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Johnny Ringo, un fuorilegge, un cowboy, un mistero

A cura di Lorenzo Barruscotto


John Peters Ringo (Greens Fork, 3 maggio 1850 – Monti Chiricahua, 13 luglio 1882) era, ed è per tutti anche nella cultura popolare, un fuorilegge associato ai Cowboys della Cochise County nel territorio dell’Arizona. Muovendo i primi passi dalla parte sbagliata della barricata, prese parte alla guerra della Contea di Mason, Texas, durante la quale si macchiò del suo primo omicidio. A dire la verità quegli scontri tra allevatori causarono una dozzina di perdite in vite umane (i cattivi in questo caso, di cui faceva parte Ringo, erano sgherri di tale Scott Cooley, il quale pare iniziò a mettersi contro la legge per vendicare il padre ma che poi “si lasciò prendere la mano”.
Lo sceriffo del luogo dapprima si oppose alla faida anche perché uno dei caduti fu Peter Bader, il sospettato di aver ucciso il padre di Cooley. Poi però pensò che fosse più salutare… salutare la compagnia e fuggire in cerca di aria maggiormente salubre. E gettò la stella. Ringo ed il suo “boss” furono arrestati da un altro sceriffo, J. A. Strickland, alla fine del 1875 ma fuggirono di prigione poco prima della sentenza.
Johnny Ringo decise di cercare miglior fortuna in Arizona dove si unì alla banda di “Old Man Clanton”. Questo galantuomo aveva un ranch sul fiume San Pedro, da cui praticamente poteva controllare “le vie d’accesso” al Messico: Guadalupe Canyon e Skeleton Canyon. Ed infatti si dedicava alle razzie di mandrie a sud del confine radunando folti gruppi di balordi e banditi ben più pratici con le sputafuoco che con i lassos. Anche grazie a tali “abitudini” la parola cowboy iniziò a far storcere il naso in quei territori.


Johnny Ringo

Nell’agosto del 1881 il vecchio Clanton venne raggiunto da una pallottola fatale in una sparatoria contro contrabbandieri messicani nel cosiddetto massacro di Guadalupe Canyon ed i “Cowboys” ebbero presto nuovi capoccia, elementi come William Brocius e lo stesso Ringo.
Prima che qualcuno dal cuore tenero o con la vocazione delle rivisitazioni storiche attuate decontestualizzando i fatti ed il periodo si faccia avanti, è d’uopo chiarire alcuni punti. Lo scontro di Guadalupe Canyon fu una diretta conseguenza delle due distinte imboscate occorse nel 1879 e nel 1881 ai danni di messicani nello Skeleton Canyon presso il confine tra Arizona e New Mexico. Due massacri, così sono passati alla Storia, ai danni prima di un ranch a nord di Sonora dove diverse persone morirono. I superstiti denunciarono il tutto al comandante della guarnigione dei Rurales più vicina, tale Francisco Neri, il quale inviò un drappello guidato pare da un certo capitano Alfredo Castillo. Forse per inesperienza o forse per eccesso di sicurezza, il capitano ed i suoi uomini sconfinarono in Arizona lanciati sulle tracce dei colpevoli e vennero fatti oggetto di una vera pioggia di piombo da parte degli inseguiti che evidentemente si erano avveduti di avere qualcuno alle loro calcagna. Sembra che solo tre soldati se la cavarono con l’anima ancora attaccata alla pelle. Questo episodio creò dissapori diretti tra il presidente USA Chester Arthur ed il governo messicano, il quale protestò formalmente nonostante lo sconfinamento. E direi che per l’occasione non aveva neanche troppo torto. Ufficialmente l’identità dei banditi non venne confermata ma sono certo che siate arrivati anche voi alla stessa conclusione: erano stati i Cowboys.
Già il clima era rovente così ma si galoppava letteralmente verso l’inferno… Nel luglio del 1881 gli stessi Cowboys organizzarono un agguato ai danni di alcuni contrabbandieri messicani che trasportavano ingenti quantità di argento sempre presso lo Skeketon Canyon, sperando di passare inosservati. Visti i precedenti sarebbe meglio dire illudendosi. Pensate che secondo voci, che non ho potuto confermare (ho i miei anni sul groppone ma non c’ero e per giunta non ho trovato fonti che lo attestino con la sicurezza che vorrei), fu proprio Brocius ad ideare il piano, seguito a ruota dai soliti malviventi della cricca: Ringo, Ike, Billy e Old Man Clanton, Frank e Tom McLaury nonché altri meno “hollywoodianamente” famosi. Una “simpatica” imboscata tra le rocce del canyon ed un terzo della ventina di cavalieri che stavano passando sotto di loro cadde alla prima scarica. Tutti gli altri vennero chirurgicamente eliminati mentre tentavano di scappare. E sottolineo tutti, specie per chi crede che si sia esagerato nel considerare tale banda una delle peggiori e vili accozzaglie di assassini che abbiano mai appestato i territori del Sud Ovest americano. Dopo questi fatti la rappresaglia avvenuta a Guadalupe Canyon assume, sebbene non sia comunque giustificabile per chi vive e vuole vivere in una società civile, un aspetto un po’ diverso: pare ci fossero anche alcuni Rurales intenzionati a vendicare i compagni uccisi due anni prima, poi parenti dei contrabbandieri morti allo Skeleton e, mettendoci forse più fantasia che storicità, a supporto anche alcuni uomini di Wyatt Earp, sicuramente non un fan dei Clanton.
Non è mia intenzione diventare un nuovo biografo di Ringo, non ci tengo affatto, ma direi che ci siamo fatti un’idea piuttosto precisa di che razza di uomo fosse. E tranquilli, non ho intenzione di ri-ri-ri-raccontare una ennesima versione dello scontro avvenuto il 26 ottobre 1881 presso l’Ok Corral.


L’autentico avviso di taglia e un ritratto opera di Lorenzo Barruscotto

Vi dico solo questo: “Doc, che venne lievemente ferito ad un’anca durante i 30 secondi della sparatoria, e il suo amico Earp trascorsero due settimane in cella prima dell’udienza che li scagionò…” Queste sono le parole che mi ha scritto nel nostro scambio epistolare Ana Sitnina, che ringrazio per la sua pazienza e competenza e che, ho scoperto, è anche l’admin del gruppo social “Doc Holliday” nel quale ho potuto verificare e confrontare opinioni ed informazioni tempo fa per altri miei articoli e ricerche, come quando ho trovato i proprietari della casa di Doc quando era bambino ed adolescente, trasformata recentemente in un museo, dai quali mi sono state mandate in esclusiva le risposte, corredate da alcune fotografie scattate sul posto, all’intervista che avevo preparato e che è stata pubblicata per “Farwest.it” mesi or sono.
La mia “narrazione” tocca date, eventi e persone per andare a spolverare, come fanno gli archeologi con i loro piccoli scopettini, in qualche angolo meno “nobilitato” dal cinema o conosciuto in senso universale. Parliamo di uomini, non di personaggi, di realtà (quando le si può provare e considerare tali) e pertanto torniamo a trattare di chi abbiamo menzionato all’inizio.
Johnny Ringo fu affiliato (non in qualità di aiutante ma implicato direttamente in questioni losche) allo sceriffo della stessa Cochise County Johnny Behan, che era lui stesso un furfante. Spiacente per chi sostiene il contrario. Venne sospettato da Wyatt Earp di aver preso parte al tentato omicidio di Virgil Earp ed all’imboscata che causò la morte di Morgan Earp. Un vero angioletto, che non si può certo dipingere come “finto galantuomo in guanti bianchi”, anche se talora lo si raffigura con un vestito diverso dai tipici abiti del cowboy, diciamo non in stile “casual”. Si possono spulciare svariate immagini online.
A Tombstone, Ringo aveva la reputazione di possedere un gran brutto carattere. Alcuni dicono che potrebbe (potrebbe?) aver partecipato a rapine ed omicidi con i suddetti Cowboys. Il condizionale non credo sia d’obbligo in questo caso.
Il 17 gennaio 1882, Ringo e Doc Holliday si scambiarono minacce e sembrarono sul punto di affrontarsi in uno scontro a fuoco. Entrambi furono arrestati dal capo della polizia di Tombstone, James Flynn, e portati davanti ad un giudice per il trasporto di armi in città, allora proibito. Vennero soltanto multati. Un altro giudice diede poi seguito ad accuse di rapina a carico di Ringo ma non riuscì a tenerlo dietro le sbarre a lungo.
Ringo fu anche sospettato, come detto, dagli Earp di aver preso parte il 28 dicembre 1881, all’imboscata ai danni di Virgil Earp, che rimase con un braccio paralizzato ed il 18 marzo 1882, all’omicidio di Morgan Earp, mentre stava giocando a biliardo in un saloon di Tombstone (questi fatti di sangue non sono avvenuti la stessa notte come invece il cinema ci ha portato a pensare).
Wyatt Earp ed il suo gruppo uccisero di lì a poco Frank Stilwell a Tucson, il 20 marzo 1882: era iniziata la “Vendetta Ride”, la cavalcata della vendetta, atta a trovare ed eliminare gli altri che venivano ritenuti responsabili degli agguati, e di altre varie edificanti quisquilie, subiti da Virgil e Morgan (la vendetta viene fatta risalire all’incirca fino alla metà di aprile del 1882).


Un ritratto di Wyatt Earp opera di Lorenzo Barruscotto

Il “solerte” Behan ottenne mandati da un magistrato di Tucson per l’arresto di Earp e Holliday ed incaricò di liquidare la faccenda proprio Ringo e altri 19 uomini, molti dei quali amici di Stilwell e dei Cowboys. Ma tu guarda a volte le combinazioni della vita.
Durante la rappresaglia, Wyatt Earp eliminò uno dei più cari amici/complici di Ringo, “Curly Bill” Brocius, in una sparatoria ad Iron Springs (in seguito ribattezzata Mescal Springs) a circa trenta miglia da Tombstone. Non che Curly Bill stesse facendo tranquillamente la calzetta mentre il confetto fatale lo abbattè, chiudendo la sua carriera di bandito. Sembra, sottolineo sembra, che uno degli uomini tra le file dei Cowboys, ferito a sua volta da Wyatt, sia riuscito a trascinarsi lontano dal luogo del “dibattito” e prima di spirare abbia riferito lo svolgimento dell’episodio, contribuendo ad ammantare di “miticità” la figura di Earp, sempre solo sfiorato dai proiettili, che gli bucarono la giacca senza ferirlo.
Earp suggerì al suo biografo, Stuart Lake, che un uomo di nome Florentino Cruz confessò di essere stato testimone dell’omicidio di Morgan e identificò Ringo, Stilwell e Brocius come assassini di Morgan stesso, sebbene gli studiosi abbiano messo in dubbio tale resoconto.
Il 14 luglio 1882, il corpo di Ringo fu trovato adagiato sul tronco di un grande albero nella Turkey Creek Valley, vicino al Chiricahua Peak in Arizona. C’era un foro di entrata nella sua tempia destra ed un foro d’uscita nella parte posteriore della sua testa. Il suo revolver aveva una camera di scoppio vuota. Il suo cavallo venne ritrovato a due miglia di distanza con gli stivali ancora legati alla sella. L’inchiesta di un coroner locale dichiarò ufficialmente che si era trattato di suicidio. Mah…
Il corpo di Ringo è sepolto vicino alla base dell’albero dove è stato scoperto. La tomba si trova su un terreno privato ed è necessaria l’autorizzazione per visitare il sito.
Nonostante la conclusione del medico legale dell’epoca, per la verità piuttosto opinabile, sono state proposte teorie alternative sulla causa della morte di Ringo, di varia plausibilità.
Secondo il libro “I Married Wyatt Earp”, che l’autore e collezionista Glen Boyer sosteneva di aver stilato dai manoscritti della moglie di Wyatt, Josephine Marcus Earp, il marito e Doc Holliday tornarono in Arizona con alcuni uomini all’inizio di luglio del 1882: mentre Ringo tentava di fuggire in un canyon, Earp gli avrebbe sparato con un fucile. Boyer si rifiutò di produrre i manoscritti e quindi i giornalisti scrissero che le sue spiegazioni erano contrastanti e non attendibili. Il collaboratore del “New York Times” Allen Barra (no, non sono suo lontano parente) ha scritto che il libro “… è ora riconosciuto dai ricercatori esperti su Wyatt Earp come una bufala.” Tuttavia, lo storico di Tombstone Ben T. Traywick considera la “teoria Earp” la più credibile, poiché solo lui aveva all’apparenza un motivo sufficientemente valido per far fuori il pendaglio da forca e probabilmente si trovava nella zona in quel momento.
In un’intervista con un reporter rilasciata a Denver nel 1896, Wyatt negò di aver ucciso Johnny Ringo ma nel 1888, intervistato dallo storico californiano Hubert H. Bancroft e poi da uno scrittore che firmò il libro “Pioneer Days in Arizona”, aveva sostenuto di aver fatto fuori lui Ringo mentre lasciava proprio l’Arizona nel 1882. Per di più, pare che nel racconto includesse dettagli che non corrispondono a ciò che si sapeva comunemente sulla morte di Ringo. Quindi per lo meno poteva essere stato presente.
La “teoria Holliday” è simile alla teoria su Earp. Una variante, resa popolare nel film “Tombstone” ma non inventata per la pellicola, sostiene che Holliday sia intervenuto al posto di Wyatt in risposta ad una sfida lanciata da Ringo stesso e lo abbia freddato al posto del Marshal. I registri della contea di Pueblo, per la precisione del tribunale distrettuale del Colorado (con sede per l’appunto a Pueblo, Colorado) indicano che Holliday ed il suo avvocato sono comparsi in tribunale l’11, il 14 ed il 18 luglio 1882 per replicare a non precisate accuse. Ed il corpo di Ringo è stato trovato il 14.


Johnny Ringo

Lascio alla vostra fantasia scegliere tra queste o altre verità. Considerate che c’era ancora un mandato d’arresto in sospeso sulla testa di Holliday in Arizona per la sua parte nell’omicidio, agli occhi della legge questo era, di Frank Stilwell, rendendo improbabile la sua presenza da quelle parti in quel momento. La medesima osservazione potrebbe valere anche per Wyatt, però.
Ma per la scelta potete sbizzarrirvi: sentite cos’altro si diceva in giro.
Alcuni resoconti attribuiscono la morte di Ringo a Michael O’Rourke, un giocatore d’azzardo itinerante che fu arrestato a Tucson nel gennaio 1881 con l’accusa di aver ucciso un ingegnere minerario di nome Henry Schneider. Girava il “rumor”, la voce, che Wyatt Earp lo avesse protetto dal linciaggio di una folla organizzata e guidata da Ringo. O’Rourke fuggì di prigione nell’aprile 1881 e non fu mai processato per le accuse di assassinio. (Anche questo episodio viene inserito nella pellicola “Tombstone”, almeno in parte.) Da allora in poi su di lui esistono solo voci sostanzialmente prive di fondamento: una sola potrebbe stare in piedi, quella che chiama in causa la combinazione tra il debito dovuto ad Earp ed il rancore che nutriva nei confronti di Ringo, la quale potrebbe averlo spinto a tornare in Arizona nel 1882, rintracciare quest’ultimo ed ucciderlo. Mentre alcune fonti considerano la storia verosimile, altre sottolineano che O’Rourke, come Holliday, sarebbe stato riluttante a rientrare in Arizona con un mandato così grave sul groppone.
Ma perché ho tirato in ballo i “Cowboys”? Stavolta non si tratta di mandriani. Probabilmente molti di voi già lo sanno ma, come direbbe (forse) lo stesso Doc in uno dei suoi slanci di cultura annaffiati di whisky (non dimentichiamo che non era un pellegrino qualunque): repetita iuvant.
Fate conto che la parola “cowboy” veniva usata durante la Rivoluzione Americana per descrivere chi si opponeva al movimento per l’indipendenza. Claudius Smith, un fuorilegge/guerrigliero votato alla causa lealista, cioè a favore degli Inglesi, venne chiamato “Cowboy of the Ramapos” a causa della sua propensione a sgraffignare buoi, bovini e cavalli ai coloni per darli proprio agli Inglesi. Un tipo veramente per bene a quanto pare, piacevole come un cactus piantato dove non batte il sole.
Nello stesso periodo, un certo numero di bande operarono nella contea di Westchester, che segnava la linea di demarcazione tra le forze britanniche ed americane. Questi gruppi erano costituiti da contadini locali che pare abbiano teso più di una trappola a convogli di Giubbe rosse. C’erano proprio due fazioni separate: gli “Skinners” hanno combattuto per il lato indipendentista, mentre i “Cowboys” hanno sostenuto gli Inglesi.
Ma non è ovviamente il solo esempio in cui tale termine ha acquisito un’accezione negativa.
Nella zona di Tombstone attorno agli anni 80 del 1800, “cowboy” è stato usato in modo, per così dire, peggiorativo e dispregiativo per descrivere una “misteriosa” banda di balordi che, noi ora lo sappiamo bene, erano implicati in vari crimini. Una cricca di furfanti più o meno organizzata auto-soprannominatasi proprio “The Cowboys”: traevano profitto dal contrabbando di bestiame, alcol e tabacco smerciati oltre il confine tra Stati Uniti e Messico. Ovviamente rapine ed omicidi non mancavano nel loro curriculum, con buona pace di chi, ancora adesso, ritiene che un certo Wyatt, uomo e non eroe, ne è consapevole anche chi vi parla, se la sia presa comunque “troppo a cuore”. Se per saldare qualche “conticino” personale mister Earp ha stroncato la carriera a degli assassini non ritengo che la cosa costituisca un così insormontabile problema ai giorni nostri. Che poi gli Earp non fossero cavalieri della Tavola Rotonda ed avessero anche loro qualche macchia sulla coscienza è un’altra questione, ma a Tombstone e dintorni, per quanto “civilizzata” potesse essere, con gelaterie – credetemi, c’è chi davvero sostiene che non si sparassero per la strada perché impegnati a slinguazzare “ice creams” al gusto di western e polvere – o che so luna park (sto scherzando naturalmente, sui luna park), ci voleva qualcuno che mettesse un freno a chi considerava il nome della città un suggerimento (Tombstone significa pietra tombale). L'”Examiner” di San Francisco scrisse in un editoriale: “I Cowboys sono il tipo più spericolato di fuorilegge in quel paese selvaggio, infinitamente peggiori dei comuni ladri.”


Cowboy al lavoro

Divenne perfino un insulto, in quelle zone, chiamare qualcuno con l’appellativo di “cowboy”, poiché equivaleva a dargli bellamente del farabutto.
Le “attività” dei Cowboys furono ridimensionate a partire dallo scontro all’Ok Corral e dalle conseguenze che ne derivarono, vale a dire, non credo serva ripeterlo, la faida con gli Earp e la già introdotta successiva famosa (e letterale) “Vendetta Ride”.
La maggior parte delle attività illecite venivano svolte nei pressi di Tombstone, come ovvio, allora un grosso centro minerario grazie alle fiorenti miniere d’argento, ma non c’era una regola fissa né una stabilita gerarchia. Cioè se un paio di Cowboys avessero voluto che so assaltare una diligenza, a meno di trovarsi a ridosso di un grosso colpo che richiedesse parecchia “forza lavoro”, nessuno glielo avrebbe impedito, per “arrotondare”. Non c’era lealtà o amicizia vera tra quei banditi, diciamo piuttosto complicità, quella che può esserci oggi tra bulletti a scuola o membri di una banda di quartiere sebbene alcune gang abbiano “gerarchie” interne, se escludiamo le parentele e le ovvie alleanze per motivi di interesse o poche eccezioni. Come spesso accade il loro “coraggio” derivava dal numero, a parte qualche caso di pura malvagità condita con un certo grado di follia ed aggravata dal poter portare una o più pistole. Da notare che nonostante fossero chiaramente e neanche troppo nascostamente quello che erano, nelle aree meno popolate, oggi potremmo affermare che si trattava delle aree di campagna, Clanton & affini non avevano una pessima reputazione: purtroppo anche diversi padroni terrieri o uomini d’affari li consideravano o una fonte di guadagno o un “male necessario” per rimpinguare le proprie tasche sfruttando il giro di dollari che la stessa organizzazione favoriva in saloon o case da gioco.
Billy Breakenridge, il quale era stato anche vice di Johnny Behan, non era affatto un sostenitore di Wyatt Earp e famiglia: nel 1928 pubblicò un libro di memorie (poi venne fuori che lo scrittore reale era il ghost writer William McLeod Raine) intitolato “Helldorado. Bringing the law to the masquite”, nel quale si scaglia proprio contro la figura di Wyatt. Tra poco capirete perché lo tiro in ballo ma prima una considerazione: a parte la cosa del ghost writer su cui ci possono essere diversi motivi, tra i quali il fatto che Billy fosse malato di cuore ed infatti morì nel 1931, non è che nella sua vita sia sempre stato un fulgido esempio di rettitudine, anzi, aveva le idee piuttosto confuse. Come soldato, si era arruolato giovanissimo, fece parte dei Volontari del Colorado guidati dal maggiore John Chivington nel massacro di Sand Creek, avvenuto il 29 novembre 1864. Poi come se niente fosse divenne vice sceriffo nella contea di Maricopa. Dopo aver prestato lo stesso servizio con Behan divenne anche ispettore della compagnia ferroviaria Southern Pacific.


L’attacco al Sand Creek

Nel caso serva un breve ripasso: un accampamento di circa 600 nativi che includevano Cheyennes ed Arapahos situato sul Big Sandy Ceek, un fiume nell’odierna contea di Kiowa, Colorado, venne assalito da una milizia statale che contava quasi 700 unità, incuranti dei trattati stipulati con il governo federale. Data la sorpresa ed anche lo scarso novero di guerrieri adatti ad organizzare una difesa, la “battaglia” si trasformò in un’orrenda strage di innocenti, compresi donne e bambini. Non si sa nemmeno il numero esatto delle vittime: le fonti vanno da 130 a 175. Ci furono anche sui 25 morti ed una cinquantina feriti da parte degli attaccanti. Testimoni riferirono che i caduti, intendo gli indiani, vennero scalpati e mutilati da parte dei “vincitori”. Ci furono inchieste ufficiali dell’esercito e del congresso degli Stati Uniti ma nessuna corte marziale punì Chivington né nessuno dei suoi. Ovviamente tale fatto di sangue scatenò ritorsioni da parte dei pellerossa, anche contro coloni che non c’entravano nulla, oltre a spostamenti di intere popolazioni native da quella zona del Colorado.
E poi, eccomi al punto, uno dei galantuomini che prese parte a tutto ciò, ricordiamo che si trattava di volontari, si mette a sputacchiare sentenze su giustizia e ordine quando, a meno di un religioso pentimento parallelamente ad una insperata crescita interiore, egli stesso non vestiva sicuramente i panni del candido angioletto pronto per il presepe. Ho menzionato Breakenridge perché nel suo libro delinea un’accurata descrizione degli “affari” dei Cowboys con tanto di riferimenti geografici, a quanto pare.
Oltre al ranch Clanton, c’era anche quello dei McLaury su cui contare come rifugio e base operativa, a Sulphur Spring Valley e perfino su una sorta di avamposto, a Galyeville, base di Brocius. Proprio da Galeyville, Ringo e Brocius tenevano d’occhio i messicani e venivano preparate le razzie tra il San Pedro ed Agua Prieta.
Tutto andava a gonfie vele… ma poi nel 1880 gli Earp si stabilirono a Tombstone.
Tranquilli, hermanos: niente confronti tra film come “Tombstone” e “Wyatt Earp”, niente telecronache di sparatorie e niente resoconto dello scambio di colpi che portò alla, col senno di poi, inevitabile “gara di zuccate” tra Wyatt & fratelli contro i Cowboys (per la cronaca a questi ultimi sarebbe servita una testa più dura). Dirò solamente che l’inizio, come dire, universalmente riconosciuto in quanto partenza della guerra a viso aperto fu l’omicidio dello sceriffo di Tombstone Fred White da parte di Brocius, arrestato naturalmente da Wyatt. Era il 28 ottobre 1880, ma sembra che White rimase tra la vita e la morte per due giorni prima di spirare. Non ha alcuna importanza se il colpo di pistola fu sparato accidentalmente, come apparentemente sia effettivamente avvenuto.
Brocius, come detto, finì la sua carriera di scampaforche nella sparatoria di Iron Springs colpito proprio da Wyatt il 24 marzo 1882.
E Ringo? Per quanto ci siano dubbi sulla sua morte, l’uscita di scena di Johnny segnò la conclusione della faida.
Proprio negli ultimi giorni di agosto 2021, la Colt trovata nelle mani di Johnny Ringo quando fu rinvenuto morto il 14 luglio 1882 è stata messa all’asta. Come facciamo a sapere che è proprio la sua? L’inchiesta del medico legale aveva registrato il numero di serie: 222. Sembra anche che siano risaliti alla storia dell’arma ritrovando tramite accurate verifiche (non chiedetemi le modalità precise ma considerando la cifra che viene chiesta si presume che siano state veramente accurate) i quattro precedenti proprietari fino ad arrivare al giorno in cui il revolver è stato recuperato dalla mano del pistolero. Stima pre-asta tra gli 80mila ed i 120mila dollari. Come sosteneva l’annuncio che ho reperito, si tratta di una vera reliquia storica. Il “pezzo” è stato venduto per la cifra di 362.812 dollari, nichelino più nichelino meno. Questo è il link relativo al lotto: https://www.bonhams.com/auctions/27262/lot/12/ .
La casa d’aste si chiama Bonhams e non è nuova a tali vendite: hanno chiuso a 6 milioni di dollari per la pistola che dovrebbe aver ucciso Billy the Kid. Fate voi.
Qualcosa sulla seicolpi in questione. E’ una Colt Army single action del 74 (da qui il numero di serie) con canna da 7 pollici e un quarto, con marchio degli Stati Uniti sul lato sinistro del telaio (parzialmente deturpato). Il numero di serie parzialmente visibile su telaio e ponticello. Punta dell’impugnatura sinistra mancante. Cilindro eventualmente sostituito. Canna accorciata per usura.


La lapide che ricorda la morte di Johnny Ringo

Al ritrovamento contenente cinque cartucce, come si legge nel documento dell’inchiesta: “Dichiarazione per le informazioni del coroner e dello sceriffo della contea di Cochise, 1882”.
Tra l’altro i piedi di Ringo erano avvolti in un panno strappato dalla camicia. Il suo cavallo, come spiegato, era stato trovato nelle vicinanze con gli stivali legati alla sella. Secondo svariate testimonianze aveva bevuto molto nelle sue ultime settimane, ed il “Tombstone Epitaph” del 18 luglio, in un rapporto abbastanza elegiaco sulla sua morte, riportò che Ringo aveva “spesso minacciato di suicidarsi e che l’evento era da prevedere in qualsiasi momento”. Qualcuno dice anche che i buchi di proiettile sul cadavere fossero due e non solo quello alla testa, o che durante l’esame del cadavere il dottore esclamò che si trattava del “suicidio più strano che avesse mai visto”, senza sottolineare se fossero presenti le bruciature di un colpo a bruciapelo, oppure ancora che addirittura tale Buckskin Frank Leslie confessò “the kill” durante un periodo di detenzione a Yuma.
Il 18 novembre 1882 Billy Claiborne, che si faceva chiamare “the Kid” ma che non ha nulla a che spartire con il celebre bandito “Billy the Kid” (il cui vero nome era Henry McCarty e che per altro nel 1882 era già nel regno dei più da un annetto) venne ucciso da “Pelle di daino”, questo il significato di Buckskin, Leslie. Questi veniva chiamato così perché vestiva solitamente una giacca a frange proprio in pelle di daino. Claiborne aveva preso parte alla sparatoria all’Ok Corral salvando la pellaccia con la fuga, una volta vista la mala parata dei suoi amici Cowboys. Pare che “the Kid” se la sia ampiamente cercata, poiché non solo sparò per primo e neanche troppo lealmente, stando alle testimonianze (si annovera anche quella di un futuro US Marshal), ma proprio accusando apertamente Leslie di aver ucciso Ringo.
A dire il vero ci sono diverse versioni anche di questo scambio di opinioni a base di piombo che è descritto ad esempio nel libro “Tombstone” di Walter Noble Burns e che però differisce in parte da ciò che i rapporti riportarono: è proprio nel libro che compare sulla bocca del probabilmente ubriaco Clayborne l’accusa riguardante il “nostro” Ringo. La maggior parte delle versioni mettono in mano a Billy un Winchester che comunque non ebbe ragione della Colt di Leslie.
Il “Tombstone Epitaph”, lascio a voi scegliere la verità che preferite, pubblicò anche una presunta intervista allo stesso Buckskin nella quale verrebbe raccontato il fatto per filo e per segno, facendo propendere l’opinione di chiunque la legga a favore della legittima difesa, dopo provocazioni ignorate, essendo stato spinto a mettere mano alla pistola per evitare di venire freddato dal fucile del Cowboy, il quale aprì il fuoco per primo mancando il bersaglio e firmando la sua condanna a morte. Il processo che ne seguì decretò che si era trattato realmente di legittima difesa, in effetti su questo le differenti varianti dei racconti concordano.
Ma cosa c’entra con il nostro discorso? E’ presto detto: prima di spirare, sembra che Billy Claiborne disse che proprio Leslie gli aveva confidato di aver steso Johnny Ringo. Ma non è che il defunto fosse un esempio di sincerità e rettitudine quindi potrebbe aver sputacchiato il suo ultimo veleno, solamente sperando di mettere nei guai colui che gli aveva causato un’indigestione di pallottole, magari agli occhi di qualche altro amico di Ringo deciso a vendicarlo.
Nacquero perfino scommesse su chi avesse eliminato Ringo. Inutile aggiungere che le dicerie e le voci si sprecarono. Ci sono discrepanze che riguardano proprio la pistola dell’asta, su dove venne trovata ed anche su come venne trovata. Forse ottenebrato dall’alcol si era sparato? Si era tolto gli stivali pensando che potesse esserci dentro un serpente a sonagli?


Il revolver trovato nel luogo della morte di Johnny Ringo

Mettiamo in ordine le idee. Una cosa è essere fuori di testa perché ubriaco, come quel giuggiolone di Billy Claiborne all’Oriental Saloon alle prese con Leslie. E quindi se anche Ringo avesse avuto più whisky che sangue nelle vene sarebbe stato relativamente facile farlo fuori. Nel qual caso il buco del proiettile non sarebbe stato alla tempia ma sul petto. O nella schiena. Se fosse stato uno dalla sbronza triste invece avrebbe potuto anche ammazzarsi da solo. Ma non bisogna confondersi e considerare il delirium tremens come uno dei “sintomi” o delle conseguenze di una ubriacatura. Innanzitutto significa delirio tremante, e non “tremendo”, quindi sicuramente in generale non si avrebbe la mano ferma, figuriamoci con una Colt in pugno. Si tratta di un disturbo psicotico frequente negli alcolisti, sì, tra coloro che abusano cronicamente di alcol ma può essere definita come una manifestazione dell’astinenza che segue i 2 o 3 giorni di sospensione di assunzione di bruciabudella. E col delirium troverebbero posto anche le allucinazioni (i serpenti negli stivali), insieme ad un certo grado di agitazione psicomotoria. I tremori del nome vanno uniti ad alterazioni di coscienza insieme ad altri disturbi coinvolgenti il sistema nervoso. Sbronzo o “partito” perché troppo all’asciutto troppo in fretta: anche in questo caso, fatevi una vostra idea su come sia calato il sipario sul bandito.
Riguardo la Colt, c’è chi dice che il cane fosse abbassato e che la camera di scoppio vuota non corrispondeva a come avrebbe dovuto trovarsi se fosse stato sparato un solo colpo, autoinferto o meno. Non essendo il tutto avvenuto in tempi di CSI ed altri analizzatori di scene del crimine, potrebbe anche darsi che chi lo ha trovato abbia preso in mano la pistola e girato il tamburo per controllare richiudendolo poi senza curarsi di rimetterlo nella posizione perfettamente uguale a come lo aveva aperto, forse volutamente o forse senza stare ad elucubrarci sopra.