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Black Hills

A cura di Gian Mario Mollar
È scritto nei libri di storia: nella tarda primavera del 1861 il presidente americano Abraham Lincoln fece un’offerta a Giuseppe Garibaldi, proponendogli di comandare un battaglione dell’esercito nordista nella Guerra Civile americana. L’eroe dei due mondi, che aveva già portato a termine l’impresa dei Mille e si era ritirato a Caprera, rifiutò l’offerta, un po’ per egocentrismo (voleva il comando assoluto dell’esercito americano), un po’ per sano idealismo (voleva che Lincoln gli desse garanzie precise sull’abolizione della schiavitù, ma il Presidente nicchiava).
Già, ma cosa sarebbe successo se, invece, Garibaldi avesse accettato? Se avesse attraversato l’oceano, sovrapponendo la giacca blu alla sua camicia rossa “che da Montevideo al Volturno aveva sanguinato di libertà”? Luca Mazza, nel suo “Black Hills”, pubblicato dalle edizioni Mosca Bianca, esplora questa possibilità, costruendo una storia alternativa in cui il patriota italiano approda a New York con un contingente di camicie rosse.
Dopo aver partecipato alle principali battaglie della Guerra Civile, l’eroe si affeziona alla polvere del West, convola a nozze con una squaw e continua il suo servizio come sceriffo nel Missouri.
Tutto questo, però, non è che una nota a piè di pagina, raccontata schematicamente nella breve “cronistoria immaginaria” in appendice al libro. Il romanzo vero e proprio, invece, si apre nel 1876, con l’anziano Red Jo – questo il nome dell’eroe nostrano nel nuovo mondo – che, ormai vedovo, riceve la visita inattesa di uno stregone pistolero di nome Ofiuco, figura sinistra in spolverino e bombetta. Il volto pare “cesellato da un barbiere sadico” e gli occhi sono “due vipere pronte a mordere”. Lo stregone ha doti medianiche ed è capace di stabilire contatti con dimensioni in cui “il tempo e lo spazio si elidono a vicenda e il centro diviene circonferenza”. Le sue Colt, istoriate di simboli esoterici, sono due condanne a morte veloci e implacabili.
Insieme, i vecchi compagni d’arme iniziano la lunga cavalcata verso le Black Hills, dove l’Esercito li chiama a combattere contro Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Lì avranno modo di incontrare e di scontrarsi con il tronfio Colonnello Custer. Ad attenderli, però, ci sarà un orrore soprannaturale vomitato dal centro delle Paha Sapa, contro cui ben poco possono gli squilli di tromba e le cariche di cavalleria.
Black Hills è un magnifico esempio di weird west all’italiana, un fantawestern ucronico in cui la realtà storica viene riplasmata e trasfigurata con atmosfere lovecraftiane e figure mostruose che non sfigurerebbero in un film di Carpenter o di Romero. I due aspetti, quello fantastico e quello più schiettamente western, sono tenuti insieme da una trama avvincente e da personaggi caratterizzati a tinte forti, assicurando una lettura gustosa e divertente dall’inizio fino al drammatico epilogo, in una Deadwood deserta e flagellata da un’apocalisse delirante.
A rendere ancor più interessante questo esperimento è lo stile di scrittura di Luca Mazza, incredibilmente personale ed evocativo. Una prosa cesellata e fastosa, un impasto di vocaboli insoliti e citazioni nascoste (quella sopra, sul centro e la circonferenza, è tratta dalla mistica medievale, ma abbiamo apprezzato anche i riferimenti alle canzoni “western” di De Gregori e De André), a tratti quasi dannunziana, ma mai stucchevole né noiosa. Luca Mazza ha quello che il compianto Pinketts avrebbe definito “il senso della frase” e, ancor di più, un buon senso del ritmo e dell’azione.
Ve ne regaliamo un assaggio, tratto da uno dei momenti più drammatici della storia:

(…) A Red Jo andò il sigaro di traverso.
Una bruma innaturale salì dalle sponde del colle, in volute di spettro, e fagocitò il paesaggio. Il colorito, tra mostarda e seppia, gli ricordò la muffa desertica che lo scirocco deposita dall’Africa sui marmi patri. La visibilità si ridusse a uno stigio inverno padano.
I suoi volontari abbrancarono istintivamente l’artiglieria, ma i cavalli reagirono per primi. Li sentirono e diedero di matto.
Qualcuno esplose delle salve, Garibaldi bestemmiò.
«Chi cazzo spara?»
John Carter, bianco come aceto, balbettò degli ordini a fucilieri altrettanto incerti. Un soldato, rimasto miracolosamente in sella, si lanciò a valle ululando come un invasato.
Red Jo intravide che aveva un oggetto terrificante, simile a un macabro scalpo epilettico, avviluppato alla gola.
«Ci attaccano!» avvertì una voce strozzata.
La nebbia crepitò di spari.
«Dalla parete, scendono dalla fottuta parete!» I garibaldini lottavano con le bestie imbizzarrite in un tanfo atroce di zolfo, cordite e decomposizione. (…)

Insomma, Black Hills è un appuntamento immancabile per gli appassionati della misteriosa terra al confine tra western e horror, “un weird west very wild”, come lo definisce l’autore, che vi regalerà qualche ora di puro divertimento a un prezzo più che onesto. A impreziosire ulteriormente il volume, una copertina davvero degna di nota, ad opera del bravissimo Jacopo Starace, già illustratore di Orfani per Bonelli.

Scheda del libro

Titolo: Black Hills
Autore: Luca Mazza
Anno: 2019
Editore: La mosca bianca
Pagine: 99
Prezzo: 11,81 € (versione cartacea)
Prezzo: 3,99 € (versione Kindle)
Disponibile in ebook e cartaceo:
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