i principali mezzi di sostentamento.
Contrariamente a quanto potevano pensare i giovani pivellini del vecchio West, non bastava avere le mandrie per diventare ricchi.
Comunque, grazie alla tenacia dell’uomo, il regno del bestiame si sostituì soprattutto alle lande desolate del Texas vicine al 98° meridiano, dove le piogge scarse non davano molte speranze all’allevamento.
Le zone più a rischio per i ranch erano il Texas occidentale e le Panhandles, un territorio al confine con l’Oklahoma.

Il curioso nome (panhandle) deriva dal fatto che questo territorio assomiglia proprio al manico di una padella, la “padella” texana in questo caso. Altre aree pericolose erano l’Oklahoma sud occidentale ed il Colorado sud orientale. In tutte queste zone, nel periodo Aprile-Settembre, c’era un alto tasso di evaporazione.
Ciò si faceva sentire in misura minore nei ranch del nord rispetto a quanto avveniva nei grandi ranch del Texas quali lo XIT, il Matador, la Spada e lo Sperone. La cattiva reputazione, dal punto di vista meteorologico, del Texas occidentale era evidenziata anche dallo storico delle Pianure del Sud, William Curry Holden, il quale diceva che questi posti alternavano brevi periodi di aridità a vere e proprie siccità che incidevano in maniera drammatica sull’ambiente.
Come era prevedibile, i grandi ranch disponevano delle risorse per fronteggiare anche i casi più gravi di siccità, cosa che non era possibile per le realtà più piccole.
Si racconta di un allevatore che abitava a circa 10 km da Colorado City in Texas. Cominciò con una mandria di 1500 capi che, a causa della carenza di pioggia, si ridusse a solo 11 bestie. Calcolando un prezzo di mercato per quell’epoca di 35 dollari al capo, la perdita dello sfortunato allevatore ammontò all’equivalente odierno di circa 1,3 milioni di dollari!


Acqua nelle lande assetate

Ad un suo vicino andò meglio. Infatti un tale , F.G. Oxsheer della Jumbo Cattle Company, riuscì a salvare metà della sua mandria e vendette il pellame degli animali morti a tre dollari al pezzo.
Nello stato della Stella Solitaria la storia fa registrare due periodi di siccità veramente terribili, la prima dal 1885 al 1887 – definita con la pittoresca espressione del “Grande Secco” da coloro che abitavano lungo il fiume Pecos nel Texas occidentale – e l’altra dal 1890 al 1894, siccita’ che Murdo Mackenzie, capo squadra nel ranch Matador, descrisse come la peggiore mai vista.
La fortuna di questi grandi ranch comunque fu che, proprio a motivo della loro vastità, erano in grado, per così dire, di frazionare il rischio in quanto alcune zone del ranch venivano colpite in maggiore misura dai fenomeni avversi rispetto ad altre aree; ne è un palese esempio il ranch KIT, di oltre 1.200.000 ettari che si stende per più di trecento kilometri lungo il confine occidentale del Manico del Texas che vide alcuni territori resistere meglio di altri grazie a locali rovesci.


Immigrati polacchi alle prese con una fontana

Gli effetti di una siccità erano devastanti. Drammatica a tal proposito la testimonianza di Martha Jane Conway moglie di un mandriano che viveva vicino al ranch Spade. La donna, ricordando la siccità del 1892, narrava di aver scavato dal terrreno erba dell’orso ( una specie di pianta nordamericana della famiglia del giglio di mais) e, dopo averne tagliato le radici, di averlo dato da mangiare alle povere mucche; le bestie venivano alimentate anche con pere spinose, dopo averne ovviamente tolto gli spini, ed anche con bacche di bagolaro.
La tragica sequenza degli avvenimenti provocati da una siccità erano gli stessi: la morte per gli animali e la rovina economica per gli allevatori. Spariva per prima l’erba seguita dai corsi d’acqua. La mandria si spostava per cercare da mangiare e poi ritornava nei luogi d’origine dove nel frattempo le pozze d’acqua si andavano esaurendo sempre più. Il bestiame moriva di fame, sete o inedia.
Le mucche con vitellini da latte o già svezzati o con manzi di un anno erano gli animali destinati a morire per primi mentre le mucche in asciutto e i manzi adulti duravano più a lungo.
A volte i mandriani uccidevano i vitellini ancora da svezzare per non compromettere la vita della madre che rappresentava un vero e proprio tesoro per il ranch.
Se è verò che queste povere creature potevano vivere diversi giorni senza erba da brucare, il discorso si complicava a proposito dell’acqua. Nei mesi più caldi il fabbisogno di una mucca era di 56 lt al giorno circa il che si traduceva per un ranch come lo Spur, ad esempio, in un consumo giornaliero di quasi 2.840.00 litri per una mandria di 50.000 capi.
Sempre nello stesso ranch,nel 1892, la nascita dei vitelli subì un drammatico tracollo – 32% – per via degli aborti spontanei verificatisi a causa delle pessime condizioni di vita provocate dalla siccità di quell’anno.


Cowboys del ranch XIT

Altri ranch più piccoli conobbero una sorte peggiore come l’MX della Contea di Borden di 16 km quadrati, che da 6000 capi passò a 160 nel giro della sola annata 1893-94; per il suo sfortunato proprietario il destino fu uno solo:bancarotta.
L’essere umano non si arrende facilmente ed i texani anche contro la siccità misero in mostra tutta la loro tenacia ed anche, perché no, la loro stravaganza.
Si riprese una vecchia idea, rinsaldatasi durante la Guerra di Secessione, in base alla quale la pioggia poteva essere provocata grazie a forti esplosioni. Il Governo federale finanziò, addirittura, delle ricerche in questo senso nel 1891 nella Contea di Midland. Nonostante gli spari nel cielo, la siccità non fu affatto sconfitta. I tentativi di far scaturire pioggia dalle nuvole tramite esplosioni non portò a nulla di concreto e non venne mai stabilita una reale relazione tra deflagrazioni e pioggia.
Tranquilli, c’era anche chi faceva sul serio. Le fattorie maggiori, per esempio, si basavano su metodi forse meno folcloristici ma sicuramente molto piu’ razionali ed efficienti. Gli allevatori arginavano piccoli ruscelli, scavavano pozzi e installavano mulini a vento per attingere alle falde acquifere sotterranee.
Nel 1900, lo XIT aveva costruito 100 dighe e installato 335 mulini a vento, sufficienti a fornire acqua ad oltre 150.000 capi di bestiame. Il costo stimato di mezzo milione di dollari era basso rispetto al prezzo da pagare in una situazione senza pioggia che, come abbiamo già visto, era devastante in tutti i sensi.


Mulino per trasportare l’acqua nel ranch XIT

Inoltre per supplire alla carenza di erba, gli allevatori impararono a migliorare le loro tecniche di gestione dei pascoli, evitando lo sfruttamento indiscriminato e fornendo alle mandrie del mangime supplementare proveniente dalle loro stesse attività agricole in espansione o dagli agricoltori vicini.
Alla fine, sebbene la siccità del XIX secolo nel Texas occidentale e nelle Grandi Pianure minacciasse l’allevamento come impresa, ne assicurò anche la sopravvivenza forzando i texani a studiare idonei rimedi alla mancanza di piogge costanti.
Ancora oggi, nonostante il miglioramento dei pascoli e delle tecniche di conservazione dell’acqua, il West del Texas e le Grandi Pianure devono ancora affrontare periodicamente l’impatto del suo clima semi-arido come è successo con la siccità del 2014-2015
Quando nell’aprile 1887 scoppiò a San Angelo la siccità del 1885-87, il San Angelo Standard Editor J.G. Murphy scrisse. “Le melodie più dolci che sono cadute all’orecchio di molti allevatori in questo paese per molti giorni sono state causate dal ticchettio delle gocce di pioggia martedì notte.”
Altrove nella sua colonna quel giorno, Murphy ha fatto una dichiarazione di speranza: “Pioverà ancora”.
Fino ad oggi, quel desiderio del 1887 rimane la speranza duratura del Texas occidentale e delle Grandi Pianure.