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Il “dust cover” nei Winchester

A cura di Gian Carlo Benedetti

Il Winchester 73 con in vista il dust cover
Un annoso problema delle armi, specialmente quelle militari, è l’ingresso della sporcizia nel meccanismo attraverso la finestra di espulsione. Durante la Prima Guerra Mondiale, essenzialmente combattuta nelle fangose trincee, molti Stati cercarono di ovviare a tale inconveniente mediante l’apposizione di “carter” mobili a protezione dell’otturatore in metallo leggero e persino in stoffa irrigidita, come sperimentò la famosa Mauser che però presto si accorse che il problema veniva acuito invece che risolto a causa dal tessuto che si imbeveva di olio e fango.
Oggi sono in circolazione coperchi in plastica dura od in lamierino, caricati a molla, da applicare sulle temute Black Guns.
Questi congegni vengono definiti “Dust Cover”, cioè salva, copri o para-polvere, semplici meccanismi che si aprono e chiudono più o meno automaticamente senza interferire con la corretta espulsione dei bossoli dalla apposita finestra.
Questo problema era stato già avvertito ed in parte risolto nel Far West sulle armi allora a ripetizione manuale, in particolare dalla leader del settore Winchester. La meccanica ed il sistema di alimentazione dell’Henry, con la presa del guidamolla scorrevole nella lunga fresatura sottostante il magazzino tubolare era un vero ricettacolo di sporcizia soprattutto sparando stando sdraiati.
Con il brevetto di Nelson King il Winchester 1866 “Yellow Boy” ovviò con il caricamento dal lato destro del castello facendo scomparire la fessura della molla ma restava irrisolto il problema della superiore finestra di espulsione, sempre esposta, mutuata dal progenitore Henry.


La finestra di espulsione dei bossoli dell’Henry 1860


La identica finestra di espulsione della Carabina Winchester ’66

Tra le (poche) migliorie apportate al progetto di Benjamin T. Henry nei quattro successivi sub-modelli 1866 prodotti dalla Winchester non vi è la protezione dell’otturatore che è sempre esposto.
In verità qualche inventore vi aveva già pensato. Si trattava di Stephen G. Bayes, armaiolo di Wauseon (Ohio) che in data 9 febbraio 1868 brevettò un “dust cover” per lo Yellow Boy. Non era un dipendente della ditta ma un libero imprenditore come lo sarà John M. Browning. Risulta che nel 1881 la Winchester abbia acquistato un brevetto dal Bayes ma non quello di stiamo disquisendo.


Sopra. Un raro esemplare di “dust cover” di S. G. Bayes installato su un W. 1866 . Si tratta di un carter di bronzo, con inscritto il brevetto e la data, montato su una guida scorrevole, arretrato/avanzato dalla leva di armamento insieme all’otturatore.


Sopra. Veduta del disegno allegato al brevetto nr. 86723 del 9 febbraio 1869 di Bayes, l’invenzione è del 12 agosto 1868.
Si nota che il “dust cover” scorreva in una guida a coda di rondine (longitudinal dovetailed rib) fresata nel castello superiore della carabina agganciato da un dente (breech pin) che lo rendeva solidale all’otturatore e parrebbe non solo in fase di arretramento come poi accadrà nei progetti successivi. Dal disegno si evince che riportando l’otturatore in chiusura doveva avanzare anche il “carter” altrimenti la cresta del cane in fase di abbattimento sarebbe stata intercettata dal suo coperchio che fuoriesce all’indietro.
Non risulta che la Winchester abbia acquisito anche questo brevetto a differenza del nr. 242809 del 14 giugno 1881, sempre delle stesso inventore, concernente una diottra di mira.

La prima carabina della ditta a montare di serie un dispositivo scorrevole per la protezione della polvere è la famosa Winchester 1873, enfaticamente “The gun that won the West”, col fusto in acciaio e munizione centerfire. Fu un best seller e rimase in produzione in molti calibri proprietari per mezzo secolo (sino al 1923), nelle tre classiche configurazioni di Sporting Rifle, Carbine e Musket.
Fu seguita poi dal pesante modello Centennial 1876 che usava munizioni più potenti.
Questi “dust covers” per inciso, naturalmente matricola a parte, sono gli unici componenti che permettono di riconoscere a prima vista i vari sotto modelli.
Sembra che alcuni primissimi esemplari del ’73 ne fossero addirittura sprovvisti ma solitamente si tratta di armi rimaneggiate poichè in caso di malaugurata esplosione od urto il “dust cover” viene danneggiato ed è facilmente rimovibile.
La produzione del Winchester ’73 viene suddivisa in TRE (sotto) MODELLI a seconda del modo di fissaggio del coperchio parapolvere che viene aperto “automaticamente” arretrando insieme l’otturatore tramite la leva di manovra. L’avanzamento dell’otturatore pone la cartuccia nella canna permettendo il ciclo dello sparo. Il “dust cover” però resta aperto e la sua chiusura avviene soltanto manualmente.


Sopra. Winchester ’73 First Model in cui il “dust cover” fissato con una vite centrale sull’otturatore scorre nelle due guide laterali ricavate nel castello e viene poi manualmente chiuso tramite la presa ovale zigrinata (recessed thumprint). Si rinviene sulle armi con matricola da 1 a circa 31 mila. La zigrinatura per la presa del pollice non è sempre identica. Nel range di matricole da 2500 a 2600 la presa oltre che zigrinata è anche in rilievo (raised thumbprint).


Sopra. Il Secondo Modello del ’73 ha un diverso fissaggio del dust cover che scorre su una guida centrale assicurata al fusto con due viti (e quindi rimovibile) munita di una codetta zigrinata per la manovra manuale di chiusura. I primi esemplari non hanno la codetta ma ancora il recesso ovale zigrinato del modello precedente. Il Secondo Modello va dalla matricola 31 mila a circa 91 mila.


Sopra. Il Terzo Modello, matricole da circa 91 mila a 720609, ha la guida del cover più solida e non rimovibile in quanto non semplicemente avvitata ma fresata sul castello.


Sopra. Elegante esemplare di W. ’73 dorato ed inciso con il suo “dust cover” in apertura. Non è dato capire dalla foto se trattasi di Secondo o Terzo Modello poichè il carter copre la sua guida impedendo di notare in quale modo è assicurata al castello.


Sopra. Esemplare di Winchester ’73 del Terzo Modello argentato e finemente inciso. Si nota che nei modelli incisi la presa di chiusura del dust cover è logicamente più ricercata.
I Winchester ’73 incisi sono armi pregiate, specialmente quelli firmati di artisti famosi, quali Louis D. Nimschke, Gustave Young, Cuno Helfricht, i fratelli Conrad,, Hermann e John Ulrich ed altri. Alcuni, come Young e Nimschke, erano dei liberi professionisti con propria bottega, altri dipendenti diretti della ditta che da ultimo non poterono più firmare i propri capolavori per ordine del volitivo direttore Thomas G. Bennet. L’attribuzione certa allo specifico artista se famoso è importante per il valore collezionistico dell’arma.


Sopra. Immagine riassuntiva dei tre modelli di “dust cover” del W. ’73. Qui il Second Model ha ancora il recesso ovale del Primo Modello (recessed thumb print) e non la successiva codetta zigrinata (serrated rear edges) per la chiusura manuale.


Sopra. Vista di una carabina modello ’73 definita come priva del “dust cover” che invece pare piuttosto essere stato rimosso da un bravo artigiano. Un forte urto od esplosione impropria poteva deformarlo e la sua presenza non era necessaria per il corretto funzionamento.


Moderno dust cover (visto dal recto e verso) con la guida adatta per il secondo e terzo modello

Passiamo adesso al fratello maggiore: il Winchester Centennial mod. 1876.
Senza avere un riferimento di grandezza i due fucili nelle immagini possono essere confusi, mai però se si portano in spalla!

Il ’76, più pesante, ha un identico meccanismo di chiusura a ginocchio del ’73 ma in scala maggiorata per poter usare cartucce centerfire più potenti sempre a polvere nera.
I fattori distintivi a prima vista sono pochi. Il primo, meno appariscente, è la lunghezza del castello all’altezza dell’elevatore con la sua finestra di espulsione “King”, maggiore nel ’76 a causa della lunghezza delle cartucce, l’altro è invece più evidente: il punto di giunzione tra il calciatura (legno) ed il castello (metallo) nel ’76 sta in mezzo all’arco di rotazione del cane mentre nel ’73 è più arretrato.
Il Modello 1876 all’inizio fu da alcuni fu considerato poco robusto per la pressione erogata delle sue cartucce cal. 45 e 50 e la ditta effettuò varie dimostrazioni per smentire questa ingiusta affermazione. Fu prodotto in 63871 esemplari sino al 1897 nonostante l’avvento del più moderno mod. 1886 che aveva una solida chiusura non più a ginocchio ma a due tenoni. Il ’76, chiamato anche Centennial per la celebrazione l’Indipendenza (1776 – 1876), fu prodotto nelle tre classiche versioni Carbine, Sporting Rifle e Musket. Avendo riguardo al nostro “dust cover” tre sono le tipologie. Una sua speciale versione carabina con astina lignea sino alla volata (Stutzen) fu in uso per decenni alla RCMP (Giubbe Rosse) canadese.


Sopra. Il Primo Modello, matricole da 1 a circa 3000, era privo del “dust cover”, fatto abbastanza strano visto che ormai tale congegno era standard sul ’73. Forse fu ritenuto inutile oppure perchè l’eventuale esplosione della sua potente cartuccia poteva deformarlo e rendere il fucile inservibile.


Sopra. Il Secondo Modello del W. ’76 (matricola da 3 mila a 30 mila circa) aveva la guida assicurata al castello con due viti come l’omologo modello del ’73.


Sopra. Il Terzo Modello del Winchester 1876 aveva invece la guida del dust cover fresata sopa il castello, sempre come il fratello minore.


Sopra. L’indimenticabile Steve McQueen nel film “Tom Horn” del 1980. Impugna un pesante modello ’76 Sporting Rifle ma il vero Scout ed “Hired Gunman” in quel periodo storico usava invece un più moderno Winchester mod. 1894 cal. 30 – 30 Half Magazine. Essere scritti nel libro nero da Tom Horn per i sospetti o veri ladri di bestiame era definito come una sentenza di morte.
Fu impiccato il 20 novembre 1903 a Cheyenne (WY) per l’omicidio di un ragazzino, delitto di cui forse era innocente.
I successivi modelli a leva della Winchester, 1886, 1892, 1894 e 1895 e successivi, ideati da John Moses Browning, non avevano il “dust cover” perchè inutile. La sua funzione protettiva dalla polvere era affidata al solo otturatore prismatico.