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Gli indiani e i loro cani

A cura di Sergio Mura

Parliamo dei cani in uso presso gli indiani prima che si diffondesse il cavallo. I cani chiamati Hare o “cani degli indiani”, qualunque fosse la loro provenienza – dai gruppi tribali dell’Alaska fino alla punta più a sud del Sud-America – si assomigliavano sostanzialmente tutti.
Erano cani di taglia media, quindi non particolarmente grandi (avrebbero richiesto più cure e sarebbero stati troppo pesanti), né troppo piccoli (non sarebbero stati adatti al traino e al trasporto delle masserizie che gli indiani gli caricavano).
L’uso prevalente era quello dei cani da soma o il trasporto di materiali vari di proprietà delle famiglie, ivi compresi i tepee (nelle pianure) che allora erano ben più piccoli dell’epoca del cavallo.
I cani venivano attaccati a un rudimentale travois sul quale si caricava legna, cibo, abbigliamento, e beni per la casa.
Naturalmente, ai cani si richiedeva anche un’ampia duttilità perchè tutti, animali compresi, dovevano rendersi utili in ogni modo. Perciò, gli stessi cani da traino potevano frequentemente essere utilizzati nella caccia all’orso, nell’inseguimento dei cervi e persino come aiuto dei cacciatori che rinchiudevano i bisonti nei corral prima di ucciderli.


Un maestoso esemplare di cane degli indiani

Ma altri usi frequenti vedevano il cane come guardiano degli accampamenti, per scaldare il giaciglio, custodire i bambini ed i neonati o, in casi abbastanza estremi, come vittime sacrificali in certi particolari riti religiosi o, infine, come cibo nei tempi di carestia.


Cacciatori di bisonti con il cane

Questi cani erano alti circa 50 centimetri al garrese, avevano orecchie piuttosto grandi e spesso ben dritte, la coda era folta e di dimensioni medie e stava sempre ricurva sulla schiena quando il cane era in stato di attenzione, altrimenti stava morbida verso il basso tra le zampe posteriori.
Il manto era piuttosto folto e ispido e di colori vari, dal biondo, al cenere, al marrone screziato di bianco o al grigio scuro.
Il cranio aveva una forma asciutta che ricordava chiaramente il coyote e la canna nasale era lunga fino a 17 centimetri e larga fino a 10 centimetri circa.


Ancora un quadro di cane Hare

Le prime notizie riguardanti i cani degli indiani ci arrivano dalla spedizione di Coronado, dopo oltre 1500 esplorazioni compiute in tutto l’attuale sud-ovest degli Stati Uniti. Francisco Coronado, partito dal Messico alla guida di 300 soldati e un migliaio di indiani, ebbe modo di esplorare accuratamente i territori che ora sono chiamati Arizona e New Mexico.


Un cane impegnato nel trasporto di masserizie

Guidò i suoi uomini attraverso il Texas orientale e a nord-est in Oklahoma e Kansas. Sebbene fosse alla ricerca di tesori nascosti di cui aveva sentito parlare, ebbe modo solo di incontrare indiani Wichita e di conoscere i cani degli indiani delle pianure e persino i bisonti.


I cani festeggiano il ritorno dei cacciatori

Nelle memorie di viaggio è anche chiaramente annotato che Coronado ebbe modo di procurarsi un po’ di cani e fece pratica del loro uso nel trasporto delle masserizie.
L’uso del cane era così diffuso tra gli indiani che ormai è chiaro che per migliaia di anni e persino dopo l’arrivo del cavallo, fu il possesso di molti di quegli animali a garantire la sopravvivenza delle tribù e le famiglie dipendevano dal numero dei cani di loro proprietà.


Una donna Lakota col suo cane

Fortunatamente, siamo a conoscenza di molte cose legate alla diffusione del cane tra gli indiani, anche perchè tra il 1750 ed il 1890 molti pittori, naturalisti e antropologi percorsero le piste del west ritraendo i cani al lavoro, specialmente nella regione compresa tra i fiumi Mississippi e Missouri. Grazie ai loro appunti e quadri, oggi sappiamo molto dell’uso dei cani nelle pianure e tra i Sioux.
I capolavori di artisti del calibro di Catlin, Bodmer, Kane e Rinisbacher hanno contribuito a disperdere ogni dubbio e ci hanno arricchito di conoscenza ed è principalmente grazie a loro se oggi siamo in grado di fornire una corretta descrizione dei cani usati dagli indiani.


Un cane agganciato ad un travois nella riserva

Anche il lavoro di Gilbert L. Wilson e Frank Roe ha dato un grande contributo di conoscenza, dal momento che queste persone trascorsero ben 10 estati tra gli indiani Hidatsa e poterono osservare l’uso dei cani tra quelle genti e descrivere le loro fattezze.