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The Orphan Train

A cura di Angelo D’Ambra

Il treno degli orfani
Il numero di orfani e bambini di famiglie povere era davvero incredibile negli Stati Uniti dell’est nell’Ottocento. Gli orfanotrofi eran pochi e mancava una legislazione chiara in materia di affidamento. Nel 1854, c’erano almeno 10.000 bambini vagabondi nella sola New York.
Ciò spinse il pastore Charles Loring Brace all’iniziativa. Arrivato a New York City per studiare teologia nel 1848, fu inorridito nel trovare migliaia di bambini sfilacciati, sporchi e affamati che vivevano per le strade. In quel frangente, mentre i ricchi industriali stavano costruendo i loro palazzi a Broadway, le famiglie lavoratrici potevano a malapena permettersi di affittare una sola stanza senza finestre in uno squallido edificio.
Mille immigrati al giorno stavano arrivando in città, riducendo i salari e sovraffollando ulteriormente i bassifondi. In quelle pessime condizioni di vita il contagio di malattie come la tubercolosi era assai diffuso e la mortalità molto alta. Le donne, abbandonate a se stesse, morivano facilmente di parto. Gli uomini cadevano vittima dell’alcol, morivano in incidenti sul lavoro o, datisi alla criminalità, entravano e uscivano dalle prigioni. Migliaia di bambini erano costretti a lavorare nelle manifatture a tempo pieno e molti, dalla sera alla mattina, si ritrovavano orfani. Brace fondò allora la Children’s Aid Society, che istituì la prima casa di accoglienza per bambini abbandonati a New York, poi iniziò a collocare i piccoli in famiglie sparse ovunque per gli States servendosi di treni speciali.


Children’s Aid Society

Fu questo l’Orphan Train Movement che tra il 1854 ed il 1929 trasferì dall’altra parte del Paese circa 250.000 bambini orfani, abbandonati, abusati o senzatetto consegnandoli a famiglie adottive.
Furono create innumerevoli associazioni di beneficenza, che, sostenute da ricchi donatori, s’impegnarono a ricollocare i bambini spediti da New York in famiglie dell’est, ma le cose non andarono sempre bene. I comitati di beneficenza chiedevano alle famiglie che tipo di bambino prediligessero e molte di queste nuove famiglie rispondevano in base ad esigenze raccapriccianti. In poche parole non facevano che avviare i bambini al lavoro minorile, sia come servi nelle case dei ricchi che come manovalanza nelle zone rurali.
Scesi dai vagoni i bambini venivano collocati in due gruppi distinti, quelli selezionati per l’adozione sulla base delle richieste e quelli che non lo erano. I bambini selezionati raggiungevano le loro nuove case mentre quelli che non erano stati scelti risalivano sperando nella successiva fermata. La maggior parte di essi era bianca, avevano ricevuto abiti nuovi ed una bibbia prima di salire sul treno. I bambini che erano fisicamente o mentalmente disabili o malati erano difficili da collocare in una famiglia. I fratelli erano spesso separati l’uno dall’altro. Il tutto avveniva in una atmosfera da asta: chi controllava i denti, chi misurava l’altezza, chi chiedeva al bambino cosa sapesse fare…
Il primo di questi treni arrivò a Dowagiac, nel Michigan, il 1° ottobre 1854, con quarantacinque bambini. Erano accompagnati da E. P. Smith della Children’s Aid Society che lasciò già lungo il viaggio alcuni ragazzi a gente che si mostrò interessata, senza che però fornissero riferimenti o credenziali. Egual cosa Smith fece anche a Dowagiac, sottolineando che le ragazze potevano essere utilizzate per tutti i tipi di faccende domestiche. In pochi giorni tutti i bambini trovarono una famiglia.


Storie tragiche

I rappresentanti della società avrebbero dovuto vigilare sull’affidamento e far visita alle famiglie adottive almeno una volta l’anno per verificare le condizioni di vita dei bambini, ma i controlli furono davvero pochi. Queste esperienze drammatiche si mescolarono ad altre che ben testimoniano il razzismo e la violenza della società americana dell’epoca. L’autrice Linda Gordon nel 1999 ha pubblicato il volume “The Great Arizona Orphan Abduction” in cui racconta la tragica storia di ragazzi cattolici irlandesi finiti a Clifton, in Arizona, nel 1904, adottati dalle locali famiglie messicane. Tuttavia, l’idea di bambini “bianchi” allevati da messicani scatenò l’ira delle donne “bianche” della città che spinsero i loro mariti ad armarsi. In una piovosa notte di ottobre i bianchi di Clifton bussarono alle porte delle case dei messicani e con la forza si presero i bambini. Quando la questione finì davanti alla Corte Suprema, la Children ‘Aid Society fu condannata per aver affidato “bambini caucasici a messicani pigri, analfabeti e privi di conoscenza della lingua inglese…”
Alla morte di Brace, i suoi figli Robert e Charles Jr. continuarono l’opera paterna organizzando la formazione degli assistenti sociali e corsi preparatori per i genitori adottivi. Le cose migliorarono ed alle storie tristi se ne aggiunsero altre meravigliose. Molti di questi bambini divennero giudici, professori universitari, banchieri, giornalisti, medici, agricoltori, allevatori, ecclesiastici, artisti, due furono membri del Congresso.


Ancora una vista dell’orphan train

La storia più bella è quella di un bambino irlandese di nome John Brady e del suo amico Andrew Burke. I due si conobbero su un treno diretto a Tipton, in Indiana, nel 1859, stringendo una forte amicizia per poi separarsi inevitabilmente. John Brady fu scelto da un giudice e senatore dello stato dell’Indiana di nome John Green. Green lo accolse nella sua fattoria e lo avviò agli studi così Brady si laureò a Yale nel 1874 e divenne pastore, finendo nel piccolo villaggio di Sitka, all’epoca capitale dell’Alaska, dove si distinse nell’aiuto ai Tlingit. Nel 1897, Brady fu pure nominato governatore dell’Alaska e più volte si recò ad Est in tale veste per difendere i diritti dei nativi. Durante uno di questi viaggi, alla Indian School di Carlisle, in Pennsylvania, divise il palco con l’ex governatore del North Dakota, scoprendo che non era altro che il suo amico Andrew Burke!