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Presidenti ai tempi del west: Abramo Lincoln


Abramo Lincoln (Abraham Lincoln, Hodgenville, 12 febbraio 1809 – Washington, 15 aprile 1865) è stato un politico statunitense. È stato il 16imo Presidente degli Stati Uniti d’America, ed il primo ad appartenere al Partito Repubblicano. È considerato sia dalla storiografia sia dall’opinione pubblica uno dei più importanti presidenti degli Stati Uniti.
Fu il presidente che pose fine della schiavitù, prima con la Proclamazione dell’Emancipazione (1863), che liberò gli schiavi negli Stati dell’Unione, e poi con la ratifica del Tredicesimo Emendamento della Costituzione Americana, con il quale nel 1865 la schiavitù venne abolita in tutti gli Stati Uniti.
Abraham Lincoln
Lincoln è accreditato come colui che liberò gli schiavi afroamericani con il Proclama di emancipazione, che liberò gli schiavi nelle aree della Confederazione non ancora controllate dall’Unione; nei territori del Nord il Proclama di emancipazione non attuò cambiamenti radicali, in quanto il sistema economico-lavorativo non si basava sullo schiavismo. Tuttavia Lincoln mantenne temporaneamente la schiavitù negli Stati dell’Unione al confine con i Confederati, il Missouri, il Kentucky, il Delaware e il Maryland, per non perdere i suddetti stati che appartenevano all’Unione ma non si erano pronunciati sulla questione della schiavitù. L’abolizione della schiavitù negli stati ribelli, uno degli obiettivi della guerra, divenne l’impulso per la modifica del tredicesimo e del quattordicesimo emendamento della costituzione americana, che rispettivamente abolivano la schiavitù e stabilivano i diritti civili federali. Nonostante le conseguenze che ebbe la sua azione determinante nella lotta alla schiavitù, le sue posizioni sul problema delle diverse popolazioni non erano naturalmente come quelle odierne. A dimostrazione di ciò è chiarificante una sua dichiarazione del 1858:

«Non sono, e non sono mai stato, favorevole a una qualsiasi realizzazione della parità sociale e politica della razza bianca e nera; esiste una differenza fisica tra la razza bianca e nera che credo impedirà per sempre alle due razze una convivenza in termini di parità sociale e politica. E poiché esse non possono convivere in questa maniera, finché rimangono assieme ci dovrà essere la posizione superiore e inferiore, e io, al pari di chiunque altro, sono favorevole a che la posizione superiore venga assegnata alla razza bianca.»

Alcuni studiosi, tra cui Stacy Pratt McDermott[5], ammoniscono a non dare facili ed errate interpretazione della visione di Lincoln sulle uguaglianze razziali scrivendo che le frasi sopra riportate sono tipiche manifestazioni della psicologia di chiunque in quel periodo: nessuno è indenne dallo spirito del tempo, per cui non si possono impiegare acquisizioni culturali recenti per giudicare uomini dell’Ottocento, scrive McDermott. Altrimenti, se un antischiavista come Lincoln fosse equiparato a uno schiavista come Douglas, sarebbe la fine della storia in un mondo confuso e uniforme.
A Lincoln è riconosciuto il merito di aver allo stesso tempo preservato l’unità federale della nazione, sconfiggendo gli Stati Confederati d’America (favorevoli al mantenimento della schiavitù) nella Guerra di secessione americana.
L’operato di Lincoln ha avuto una duratura influenza sulle istituzioni politiche e sociali degli Stati Uniti, dando inizio ad un maggiore accentramento del potere del governo federale e ponendo un limite al raggio d’autonomia dei governi dei singoli Stati. L’autorevolezza di Lincoln è stata rafforzata dalla sua abilità di oratore, e il Discorso di Gettysburg, il più significativo e famoso da lui pronunciato, è considerato una delle pietre miliari dell’unità e dei valori della nazione americana.


Abramo Lincoln ritratto nel 1846 o 1847

Alcuni sostenitori dei “diritti degli Stati” (in particolare coloro che guardavano con favore alle posizioni dei Confederati), hanno considerato Lincoln un autoritario, che sospese le libertà civili e la segretezza della votazione, fece giustiziare i dimostranti contrari alla guerra, e soppresse il legittimo diritto di secessione, per il quale lo stesso Lincoln aveva discusso nel 1848.


Lincoln credeva nella superiorità dei bianchi?

Altri critici enfatizzano il credo di Lincoln nella supremazia bianca (si veda il Dibattito Lincoln-Douglas del 1858) e l’iniziale appoggio alla schiavitù.
Anche se non è cosa nota, Lincoln aveva fatto crescere la barba solo negli ultimi anni di vita
Lincoln nacque il 12 febbraio del 1809, da Thomas Lincoln e Nancy Hanks, in una fattoria di Nolin Creek, tre miglia a sud di Hodgenville, nella zona sudorientale della Contea di Hardin (oggi parte della Contea di LaRue), nel Kentucky. Lincoln si trasferì in giovane età nell’Indiana, e successivamente a New Salem nell’Illinois. Prestò servizio come capitano nell’esercito degli Stati Uniti durante la Guerra di Aquila Nera.
In seguito si cimentò in alcune imprese politiche e commerciali e godette di ottima reputazione come avvocato. In breve tempo venne eletto al Congresso (1846), ed ebbe un ottimo tirocinio nell’Illinois, sia prima che dopo il suo singolo mandato alla Camera dei Rappresentanti. È opinione comune che Lincoln soffrisse di disordine bipolare, che si attenuò molto dopo il suo matrimonio con Mary Ann Todd nel 1842. Alcuni studiosi hanno suggerito che Lincoln intrattenne una relazione romantica con il suo compagno di stanza e amico di lunga data, il commerciante Joshua Speed.
Mary Ann Todd
Eletto inizialmente presso la Camera dei Rappresentanti, Lincoln passò la maggior parte del suo tempo da solo a Washington e non fece una grande impressione presso i suoi colleghi politici. Usò la propria posizione per poter parlare contro la guerra con il Messico, che attribuì al desiderio di “gloria militare – quell’attraente arcobaleno, che risplende in cascate di sangue” del presidente Polk.
Quando il suo mandato finì, l’amministrazione entrante di Taylor gli offrì il governatorato dell’Oregon. Egli rifiutò, tornando a Springfield (Illinois) dove, anche se rimase attivo negli affari dello stato, si dedicò principalmente a guadagnarsi da vivere come avvocato.
Lincoln divenne famoso nell’ambiente legale dell’Illinois alla metà degli anni 1850, specialmente per la sua partecipazione a processi riguardanti interessi in competizione nel campo dei trasporti, sia fluviali che ferroviari.
Alton & Sangamon Railroad
Per esempio, egli rappresentò la Alton & Sangamon Railroad in un processo del 1851 contro uno dei suoi azionisti, James A. Barret: quest’ultimo aveva rifiutato di pagare il dovuto all’impresa con la motivazione che essa aveva cambiato il percorso progettato inizialmente.
Lincoln sostenne che, secondo la legge, una società non è legata dal suo statuto originario quando questo può essere corretto nell’interesse del pubblico, che il nuovo percorso era migliore e meno costoso, e che di conseguenza la società aveva il diritto di citare Mr. Barret per il suo mancato pagamento. Lincoln vinse la causa, e la decisione da parte della Corte Suprema dell’Illinois fu citata da molte altre corti in tutti gli Stati Uniti.
Un altro importante esempio del talento di Lincoln come avvocato per le ferrovie fu una causa su un’esenzione dalle tasse che lo stato concesse all’Illinois Central Railroad. La contea di McLean sostenne che lo stato non aveva l’autorità per concedere una simile esenzione, e voleva tassare comunque la società. Nel gennaio del 1856, la Corte Suprema dell’Illinois decise di confermare l’esenzione dalle tasse, dichiarandosi d’accordo con gli argomenti di Lincoln.
Il Kansas-Nebraska Act del 1854, che aprì i due citati territori alla schiavitù (annullando quindi i limiti alla diffusione della schiavitù che erano parte del Compromesso del Missouri del 1820), aiutò inoltre Lincoln a tornare nella politica.


Questa mappa del 1854 mostra gli stati pro-schiavitù (in grigio), quelli contro (in rosso) ed i Territori (in verde). Il Kansas è bianco

A farlo risaltare rispetto agli altri fu un discorso contro il Kansas-Nebraska, il 16 ottobre 1854 a Peoria.
Durante la sua campagna (perdente) per essere eletto senatore nel 1858 contro Stephen A. Douglas, Lincoln condusse molti dibattiti contro Douglas.
John Brown (1800-1859) propose con ardone l’abolizione della schiavitù
Questi incontri si trasformarono in una serie di eventi che rappresentarono una discussione a livello nazionale su problemi che avrebbero presto spaccato la nazione in due.
Tali dibattiti furono l’anticipazione delle elezioni presidenziali del 1860, in cui Douglas e Lincoln erano di nuovo pretendenti. Il 6 novembre 1860 Lincoln venne eletto sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, il primo repubblicano a raggiungere tale carica.
Poco dopo la sua elezione, la parte Sud degli Stati Uniti fece vedere inequivocabilmente che la secessione era inevitabile, il che aumentò notevolmente la tensione che attraversava la nazione.
Lincoln sopravvisse ad un tentativo di assassinio a Baltimora, e il 23 febbraio 1861 arrivò a Washington in segreto e sotto mentite spoglie. I sudisti ridicolizzarono Lincoln per questo atto di codardia, ma l’impegno nella sicurezza non era da sottovalutare.
Un giovane Lincoln
All’insediamento di Lincoln il 4 marzo 1861, i Turner formarono la sua guardia del corpo; era inoltre presente una considerevole guarnigione di truppe federali, pronta a proteggere il presidente e la capitale dall’invasione dei ribelli.
La posizione di Lincoln riguardo alla liberazione dalla schiavitù degli Afro-Americani è a tutt’oggi oggetto di controversie, nonostante la frequenza e la chiarezza con cui la sostenne sia prima della sua elezione come presidente (vedi Controversie Lincoln-Douglas del 1858) sia dopo (vedi Primo discorso inaugurale di Lincoln). Espose la sua posizione con forza e in brevi parole in una lettera a Horace Greeley del 22 agosto 1862.
«Io salverei l’Unione. La salverei nella maniera più rapida al cospetto della Costituzione degli Stati Uniti. Prima potrà essere ripristinata l’autorità nazionale, più simile sarà l’Unione “all’Unione che fu”. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione, a meno di non potere allo stesso tempo salvare la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione a meno di non poter al tempo stesso sconfiggere la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Il mio obiettivo supremo in questa battaglia è di salvare l’Unione, e non se porre fine o salvare la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza liberare nessuno schiavo, io lo farei; e se potessi salvarla liberando tutti gli schiavi, io lo farei; e se potessi salvarla liberando alcuni e lasciandone altri soli, io lo farei anche in questo caso. Quello che faccio a riguardo della schiavitù, e della razza di colore, lo faccio perché credo che aiuti a salvare l’Unione; e ciò che evito di fare, lo evito perché non credo possa aiutare a salvare l’Unione.


Schiavi nelle piantagioni del sud degli Stati Uniti

Dovrò fermarmi ogni volta che crederò di star facendo qualcosa che rechi danno alla causa, e dovrò impegnarmi di più ogni volta che crederò che fare di più rechi giovamento alla causa. Dovrò provare a correggere gli errori quando dimostreranno d’essere errori; e dovrò adottare nuove vedute non appena mostreranno di essere vedute corrette»
In ogni caso, al momento in cui scrive questa lettera, Lincoln stava già andando verso l’emancipazione, cosa che avrebbe portato alla Proclamazione dell’emancipazione.
Lincoln è spesso accreditato come colui che liberò gli schiavi afro-americani con la Proclamazione dell’emancipazione, anche se questo liberò solo gli schiavi nelle aree della Confederazione non ancora controllate dall’Unione; nei territori occupati e del nord, gli schiavi non vennero liberati. In ogni caso, la proclamazione abolì la schiavitù negli stati ribelli, uno degli obiettivi della guerra e divenne l’input per la modifica del tredicesimo e del quattordicesimo emendamento della costituzione americana che rispettivamente abolivano la schiavitù e stabilivano i diritti civili federali.


Durante la Guerra Civile, tra i soldati

Lincoln mostrò un carisma magnetico alla popolazione dell’Unione durante la guerra come è evidenziato dal discorso di Gettysburg, un discorso tenuto in occasione della dedica di un cimitero per i soldati dell’Unione morti nella battaglia di Gettysburg del 1863. Mentre la maggioranza di coloro che tennero discorsi (come ad esempio Edward Everett) parlarono a lungo all’evento, alcuni per ore, le poche parole scelte di Lincoln risuonarono attraverso la nazione e la storia, sconfiggendo la predizione fatta da Lincoln stesso che “il mondo non le annoterà, e non sarà ricordato a lungo quello che diciamo qui”. Mentre ci sono pochi documenti relativi agli altri discorsi del giorno, quello di Lincoln è ritenuto essere uno dei più grandi della storia.


Ancora un ritratto di Lincoln

La guerra fu una fonte di costante frustrazione per il presidente, e occupò quasi tutto il suo tempo. Dopo ripetute delusioni da parte del Generale George McClellan e di una fila di altri comandanti generali di scarso successo, Lincoln si affidò alla fiduciosa decisione di nominare un comandante dell’esercito radicale e in qualche modo scandaloso: il generale Ulysses S. Grant. Grant avrebbe applicato il suo sapere militare e il suo talento nella conduzione degli uomini, per arrivare alla fine della guerra.
Quando Richmond, la capitale confederata, venne infine catturata, Lincoln vi si recò per compiere un gesto pubblico, sedendosi alla scrivania di Jefferson Davis, dicendo in maniera simbolica alla nazione che il Presidente degli Stati Uniti aveva autorità su tutto il territorio. Venne accolto in città come un eroe conquistatore dagli schiavi liberati, i cui sentimenti vennero riassunti dalla frase di un ammiratore, “So che sono libero perché ho visto il volto di Padre Abramo e l’ho sentito.”
La ricostruzione dell’Unione pesò molto sulla mente del presidente. Egli era determinato a intraprendere un percorso che non avrebbe alienato permanentemente gli ex stati confederati.


Lincoln ad Antietam durante la Guerra Civile. A sinistra si nota Allan Pinkerton

Nel 1864, Lincoln fu il primo ed unico presidente ad affrontare un’elezione presidenziale durante la guerra. La durata della guerra e la questione dell’emancipazione apparvero ostacolare gravemente le sue prospettive e una sconfitta elettorale nei confronti del candidato democratico George McClellan appariva probabile. Comunque, una serie di tempestive vittorie dell’Unione, poco prima del giorno delle elezioni, cambiarono la situazione in modo sostanziale e Lincoln venne rieletto.
Durante la guerra di secessione Lincoln ebbe poteri che nessun presidente precedente aveva detenuto; sospese il precetto dell’habeas corpus e imprigionò di frequente le spie e i simpatizzanti sudisti senza processo. D’altra parte, spesso annullò le esecuzioni.
Lincoln quando era Presidente
Dopo la fine della guerra, Lincoln si era incontrato di frequenteme con il generale Grant.
I due uomini pianificavano la ricostruzione del Paese ed era nota a tutti la loro stima reciproca.
Durante il loro ultimo incontro, il 14 aprile 1865 (Venerdì Santo), Lincoln aveva invitato il generale Grant ad un evento mondano per quella sera, ma Grant aveva declinato.
Senza la compagnia del generale e senza la sua guardia del corpo Ward Hill Lamon, al quale il Presidente aveva raccontato il famoso sogno premonitore del suo assassinio, i Lincoln andarono al Ford’s Theatre, dove era in programmazione Our American Cousin, una commedia musicale dello scrittore britannico Tom Taylor (1817-1880).


Lincoln incontra Grant

Nell’istante in cui Lincoln prese posto nel nel palco presidenziale, John Wilkes Booth, un attore della Virginia simpatizzante sudista, entrò nel palco e sparò un colpo di pistola calibro 44 alla testa del Presidente, gridando “Sic semper tyrannis!” (Latino: “Così sempre ai tiranni!” (motto dello Stato della Virginia).


John Wilkes Booth spara al Presidente Lincoln

Secondo altre versioni gridò “Il sud è vendicato”, saltando successivamente giù dal palco e rompendosi una gamba.
John Wilkes Booth
I cospiratori avevano pianificato l’assassinio di altri ufficiali del governo nello stesso istante, ma Lincoln fu l’unica vittima. Booth si trascinò al proprio cavallo e riusci a fuggire, mentre il Presidente colpito a morte fu portato in una casa dall’altro lato della strada oggi chiamata Petersen House, dove giacque in coma per alcune ore prima di spirare. Fu ufficialmente dichiarato morto alle 7:21 del mattino del 15 aprile 1865.
Booth e diversi altri cospiratori vennero infine catturati e impiccati o imprigionati. Booth fu scoperto nascosto in un granaio e venne ucciso. Quattro persone furono giudicate da un tribunale militare e impiccate per complicità nell’assassinio: David Herold, George Atzerodt, Lewis Powell (alias Lewis Payne) e Mary Surratt (la prima donna ad essere giustiziata negli Stati Uniti).


La bara del Presidente Lincoln

Tre persone vennero condannate all’ergastolo (Michael O’Laughlin, Samuel Arnold, e Samuel Mudd), mentre Edman Spangler fu condannato a sei anni di carcere. John Surratt, giudicato successivamente da una corte civile, fu prosciolto.


Il corteo funebre

L’equità delle condanne, in particolare quella di Mary Surratt, è stata messa in discussione ed esistono dubbi sul grado del suo coinvolgimento nella cospirazione.


Il treno che guidò il funerale di Lincoln

Il corpo di Lincoln fu riportato in Illinois in treno, con un grandioso corteo funebre che attraversò diversi stati. L’intera nazione pianse l’uomo che molti consideravano il salvatore degli Stati Uniti, nonché protettore e difensore di ciò che Lincoln stesso chiamava “il governo della gente, dalla gente e per la gente”. Alcuni critici sostengono come in realtà fossero i Confederati a difendere il loro diritto all’auto-governo, diritto che Lincoln aveva soppresso, e come l’unità degli Stati fosse stata preservata a discapito della sua natura volontaria.