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L’inizio della corsa all’oro del Klondike

A cura di Angelo D’Ambra


La Klondike Gold Rush ha avuto luogo in quello che oggi è lo Yukon, regione canadese delimitata dall’Alaska ad ovest, dalla Columbia Britannica a sud, dai Territori del Nord-Ovest ad est e dall’Oceano Artico a nord. Prima del 1898, tuttavia, questa immensa area coperta da una secolare foresta di conifere che si sbroglia in una grande tundra verso nord fino a lambire i perenni ghiacci polari, faceva parte del vasto Territorio del Nord-Ovest del Canada.
L’area che i cercatori individuarono come Klondike prese il nome dall’omonimo corso d’acqua che inizia il suo percorso nelle montagne Ogilvie e sfocia nel fiume Yukon presso l’attuale Dawson City.
Parliamo di un territorio delimitato approssimativamente dal fiume Klondike a nord, dal fiume Yukon a ovest, dal fiume Indian, altro affluente dello Yukon, a sud e da un piccolo torrente chiamato Flat Creek, al cui centro si erge il King Solomon’s Dome, una montagna alta più di milleduecento metri.


Una mappa del Klondike con al centro il King Solomon’s Dome

La Columbia Britannica aveva già conosciuto la frenesia della corsa all’oro. Nel 1851 un nativo haida scambiò, a Fort Victoria, millecinquecento coperte con una pepita di ventisette once rinvenuta nelle Queen Charlottes Islands, attirando l’attenzione principalmente dei dipendenti della Hudson Bay Company, presente nella regione con diversi posti di commercio di pellicce. Nel 1857, pepite furono rinvenute presso il fiume Thompson, vicino all’attuale Lytton, ancora nella Columbia Britannica, poi erano esplose la Corsa all’oro del Fraser Canyon e la cosiddetta Corsa all’oro del Cariboo. Durante la seconda metà del XIX secolo, i cercatori si fecero strada fino alle Montagne Rocciose del Canada, trovando oro sul Wild Horse Creek nel 1864 e poi in Cassiar, nel 1870. Tutto ciò risultò determinante per la nascita di un cospicuo insediamento nella Columbia Britannica.
Fino ad allora lo Yukon era rimasto estraneo ad ogni tentativo di rinvenire oro. La maggior parte delle tribù che vi vivevano era ben consapevole che esistesse oro nella regione, ma nessuno di essi attribuiva grande importanza alla cosa. Rispetto all’oro, così morbido e malleabile, certamente non ideale per fabbricare strumenti, il rame, altro minerale prevalente nello Yukon, appariva ai nativi una merce molto più preziosa. I russi e la Hudson’s Bay Company, invece, avevano esplorato la regione, ma il loro interesse era orientato esclusivamente ai più facili e immediati profitti che garantiva il commercio di pellicce.
Il primo uomo ad entrare nello Yukon con questo preciso scopo fu un irlandese di nome Arthur Harper, un cercatore esperto che aveva partecipato alle corse in California e nella Columbia Britannica. Harper, tra il 1872 ed il 1873, percorse i fiumi Peace, Liard, Mackenzie, Ray e Porcupine fino al fiume Yukon.


Arthur Harper è il terzo in piedi da sinistra con il cappello alto)

Raggiunse poi Fort Yukon, un villaggio dell’Alaska che ruotava attorno ad una vecchia stazione commerciale della Hudson Bay Company, e qui conobbe Alfred Mayo e Leroy Napoleon “Jack” McQuesten. Insieme, si misero a cercare oro nei fiumi Stewart, Fortymile, Tanana e Klondike, ma senza successo. Si misero allora a lavorare come commercianti per l’Alaska Commercial Company e fondarono Fort Reliance, sul fiume Yukon, scambiando merci in cambio di rame e pellicce con i nativi di lingua han. I sogni di Arthur Harper, almeno per il momento, si arenarono, furono invece coronati da successo quelli di un altro cercatore d’oro, il quacchero George Holt, che, provenendo dall’Alaska, riuscì a sfuggire alle vedette tlingit, e fu il primo bianco ad inoltrarsi nel Chilkoot Pass, rinvenendo oro intorno alle sorgenti del fiume Yukon. Quando rese nota la scoperta agli abitanti di Sitka, in Alaska, i residenti si armarono di fucili e si recarono al Chilkoot Pass, imponendo ai tlingit di aprire il passo per sempre. Fu una vera e propria svolta per la storia mineraria canadese. Dopo Holt, piccoli gruppi di cercatori intrapresero la sua rotta, pagando i tlingit per farsi portare gli equipaggiamenti sulle montagne.


Chilkoot Pass

Successo ebbe pure Edward Lawrence Schieffelin, che già aveva trovato oro in Arizona fondando la Tombstone Gold and Silver Mining Company. Schieffelin aveva una sua teoria: credeva nell’esistenza di una grande “cintura continentale” di oro e argento che percorreva il Messico e gli Stati Uniti sino al Canada, così, con suo fratello Al e altri tre amici, si fece costruire un piccolo piroscafo, il New Packet, ed iniziò un lungo viaggio. Penetrò nel delta del fiume Yukon e viaggiò fino all’interno. In effetti trovò dei granelli d’oro ma fu scoraggiato dal tremendo freddo artico e, dopo aver parlato della sua scoperta ad Arthur Harper ed ai suoi soci, se ne tornò a casa.
Harper allora si organizzò coi suoi compagni ed intraprese una spedizione lungo un affluente dello Yukon, il fiume Fortymile, nel 1886. Trovarono oro e fondarono Fortymile City. Nello spazio di un decennio, cercatori d’oro esperti e improvvisati, gente proveniente da ogni parte del Nord America e da ogni ceto sociale, si riversarono nello Yukon per tentare la fortuna. Fortymile City al suo apice, nel 1887, contò 600 abitanti, una chiesa, un distaccamento della North-West Mounted Police, due negozi, una biblioteca, una sala da biliardo, dieci saloon, due ristoranti, un teatro e numerose distillerie. Buona parte dei cercatori dell’area viveva di piccoli rinvenimenti d’oro e di commercio con gli indigeni del posto.


Una vista su Forty Mile

Nel 1891 l’oro fu scoperto sul fiume Sixtymile e molti cercatori lasciarono Fortymile dirigendosi lì. L’anno seguente l’oro fu scoperto a Birch Creek, in Alaska, ed allora anche Sixtymile fu abbandonata e sorse Circle City. Altra città fondata da Jack McQuesten, Circle City servì come punto di scarico per le forniture spedite lungo il fiume Yukon dal Mare di Bering. Le merci da qui venivano spedite via terra sino agli accampamenti minerari. In tre anni Circle City crebbe sino a milleseicento abitanti, con saloon, teatri, scuole e biblioteche, ma nell’inverno del 1896 era già una città fantasma perché adesso era il Klondike ad attirare l’attenzione dei cercatori.
Un certo Robert Henderson, che per un po’ di tempo lavorò con Harper fornendo provviste e attrezzature i cercatori d’oro che accorrevano nella zona, navigando da un fiume all’altro del Klondike, ebbe l’impressione che essi scorressero tutti attorno ad un unico centro, una cima che torreggiava sulle colline circostanti. Henderson decise di esplorare quel picco e, dopo un’estenuante scalata, si ritrovò su un punto di osservazione spettacolare da cui si dipanavano, come piccoli tentacoli, fiumi nell’Indian River, nello Yukon e nel Klondike. Chiamò quel monte King Solomon’s Dome, sicuro che fosse il cuore d’ogni possibile ricchezza aurifera della regione. Discese la montagna seguendo l’Hunker Creek e qui, senza troppe pretese, immerse la sua padella nel letto del torrente, lavò la ghiaia raccolta e sul fondo della padella rinvenne una pesante sabbia nera con otto centesimi di oro grezzo. Finalmente aveva trovato ciò che cercava. Quel fiume da allora divenne il Gold Bottom Creek.


Gold Bottom Creek

Un bel giorno mentre era tutto intento a setacciare la sua padella, Henderson si vide venire incontro un trapper di nome George Washington Carmack che si era recato lì, come suo solito, per far legna e pescare salmone. Il trapper si era recato in Alaska, nel 1881, attratto dalle notizie di importanti rinvenimenti d’oro nella zona di Juneau, ma non riuscendo a trovarne si era spostato nell’isolato territorio dello Yukon dove aveva adottato lo stile di vita di un indiano, sposando una tagish e finendo a vivere con la sua tribù. La cosa era inaccettabile per un convinto razzista come Henderson che, quando vide Carmack farsi affiancare dai suoi parenti nativi, la moglie Shaaw Tláa, suo cognato Skookum Jim e suo nipote Káa Gooxe, non esitò ad abbandonarsi ad improperi ed insulti. A quanto pare Henderson, folle di rabbia, pretese pure che ogni eventuale scoperta d’oro dei tre dovesse essere prima a lui comunicata. Il trapper per quieto vivere fece quella promessa e si allontanò con la sua famiglia verso il Rabbit Creek. Se Carmack non era poi tanto interessato all’oro, ed anzi quasi ne temeva gli effetti sulla sua vita libera nelle foreste, viceversa Skookum Jim iniziò a pensare solo a quello, aguzzando gli occhi nelle acque dei fiumi che attraversavano. Manco a dirlo, quella stessa sera, il 16 agosto 1896, il gruppo trovò dell’oro. La comitiva era ormai accampata lungo il torrente per trascorrere la notte, quando Carmack notò una pepita d’oro grande quanto un pollice che sporgeva dalla riva. Per la verità i tagish sostennero più tardi che la pepita fu rinvenuta da loro, mentre Carmack dormiva, e che mentirono su quel rinvenimento perché temevano che le autorità non avrebbero accettato rivendicazioni da parte di indigeni. Ad ogni modo Carmack e gli altri si misero a cercare ancora e rinvennero altre pepite. Da quel giorno, Rabbit Creek divenne noto come Bonanza Creek ed il sito preciso del ritrovamento assunse il nome di Discovery Claim. Carichi di entusiasmo, la mattina seguente si diressero a valle registrando quattro claims presso la stazione di polizia alla foce del fiume Fortymile, parlando a tutti della loro scoperta, tranne che ad Henderson.
Jack McQuesten
La notizia si diffuse in tutti i campi minerari e ciò scatenò il fermento dei cercatori, persino Jack McQuesten abbandonò Circle City ed acquisì alcuni claims nella zona. In massa, i cercatori partirono su slitte trainate da cani. Tra questi cercatori molti trovarono subito oro. Per esempio i fratelli Clarence e Fred Berry, ex frutticoltori di Fresno, in California, che non avevano tratto grandi fortune accorrendo a Forymile. Un bel giorno Carmak era entrato nel bar in cui i fratelli erano finiti a fare da inservienti ed aveva tirato fuori la sua sacca piena di pepite d’oro. I due fratelli ne restarono abbagliati e partirono immediatamente per il Bonanza Creek, portando con sé Ethel Bush, moglie di Clarence e prima donna bianca a scalare il Chilkoot pass. In primavera erano straricchi. Certe storie scatenarono gli appetiti della gente e, alla fine di agosto del 1897, rivendicazioni erano state registrate su tutta l’area.
Mentre questo flusso di cercatori si riversava sul Bonanza, Henderson si affaticava presso il Gold Bottom, ignaro di tutto. Un giorno all’inizio di settembre, due cercatori si imbatterono nel suo accampamento e scambiandosi notizie lo misero al corrente di ciò che stava accadendo. Henderson fu colto da rabbia e sgomento, si sentì tradito e, oltretutto, si rese conto che avrebbe dovuto registrare rapidamente una rivendicazione per il suo Gold Bottom prima che qualche minatore si fosse affacciato lì, rivendicando per sé la zona. Si avviò immediatamente lungo il torrente, diretto a Fortymile, con le intenzioni chiare di registrare il suo claim. Lungo il percorso però incontrò due cercatori, Charles Johnson e Andrew Hunker, che lo informarono di aver trovato oro proprio in quel torrente, in seguito noto come Hunker Creek. Henderson allora proseguì per Fortymile, ma anziché rivendicare Gold Bottom, rivendicò l’Hunker Creek per poi recarsi effettivamente a vedere cosa ci fosse in quelle acque. Non ebbe mai l’opportunità di farlo. All’inizio di quell’anno, mentre si muoveva nella boscaglia, si ferì gravemente ad una gamba e dovette tornare indietro, sino a Circle City, in Alaska, dove si ammalò e fu costretto a vendere i suoi crediti su Hunker Creek per pagare le sue spese mediche e poi tornarsene a casa in Colorado senza oro. L’Hunker Creek si sarebbe rivelato uno dei più ricchi claim dello Yukon ma Henderson non l’avrebbe mai saputo.
Intanto gli statunitensi che avevano trovato oro nel Klondike erano tornati sulla costa occidentale degli States, sbarcando a Seattle con le loro grandi quantità di oro, sulle navi Excelsior e Portland, e suscitando il clamore della stampa e l’entusiasmo della gente che pativa, in quel momento, i disagi di una violenta recessione finanziaria, disoccupazione e incertezza.


I primi accampamenti di cercatori d’oro

L’oro del Klondike accese le speranze di tutti e, tra il 1896 ed il 1899, oltre centomila persone finirono a fare i cercatori d’oro nel Grande Nord. Carmack si arricchì, presumibilmente di almeno un milione di dollari in oro, ritirandosi poi a Vancouver per vivere una vita d’agi ed opere di carità, ma di quanti lo seguirono nello Yukon in pochi fecero fortuna. La maggior parte di essi non aveva alcuna esperienza nel settore minerario. Da Seattle partirono persino il sindaco William D. Wood, che si dimise nel luglio del 1897 e formò una compagnia per trasportare i cercatori nel Klondike, e John McGraw, ex governatore di Washington. Molti ritornarono a casa delusi, parecchi si ritrovarono immiseriti al punto da non potersi permettere neppure un viaggio di ritorno. Questa enorme folla di disperati trovò accoglienza e conforto nel gesuita William Judge, “Il Santo di Dawson”, che, nel 1897, fondò l’Ospedale di St. Mar, a Dawson City, per fornire riparo, cibo e medicine ai minatori molti minatori.
La corsa all’oro del Klondike era iniziata.