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La Guerra del Red River

A cura di Pietro Costantini

Dopo la battaglia di Adobe Walls, il grosso gruppo di guerra indiano si divise. Due dozzine di giovani Arapaho fecero ritorno alla riserva, mentre i Cheyenne, che avevano più ragioni per vendicarsi, ponendo la loro base lungo il Cap Rock (scarpata, in questo caso del Llano Estacado), rivolsero la loro attenzione all’effettuazione di razzie, per lo più in Kansas e Colorado. Invece i Comanche, come al solito, si attestarono nel Texas.
Sebbene ad Adobe Walls avessero combattuto anche alcuni Kiowa, la maggior parte della tribù non prese parte all’attacco, avendo già progettato di prendere una decisione su pace o guerra nella loro annuale Danza del Sole, che si sarebbe tenuta nella loro riserva nella prima settimana di luglio. I Comanche e i Cheyenne, di ritorno dalla sconfitta subita contro i cacciatori di bisonti, facevano pressione a favore di Cammina-nel-Cielo, che era andato vicino a privare il generale Sherman della sua capigliatura nel 1871, e del capo principale dei Kiowa, Lupo Solitario, che stava organizzando un’incursione per vendicare suo figlio, Tau-ankia (Seduto-sulla-Sella), che era rimasto ucciso in un’incursione condotta in Texas il dicembre precedente. Uccello Scalciante però riuscì a portare dalla sua parte tre quarti della tribù, convincendola a seguirlo quando decise di tornare all’Agenzia. I più o meno 50 Kiowa che avevano seguito a sud Lupo Solitario eressero un campo base vicino all’accampamento di Quanah Parker. Quella sera il Profeta predisse il successo, specialmente per un novizio, di nome Tsen-tonkee (Cavallo Cacciatore), che avrebbe partecipato alla sua prima azione di razzia. Il giorno dopo il gruppo di guerra cavalcò in direzione di Salt Prairie, nelle vicinanze del luogo del massacro della carovana Warren di tre anni prima; lì notarono quattro cow boys e diedero loro la caccia. I cow boys riuscirono a fuggire, astutamente, cavalcando in una zona di pietre appuntite che tagliavano gli zoccoli non ferrati dei cavalli dei Kiowa. Gli Indiani si fermarono e tagliarono delle strisce di pelle per proteggere gli zoccoli dei cavalli; quando scoprirono di essere preceduti da circa due dozzine di uomini a cavallo, che indossavano cappelli bianchi. Gli Indiani si nascosero in un’aspra gola, nota come Lost Valley, e prepararono un’imboscata.
Tau-ankia, figlio di Lupo Solitario
Gli uomini dai cappelli bianchi erano Rangers. Uno dei primi atti della legislatura sotto Richard Coke, votato il 10 aprile 1874 e finanziato con 300.000 dollari, fu la riorganizzazione dei Texas Rangers in due divisioni: una Forza Speciale, destinata a combattere il banditismo lungo il Rio Grande, e il Battaglione di Frontiera, sei compagnie di 75 uomini dislocate lungo il confine degli insediamenti texani. Questo secondo battaglione si era insediato da poco e il comandante, John B. Jones, di Corsicana, stava effettuando il suo primo giro d’ispezione per organizzare le truppe. Jones era di bell’aspetto e di statura media, con capelli neri e notevoli baffi; era sulla quarantina, elegante ed educato, e durante la Guerra Civile si era guadagnato una reputazione per le doti di comando e il valore, prima nei Texas Rangers di Terry, e poi in altri reggimenti. Le sue continuate simpatie per il Sud dopo la sconfitta vennero evidenziate dal suo viaggio in Messico per cercare delle località per un’ipotetica colonia da destinarsi ai ribelli (idea che poi abbandonò). Egli venne eletto nel 1868 ma i radicali repubblicani rifiutarono di accoglierlo nel parlamento.
Nel luglio 1874 tutte le sei compagnie del Battaglione di Frontiera erano al comando; nella tarda serata dell’11 luglio Jones arrivò al campo del capitano G. W. Stevens, sul Salt Creek vicino a Graham. Avendo appreso di un attacco indiano, la mattina dopo vennero mandati degli scout in esplorazione; questi trovarono le tracce dei Kiowa e circa 25 Rangers, comprendenti Jones e Stevens, presero parte all’inseguimento. Il valore di Jones era fuori discussione, ma la sua mancanza d’esperienza nel combattere gli Indiani era un ostacolo evidente: quel giorno egli era l’unico dei Rangers che non avesse mai visto una battaglia, di qualunque genere. Entrò nella Lost Valley senza considerare la possibilità di un’imboscata; infatti due dei Kiowa (uno era Cammina-nel-Cielo), uscirono di corsa all’aperto in modo da farsi inseguire dai Rangers; non furono nemmeno visti, ma Jones continuò ad avanzare con cautela.
Quando le tracce degli Indiani portarono alla copertura boscosa dell’altopiano, Jones divise il suo piccolo gruppo per cercare di scoprire una traccia più consistente. Jones aveva solo una mezza dozzina circa di uomini con lui quando i Kiowa fecero scattare la trappola e saltarono fuori dai loro nascondigli. Stevens disse freddamente: «Maggiore, dobbiamo metterci al riparo o saremo tutti uccisi». Jones riuscì a radunare la maggior parte degli uomini in una linea di fuoco dentro il letto di un torrente asciutto; alcuni erano già feriti, altri erano rimasti tagliati fuori, nascosti in silenzio. Uno dei Rangers, William Glass, venne colpito mentre cercava rifugio nelle gola. Fu un momento drammatico quando Glass, ferito, vide due Indiani, che avanzavano curvi e a zig zag verso di lui, perché cominciò a gridare: «Non lasciate che mi prendano! Mio Dio, non lasciate che mi prendano!» I Rangers nella gola aprirono un fuoco di copertura. Uno dei due Kiowa era il giovane Cavallo Cacciatore, che pensava che questa fosse la sua occasione di compiere la profezia di Cammina-nel-Cielo. «Era la mia occasione – ebbe modo di ricordare in seguito – noi potevamo vedere l’uomo che stava là in piena vista. Si potevano vedere le teste degli altri Rangers spuntare fuori da un torrente in secca. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi tanto da toccare un “colpo”.» Seguendo l’esempio di un nipote di Lupo Solitario, un capo chiamato Lontra Rossa, Cavallo Cacciatore fece un tentativo molto determinato per raggiungere Glass. «Lontra Rossa corse avanti e prese posizione dietro un grande albero. Mi fece segno di raggiungerlo…Le pallottole facevano schizzare la corteccia sui nostri visi. Allora corremmo verso un altro albero. Le pallottole divennero più fitte.» Sotto un pesante fuoco di copertura, due Rangers balzarono fuori dalla gola e raggiunsero Glass nel suo riparo, ma lui morì poco dopo. «Non c’è nulla di simile alla sete provocata dall’inalazione dei fumi della polvere da sparo fresca», scrisse più tardi uno dei Rangers di Jones.


La battaglia di Lost Valley (dal libro “Carbine and Lance, The Story of Old Fort Sill”)

Prima che Jones potesse fermarli, due uomini raccolsero le borracce e tentarono di raggiungere un laghetto del Cameron Creek, distante circa mezzo miglio. Uno venne infilzato da una lancia sul suo cavallo e l’altro fuggì immergendosi in acqua ed emergendo felicemente, in prossimità del luogo dove altri due Rangers si erano nascosti dopo essere stati separati dalla colonna principale. Il loro fuoco incrociato respinse i Kiowa. Il Ranger che era rimasto ucciso mentre tentava di raggiungere l’acqua si chiamava David Bailey; fu sopra il suo corpo che Lupo Solitario si prese la sua vendetta per la perdita di suo figlio, colpendo la testa di Bailey con la sua pipa-tomahawk fino al punto da renderlo irriconoscibile. Conseguita la rivincita, i Kiowa si diressero verso la riserva, non avendo l’intenzione di scatenare una guerra generale. Cavallo Cacciatore, in riconoscimento del suo valore, venne ricompensato con il cavallo baio di Bailey, che era stato portato via ai Rangers. Nella notte, Jones e i suoi uomini si incamminarono – a piedi perché la maggior parte dei cavalli erano stati uccisi – per raggiungere la salvezza al Loving Ranch, distante poche miglia. Sebbene questo primo scontro della Guerra del Red River non avesse coinvolto truppe federali, l’attacco di Adobe Walls aveva spinto il governo a sviluppare un piano per la soluzione finale del problema indiano nelle Pianure meridionali. Non era difficile decidere una strategia. Il piano generale era quello di Sheridan, ed era efficiente. All’Ufficio degli affari Indiani venne dato un tempo limitato per aggregare gli Indiani pacifici alle loro agenzie, dopo il quale le porte del “Centro di Rifugio” dovevano essere sbarrate per gli “ostili”. Sul Panhandle del Texas sarebbero convenute cinque separate spedizioni: il 10° Cavalleria sarebbe partito per l’Ovest da Fort Sill, al comando di John W. Davidson; l’11° Cavalleria, partendo da Fort Richardson, nel Texas, si sarebbe diretto a nord ovest agli ordini di George P. Buell; il 4° Cavalleria di Ranald Mackenzie avrebbe preso la direzione nord provenendo da Fort Concho; l’8° Cavalleria, partendo da Fort Bascom, New Mexico, si sarebbe diretto a est agli ordini di William Redwood Price; la colonna più numerosa, composta dal 6° Cavalleria e dal 5° Fanteria, condotte da Nelson Miles, sarebbe partita dal Kansas dirigendosi a sud ovest. Era un insieme di circa 2.500 uomini, la più grande armata che fosse mai stata lanciata contro gli Indiani fino a quel momento. Il grande gruppo di Miles, composto da cinque compagnie del 5° Fanteria, otto reparti del 6° Cavalleria, guide, due mitragliatrici Gatling e un cannone Parrot da 10 pounder, si mosse da Dodge City il giorno 11 agosto, dapprima verso sud per raggiungere Camp Supply, nel Territorio Indiano, e poi verso ovest, nel Panhandle del Texas, lasciando indietro i carri dei rifornimenti, che lo avrebbero raggiunto al più presto possibile. Non era strano che con Miles ci fosse un certo numero di cacciatori di bisonti che, dopo Adobe Walls, erano tornati nel Kansas.
Lupo solitario con la moglie Etla
Con il bisonte ormai scomparso, essi avevano ora ottenuto un buon impiego come guide che conoscevano il paese – Billy Dixon e Bat Masterson erano fra loro. Miles era un cerbero e considerava i cacciatori con disprezzo. «Io non ho problemi a prendermi gli uomini di quel genere che mi servono» scriveva a sua moglie «e benché siano una cricca di gente grezza…mi saranno preziosi in quello che voglio da loro.» Dalla sua parte ebbe anche i commenti di alcuni corrispondenti dei giornali, che Miles supponeva di usare per tenere il mondo informato della sua genialità. I reporters avevano molto da scrivere, perché, come Sheridan aveva previsto, i Cheyenne ostili che erano stati avvistati fuori della loro agenzia di competenza erano già là, sul Llano Estacado (o Staked Plains) e nei canyon intagliati nella Cap Rock, che lo aspettavano. Miles si ritrovò poi in bocca a una siccità devastante, anche più pericolosa degli Indiani ribelli.
Le temperature arrivavano sopra i 40 gradi centigradi, i torrenti e perfino gli affluenti dei fiumi più grandi erano in secca, le pozze d’acqua erano marcite e le truppe, tanto disperate da bere da fonti alcaline che si trovavano alla base di Cap Rock, si ritrovavano immobilizzate perché costrette a vomitare anche le budella. In più, Miles costringeva i suoi uomini a percorrere 25 ed anche 30 miglia al giorno all’inseguimento dei Cheyenne, che riuscivano a tenersi fuori vista, abbandonando i villaggi e incendiando la prateria per coprirsi la fuga. Verso la fine di agosto, Miles raggiunse la Forca principale del Red River, era tutta una secca sabbiosa, con i suoi uomini quasi deliranti; pare addirittura che alcuni di loro si aprissero le vene per bere il proprio sangue.
Alla fine i Cheyenne riuscirono a sfuggire a Miles e questi, incapace di andare avanti e poco propenso a ritirarsi, mandò a cercare la carovana dei rifornimenti, mentre componeva rapporti delle sue azioni che risuonavano di vittoria: «I Cheyenne continuarono a combattere in movimento per parecchi giorni, ritirandosi costantemente finché raggiunsero le colline, dove si attestarono in una audace difesa, ma vennero prontamente messi in fuga…con perdite pesanti in uomini, animali e masserizie.» Grazie in larga parte agli ammirati cronisti del suo entourage, che gli facevano una pubblicità sfacciata, nelle colonne dei giornali Miles divenne un eroe.


L’altopiano del Llano Estacado (Stacked Plains) – Garza County (Texas)

Uno dei capi Cheyenne che Miles stava inseguendo, Vento Turbinoso, aveva una sua opinione personale sulla condotta di Miles, che rivelò in un’intervista con Wright Mooar più di cinquant’anni dopo. Della sua abitudine di salutare l’alza e l’ammaina bandiera con il cannone Parrot, Vento Turbinoso diceva sorridendo: «Al tramonto Miles sparava il suo grosso cannone – boom – dicendo a ogni Indiano nel raggio di cinquanta miglia dove era accampato. Al sorgere del sole, Miles sparava il suo grosso cannone – boom – dicendo a ogni Indiano nel raggio di cinquanta miglia che lui era ancora lì.» Miles, disse ancora, era pieno di “cavolate”. Delle vittorie che Miles aveva riferito tramite i suoi corrispondenti, Vento Turbinoso rideva sotto i baffi. «L’ho condotto su una grande traccia, in lungo e in largo. I guerrieri lasciavano tracce evidenti perché lui le seguisse, quindi tornavano indietro senza farsi vedere. Lo conducevano in crepacci dove l’acqua era cattiva. I soldati si ammalavano. I guerrieri dalle rocce li tempestavano di pietre. Erano troppo stanchi per muoversi.» Un appunto tra i rapporti dell’esercito annota che duecento ostili erano stati avvistati alla retroguardia e uno dei nuovi arruolati registrò “un uomo della retroguardia ucciso e scalpato a meno di mezzo miglio dall’accampamento”. Il racconto di Vento Turbinoso sembra essere il più veritiero.
Quando Miles si trovò bloccato nei pressi del corso superiore del Red River, il suo bisogno di rifornimenti si fece così pressante che egli inviò il capitano Wyllys Lyman, nativo dell’Inghilterra, assieme a cento uomini e tre dozzine di carri vuoti, a ripercorrere la strada fatta per cercare la carovana che egli sapeva essere in viaggio. Lyman alla fine la trovò, dove attualmente si trova la Contea di Hemphill, a buone 200 miglia indietro sulla pista già percorsa e quasi al confine del Territorio Indiano. Dopo aver trasferito i rifornimenti sui suoi carri e aver ordinato di marciare ancora verso sud, il 9 settembre Lyman raggiunse il Washita superiore, dove fu improvvisamente assalito da un numero stimato di tre o quattrocento Comanches, che stavano fuggendo alla ritorsione per aver saccheggiato l’Agenzia di Anadarko, e da Kiowa cui era stato inibito il ritorno alla loro agenzia finché non fossero stati puniti. Lyman riuscì a tenere la carovana in movimento per dodici miglia sempre combattendo, ma non appena trovò un terreno su cui era impossibile proseguire dovette fermarsi e attestarsi a difesa scavando trincee. Lyman, inconfondibilmente inglese, scrisse al comandante di Fort Supply una nota che fu sottovalutata: «Signore, ho l’onore di riferire che sono circondato dai Comanches, due miglia a nord del Washita, sulle tracce del generale Miles.» Egli sottolineava le condizioni dei suoi feriti e «considerando l’importanza del mio treno di carri…ritengo sia imprudente tentare di procedere ulteriormente…penso di poter appropriatamente richiedere un rapido soccorso.» Affidò il messaggio a uno scout di bassa statura montato su un cavallo veloce, che evitò l’inseguimento degli Indiani passando in mezzo ad una mandria di bisonti, mettendoli in fuga; i soccorsi arrivarono due giorni dopo e gli Indiani scomparvero.


Mappa della cosiddetta “Battaglia della carovana di Lyman”

Il comportamento dei Nativi ostili nella Battaglia della carovana di Lyman, nota anche come Battaglia dell’Upper Washita, mostra un aspetto importante ma poco rimarcato del modo di guerreggiare degli Indiani delle Pianure. Nonostante le privazioni e le provocazioni patite dai Comanches e dai Kiowa, lo scopo della guerra non era necessariamente di spazzare via un nemico. Lo scopo era di provare il valore di un guerriero e stabilire la sua posizione all’interno della tribù, per guadagnarsi il rispetto dei propri pari e il romantico interesse delle giovani donne. Per un guerriero in una società di guerrieri, la guerra era semplicemente un’occasione di crescita; la sua mancanza equivaleva ad un giudizio sospeso. Con uno sforzo di volontà in più i Kiowa avrebbero potuto sopraffare la colonna di rifornimenti di Lyman e causare al governo una grande catastrofe per la perdita di vite umane e beni, oltre che costringere il ritiro di Miles dalla campagna. Invece, da come andarono le cose, quando il gruppo di guerra (già avvistato) arrivò sulla scena, i guerrieri ingaggiarono sfide individuali per provare l’uno all’altro la propria bravura. Un giovane, di riguardo nella sua tribù, di nome Botalye, aveva dei motivi particolari. Qualche tempo prima era stato coinvolto in una rissa con Tsa-lau-te (Grido dell’Oca Selvatica), figlio di Satanta, all’interno della tenda del capo, un tipi pregiato di colore rosso. Grido dell’Oca Selvatica mandò inavvertitamente alcune braci contro le pelli di bisonte colorate della tenda, che cominciarono a bruciare. Satanta giunse in tempo per spegnere le fiamme, ma suo figlio evitò di assumersi la responsabilità del disastro e lasciò che Satanta se la prendesse con Botalye, che tacciò di codardia, aggiungendo che se si fosse dimostrato tale, lo avrebbe frustato. In questa sua prima battaglia, Botalye aveva capito che se avesse potuto attraversare le linee di Lyman, i soldati non avrebbero potuto sparargli senza colpirsi l’un l’altro. Nonostante gli avvertimenti dei capi, Botalye condusse un attacco, e poi un secondo e un terzo, con le pallottole che spezzavano le piume che aveva in testa, gli tagliavano una staffa e prendevano di striscio il collo del suo cavallo.
Lo stesso Cavalca-nel-Cielo riconobbe il suo valore, ma gli disse di smetterla; Botalye però si lanciò in una quarta carica, emergendo dal lato opposto delle trincee predisposte da Lyman. Egli cavalcò verso una vicina altura, da dove cercò di lanciare un virile grido di guerra. In seguito dichiarò, con divertimento che, per deridere il figlio di Satanta, «Avevo intenzione di mandare un grido simile a quello dell’oca selvatica, ma ne venne fuori solo uno strillo spaventato. Non avevo esperienza.» Ritornò al campo principale dei Kiowa, smontò da cavallo e, appena visto Satanta, gli disse: «Ora frustami.» Il capo cominciò a sbellicarsi dalle risa e lo abbracciò e, per la sua autorità, lo battezzò con un nuovo nome: Eadle-tau-hain (“Non-Voleva-Ascoltare”). Dentro il suo treno di carri sempre fermo, Wyllys Lyman osservava, meravigliandosi delle clamorose esibizioni di Botalye e di altri: «La pratica indiana degli attacchi circolari, che finiva per divenire una meravigliosa dimostrazione di equitazione. I selvaggi, eretti sui loro ponies, con lance luccicanti, mantelli fiammeggianti e alti copricapi fluttuanti, cavalcavano lungo la costa delle colline con urla di guerra…apparendo e improvvisamente scomparendo.»


Attacco alla carovana

Lo stesso Lyman comunque non era troppo immerso nel romanticismo dell’avventura da non capire che lo “spettacolo selvaggio” aveva uno scopo, che era di stornare l’attenzione da gruppi di Indiani appiedati che cercavano di infiltrarsi in prossimità dei carri. Mentre Lyman era intento allo sfarzoso spettacolo dei guerrieri, Miles stava nel suo campo arrovellandosi su dove potessero trovarsi ora i suoi rifornimenti. Il 10 settembre distaccò due delle sue migliori guide, Billy Dixon e un interprete mezzo sangue Cheyenne di nome Amos Chapman, con quattro uomini di truppa, perché ripercorressero all’indietro, se necessario, tutta la strada fatta da Camp Supply, per localizzare Lyman o la carovana delle provviste.
Le guide si muovevano rapidamente, giungendo vicino al Washita la mattina del 12, quando si ritrovarono circondati da più di un centinaio di Comanche e Kiowa, che stavano tornando dalla battaglia del treno di carri. In precedenza gli incendi avevano eliminato ogni possibilità di copertura e con i sei bianchi che stavano acquattati sul brullo terreno i Kiowa decisero di divertirsi un po’. Correndo al galoppo in cerchio a una certa distanza, li usarono per fare esercizio di tiro a segno, ferendone tre o quattro prima che Dixon scoprisse una pozza, usata dai bisonti per rotolarvisi dentro (“buffalo wallow”), poco distante, che avrebbe potuto offrire una qualche protezione. Quattro dei bianchi raggiunsero la pozza; Chapman non ce la fece, avendo avuto un ginocchio trapassato da un proiettile, mentre il soldato George Smith, che aveva l’incarico di badare ai cavalli, era stato colpito mortalmente ai polmoni. Gli uomini resero più profonda la buca scavando con i coltelli, ammucchiando la fanghiglia sui lati, notando che si stava avvicinando una violenta burrasca, con pioggia a catinelle. I cavalli erano fuggiti quando Smith era stato colpito, portando con loro giubbe e coperte. Chapman, che viveva a Camp Supply ed era sposato a una donna Cheyenne, era ben conosciuto tra gli Indiani, che quando si avvicinavano di più prendevano e deriderlo: «Ora ti prendiamo, Amos!» Dopo diversi tentativi, comunque, Dixon riuscì finalmente a portare Chapman entro la relativa zona di sicurezza data dalla buca. Nella notte gli Indiani si stancarono del gioco e si allontanarono. Dixon riuscì a trovare e a frantumare alcune piante “rotolacampo” su cui far coricare i feriti, il che rese la notte solo un po’ meno infelice, perché la pioggia aveva cominciato a cadere, mentre spirava il vento del nord, in anticipo sulla stagione, che abbassò drasticamente la temperatura. Dixon era il meno acciaccato dei cinque sopravvissuti; la mattina dopo egli si alzò presto per trovare la pista principale e fortunatamente incontrò il maggiore Price e la colonna del New Mexico che si trovavano a est.
Ma, mentre i soccorsi si avvicinavano, gli uomini nella buca, stanchi e irritabili, aprirono il fuoco, uccidendo il cavallo su cui montava un assistente del chirurgo, causando una tale irritazione a Price che egli li lasciò dove si trovavano, mentre lui si allontanava per congiungersi con Miles. Fu un atto di stizza a cui l’ambizioso Miles fu più che felice di rispondere dando soccorso a Price e assorbendo l’Ottavo Cavalleria sotto il suo stesso comando. I cinque sopravvissuti guarirono delle loro ferite, benché Chapman avesse perso una gamba, e ricevettero tutti la Medaglia d’Onore del Congresso (quelle di Dixon e di Chapman vennero poi revocate quando divenne noto che essi erano solo delle guide civili, ma Dixon rifiutò di restituire la sua). Tra i cronici problemi di rifornimento e l’attività degli Indiani ostili alla sua retroguardia, era sempre più evidente che Miles si era sopravvalutato, cosa che egli cercava di coprire litigando con gli altri ufficiali e lamentandosi con i sui corrispondenti di non essere adeguatamente supportato. Quando il generale Pope gli ordinò di ritirarsi dal Fiume Rosso verso il Washita, egli obbedì, ma era furioso perché l’azione effettiva era rimasta nelle mani di Mackenzie e del 4° Cavalleria, che ora si stavano avviando verso il Texas centrale. Partendo da Fort Concho, Mackenzie era del tutto consapevole della precoce entrata di Miles nella guerra, della sua consorteria di corrispondenti dei giornali e della sua reputazione di giocatore di politica sporca.


Lo scontro di “Buffalo Wallow” in un disegno Kiowa

Di Miles Mackenzie scrisse: «Io non sono minimamente geloso di lui, in nessun modo lo considero un mio superiore e in certi dettagli sono sicuro che non è mio pari.» E considerando i guai in cui Miles si ritrovò per aver lasciato indietro i carri delle provviste, Sheridan era disposto ad essere d’accordo con Mackenzie. Anche gli Indiani avevano un rispetto molto maggiore per “Tre Dita” (così i Nativi chiamavano Mackenzie, che aveva perso due dita nella battaglia di Petersburg, nella Guerra Civile) di quando ne avessero per Miles.
Ci vollero alcune settimane per rastrellare uomini dalle guarnigioni lungo il Rio Grande, che erano le basi del 4° Cavalleria, allo scopo di radunarli tutti a Fort Concho. Quando Mackenzie si mise in moto aveva oltre seicento uomini: otto compagnie del 4° Cavalleria, cinque compagnie del 10° e 11° Fanteria, guide Tonkawa, Seminole Neri e Lipan Apache e un asso nella manica, un Comanchero mezzo sangue di nome Johnson, che per anni aveva illecitamente trafficato con gli Indiani nei loro nascondigli. Mackenzie non avrebbe fatto l’errore di Miles di permettere agli ostili di scivolare dietro di lui; infatti il Dipartimento del Texas aveva un nuovo comandante generale, Chistopher Columbus Augur, un pittoresco signore anziano le cui straripanti basette spazzavano le sue spalline. Egli aveva combattuto Nuvola Rossa nel Dakota e il suo avvertimento finale a Mackenzie prima dell’avvio della campagna fu che «un comandante contro Indiani ostili non è mai tanto in pericolo imminente come quando è pienamente soddisfatto che non ci sono Indiani nelle vicinanze.» Dove Miles aveva quasi portato alla rovina la sua colonna, avendo lasciato indietro i rifornimenti, Mackenzie aveva il suo esperto commissario agli approvvigionamenti, il capitano Henry Lawton, che aveva riaperto la sua vecchia base di Catfish Creek, a 150 miglia ad ovest di Fort Griffin, prima che l’armata principale giungesse lì. Così, quando il 19 settembre Mackenzie raggiunse il campo, ai suoi scout ci volle meno di un giorno per scoprire tre differenti tracce di Indiani.
La siccità estiva adesso era terminata, ma talvolta Mackenzie copriva addirittura tre sole miglia al giorno nel fango che copriva le ruote dei carri fino ai mozzi. Quando il 25 settembre il tempo schiarì, egli forzò la marcia per coprire le 25 miglia finali per arrivare a Tulé Canyon. La notizia della sua presenza aveva elettrizzato gli Indiani, che cominciarono a radunarsi nelle vicinanze per preparare il combattimento. Già due volte Mackenzie aveva perso dei cavalli a causa loro, e nella notte del 26 ogni cavalcatura dell’accampamento fu impastoiata e legata a funi incrociate, con sentinelle piazzate ogni 5 metri attorno alla mandria. Quando alle dieci di quella sera circa 250 Indiani attaccarono, non riuscirono a catturare un solo animale.
Il giorno dopo si combatté una scaramuccia estesa su un vasto spazio, ma quando gli ostili si ritirarono velocemente, Mackenzie capì che stavano manovrando per portarlo distante dal loro accampamento. Egli fece finta di inseguirli, ma appena venuto il buio modificò la sua marcia in direzione nord, verso il Palo Duro Canyon. All’alba, dopo aver mantenuto il sangue freddo per tutta la notte, i soldati videro, a circa 400 metri sotto di loro, una vasta estensione di villaggi indiani che si estendevano a monte del Red River, fino a scomparire alla vista. L’irritabile Mackenzie si convinse che avrebbe perso l’elemento sorpresa nel tempo necessario alle guide indiane per trovare una traccia in quelle gole scoscese. Una volta che il sentiero venne rintracciato, disse al capo delle guide: «Mr. Thompson, portate giù i vostri uomini e aprite il fuoco.» A circa 130 metri più in basso rispetto al sentiero dove si trovavano, furono scoperti da una sentinella Kiowa, un capo minore di nome Red Wabonnet, che sparò col suo fucile e lanciò un grido di avvertimento prima di essere ucciso. Nel tempo impiegato dalle truppe per portare le loro cavalcature giù per quella strada disagevole e radunarsi nella zona piana del canyon, i villaggi indiani erano entrati in allarme.


Avanguardie di Mackenzie a Palo Duro – dipinto di Michael Gray

Fuggendo dal canyon e trovando riparo fra le asperità delle rocce, gli Indiani capirono che organizzare una efficace resistenza era impossibile. Un distaccamento di cavalleria si lanciò per il canyon per catturare la mandria dei cavalli indiani. Il giorno vide non una battaglia, ma una rotta. Mackenzie colpì per primo il campo del capo Kiowa Lupo Solitario e lo distrusse. Lupo Solitario e un altro capo, Bisonte Povero, riuscirono a fuggire, abbandonando i loro averi e i cavalli, arrampicandosi sulle pareti del canyon. I guerrieri indiani aprirono il fuoco sulle truppe, in modo così intenso che spinse un soldato a domandare: «Come usciremo mai di qui?», al che Mackenzie rispose: «Io vi ho portato qui e io vi tirerò fuori.» Parte delle truppe cominciarono a ritirarsi su per i pendii scoscesi che avevano disceso in precedenza, mentre altri abbattevano i tipi, tagliavano i pali delle tende e bruciavano gli averi degli Indiani in enormi falò.
Cadde solo un soldato, mentre si ha notizia che nell’azione vennero uccisi solo tre Indiani, ma Mackenzie era soddisfatto di sapere che la loro resa non era impossibile. Preso possesso dei villaggi dei ribelli, li incendiò riducendoli in cenere, privando così i Nativi del cibo per l’inverno e di un rifugio.

Mackenzie aveva anche catturato tutti i cavalli indiani (circa duemila). Memore della lezione di due anni prima, quando i Comanches di Quanah Parker erano tornati ferocemente all’attacco per riprendersi i cavalli catturati dai soldati, Mackenzie ne prelevò poche centinaia di capi e li consegnò come ricompensa alle sue guide Tonkawa, poi fece condurre gli altri – oltre un migliaio – sul bordo del canyon e li fece buttare nel vuoto.
La vittoria di Mackenzie al Canyon di Palo Duro, più la perdita delle riserve di cibo e le centinaia di tende che Miles era riuscito a distruggere lungo il Red River, aveva lasciato Kiowa, Comanche e Cheyenne affamati e appiedati. E la pioggia continuava, implacabile, giorno dopo giorno. A un certo punto un’infelice banda di Kiowa aveva cercato riparo da una tempesta vicino al letto di un ruscello, quando questo si gonfiò improvvisamente e un numero enorme di tarantole sciamò dal sottosuolo nel loro accampamento, cosa che spinse i superstiziosi Nativi a fuggire in preda al terrore. All’inizio di ottobre circa cinquecento fra Comanche e Kiowa si arresero a Fort Sill. Satanta, sperando in un miglior trattamento, si arrese all’Agenzia Cheyenne con 145 dei suoi seguaci. Dichiarò, come al solito, di essere sempre stato accampato quietamente con i suoi e di non aver preso parte ai combattimenti. Nel giro di una giornata era in catene sulla strada del penitenziario di Huntsville.
Black Jack Davidson organizzò due campagne da Fort Sill e il 24 ottobre si recò con una bandiera bianca ad un grande accampamento Comanche, i cui capi erano Lupo Bianco e Tabananica, i due cognati che avevano aperto la guerra contro i cacciatori di bisonti. Poiché la sua attenzione si era spostata nel radunare i Kiowa rimasti indietro, alcuni dei Cheyenne Dog Soldiers – membri della più importante società militare di quella tribù – il 20 ottobre si recarono all’Agenzia Cheyenne per arrendersi.
Catherine German
Un gruppo ben più pericoloso di Dog Soldiers, comandati dal capo Barba Grigia, il 6 novembre mise in rotta un distaccamento dell’8° Cavalleria; ma il loro accampamento fu invaso e distrutto due giorni dopo con un’audace incursione condotta dal tenente Frank D. Baldwin del 5° Fanteria. Avendo a disposizione soltanto una singola compagnia di cavalleria, egli fece sistemare gli uomini in due dozzine di carri da rifornimento vuoti e invase il villaggio con queste specie di “carri armati”. Dal 15 al 19 novembre vi fu una tempesta di neve che durò tutti e cinque i giorni, che costò a Davidson la morte di novanta cavalli e il congelamento di quasi trenta uomini. La situazione del gelo era talmente grave per i restanti Indiani ostili, che la maggior parte di loro si arrese a piccoli gruppi; la Guerra del Red River era effettivamente finita per la fine di novembre. Alcuni resistettero più a lungo di altri e si dovettero mandare in giro pattuglie per tutto l’inverno, ma il livello dei combattimenti decrebbe decisamente. Tutti i rimanenti Cheyenne, 820 dei quali si erano messi sotto la protezione del capo di pace Vitello di Pietra, il 6 marzo 1875 si arresero presso la loro Agenzia, restituendo due ragazze, Catherine e Sophia German, che avevano catturato in precedenza. Vi fu una generale indignazione quando si conobbe il trattamento che era stato riservato alle ragazze. Colui che le aveva catturate, Acqua di Medicina, aveva preso Sophia per moglie e poi la aveva ceduta a Wolf Robe, un destino meno brutale di quello capitato a Kate. Costei era divenuta proprietà di un capo chiamato Long Back, che la condivideva con chiunque la volesse. Anche le donne Cheyenne la mandavano a raccogliere legna, sapendo che sarebbe stata violentata ovunque da una a una dozzina di volte prima di essere di ritorno.
Una decisione del governo stabilì che i capi e i guerrieri più importanti dovessero essere radunati e imprigionati e Fort Marion di St. Augustine, in Florida, venne ritenuta la prigione più adatta e preparata allo scopo.
A Fort Sill Uccello Scalciante venne obbligato a selezionare fra i suoi quelli che avrebbero dovuto essere imprigionati, cosa che egli disperatamente non voleva fare perché sapeva che ciò gli sarebbe costata la sua influenza sul suo popolo. Ma, una volta obbligato ad aderire, egli riuscì a salvare Grande Arco, che si era arreso in precedenza e si era adoperato per convincere alla resa altri ostili. Non furono risparmiati Lupo Solitario e Cammina-nel-Cielo, ma nelle restati due dozzine egli scelse uomini malvisti, Messicani adottati e delinquenti, e non uomini di qualche importanza e influenza. Quando gli arrestati furono caricati sui carri, Uccello Scalciante li consolava e prometteva che avrebbe operato per il loro rilascio. «Tu pensi di essere un grand’uomo presso i bianchi – sogghignò Cammina-nel-Cielo dal suo carro prigione – Ma tu non vivrai a lungo. Di questo mi occuperò io.» Una settimana dopo il più grande e valoroso capo di pace dei Kiowa cadeva morto dopo aver bevuto una tazza di caffè – vittima di una stregoneria, secondo i Kiowa, vittima della stricnina, secondo il medico di Fort Sill. Le sue ultime parole furono: «Ho preso la via dell’uomo bianco, e non mi dispiace. Dite al mio popolo di percorrere il sentiero buono.» Secondo il costume Kiowa, la punizione per un omicidio provocato da una maledizione era la morte, e Cammina-nel-Cielo, prima di raggiungere la Florida, cadde supino e morì.


Uccello Scalciante

La più tenace banda rimasta, i Comanche Quahadi di Quanah Parker, si fermò sul Llano Estacado fino all’estate. Mackenzie era stato distaccato al comando di Fort Sill ed egli, saggiamente, mandò negoziatori per colloqui con quel gruppo. I carri–prigione erano già partiti da un pezzo quando, il 2 giugno, i Comanche Quahadi si arresero, cosicché era stato imprigionato un solo capo Quahadi, Cavallo Nero, che si arreso in precedenza. In tutto solo nove Comanche andarono in prigione, cosa che i Kiowa ricordavano con amarezza.
Mackenzie fu l’ufficiale di maggior successo dell’esercito nel combattere gli Indiani nel Texas, ma dopo che ebbe assunto il comando di Fort Sill, diventando testimone diretto della storia e degli avvenimenti riguardanti l’Agenzia, criticò aspramente l’Ufficio degli affari Indiani per aver affamato i Nativi in guerra; anche se doveva ammettere che la politica di pace poteva aver ben lavorato, il governo aver tenuto fede alle sue promesse agli Indiani e permesso agli agenti di fare il loro lavoro. Sentendo «una pesante responsabilità che grava su di me per tentare di agire correttamente nei confronti di questi Indiani», egli esonerò l’agente Haworth e sostenne il patetico Ufficio Indiano Distribuzione Alimenti con razioni provenienti dall’ufficio del Commissario del Governo.
Una differente, e molto più simbolica, fine alla presenza nativa nelle Pianure Meridionali, venne scritta un paio d’ anni più tardi. I cacciatori di bisonti che avevano fatto scomparire le vaste mandrie dalla zona del Llano Estacado, nel 1874 tornarono molto più a sud, dopo la conclusione della Red River War. Per un altro paio d’anni riuscirono a cacciare nelle pianure ondulate nella striscia fra la linea dei forti militari e Cap Rock, prima di ritornare ai molto meno romantici profitti relativi alla raccolta delle ossa dei bisonti; migliaia di carri carichi di queste vennero portati nei centri per la frantumazione e la relativa trasformazione in fertilizzanti. Wright Mooar, che da giovane aveva cominciato l’attività del commercio della pelliccia di bisonte, si era stabilito in un ranch nella Scurry County, vicino a dove più tardi sarebbe sorta la città di Snyder. Il 7 ottobre 1876, mentre cacciava lungo il Deep Creek, rimase sbalordito nel trovarsi faccia a faccia con un bisonte bianco, il più potente simbolo di medicina delle tribù delle Pianure. Era una femmina, circondata da tre maschi di pelame scuro. Senza ripensamenti, puntò il suo Sharps e la uccise, come fece con i tori che caricavano a sua difesa. Poi appese la pelle bianca in casa sua. Se avesse visto questo, nessuno dei primi cacciatori di bisonte indiani avrebbe potuto pensare che, dopo, il vecchio stile di vita sarebbe potuto tornare.