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Armare e liberare gli schiavi della Confederazione, la proposta di Cleburne

A cura di Angelo D’Ambra

Per capire cosa volle dire la guerra, basti sapere che Cleburne conobbe sua moglie Susan Tarleton al matrimonio di William Joseph Hardee. Lei era la damigella della sposa. Il giorno successivo le propose il matrimonio. Susan gli disse sì dopo sei settimane, ma già nel marzo del 1864 Cleburne dovette ripartire per la guerra ed i due non si videro mai più. Si tenevano in contatto tramite lettere, ma Cleburne non riuscì ad ottenere mai nessun congedo per poter contrarre il matrimonio. Si è scritto che Susan fosse seduta nel giardino dove Cleburne le aveva proposto di sposarsi quando seppe della sua morte. Sentì uno strillone gridare: “Grande battaglia vicino a Franklin, nel Tennessee! Il generale Cleburne è stato ucciso!”.
L’irlandese doveva essere una personalità di grande intelligenza, oltre che di capacità militari. In queste parole scopriamo tutta la sua lungimiranza: “Ogni uomo dovrebbe sforzarsi di capire il significato della sottomissione prima che sia troppo tardi… Significa che la storia di questa lotta eroica sarà scritta dal nemico; che i nostri giovani saranno formati da insegnanti del nord; impareranno dai libri di scuola del nord la loro versione della guerra; sarà colpito dalle influenze della storia e dell’educazione nel considerare i nostri valorosi morti come traditori e i nostri veterani mutilati come oggetti adatti alla derisione… Si dice che la schiavitù sia tutto ciò per cui stiamo combattendo, e se rinunciamo, rinunciamo a tutto. Anche se questo fosse vero, cosa che neghiamo, la schiavitù non è l’unica cosa per cui i nostri nemici combattono. È solo la pretesa di stabilire una superiorità settoriale e una forma di governo più centralizzata, e privarci dei nostri diritti e delle nostre libertà”.
Il Generale Patrick Cleburne
Tuttavia le sorti del conflitto erano segnate e lui lo sapeva: “Se questa [Confederazione], che è così cara al mio cuore, è destinata a fallire, prego che il cielo possa lasciarmi cadere con essa, mentre la mia faccia è rivolta al nemico e il mio braccio combatte per ciò che so essere giusto”. E’ ciò che accadde, prima però tentò tutto per convincere i suoi comandi ad un cambiamento radicale.
Indubbiamente tra gli aspetti più interessanti della vita di Cleburne c’è la proposta di armamento e liberazione degli schiavi.
Il 12 gennaio 1864 il maggiore generale W.H.T. Walker dell’Armata del Tennessee inoltrò un documento riservato al presidente Jefferson Davis. Era il documento redatto da Patrick Cleburne che proponeva di armare gli schiavi con la promessa dell’emancipazione. Walker credeva che la proposta di Cleburne rasentasse il tradimento e sperò che la sua ascesa nell’esercito potesse essere troncata.
La proposta di Cleburne era stata presentata agli altri comandanti dell’esercito del Tennessee il 2 gennaio 1864, un anno e un giorno dopo la proclamazione di emancipazione di Lincoln. Nel corso di quella riunione, Walker insistette affinché fosse informato della pericolosa mozione di Cleburne anche il Dipartimento della Guerra a Richmond, ma il generale Joe Johnston non acconsentì. Walker allora aveva assunto l’iniziativa di inviare il documento di Cleburne direttamente a Davis, consapevole di stare infrangendo il normale protocollo militare, ma convinto che le idee dell’irlandese andassero denunciate.
Dietro la proposta osteggiata c’era la consapevolezza di molti generali della Confederazione che ormai, giunti all’inizio del 1864, l’esito della guerra iniziava ad essere con evidenza una sconfitta. Tutti sapevano che gli uomini stavano già cominciando a disertare l’esercito e che molti di quelli rimasti si rifiutavano di eseguire gli ordini, tutti sapevano che il morale era a pezzi e che, man mano che il Sud si indeboliva, man mano che crescevano i morti e si contavano le sconfitte, il Nord si rafforzava. Era accaduto che Lincoln aveva emancipato gli schiavi nel 1863 e nel giro di pochi mesi quella grande massa di afroamericani stava combattendo sui campi di battaglia contro il Sud. Cleburne capì che gli eserciti meridionali si sarebbero presto disintegrati se non fosse stata intrapresa una nuova strada e se non fossero state adottate, con coraggio, delle misure radicali. Con grande acume annotò nella proposta: “Il nemico ha tre fonti di rifornimento: in primo luogo, la sua… popolazione; in secondo luogo, i nostri schiavi; e in terzo luogo, gli europei [immigrati] i cui cuori sono infiammati in una crociata contro di noi da immagini fittizie delle atrocità della schiavitù, e che non incontrano alcun ostacolo da parte dei loro governi in tale impresa, perché questi governi sono ugualmente antagonisti dell’istituzione… possiamo suscitare pregiudizi e passione, ma è giunto il momento in cui sarebbe una follia non guardare il pericolo da ogni punto di vista, e sondarlo in fondo. A parte l’assistenza che il pregiudizio interno e straniero contro la schiavitù ha dato al Nord, la schiavitù è una fonte di grande forza per il nemico da un punto di vista puramente militare, fornendogli un esercito dai nostri granai; ma è il nostro punto più vulnerabile, un continuo imbarazzo e per certi aspetti una debolezza insidiosa”.


Un gruppo di schiavi neri durante la Guerra Civile Americana

Walker restò sconcertato sentendo parole del genere. La schiavitù era la debolezza più grande della Confederazione, il punto più vulnerabile dal punto di vista militare. Queste parole implicavano che la guerra per la schiavitù era già stata persa e che il Sud stesse combattendo per la sua stessa esistenza, per evitare la completa sottomissione al Nord. Cleburne aveva capito che la schiavitù aveva già cessato di esistere e che la sconfitta del Sud avrebbe comportato problemi e sofferenze peggiori della semplice perdita degli schiavi. Sfidò il pregiudizio che i neri fossero incapaci e vili, era convinto che potessero combattere con coraggio e lealtà e, per sostenere la sua tesi, non esitò a servirsi di tre lampanti esempi, le ribellioni vincenti degli schiavi neri di Haiti e di Giamaica e quella che tutti potevano vedere: i reggimenti neri dell’Unione. Questa proposta fu supportata da un certo numero di ufficiali della sua stessa divisione, ma quando fu presentata ai generali dell’esercito del Tennessee venne respinta. Il presidente Davis ordinò la soppressione dell’intera questione e la distruzione di tutte le copie del documento.
Probabilmente questa proposta di armamento e liberazione degli schiavi troncò la carriera di Cleburne ed ogni speranza di vittoria del Sud.