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I cercatori d’oro del Klondike

A cura di Angelo D’Ambra

I cercatori d’oro del Klondike
Fin dall’inizio i cercatori d’oro che giunsero nel Klondike si spinsero attraverso differenti strade. Quelle meno costose attraversavano il Chilkoot Pass, iniziando da Deya, o il vicino White Pass, iniziando da Skagway. Si trattava di percorsi lunghi ed estenuanti perché si dipanavano su sentieri accidentati e prevedevano attraversamenti di laghi e corsi d’acqua. La strada più costosa, invece, prevedeva un viaggio in mare da Seattle o San Francisco attraverso il Nord Pacifico e il Mare di Bering fino St. Michel, alla foce del fiume Yukon. Da lì, uomini e merci erano poi trasferiti su un battello a vapore per un viaggio di millecinquecento miglia in acque canadesi.
Chiaramente la maggior parte dei minatori sceglieva il percorso meno costoso, sbarcando a Dyea o a Skagway e tra le due città sud-orientali dell’Alaska si scatenò una spietata concorrenza. Ciascuna faceva l’impossibile per mostrare ai viaggiatori i vantaggi dei propri cammini.


Skagway

Quando, il 3 aprile 1898, una serie di valanghe colpì il sentiero del Chilkoot Pass, uccidendo decine di minatori, gli abitanti di Skagway usarono la tragedia per pubblicizzare il White Pass come pista più sicura. Già nel settembre precedente, forti tempeste ed un’alluvione avevano spazzato via gran parte delle tendopoli allestite lungo il sentiero del Chilkoot Pass, ma solo le guide native prestarono attenzione a questi avvertimenti della natura, rifiutandosi di lavorare. I timori erano fondati. Un sabato sera, 2 aprile 1898, si generò una prima valanga, apparentemente leggera. Al mattino, Domenica delle Palme, una nuova valanga seppellì 20 minatori. Alle 9:30 altre tre persone furono seppellite sotto un’altra valanga. Fortunatamente in entrambi i casi, tutti furono salvati, ma l’ultima valanga fu spaventosa e travolse circa centocinquanta persone che stavano scendendo dalla collina da Scales a Sheep Camp. La valanga coprì suppergiù dieci acri di terra con neve profonda fino a 50 piedi. Centinaia di minatori si precipitarono a cercare sopravvissuti, ma pochi se ne salvarono, appena sessanta.
Di certo nessuna strada era facile. Le estati erano brevi e roventi, mentre gli inverni lunghi con temperature che potevano raggiungere i -50°. Il viaggio invernale significava in ogni caso neve fitta e ghiaccio insidioso. In primavera ed in autunno, invece, cercatori, animali, carri e slitte dovevano avanzare su sentieri fangosi e pesanti. Chi aveva la possibilità di viaggiare durante l’estate trovava poi sentieri disseminati di rocce appuntite e frastagliate.


Il Chilkoot Pass

Era possibile navigare fino al Klondike da Seattle, attraverso il nord del Pacifico fino alla costa dell’Alaska. Arrivati a St. Michel, sul delta del fiume Yukon, una barca, spesso guidata da uno dei nativi, poteva condurre i cercatori fino a Dawson. Sebbene questo percorso fosse lungo – circa 7.600 chilometri – e costoso – i biglietti balzavano da 150 dollari in estate a 1.000 dollari in inverno – era il più rapido. Nel 1897, circa 1.800 viaggiatori tentarono questa rotta ma la stragrande maggioranza restò prigioniera delle acque ghiacciate e solo in quarantatré riuscirono a raggiungere il Klondike prima dell’inverno. Di e questi, in 35 dovettero tornare, dopo aver gettato via la loro attrezzatura per raggiungere la destinazione in tempo.
Coloro che sbarcarono a Skagway si facevano poi strada oltre il White Pass sino al lago Bennett, procedendo su sentieri stretti e segnati da rocce taglienti su cui i cavalli morivano in gran numero, dando alla rotta il nome informale di Dead Horse Trail. I volumi di viaggiatori e il tempo umido resero impraticabile il sentiero che restò chiuso sul finire del 1897. Si costruì allora una strada a pedaggio, adatta anche ai cavalli, e ciò, combinato con un tempo più freddo che congelò il terreno fangoso, permise di riaprire con successo il White Pass. Coloro che, invece, sbarcarono a Dyea, percorrevano il Chilkoot Trail sino al lago Lindeman. Il Chilkoot Pass era più alto del White Pass, ma ebbe in definitiva più viaggiatori, circa 22.000.


Impressionante vista della salita verso il Chilkoot Pass

In entrambi i percorsi forniture e attrezzature dovevano essere suddivise in piccoli pacchetti e trasportate a staffetta, spesso servendosi di manovalanza nativa, di tlingits o tagish, perché i sentieri erano troppo stretti o malmessi. Ogni percorso era poi vigilato da blocchi della North-West Mounted Police. La polizia canadese aveva un duplice incarico: riscuotere i dazi sulle merci in arrivo ed assicurare che ogni cercatore fosse adeguatamente attrezzato per sopravvivere un anno nel Klondike. Le autorità canadesi, infatti, a metà del 1897, imposero ad ogni minatore di portare con sé almeno un anno di scorte di cibo, al fine di prevenire fame e morti. Complessivamente, l’equipaggiamento di un cercatore d’oro arrivò a pesare quasi una tonnellata e fu indispensabile servirsi di muli e cavalli, animali che aggiunsero cifre spropositate.
I cercatori d’oro, giunti ai laghi Bennett e Lindeman, si accampavano per costruire le loro zattere. Con esse avrebbero percorso gli ultimi ottocento chilometri lungo il fiume Yukon fino a Dawson City. Si calcola che circa 7.124 barche siano salpate nel maggio 1898 inoltrandosi in un fiume pericoloso per le White Horse Rapids.


Dawson City

Molte chiatte finirono distrutte e diverse centinaia di persone morirono, così la North-West Mounted Police introdusse più severe regole di sicurezza, controllando attentamente le barche e vietando a donne e bambini di viaggiare attraverso le rapide. Le regole affermavano che qualsiasi barca che trasportava passeggeri richiedeva un pilota autorizzato, che ovviamente si faceva ben pagare. In linea di massima, i cercatori si abituarono ad usare barche senza pilota con l’intenzione di recuperarle poi oltre le rapide, fino a quando un tale di nome Norman Macaulay, fece fortuna costruendo per loro una pista di legno sulla riva orientale del fiume con alcuni cavalli che trasportavano merci dalla cima del Miles Canyon al fondo delle White Horse Rapids. Anche stavolta la frenesia di cercatori che abbagliati dalla speranza dell’oro si spingevano fino a rischiare la vita era stata placata. C’è da dire che il successo della North-West Mounted Police nell’imporre certe regole fu legato all’iniziativa di Samuel Benfield Steele. Quando divenne evidente al governo canadese che si sarebbe sviluppata una grande corsa, esso si dispose il rafforzamento delle forze di polizia nello Yukon e questo programma coinvolse l’ufficiale Steele. Incaricato, nel gennaio del 1898, di amministrare la dogana all’altezza dei passaggi White e Chilkoot e del lago di Bennett, Steele finì con l’incarnare l’ideale di uomo d’azione canadese per antonomasia, forte e coraggioso. Fu Steele che impose ai cercatori di dotarsi di un anno di scorte di cibo e poi dette loro anche una precisa regolamentazione sulle barche con cui avrebbero dovuto attraversare i fiumi.
Samuel Benfield Steele
Queste azioni erano palesemente autoritarie ed illegittime, ma evidentemente erano utili a salvare così tante vite che il governo canadese non poteva che ritenerle giuste. Steele si fece pure apprezzare per l’ordine che seppe mantenere a Dawson, tollerando ma controllando gioco d’azzardo e saloon. Nel luglio 1898 Steele assunse il comando di tutta la North-West Mounted Police nello Yukon e divenne membro del Consiglio territoriale; da quel momento ebbe tutte le carte in regola per emanare legalmente le sue disposizioni.
Dei due sentieri, il Chilkoot Pass di Dyea era il più popolare e restò tale almeno fino a quando la ferrovia dello Yukon fu terminate nel luglio 1899, collegando Skagway de il lago di Bennett. Prima della Klondike Gold Rush, Dyea non era altro che una piccola stazione commerciale sul fiume Taiya. I nativi la usavano come punto di scambio per merci provenienti dalla Russia oltre che da varie società commerciali degli Stati Uniti e del Canada. Quando le rive del fiume furono inondate da cercatori d’oro, Dyea divenne il principale punto di partenza per il Klondike. Tra ottobre 1897 e maggio 1898, la popolazione della città vide 48 hotel, 47 ristoranti, due birrerie, quattro cimiteri, due ospedali, due compagnie telefoniche e 39 taverne. La sua popolazione oscillò costantemente tra le 5000 e le 8000 persone. Il porto di Dyea non era profondo quanto quello di Skagway, il che orientò la maggior parte delle navi sbarcò a Skagway. Oltretutto non vi erano strutture di attracco a Dyea e le navi scaricavano merci sulla spiaggia, da qui le persone si affrettavano a portare tutte le loro merci lontano, prima che l’alta marea le risucchiasse. Il White Pass e la Yukon Railroad significarono la fine di Dyea. Per quanto il percorso del Chilkoot Pass posse essere facile, non poteva competere con la ferrovia e la città svanì rapidamente. Nel 1906, un uomo di nome E.A. Klatt era il suo unico residente. Anche lui abbandonò la città dopo aver demolito e bruciato molti edifici.
Al culmine della corsa all’oro, una banda di truffatori operò a Skagway sotto la guida di Jefferson “Soapy” Randolph Smith, e proprio come i promotori di Skagway avevano usato le valanghe del 1898 a proprio vantaggio, così i cittadini di Dyea si servirono di Soapy Smith per incoraggiare i cercatori d’oro ad aggirare Skagway.


Soapy Smith

Soapy Smith era già famoso come attaccabrighe e truffatore quando raggiunse Skagway. Anche qui mise mano in ogni attività illecita. Nel maggio 1898, vi aprì il suo saloon, centro di una banda di truffatori, ladri e tagliagole. Il saloon conteneva persino uscite segrete che avrebbero permesso a questi personaggi di scappare tranquillamente con i soldi dei loro clienti. La truffa più ridicola fu senz’altro quella che ruotò attorno ad un telegrafo per l’uso del quale degli sprovveduti minatori pagavano 5 dollari a telegramma, l’unico problema era che non c’erano cavi di telegrafia in città. Le attività di Soapy Smith, però, raggiungevano anche le cime di White Pass e Chilkoot. Gli sgherri di Soapy individuavano con facilità le persone più ricche e ingenue e le indirizzavano alle tende attrezzate per il gioco d’azzardo dove tutto era pronto per ripulire d’ogni soldo. Soapy però tenne anche una trappola per le Giubbe Rosse. Quando queste decisero di trasportare 150.000 dollari in polvere d’oro e banconote, ottenuti dal ritiro delle tasse, dai passi sino a Victoria, Soapy fece controllare tutti i sentieri e quando intuì che l’ispettore Zachary T. Wood lo aveva mandato fuori pista, viaggiando verso Dyea attraverso la Chilkoot Trail per imbarcarsi sul Tartar, lo raggiunse con tutta la sua gang nella Baia di Skagway. Wood con lungimiranza aveva già disposto i marinai ad accogliere Soapy armati e così il malfattore dovette rinunciare ai suoi piani, tornando a dedicarsi ad imbrogli più modesti a Skagway. Una vita del genere però era troppo rischiosa e nel giro di sei mesi Soapy fu ucciso in una sparatoria. Il 7 luglio 1898 John Douglas Stewart, un minatore di ritorno dal Klondike, arrivò a Skagway con un sacco d’oro del valore di 2700 dollari. Gli uomini di Soapy colsero l’occasione per derubarlo coi soliti trucchetti al tavolo da gioco. Stewart allora si rivolse a dei vigilanti che la sera seguente incontrarono Soapy al porto. Tra essi c’era Frank Reid che, nella sparatoria, cadde col malvivente.