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La Guerra di Lord Dunmore

A cura di Pietro Costantini

Il capo Cherokee Dragging Canoe
Antefatti
L’area a sud del fiume Ohio era stata a lungo reclamata dalla Confederazione Irochese. Nonostante questa fosse la nazione nativa più potente delle colonie settentrionali, anche altre tribù reclamavano l’area e vi cacciavano spesso. La contesa sul Territorio dell’Ohio fu una delle cause della Guerra dei Sette Anni tra Francia e Gran Bretagna, che portò alla cessione da parte della Francia di tutte le terre col Trattato di Parigi del 1763.
Quando, con il Trattato di Fort Stanwix (1768), gli ufficiali britannici rilevarono dagli Irochesi il controllo della terra a sud dell’Ohio, molti dei Nativi che avevano cacciato in quelle terre si rifiutarono di considerare valido il trattato e si prepararono a combattere per difendere i propri diritti di caccia.
Il fulcro della resistenza furono gli Shawnee. Si trattava dei più potenti indiani anti-Irochesi.
In poco tempo organizzarono un’ampia confederazione che si oppose ai Britannici ed agli Irochesi per far valere le proprie idee. Britannici ed Irochesi cercarono di isolare diplomaticamente gli Shawnee dalle altre nazioni. Quando, nel giro di pochi anni, scoppiò il conflitto, gli Shawnee scoprirono di avere ben pochi alleati.
Dopo il trattato del 1768 esploratori e coloni britannici iniziarono a sciamare nella regione. Questo li portò subito a contatto diretto con i Nativi americani. Della parte alta della valle dell’Ohio, soprattutto del fiume Allegheny, George Washington scrisse nel suo diario il 17 novembre 1770: “Gli Indiani che sono molto abili, anche le donne, nell’uso delle canoe, hanno qui i territori di caccia lungo tutto il fiume in modo da semplificare il trasporto delle pelli via fiume fino al mercato”.
Nel settembre 1773 un cacciatore di nome Daniel Boone guidò circa 50 emigranti nel primo tentativo britannico di fondare un insediamento nella Contea di Kentucky, in Virginia.
Il 9 ottobre 1773 il primogenito di Boone, James, ed un piccolo gruppo di uomini e ragazzi che stavano trasportando rifornimenti furono attaccati da un gruppo di Delaware, Shawnee e Cherokee. Avevano deciso “di mandare un messaggio della loro opposizione all’insediamento”. James Boone ed un altro ragazzo furono catturati e torturati a morte. La brutalità della loro uccisione colpì i coloni lungo la frontiera, ed il gruppo di Boone abbandonò la spedizione. A dicembre l’incidente era stato raccontato nei giornali di Baltimora e Filadelfia.
I morti della spedizione di Boone furono tra i primi della guerra di Lord Dunmore. Per molti anni gli Indiani che si opponevano al trattato continuarono gli attacchi ai coloni, mutilandoli e torturandoli a morte schiavizzando donne e bambini.


I confini stabiliti con il Trattato di Stanwix del 1768. La linea verde si riferisce al Proclama Reale del 1763 che stabiliva l’appartenenza alle tribù indiane dei territori posti ad ovest dei Monti Appalachi

All’inizio di quello stesso anno un agrimensore di nome William Preston scrisse al capo ingegnere della costruzione delle fortezze lungo la frontiera, ovvero George Washington, spiegando la situazione che si era creata.

La guerra di Cresap

Tra i coloni c’era il capitano Michael Cresap, proprietario di un trading post a Redstone Old Fort (poi diventata Brownsville, Pennsylvania) sul fiume Monongahela. Con l’autorità del governo coloniale della Virginia, Cresap aveva preso il controllo del tratto di terra sotto la foce del Middle Island Creek (poi diventata Sistersville, nella West Virginia). Vi si trasferì nella primavera del 1774 con un gruppo di uomini.
Ebenezer Zane, prima di diventare una famosa guida e cacciatore di indiani, fu coinvolto nello stesso modo con un piccolo gruppo di uomini alla foce del Sandy Creek (poi diventata Ravenswood, West Virginia).
Un terzo e più numeroso gruppo che comprendeva George Rogers Clark, poi divenuto famoso come generale della guerra di indipendenza americana, si riunì alla foce del Little Kanawha (oggi Parkersburg, West Virginia). Aspettavano l’arrivo di altri uomini della Virginia prima di scendere il fiume ed insediarsi in Kentucky.
Il gruppo di Clark iniziò a sentire di Indiani ostili che depredavano ed uccidevano commercianti, agrimensori ed altri viaggiatori lungo l’Ohio. Capirono che le nazioni ostili legate agli Shawnee erano impegnate in una guerra e decisero di attaccare il villaggio indiano di Horsehead Bottom, nei pressi della foce del fiume Scioto (oggi Portsmouth, Ohio), lungo la strada che li avrebbe condotti in Kentucky.
In pochi avevano esperienza di guerra. Dopo una discussione il gruppo scelse come capo Cresap, che sapevano trovarsi in quel momento a circa 24 km a monte. Sapevano che avrebbe voluto seguirli in Kentucky, e che aveva esperienza di combattimento. Lo mandarono a chiamare, ed egli giunse subito. Cresap li dissuase dall’idea di attaccare gli Shawnee. Nonostante li considerasse ostili, non era convinto del fatto che la guerra fosse inevitabile. Se anche avessero riscosso un iniziale successo, la guerra sarebbe poi scoppiata e loro ne sarebbero stati accusati.


Daniel Boone scorta i coloni – dipinto di George Caleb Bingham

Suggerì di tornare al piccolo insediamento di Zane a “Zanesburg” (futura Wheeling) per alcune settimane ed osservare gli sviluppi. Se la situazione si fosse calmata avrebbero ripreso il viaggio verso il Kentucky. Il gruppo di dichiarò d’accordo. Quando giunsero trovarono l’intera zona in tumulto. Le persone era terrorizzate dalle storie riportate dai sopravvissuti agli attacchi indiani. Erano sconvolti da quello che avevano visto. Temendo per le vite di donne e bambini, i coloni britannici stanziati lungo la frontiera si erano riversati tra le sottili mura della città. Il gruppo di Cresap era pieno di volontari che chiedevano la battaglia.
La notizia dell’arrivo del gruppo ed i suoi progetti giunsero a Fort Pitt ed il capitano John Connolly, comandante della guarnigione, mandò un messaggio chiedendo ai volontari di restare a Zanesburg alcuni giorni. Aveva mandato messaggi alle tribù locali per conoscere le loro intenzioni. Una rapida corrispondenza portò alla promessa di aspettare ulteriori indicazioni da Connolly. Prima che il messaggio raggiungesse Fort Pitt, Cresap ricevette un secondo messaggio da Connolly in cui questi comunicava che gli Shawnee dell’Ohio avevano dichiarato di voler entrare in guerra.
Cresap convocò un consiglio il 26 aprile. Dopo aver letto a voce alta la lettera di Connolly, l’assemblea dichiarò guerra agli indiani. Il giorno dopo, avvistate alcune canoe indiane nel fiume, i coloni le rincorsero per 24 km fino a Pipe Creek. Qui i coloni ingaggiarono una battaglia, con pochi caduti in entrambi gli schieramenti. Il giorno dopo gli uomini di Clark abbandonarono l’idea di trasferirsi in Kentucky. Aspettandosi una rappresaglia, abbandonarono il campo e si trasferirono con Cresap al suo quartier generale di Redstone Old Fort.

Il massacro di Yellow Creek

Subito dopo l’attacco di Pipe Creek, i coloni uccisero alcuni parenti del capo Mingo Logan. A questo punto Logan disse di voler fare pace con i coloni. Assieme al suo gruppo di caccia era accampato sulla riva occidentale dell’Ohio a Yellow Creek, circa 45 km sopra Zanesburg (nei pressi dell’odierna Steubenville) proprio di fronte a Baker’s Bottom. Il 30 aprile alcuni membri del gruppo di caccia (Logan non era tra loro) attraversarono il fiume raggiungendo la capanna di Joshua Baker, colono e commerciante di rum. Tra i Mingo c’era il fratello minore di Logan, solitamente noto come John Petty, e due sue parenti femmine. La più giovane era gravida ed aveva un neonato con lei. Il padre di entrambi i figli era John Gibson, un famoso commerciante. Quando il gruppo fu nella capanna di Baker, circa 30 uomini comandati da Daniel Greathouse massacrarono tutti gli Indiani tranne il neonato.


Un’immagine del massacro di Yellow Creek

Quando Logan seppe del massacro fu portato a credere che Cresap, e non Greathouse, ne fosse il responsabile. Molte delle persone al corrente dell’incidente (compreso Clark) sapevano che i colpevoli erano Greathouse ed i suoi uomini. I coloni stanziati lungo la frontiera capirono che queste uccisioni avrebbero provocato contrattacchi. I coloni cercarono subito la salvezza chiudendosi in case fortificate o fuggendo ad est oltre il Monongahela. Molti superarono i monti Allegani. Il loro timore era ben fondato. Logan e piccoli gruppi di Shawnee e Mingo iniziarono a razziare lungo la frontiera per vendicarsi dei fatti di Yellow Creek.

La spedizione di Dunmore

All’inizio di maggio del 1774 il governatore John Murray, IV Conte di Dunmore, seppe che era iniziata la battaglia a Yellow Creek ed in altri punti dell’Ohio. Chiese al parlamento di autorizzare il reclutamento delle milizie e di finanziare una spedizione volontaria nella valle dell’Ohio. Secondo gli storici Eric Hinderaker e Peter Mancall in At the Edge of Empire (2003), Dunmore aveva capito che la crisi in Ohio era un’opportunità per aprire nuove terre occidentali alla colonizzazione. Perseguì questo obiettivo per molti anni, anche quando questo contrastava la politica della corona. Inoltre la campagna all’ovest avrebbe distratto la popolazione dalla crisi che si stava sviluppando nei porti di Boston e di altre città settentrionali. Invece di sostenere i ribelli, Dunmore sperava che gli abitanti della Virginia si sarebbero schierati con lui. La guerra in Ohio l’avrebbe reso un capo popolare nella colonia. Inoltre Dunmore sperava di utilizzare il conflitto per reclamare per conto della Virginia l’area attorno a Pittsburgh.
Con le nuove forze il governatore avanzò verso l’Ohio dove divise gli uomini in due gruppi: il primo gruppo avrebbe disceso l’Ohio da Fort Pitt, 1700 uomini comandati da lui, mentre altri 800 uomini sarebbero partiti con il colonnello Andrew Lewis da Camp Union (oggi Lewisburg). I due gruppi si sarebbero dovuti rincontrare alla foce del Great Kanawha. Con quest’idea in mente, il governatore partì da Fort Pitt proseguendo lungo l’Ohio. Il 30 settembre giunse a Fort Fincastle (poi Fort Henry), recentemente ricostruito a Zanesburg per sua scelta.
Gli uomini di Lewis, 1100 persone, partirono da Camp Union verso le sorgenti del Kanawha. Da qui discesero il fiume fino al punto di incontro, raggiungendo la foce (6 ottobre) dove stabilirono il “Camp Pleasant” (subito diventato famoso come Point Pleasant).


Villaggio Shawnee – murale di Robert Dafford

Non trovandovi Dunmore, mandò messaggeri lungo l’Ohio per fargli sapere del suo arrivo. Il 9 ottobre Dunmore inviò un dispaccio annunciando di voler proseguire fino alle città Shawnee lungo il fiume Scioto. Ordinò a Lewis di attraversare l’Ohio e di raggiungerlo presso quelle città.

La battaglia di Point Pleasant

Cornstalk, capo degli Shawnee, si mise in movimento per intercettare l’armata di Lewis, sperando di impedire ai Virginiani di congiungere le loro forze. Gli studiosi contemporanei pensano che le forze di Cornstalk fossero circa la metà di quelle nemiche, aggirandosi sui 300-500 guerrieri. Probabilmente faceva parte di questo gruppo anche il futuro capo Shawnee Blue Jacket. Il 10 ottobre, prima che Lewis iniziasse ad attraversare l’Ohio, fu sorpreso dai guerrieri guidati da Cornstalck. L’attacco avvenne al punto d’incontro dei fiumi Kanawha e Ohio, dove gli Indiani speravano di intrappolare Lewis e i suoi in un canalone. La battaglia durò quattro ore, diventando alla fine un feroce corpo a corpo. Viene riportato che la voce di Cornstalck era udita al di sopra del fragore della battaglia, mentre incitava i suoi ad “essere forti”. Lewis inviò diverse compagnie lungo il Kanawha e sul corso di un vicino torrente per attaccare gli Indiani alle spalle, cosa che ridusse l’intensità dell’offensiva Shawnee. Al capitano George Mathews viene attribuita una manovra aggirante che prese gli Shawnee di fianco e determinò la ritirata di Cornstalck. Al cadere delle tenebre, gli Shawnee si ritirarono in silenzio al di là dell’Ohio. I Virginiani avevano mantenuto la posizione, quindi a loro viene attribuita la vittoria. L’esercito di Lewis subì la perdita di 215 uomini, dei quali 75 morti tra cui il fratello di Lewis e 140 feriti.
Il mattino dopo, il colonnello Christian, che era giunto sul posto a battaglia conclusa, portò i suoi uomini sul campo di battaglia. Essi trovarono 21 guerrieri morti sul campo, mentre altri 12 vennero scoperti sotto una frettolosa copertura di cespugli e tronchi secchi.


Battaglia di Point Pleasant – dipinto di Peter Dennis

Tra questi caduti c’era Pucksinwah, padre di Tecumseh. Oltre gli scalpi, i Virginiani recuperarono 40 fucili, molti tomahawks e altro materiale, che in seguito venne venduto all’asta.

Il trattato di Camp Charlotte

Dunmore e Lewis entrarono in Ohio fino a 13 km dalle città Shawnee di Pickaway Plains (oggi contea di Pickaway) sul fiume Scioto. Qui costruirono il fortino temporaneo di Camp Charlotte sul Sippo Creek, ed incontrarono Constalck per iniziare i negoziati di pace. In base al trattato di Camp Charlotte (19 ottobre 1774), gli Shawnee accettavano di cedere il proprio terreno di caccia a sud dell’Ohio (corrispondente agli odierni stati di Kentucky e West Virginia). Inoltre il trattato obbligava gli Shawnee a restituire tutti i prigionieri bianchi e a smettere di attaccare i viaggiatori lungo il fiume. Nonostante Logan avesse promesso di interrompere gli scontri, non partecipò ai negoziati. Dopo che i Mingo ne rifiutarono i termini, il maggiore William Crawford ne attaccò il villaggio di Seekunk (Salt Lick Town, nei pressi dell’odierna Steubenville). I suoi 240 uomini distrussero il villaggio.
Queste operazioni e la sottomissione degli Shawnee a Camp Charlotte chiusero virtualmente la guerra. Il governatore Dunmore iniziò a fare ritorno, attraversando Redstone ed il Great Crossings sul fiume Youghiogheny fino a Fort Cumberland, e da qui alla capitale della Virginia. La pace non durò molto dopo il trattato. Il 24 marzo 1775 un gruppo di Shawnee, che non riconoscevano il confine dell’Ohio, attaccarono Daniel Boone in Kentucky lungo la Wilderness Road. Nel maggio 1776, con lo scoppio della guerra di indipendenza americana, gli Shawnee si unirono al capo Cherokee Dragging Canoe e dichiararono guerra ai coloni della Virginia nelle cosiddette guerre Chickamauga (1776-1794).
Gli storici Hinderacker e Mancall sintetizzano l’importanza della guerra di Dunmore così:
“Se la guerra di Dunmore è l’epilogo di una storia, è anche il prologo di un’altra: la storia dell’indipendenza americana. Gli eventi del decennio precedente non sono niente meno di una rivoluzione negli affari interni, e la campagna militare condotta da Lord Dunmore contro i Nativi dell’Ohio costituisce il capitolo di apertura di una nuova epoca di affari interni statunitensi. I colpi sparati in Ohio alla fine del 1774, e non quelli di Concord sei mesi dopo, sono l’inizio della rivoluzione americana. Nonostante la campagna in Ohio sia stata guidata da un governatore reale, la sua forza fu fornita da 2000 uomini che avevano sopportato un decennio di frustrazioni ed angherie mentre il re negava le loro necessità. Fu questa la dichiarazione d’indipendenza”.