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Jack Swilling, il fondatore di Phoenix

A cura di Angelo D’Ambra

Un famoso ritratto fotografico di Jack Swilling
Jack Swilling fu uno strano tipo, padre amorevole, cristiano generoso, ma anche uomo burbero, rozzo e combattivo. Un cranio fratturato con un proiettile dentro mai estratto avrebbero potuto uccidere chiunque, ma non lui. Continuamente imbottito di antidolorifici a base oppiacea, questo veterano della Confederazione era nato nella contea di Anderson, nella Carolina del Sud, l’1 aprile 1830, ottavo di dieci figli. Fu contadino, cacciatore, soldato, scout e cercatore d’oro, ed è grazie al suo intuito visionario che sorse e prosperò la città di Phoenix.
Swilling attraversava la Salt River Valley nel 1867, come scout, quando improvvisamente scorse qualcosa di insolito… degli insoliti cumuli lineari di terra, mai visti prima.
Quello stesso anno, a circa sei chilometri ad est di quello che poi sarebbe stato il sito della città, fondò una sua piccola comunità. Ad affiancarlo c’era Lord Darrell Duppa, un eccentrico inglese, esploratore, avventuriero e cercatore d’oro. Fu proprio Duppa a suggerire a Swilling il nome di Phoenix per il loro insediamento perché ben si addiceva ad una città nata dalle rovine di un’antichissima civiltà. Non mancarono in realtà diverbi: qualcuno infatti voleva chiamarla Pumpkinsville per le grandi zucche che vi crescevano, Swilling stesso voleva nominare il luogo Stonewall, in onore del generale confederato Stonewall Jackson. Tuttavia quando si capì che la fortuna della città era legata a quegli antichissimi e preziosi canali d’irrigazione eretti dagli Hohokam, un popolo misteriosamente scomparso intorno al 1450 d.C., nessuno più ebbe remore ad accettare l’idea di Duppa. La manciata di coloni radunati da Swilling si riunì presso le rovine di Pueblo Grande e qui Duppa, arrampicatosi su di un muro, sermoneggiò: “Come la mitica fenice risorgeva dalle sue ceneri, così una grande civiltà sorgerà qui sulle ceneri di una tramontata. Ti battezzò Phoenix!”. La contea di Yavapai riconobbe ufficialmente Phoenix il 4 maggio 1868, quando essa era ancora un minuscolo insediamento agricolo irrigato dai canali che attingevano acqua dal fiume Salt. Il mese successivo vi sorse un ufficio postale e fu proprio Swilling a dirigerlo.


La Salt River Valley

Jack aveva scoperto quel lembo di terra quando era uno sconosciuto portalettere dell’Unione. Aveva intrapreso questo lavoro dopo diverse peripezie. Scoppiata la guerra civile, Swilling si era arruolato tra i confederati e fu di stanza a Fort Fillmore, in Arizona. Passò agli unionisti in seguito a profondi diverbi scoppiati coi superiori che gli ordinarono più volte di requisire il bestiame ai civili. Per settantacinque dollari al mese, Swilling consegnava la posta per l’esercito degli Stati Uniti percorrendo quei territori che aveva conosciuto da cercatore d’oro e poi come capitano dei rangers di Gila, al seguito del colonnello Jacob Snively che gli aveva suggerito di abbandonare quei poco fruttuosi tentativi di trovare oro per condurre spedizioni contro apache e yavapai, soliti nel razziare l’accampamento dei minatori. Era dunque un portalettere dell’Unione, ma il suo sogno era quello di tornare a cercare oro. Non avrebbe mai pensato che la sua fortuna sarebbe venuta non dal metallo giallo, ma dall’acqua.
Per l’Arizona essa era davvero più importante dell’oro. I territori erano aridi e pochi fiumi dovevano rispondere a grandi esigenze, in più, improvvise tempeste potevano generare alluvioni devastanti. La vita di Jack cambiò quando, attraversando la valle del Salt River, notò tumuli lineari di terra, sparsi un po’ ovunque. Li seguì e capì che si dipanavano dal fiume sino a fondovalle.


La gestione dei vecchi canali per l’acqua

Swilling fermò il suo cavallo e lo lasciò a riposare all’ombra delle pendici delle White Tank Mountains. Restò a lungo ad osservare ed a meditare. Nel giro d’un attimo s’accese in lui una brillante intuizione. Quegli strani tumuli erano canali! Era così, Swilling aveva scoperto un vasto sistema di canali di irrigazione creato da popoli indigeni ora scomparsi. Era il 1867 e l’astuto scout presentò ai tribunali tutti gli atti necessari fondando la Swilling Irrigating and Canal Company. Swilling fu in prima linea nel liberare i canali e la sua compagnia nel giro di pochi mesi iniziò a garantire acqua e quindi produzione di orzo e grano da rivendere poi ai minatori di Wickenburg. Era nata Phoneix.
Intanto il destino del suo fondatore si affrettava a far intrecciare particolari circostanze. Nel 1878, sua moglie Trinidad, intenzionata a distogliere il marito dall’oppio, dalla morfina e dall’alcool, gli propose di recuperare le ossa di Snively, ucciso dagli indiani nel 1871, e sepolto senza rito a White Picacho. Jack compì questa nobile azione insieme ad Andrew Kirby e George Monroe, ma al loro ritorno si ritrovò accusato di aver derubato una diligenza di Wells Fargo fuori da Wickenburg. Sebbene non esistessero prove della sua colpevolezza, Jack si rese subito conto di star pagando la sua fama di bevitore, oppiomane, folle e burbero. Insieme ai suoi compagni finì nel carcere di Yuma, dove morì il 18 agosto 1878, prima che la cauzione fosse pagata.


Uno scorcio di Phoenix

Il 13 settembre 1878, il “Prescott Miner” pubblicò una dichiarazione che aveva scritto mentre era in prigione nella quale leggiamo: “Gettato in prigione, accusato di un crimine che avrei preferito soffrire la crocifissione piuttosto che commettere. Distante da mia moglie e dai bambini piccoli che sono lasciati fuori da questo freddo mondo, soli. È questa la mia ricompensa per la gentilezza?… Il motivo per cui scrivo questo è perché potrei essere trovato morto ogni mattina nella mia cella”.
Andrew e George furono rilasciati poco dopo, riconosciuti innocenti.