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L’uccisione di Iron Jacket, valoroso capo Comanche

A cura di Matteo Pastore

L’uccisione di Iron Jacket a opera dei Texas Rangers
Il resoconto di W.D. Mathews, della Contea di Coleman, in Texas, sono state scritte dal Capitano H. A. Morse nel seguente articolo, che è stato pubblicato sul Pecan Valley News, Brownwood,Texas, nel 1899.
“Nell’anno 1858 prima della guerra civile, entrai nel servizio federale il 7 febbraio 1858, H. H. Runnels era governatore e Frank R. Lubbock, tenente governatore. La nostra compagnia lasciò Austin e arrivò dove ora si trova Brownwood, per proteggersi dalle incursioni indiane e per proteggere i pochi coloni in questo luogo.
Avevamo il nostro quartier generale sotto una grande quercia che è ancora in piedi sul lato della strada vicino alla prigione. Ci accampammo qui il 15 marzo 1858.
Durante l’anno andai con il tenente Ed Burleson a San Antonio a recuperare le forniture per la nostra compagnia. Eravamo circa ottanta uomini.
Successivamente ci spostammo verso Clear Fork del Brazos, dove il nostro quartier generale rimase lì per sei mesi.
Il primo maggio 1858 il governatore Runnels incaricò Nelson (che in seguito fu il generale Nelson dell’esercito confederato) di addestrare venti uomini, nella contea di Cowell, con l’incarico di ranger. Incaricò anche Frank Tankersley, che allora viveva sulla Clear Fork del Brazos, con lo stesso compito. Questi quaranta uomini, poco tempo dopo, si unirono a noi. Venti della nostra vecchia compagnia furono lasciati al campo mentre noi partimmo con cento uomini comandati dal capitano John S. (Rip) Ford. William A. Potts ed Ed Burleson erano rispettivamente il nostro sottotenente e tenente.
Per circa trentacinque giorni esplorammo i dintorni e delle volte entrammo in conflitto, per la prima volta, con il capo Iron Jacket (casacca di ferro ndr). L’uomo era chiamato in questo modo per la giacca che era abituato portare.
Tempo dopo ci fu dato l’incarico di pattugliare vari luoghi, andammo dalle montagne Wichita alle pianure fino al Panhandle del Texas. Fu proprio lungo un fiume che incontrammo Iron Jacket con i suoi guerrieri. Il nostro scout e guida, un nativo “Kechii” (che significa traditore) sapeva dove si trovava Iron Jacket e ci portò al suo campo. Iron Jacket aveva con sé ben 350 guerrieri. Si poteva capire quanti ne avesse in base al numero di wigwam (tende indiane ndr): ogni wigwam rappresenta un certo numero di guerrieri.


L’attacco al campo dei Comanche

Con l’aiuto e i consigli dello scout ci fu dato l’ordine di attaccarli. Li caricammo e, nonostante molti dei nostri cavalli furono rallentanti dal fondale fangoso del fiume, riuscimmo a cogliendoli di sorpresa. Ne uccidemmo circa settantacinque mentre gli altri riuscirono a fuggire lasciandosi alle spalle ben trecento donne e quasi cinquecento bambini più un gran numero di cavalli rubati (che portammo al nostro accampamento). Mai ho visto così tanti bambini tutti insieme.
Tom Tatem, della contea di Coryell, fu ucciso in questo combattimento e così molti altri. U. W. Paschall, fu ferito più volte con una lancia al braccio e alla spalla. Riuscimmo ad uccidere Iron Jacket e il suo capo in seconda nei primi momenti dell’attacco. La morte dei due uomini scatenò la disperazione e il caos tra i suoi guerrieri. E dopo aver combattuto per un po’ iniziarono a ritirarsi. Nessuna delle due parti desiderava di combattere a lungo. Infatti, poco prima di notte, ci siamo ritirati e siamo tornati al nostro accampamento a circa dodici miglia da Elm Creek”
William Drayton Mathews, è accreditato dalla maggior parte degli storici di aver ucciso Iron Jacket. Il signor Mathews mi disse che tutti si sbagliavano. Anche se aveva la pistola pronta, e molti dei ragazzi lo videro iniziare a prendere la mira per sparargli, improvvisamente scivolò da cavallo. In pratica gli fu ordinato dal tenente Pitts di uccidere quello “sporco indiano” e appena si risollevò dalla caduta sparò ad un capo nativo che correva verso di lui, forse proprio Iron Jacket. Anche il signor John Bane,in seguito colonnello dell’esercito confederato, sparò al nativo in corsa.
La giacca di ferro, da cui deriva il nome del capo, si adattava come un giubbotto, le varie piastre di ferro venivano erano posizionate come le tegole poste su una casa. Nessun proiettile di pistola l’avrebbe
penetrato, quindi era necessario sparargli sotto le ascelle, cosa che fu fatta.
Il signor Mathews non ricorda il nome dell’uomo che uccise Iron Jacket ma di sicuro era uno di quei venti uomini addestrati come ranger. Al termine della battaglia, il signor Mathews, vide qualcosa di orribile. Nella sua compagnia c’erano due capi Tonkaway e circa diciotto dei loro guerrieri. Questi capi tagliarono il braccio destro e la gamba di entrambi dei capi nemici uccisi, fecero bollire la carne sul fuoco e la mangiarono. Fino ad allora, mi disse, non aveva mia visto nulla di simile. Gli fu spiegato che questa crudeltà aggiunga coraggio e forza.
Continuando a parlare con Mathews appresi altre informazioni interessanti a riguardo dei vari scontri con i nativi.
“Nel 1861 mi unii al reggimento di Henry F. McCullough e divenni membro della compagnia guidata da Pitts, di stanza a Colorado post. Andammo con circa cinquanta uomini per combattere il capo Buffalo Hump, mentre si recava in Messico per rubare cavalli. Lo intercettammo sul fiume Colorado a circa quaranta miglia vicino a Colorado City. Alla sera Intercettammo la sua avanguardia. Li uccidemmo tutti. Zach Rugg, Bob Rugg, Andy McCarty ed io inseguimmo i nativi in ritirata e riuscimmo a raggiungere uno dei capi. Era soltanto un giovane. Lo inseguimmo per circa quattro miglia e vedemmo che era gravemente ferito, il suo braccio destro era completamente rotto e sbatteva impotente al suo fianco. Era aggrappato al collo del cavallo con il solo braccio sano che gli rimaneva. Sparammo al cavallo e lui cadde.


Un guerriero Comanche

L’uomo strisciò lungo un piccolo boschetto. Ci avvicinammo a lui e gli parlammo in spagnolo, ma rifiutò di arrendersi ed era ancora nascosto. Andy McCarthy scese da cavallo ed avventurò nel boschetto. Il nativo si alzò, uscì e lo incontrò. McCarthy gli sparò circa sei volte poi lo afferrò per la gola e picchiò sul suo cranio il calcio della pistola. Nonostante questo, il nativo, aveva con se una freccia molto appuntita che riuscì a spingere nel cuore di McCarthy uccidendolo. Entrambi caddero insieme. In seguito li separammo, erano stretti in un abbraccio mortale. Scavammo una tomba con i nostri coltelli da macellaio e seppellimmo lì McCarthy avvolto nella sua coperta. Decidemmo di posizionare delle pietre molto grandi sulla sua tomba per impedire ai lupi di scavare e cibarsi con il suo corpo. Scalpammo il capo nativo e lo lasciammo lì. Quella notte tornammo al nostro accampamento lungo il fiume Concho.
La mattina dopo i nativi, in inferiorità numerica, avevano paura di attaccarci ma nonostante tutto ci scagliavano addosso le loro frecce per provocarci. il loro modo di fare la guerra era molto diverso da quello dei soldati americani. Alla fine non cademmo nella tentazione di attaccarli e magari essere trascinati in una trappola così Buffalo Hump, con i suoi indiani, se ne andò nel vecchio Messico, verso il tramonto. Si diceva che i nativi avessero l’usanza di andarci ogni anno in primavera per rubare cavalli. Tornammo al campo di Fort Chadbourne. I nativi se ne andarono per circa sei settimane. Tempo dopo il maggiore Ed Burleson, andò ad intercettarli al loro ritorno, ma nonostante potesse vederli dal suo binocolo e dalle tracce lasciate , non riuscì mai a raggiungerli. I nativi si spostavano sia di giorno che di notte e avevano con se circa duemila cavalli rubati, così sembrava dalle tracce trovate. E mai avremmo saputo quanti nativi potevamo incontrare da combattere, rischiando così morte certa?”