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Il Winchester “Uno su Mille”

A cura di Gian Carlo Benedetti

Il Winchester “Uno su Mille”
Verso la metà degli anni ’70 del 1800 le carabine a leva della Winchester si apprestavano ad acquistare la imperitura fama di “The Gun that Won the West”. In questa frase c’è una parte di verità ma anche una buona dose di pubblicità che la ditta intelligentemente, come la rivale Colt di Hartford, faceva. In ciò erano avvantaggiate dal fallimento di diverse ditte dopo la fine della Guerra Civile che aveva saturato di armi a buon mercato la frontiera.
Tra quelle in bancarotta era anche la “Spencer Repeating Arms”, che produceva la più pericolosa rivale dell’Henry e poi della Winchester e che fu acquistata per un’operazione di “killeraggio” industriale.
Si dice, ma pare una leggenda, che ci si rese presto conto che nella catena di produzione una canna su mille era più accurata. La ditta non si fece sfuggire la ghiotta occasione promozionale e nel luglio 1875 pubblicò il seguente annuncio:
“Ogni canna dei nostri fucili sportivi viene testata su un bersaglio che viene allegato e matricolato alla stessa. Le canne che ottengono i migliori bersagli sono montate su fucili con legni, finiture e grilletti speciali e marcate “Uno su Mille” venduti a 100 Dollari. Altre ottime armi ma con canne di grado leggermente inferiore saranno marcate “Uno su Cento” ed acquistabili a 20 dollari sopra il prezzo di listino dei corrispondenti modelli ordinari”.
Furono in tal modo posti in produzione Sporting Rifles super accurati e meglio rifiniti sia del modello 1873 che del più potente Centennial 1876, inizialmente con rullate le scritte “1 OF 1000” e “1 OF 100”, poi cambiate rispettivamente in “ONE OF THOUSAND” e “ONE OF HUNDRED”, sormontate da incisioni con volute (scroll engraving). Va detto che alcuni esemplari furono completamente incisi, pratica questa fatta similmente su Rifles e Carabine con le canne provenienti di ordinaria precisione. Furono aggiunte anche leggere incisioni ed anelli in platino alla volata delle canne. Il prezzo del Rifle ‘”UNO SU CENTO” era maggiorato di 20 dollari su quello della versione ordinaria. All’epoca costava $. 27 il mod. ’73 e $. 35 il ’76 quindi l’”Uno su Cento” veniva venduto all’incirca a 50 dollari, giusto la metà di ‘”Uno su Mille”. Si trattava di una pubblicità a doppio taglio per porre in commercio un’arma di asserita maggior precisione, finitura ricercata, scatto speciale e calciatura in legno più bello non per tutte le la tasche ma solo per pochi fortunati. D’altro canto però si sottendeva incautamente “a contrario” che allora la produzione ordinaria fosse più scadente e meno precisa. Nel 1877 la controproducente pubblicità fu abbandonata ma non la produzione.
Furono in tutto assemblati 136 “UNO SU MILLE” del modello 1873 e 53 del modello 1876 mentre gli ‘”UNO SU CENTO” furono solo otto esemplari di ’73 ed un pari numero di ’76. Solo una percentuale del 25% circa è sopravvissuta.
Per molti anni sia la pubblicità che le armi passarono nel dimenticatoio anche tra i collezionisti che non vi badavano molto salvo un sovrapprezzo.
Ciò durò sino a quando il giornalista dell’Ufficio Stampa di Teodoro Roosevelt (il Presidente “cow boy” estimatore del vecchio West che amava circondarsi di ex gunfighters) di nome Stuart N. Lake che nel 1931 aveva pubblicato la biografia, contenente licenze sulla verità storica, del “Frontier Marshall” Wyatt Earp creando il mito della sfida all’OK Corral e della Colt Buntline Special, scrisse anche una storia sulle vicende di un Winchester “UNO SU MILLE”. Nel 1950 lo scritto divenne la trama del film “Winchester 73” di Anthony Mann con l’indimenticabile James Stewart.


James Stewart con il suo winchester

In occasione della promozione del film l’accorta ditta offrì in regalo una carabina modello 1894 ai primi venti soggetti che dimostravano di possedere un’originale di queste rare armi.
Gli “aficiondos” del Far West si dimostrarono subito entusiasti ed il valore collezionistico degli “UNO SU MILLE”, se in condizioni eccellenti, lievitò dai mille degli anni ’50 ad oltre 200 mila dollari di pochi anni fa, con la nemesi che il meno pregiato ma più raro ‘”UNO SU CENTO” spuntava cifre superiori a partire da 250 mila dollari.
Nel settembre 2010 la famosa Casa d’Aste R.I.A. (Rock Island) ha battuto l’UNO SU MILLE mod. 1873, inciso, matricola 32385 (prodotto nel 1876) a 276 mila dollari ed un Centennial 1876, matricola 1216 (prodotto nel 1877), ad otre 400 mila.
Il più documentato “UNO SU MILLE” mod. 1873 è certamente il nr. 18821 di matricola, completamente inciso, rubato al legittimo proprietario nel Wyoming dal razziatore Teton Jakson, arrestato dal discusso sceriffo già capo dei “Regolatori” nella guerra della Contea di Johnson, Frank Canton, nel 1885. Il rifle fu venduto all’asta in Buffalo al ranchero D. A. Kingbury che lo cedette ad un pastore che a sua volta lo dette al dentista W. A. Allen di Billings. Si trova oggi in una collezione privata.
Come già accennato qualcuno di questi speciali 1 su 100/1000, era riccamente inciso similmente alla costante produzione di punta della ditta.
La pratica di Oliver F. Winchester di produrre fucili e carabine incise (engraved gun) era vecchia, già ben presente sugli antenati Modelli Henry 1860 per il mercato civile a cura di Samuel Hoggson, nonchè sui Winchesters 1866 “Yellow Boy”.
Le “engraved gun” potevano essere ancora più costose degli “UNO su Mille”, avendo un sovrapprezzo che oscillava da 60 a 100 dollari e seconda del tempo di lavorazione dedicato. Ci si avvaleva dell’opera di bravi artisti presenti sia come liberi professionisti, specialmente sul ricco mercato di New York, quali Gustave Young, Herman Bodenstein, Cuno Helfricht (noti soprattutto per le Colt), suo cognato John Marr e Louis Daniel Nimschke, oppure di incisori dipendenti (ma a volte solo per periodi) dalla ditta (Factory Engraver) come i tre famosi fratelli Hermann, Konrad e John ULRICH e poi i loro discendenti Leslie Borden e George Alden Ulrich che segnarono un’epoca durata oltre mezzo secolo di eleganti Winchesters oggi di enorme valore collezionistico. Ognuno degli Ulrich aveva il suo personale stile pur essendo cresciuti nella medesima scuola e famiglia, tanto che un intenditore può di massima discernere il lavoro di ciascuno. Il più abile era indubbiamente Herman che riusciva ad infondere movimento alle figure di persone ed animali non eguagliato dal pur bravo fratello Conrad.


Il Winchester “Uno su Cento”

Una complicazione sta nel fatto che la Winchester, salvo per i modelli da esposizione e quelli incisi aftermarket, ad un certo punto non gradì più fossero firmati in quanto dovevano essere prodotti indistinguibili della premiata ditta. Il burbero direttore T. J. Bennet, quello che incautamente chiuse i rapporti di collaborazione con J. M. Browning, infatti ordinò il ritiro dei punzoni con le iniziali di tutti gli incisori dipendenti. Inoltre John Ulrich, il minore dei fratelli, ritenuto artisticamente il meno dotato della famiglia, per un certo periodo fu a capo del reparto incisioni ed è noto come a volte firmasse anche il lavoro dei fratelli, sovente eseguito a quattro (anche sei) mani, o degli altri bravi giovani artisti a lui sottoposti, quali William Stokes e John A. Gough.
Il problema della firma dell’artista su una data arma, come su tutte le opere, è sempre di grande importanza poiché il valore venale aumenta a dismisura. Famoso è il caso di uno dei più rinomati incisori, Louis D. Nimshke che aveva una bottega a N.Y.: quando uno scroll engraving non siglato gli assomiglia dagli accorti mercanti si parla allora di “Nimschke Style” oppure di “New York School”.
Va infine puntualizzato che la scuola di tutti gli incisori americani delle armi lunghe e corte del Far West era indubbiamente quella tedesca e mitteleuropea, come d’altronde era la loro provenienza geografica, riconoscibile con volute (scroll engraving), carving, rosette e foglie di acanto più ampie di quelle finissime e delicate di scuola inglese e di gusto diverso dal classicheggiante “Stile Impero” allora in voga oltralpe.