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Never grow old

A cura di Gian Mario Mollar

La locandina del film
Never grow old è il primo film western del regista irlandese Ian Kavanagh, uscito negli Stati Uniti il 15 marzo 2019. Come vedrete, ci sono davvero buoni motivi per augurarsi che arrivi presto anche in Italia.
Partiamo innanzitutto dal cast: signore incontrastato della pellicola è un quasi irriconoscibile John Cusak, imbolsito e paludato nei panni tenebrosi del pistolero Dutch Albert. L’attore americano ha alle spalle una lunga ed eclettica carriera, dalla commedia al thriller, e questa volta ci sorprende impersonando un villain crudele e psicopatico.
La sua controparte positiva, invece, è rappresentata da un convincente Emile Hirsch (il vagabondo del film Into the Wild) accompagnato dall’attraente attrice francese Deborah Francois. Chiude la parata di star un severo pastore protestante impersonato da Danny Webb.
Introdotti gli attori principali, veniamo alla trama: siamo nel 1849 a Garlow, una sperduta boom town sulla strada dell’oro che conduce in California. Il becchino irlandese Patrick Tate (Emile Hirsch) vi si è stabilito insieme alla famiglia, ma negli ultimi tempi la materia prima per il suo lavoro scarseggia: grazie alle rigide norme del reverendo Pike, alcool, donnine e pistole sono state bandite dalla città e Garlow è diventata un posto tranquillo, in cui si muore solo di vecchiaia. Il becchino è sul punto di abbandonare il paese per cercare fortuna in California, ma tre cavalieri vengono a bussare alla sua porta, reggendo torce infuocate che tingono la notte di tonalità infernali.
A capo dei tre, c’è il pistolero Albert Dutch (John Cusak), con i vestiti neri quanto la sua anima: lo accompagna lo spettrale Dumb Dumb, che porta sempre con sé la sua lingua amputata, e lo scagnozzo Sicily, che parla soltanto in Italiano. Da quel momento in poi, la vita del becchino e dell’intera città viene stravolta: Albert e i suoi trasformano la morigerata Garlow in un tempio del gioco d’azzardo e della prostituzione, dispensando piombo a chiunque provi a mettersi in mezzo.

I morti cominciano a fioccare, così come i quattrini nelle tasche dell’indaffarato becchino, che si trova coinvolto in un'”amicizia” pericolosa, che mette a repentagli non solo la sua famiglia, ma anche la sua stessa anima…
Never grow old è un western cupo e carico di tensione: il regista Kavanagh ha alle spalle due horror (The Canal del 2014 e Tin Can Man del 2007) e traghetta le ombre e le atmosfere di quel genere nel suo esordio western, regalandoci un film angosciante e teso come una corda di violino. Malgrado il ritmo vivace e l’abbondanza di scene di azione, il regista gioca qualche carta anche sul piano simbolico, configurando la relazione tra il becchino e il pistolero come un classico patto col diavolo, un topos letterario ricorrente nella letteratura inglese dal Dottor Faust di Marlowe fino a Hawthorne. Il pavido irlandese si lascia terrorizzare e sedurre dal prepotente, rimanendo prigioniero di un rapporto ambiguo e estremamente pericoloso. Lo spettatore resta con il fiato sospeso, in attesa che il debole reagisca, un po’ come Dustin Hoffman nel capolavoro di Sam Peckinpah, Cane di paglia, ma la suspense dura fino alla fine.

Ultimamente l’Irlanda è in terra fertile per il nostro genere preferito: oltre a Never grow old lo dimostra anche un altro film di fine 2018 dal titolo Black ’47, con regia di Lance Daly. Anche in questo caso, si tratta di un western atipico, che narra il ritorno a casa di un reduce dell’Afghanistan nell’Irlanda devastata dalla carestia della patata del 1847. Nel film, le terre polverose del west sono sostituite dalle verdi colline irlandesi, ma, al di là di questo “trapianto” paesaggistico e culturale, la vicenda è un western a tutti gli effetti, con vendetta e resa dei conti nel solco della tradizione.
Film come questi sono la prova che il western sta cambiando forme e colori, ibridandosi con altri generi e stimoli, ma è ancora capace di regalare grandi emozioni!