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Redemption, un nuovo cortometraggio di Emiliano Ferrera

A cura di Angelo D’Ambra

La Bella locandina del cortometraggio
In “Redemption”, il nuovo cortometraggio di Emiliano Ferrera, il west è popolato da donne stuprate, picchiate, vendute, trattate come merce, messe ai margini eppure coraggiose quanto basta per andare incontro ad un destino fatale. Legge e giustizia sono distanti, la redenzione è forse inafferrabile. Il tema è scottante e la scrittura l’affronta con crudezza, senza effimere edulcorazioni, a testimonianza di quanto il western, anche in Italia, sia vivo e con tanto ancora da dire.
L’agente federale Wales (il nostro Ferrera) arriva a Redemption, in Oklahoma, con l’incarico di condurre Annie Glover (Nora Luis) in Texas, con l’accusa di omicidio. Deve però prima fare i conti col sanguinario Black Jack (Mauro Del Vecchio), che tiene in scacco la solitaria cittadina, e col sibillino bounty killer Jones (Valerio Rota Vega), giunto apposta per la donna e niente affatto intenzionato a rinunciare ai soldi della taglia.

Corvi gracchianti nei cieli tersi assistono all’incedere angoscioso dei fatti. Grugni barbuti ed occhi inquieti si muovono in uno scenario tormentato. Lo spettatore precipita tra dialoghi aspri e volti foschi, ritrovandosi in un’atmosfera opprimente, figlia soprattutto dell’intelligente e controcorrente scelta della monocromia (un plauso al direttore della fotografia, Armando Barberi).

Tutti i personaggi vivono soggiogati da eventi ed emozioni, solo Wales è fermo, clamo, glaciale come il suo sguardo, ligio ai suoi doveri, saldo nei propositi, privo di dubbi, sicuro come la mano che impugna la sua sputapiombo, poco importa se Annie sia innocente o meno.

Nel cast di attori, la Luis è perfetta, vibra di drammaticità, continuamente attraversata da sussulti di sofferenza, prismatica è l’interpretazione di Rota Vega, degna di nota la forza mistica che Simona Lavinia Mancini conferisce all’indiana Chumani, buona la genuinità di Giulio Anese, ottimo Giorgio Filonzi che si addossa la difficile responsabilità delle venature d’ironia del corto.

Dinamismo e crudezza si amalgamano perfettamente nelle scene risolutive. Armonie melanconiche ed echi di rassegnazione nelle musiche di Alessandro Giordano preludono all’ineluttabilità del patibolo. Si chiude così un’attualissima e amara celebrazione di donne forti che soffrono, sognano e lottano ma soccombono in una società bacata e improba in cui la giustizia è ingiusta coi deboli, una fune al collo che strangola ogni sospiro di dignità e redenzione.


Emiliano Ferrera sulla scena del cortometraggio

Il film partecipa a diversi festival del cinema e sarà disponibile al pubblico nel 2022. L’appassionato pazienterà, ne vale la pena.