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I conducenti delle diligenze

A cura di Paolo Scanabucci

Quando si pensa ai conducenti di diligenze viene da domandarsi se qualche focoso giovanotto che scorrazza con la moto per le strade, e spesso impenna per mettersi maggiormente in mostra, avrebbe mai avuto il coraggio di guidare una diligenza del vecchio West. La riposta potrebbe essere anche positiva, specie se c’era da conquistare il cuore di qualche ragazza o semplicemente perchè non si trovava altro per sbarcare il lunario.
Certamente quello di guidatore di diligenza non era un mestiere per tutti.
Nel west chi faceva questo lavoro veniva chiamato stagecoach driver cioè guidatore di diligenza.
Il termine stagecoach risale al Medioevo europeo quando salire su una carrozza pubblica era l’unica alternativa se non volevi camminare per andare da un posto ad un altro.
Mentre il termine driver indica il guidatore e coach sta per carrozza, bisogna tenere presente che i viaggi nel west erano particolarmente difficoltosi a causa delle cattive condizioni delle strade e della mancanza di alloggi lungo la via. Di qui la necessità di fare un viaggio diviso in comode tappe o stages, appunto.
Lo stagecoach driver  era un vero personaggio nel vecchio West, che metteva in soggezione tanto i suoi passeggeri che gli stallieri. Per contro, un bravo guidatore era una vera manna per il suo datore di lavoro, uno di cui fidarsi ciecamente.


Una diligenza sulle piste del Texas

Sedersi accanto ad un conducente era un vero onore ma bisognava trovare, addirittura, la raccomandazione giusta per avere il posto accanto a lui in quanto tale posto era generalmente  riservato. Perciò il passeggero, di solito maschio, si rivolgeva  al sopraintendente o arrivava persino al direttore della Compagnia. Colui che, invece, pensava di poter risolvere il problema semplicemente arrivando prima degli altri, salendo sul bordo accanto alla ruota anteriore sinistra e arrampicandosi fino a salire in cassetta, si sentiva ordinare, con fare arcigno, dallo stesso conducente, di scendere immediatamente.
Le successive dieci miglia avrebbero visto il malcapitato rimuginare sconcertato sull’accaduto ed il driver ridacchiare in maniera sorniona.
Il guidatore di diligenza era di solito molto professionale nel suo lavoro e parecchi di loro erano sobri ma ognuno  non disdegnava un goccetto di whisky, quello buono, anche la mattina presto.
Il conducente si sentiva a bordo della sua diligenza come un vero e proprio capitano di mare. Uno strumento che il driver non lasciava mai era la sua frusta. Vera e propria compagna inseparabile, veniva portata sempre appesa alla cintola del guidatore ed era impensabile vedere una frusta abbandonata in un angolo per paura di deformarla, o con gli staffili avvolti attorno al manico in quanto si rischiava di arricciarne le cinghie.
Per il driver la frusta valeva tanto oro quanto pesava ed era considerata quasi quanto una medaglia al valore; poteva capitare persino di vedere uomini derubati sia dei pantaloni come delle fruste.


La lunga frusta del conduttore di diligenze

Molte fruste  avevano staffili lunghi oltre tre metri, attaccati ad un manico di noce americano di un metro e mezzo circa, avvolto da ferule d’argento lavorate a mano. Le fruste  erano comunque troppo corte per raggiungere il cavallo a capo della pariglia che veniva controllato tramite un giuoco di briglie. Molti conducenti avevano fruste con staffili di pelle di daino. Raramente si incontravano fruste con staffili lunghi anche 6 metri ma si trattava perlopiu’ di strumenti usati  nei circhi o nelle fiere; questo tipo di  fruste era considerato, infatti, troppo ingombrante per gli usi pratici.
Le fruste non erano mai oggetto di commercio ne tantomeno di prestiti ed oggi sono considerate pezzi da museo di grande valore.


Una classica frusta con il manico lungo

Ha reso molto bene l’idea di cosa rappresentassero le fruste nel west  lo  scrittore Walker A. Tompkins  che nel suo libro” I giorni della Diligenza” scrive che questi arnesi erano parte integrante del conducente che manteneva gli staffili  ben oliati e sinuosi come un serpente al sole.
I driver disprezzavano il modo in cui venivano dipinti dai film western. Il famoso schiocco della frusta, ad esempio, simile ad un colpo di pistola veniva prodotto con molta parsimonia: vi era infatti il rischio di svegliare di soprassalto i passeggeri dal loro pisolino o peggio ancora di spaventare la pariglia.
Questi maneggiatori di frusta erano talvolta chiamati loro stessi “fruste”. Una “frusta” era pagata molto bene per l’epoca, talvolta fino a 125 $ al mese più vitto e alloggio.
Alcune di queste “fruste” hanno lasciata una impronta duratura nella storia del West.
Uno di questi è George “il Sussurrante” Cooper.  Costui era chiamato così, con una vena di benevola ironia, in quanto la sua voce era simile ad un potente muggito che poteva essere udito anche controvento e a distanza di miglia.
Come già accennato, le strade a quell’epoca ancora dovevano essere costruite; le piste che questi lavoratori intrepidi dovevano percorrere  non erano spesso che delle tracce di carri trainati da buoi che collegavano i vari ranchos. Anche la celebre “King’s Highway” era di fatto solo un sentiero.
Ebbene mentre  George stava spingendo, aiutato anche dalla  voce potente , la sua squadra di cavalli verso un passo insidioso, si accorse che nella sua  diligenza il traino in legno aveva subito una profonda spaccatura. Pertanto Cooper, seduto in cassetta, si mise febbrilmente a cercare accanto a lui un pezzo di corda o un filo metallico.
Improvvisamente si parò di fronte alla diligenza un serpente lungo un metro e mezzo!
George non ci pensò un attimo a fargli la festa, sparandogli. Nel vedere il rettile, un passeggero  disse che gli sembrava una corda. Questo fece balenare nella mente di George una grande idea. “Ecco come legherò il traino” disse imprecando. E così, con il legno legato alla meglio, “il Sussurrante” riuscì ad arrivare alla prossima stazione di cambio senza eccessivi problemi.


Assalto alla diligenza

Il personaggio più suggestivo di tutti e’ senz’altro Charley Parkhurst.
Chiamato dalla gente Charley l’orbo oppure Charley lo strabico a causa del calcio di un cavallo che gli aveva fatto perdere un occhio, quest’uomo esercitò il mestiere di stagecoach driver per circa vent’anni.
Egli era molto orgoglioso della sua abilità sia con  la frusta  che come conducente: avere a che fare con una pariglia di cavalli e con delle carrozze spesso di grandi dimensioni non era facile e richiedeva anche molto coraggio.
A Charley il coraggio non mancava ed ebbe occasione di metterlo in mostra soprattutto in una terribile circostanza.
L’uomo aveva subito due rapine. L’obbiettivo era sempre quello: la cassaforte di bordo dove i passeggeri riponevano i loro effetti personali ed il loro denaro e dove molto spesso c’erano le paghe dei lavoratori di qualche città.
Nel primo caso Charley era disarmato e dovette consegnare la cassaforte. La seconda volta andò molto diversamente con un bandito trafitto da un colpo di fucile sparato da Charley che, a suon di frusta, lanciò i cavalli ad un galoppo sfrenato.
Era comunque per la sua guida che Parkhurst riscuoteva l’ammirazione di molti.
Una volta un passeggero gli chiese come diavolo facesse a vedere la strada in mezzo a tutta quella polvere.
Charley rispose che era  tutta una questione di fiuto. Del resto percorrendo infinite volte sempre le stesse strade era in grado anche di sapere perfettamente dove si trovava dal suono delle ruote.
Laconicamente diceva: ” Se sento il solito sferragliamento vuol dire che mi trovo su un terreno solido, altrimenti dò un’occhiata per vedere dove accidenti si sta dirigendo la carrozza!”.
Un’ombra di mistero avvolge questo affascinante personaggio. Quando Charley morì, coloro i quali stavano arraggiando la salma per la sepoltura scoprirono una incredibile verità: Charley era una donna!


Charlotte “Charley” Parkhurst alla guida di una diligenza

Originaria della California, Charlotte “Charley” Parkhurst aveva fatto trapelare poco del suo passato.
C’è chi la considera un’importante figura femminile che si è saputa adattare ad un lavoro prettamente maschile; altri, invece, la ritengono una persona che mistificò la sua vera identità per poter lavorare ed avere tutte quelle libertà che ad una donna di quel tempo non erano consentite.
Il mistero si infittisce ancora di più se pensiamo che un dottore dichiarò che la Parkhust, durante la sua vita, era diventata anche madre.
Solo una cosa è certa: Charlotte “Charley” Parkhurst fu probabilmente, a sua insaputa, la prima donna a votare in una elezione americana, il 3 novembre del 1868, ben 52 anni prima che il diciannovesimo emendamento alla Costituzione USA garantisse l’accesso al voto per le donne!