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Woman Walks Ahead

A cura di Gian Mario Mollar

I due protagonisti principali del film
Woman Walks Ahead, “Donna che cammina Avanti”, è un film biografico della regista Susanna White, uscito nelle sale americane nel giugno 2018 e non ancora proiettato in Italia.
Il film racconta – con qualche licenza “poetica” – la vicenda realmente accaduta di Caroline Weldon, interpretata dall’affascinante Jessica Chastain. Rimasta vedova, questa donna anticonformista e determinata decide di abbandonare gli agi e la noia della vita newyorkese per realizzare un sogno: dipingere il ritratto di Toro Seduto.
Nel 1889 attraversa in treno la magia sconfinata delle Grandi Pianure per raggiungere Standing Rock, la riserva in cui Toro Seduto e i Sioux sono stati rinchiusi dopo il lungo esilio canadese e la conseguente resa.
Una donna sola che attraversa il West non era certo uno spettacolo consueto all’epoca: a spingere la Weldon verso l’avventura e l’ignoto è una sete di libertà che ha percepito ammirando i quadri del grande pittore George Catlin (1796-1872): “è stata la libertà a colpirmi. Anche all’interno dei dipinti, gli indiani erano liberi”.


Una scena del film

Non si può dire, però, che la frontiera la accolga a braccia aperte. L’agente indiano James Mc Laughlin – interpretato dal severo e cupo Ciarán Hinds – la vede come una sovversiva da tenere a bada e rispedire al mittente il prima possibile, perché il clima all’interno della riserva è tutt’altro che tranquillo. Da un lato, infatti, ci sono i tumulti dei danzatori visionari della Ghost Dance, dall’altro il Governo che vuole cercare di fare inghiottire agli Hunkpapa l’ultima, amarissima pillola: l’Allotment Act, l’ennesimo trattato per espropriare la terra dei nativi.
Anche il colonnello Silas Groves, sebbene visibilmente infatuato dell’avvenente pittrice, cerca di dissuaderla. Nei suoi panni – piuttosto sporchi – vediamo il bravissimo Sam Rockwell, recentemente insignito dell’Oscar per lo strepitoso Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Se l’esercito è ostile, anche i primi approcci con gli indiani non sono molto favorevoli per la Weldon. Quando incontra per la prima volta Totanka Yotanka – interpretato dal magnetico Michael Greyeyes, un attore di origini Cree ha interpretato anche Cavallo Pazzo in un film del 1996 – il grande condottiero è intento a raccogliere patate in un campo, e quasi non le rivolge neanche la parola.


Un ritratto di Toro Seduto

Ciononostante, Caroline non si darà per vinta e, realizzando il ritratto per cui era venuta, guadagnerà maggiore consapevolezza della causa indiana. Riuscirà così a guadagnarsi la fiducia di “the Bull” e con essa il suo nome indiano, Toka hey mani win, “donna che cammina avanti”, da cui il titolo del film.
L’ultima battaglia di Toro Seduto e di Caroline Weldon non si combatterà con frecce e fucili, ma sul terreno insidioso della legge dell’uomo bianco. In questo drammatico scontro, scenderà in campo anche una vecchia conoscenza di Toro Seduto: il generale Crook, interpretato da un roccioso Bill Camp.
Questa, in sintesi, la trama del film: una bella storia, narrata con mano sapiente dalla regista, che si avvale di due elementi importanti: in primis, una recitazione di alto livello da parte di tutti gli attori, sia protagonisti che non, e poi una cornice paesaggistica e una fotografia che tolgono il fiato.
Il giudizio è quindi complessivamente positivo, ma alcune perplessità sorgono nel momento in cui si confronta la storia del film con la Storia con la esse maiuscola. Non volendo risultare eccessivamente pedanti, non è forse il caso di sottolineare che i protagonisti del film sono ben più giovani dei loro reali corrispettivi storici, che erano più “stagionati” di una buona decina d’anni: come cantava Guccini, “gli eroi son tutti giovani e belli” e tanto basti.
Sam Rockwell nei panni di un duro soldato
Al di là dell’estetica, però, ci sono incongruenze storiche ben più sostanziali: la Weldon cinematografica è totalmente digiuna di trattati e di politica indiana e non ha mai incontrato prima Toro Seduto. La realtà, anche in questo caso, è un po’ diversa: già prima di partire, infatti, Caroline Weldone era un’attivista convinta della National Indian Defense Association, aveva già avuto uno scambio epistolare con il condottiero Hunkpapa ed era venuta nella riserva espressamente per opporsi al Dawes Act.
Non solo: la vedova solitaria di cui parla il film era in realtà una donna rimasta sì vedova, ma che si era successivamente risposata e divorziata. Al tempo dell’incontro con Toro Seduto, Caroline Weldon aveva un figlio quattordicenne di nome Christie, che l’aveva accompagnata a Standing Rock.
Nel film, il figlio adolescente scompare totalmente, così come viene omesso il fatto che Toro Seduto all’epoca aveva ben due mogli: la finalità di queste “dimenticanze” è quella di creare uno spazio emotivo per il flirt tra il guerriero e la pittrice.
L’intesa romantica, in realtà, fu ben più problematica: come spiega Bobby Bridger in un bel libro su Buffalo Bill e Toro Seduto, nella cultura lakota il fatto che una donna dimostrasse un così grande interesse per un uomo sottintendeva implicitamente un’attrazione sessuale. Sulla base di questo assunto, Toro Seduto fece delle avance che vennero respinte dalla Weldon, che era anche odiata, per gelosia, dalle due mogli del capo.
Insomma, la realtà storica non sufficientemente stimolante per Hollywood, che preferisce colorarla di rosa, seppure in una tonalità molto sfumata, trasformando Toro Seduto in una sorta di Pocahontas.
È un po’ triste il fatto che anche oggi, a distanza di più di un secolo dai fatti narrati, la cinematografia continui a distorcere a proprio uso e consumo la storia dei nativi americani. Al di là della mistificazione sentimentale, comunque, il film conserva comunque alcuni aspetti della vicenda storica e ci regala anche emozioni vibranti, come quando Toro Seduto parla della sua esperienza a New York: “Troppa gente con troppo. Troppa gente con niente di niente. La vostra società valuta le persone per quello che possiedono, la nostra per quello che donano”.

Titolo: Woman Walks Ahead
Anno: 2017
Regista: Susan White
Attori principali: Jessica Chastain, Michael Greyeyes, Sam Rockwell