- www.farwest.it - https://www.farwest.it -

Nathan Bedford Forrest

A cura di Renato Panizza e Romano Campanile

Il Generale Forrest fu uno dei più grandi comandanti della Cavalleria sudista durante la Guerra Civile Americana. Forse non sarebbe sbagliato dire il più grande. Quando al Generale Lee, dopo la guerra, chiesero quale fosse stato a suo parere il miglior soldato della Confederazione, questi rispose: “Un uomo che non ho mai incontrato, il Generale di Cavalleria Nathan Bedford Forrest”.
E il Generale Sherman,suo grande nemico in battaglia, dichiarò che Forrest era stato il Comandante più capace che avesse mai incontrato. Ecco l’impressione che ne ebbe Philip Stephenson, del Washington Ligth Artillery, la prima volta che lo vide: “Forrest era una persona avvenente,una figura dal bel portamento e dal bell’aspetto…uno, che una volta che l’hai visto non te lo puoi più dimenticare…”. Nathan Bedford Forrest era un uomo dal fisico imponente, alto quasi uno e novanta, e pesante almeno 95 Kg.
Perfettamente proporzionato, senza un etto di troppo, ma non magro, nerboruto. Una presenza che incuteva rispetto, se non addirittura timore, anche a causa del forte contrasto tra occhi grigi, chiarissimi, quasi bianchi e sopracciglia e capelli scuri, in un incarnato solitamente pallido.
Forrest era nato a Chapel Hill, nella Contea di Bedford in Tennessee, il 13 Luglio 1821. Era il primo dei dodici figli del fabbro William Forrest, che morì lasciandolo capofamiglia a 17 anni. E Nathan, dotato di un carattere forte e volitivo, ma anche gentile e generoso, non solo si prese cura dei fratelli e della madre, sollevandoli dalla povertà, ma divenne egli stesso ricchissimo grazie alle sue capacità di affarista, ai proventi delle sue piantagioni e al commercio degli schiavi.
La sua determinazione venne fuori quando aveva solo vent’anni e in Mississippi fece fuori a colpi di pistola due banditi che avevano ucciso suo zio in una incursione, e ferì gli altri due con il coltello. Particolare curioso: uno di questi se lo ritrovò come soldato durante la guerra!
La sua tempra forte e il carattere indomito si manifestarono sempre, e ancor più durante la guerra. Il 14 Giugno 1863 un Tenente della sua Artiglieria, certo A. Wills Gould, si recò al Quartier Generale, furioso perché Forrest aveva ordinato di trasferirlo, e gli sparò. Forrest reagì bloccandogli la mano che teneva la pistola e lo colpì con un temperino che era riuscito ad aprire aiutandosi con i denti. Gould fuggì fuori.


Una carica guidata da Forrest

Un medico, prontamente accorso, diagnosticò mortale la ferita di Forrest anche se poi mortale non era affatto. Allora Forrest, dopo aver esclamato “Non sia mai detto che chi mi uccide sopravviva!”, balzò fuori, cercò Gould, lo trovò ferito nella bottega del sarto e gli sparò a morte. In effetti Gould morì entro pochi giorni, ma non prima di un’emozionante riconciliazione tra i due.
Forrest era l’esatta antitesi dell’ufficiale dal “sangue blu”, come lo erano molti usciti dall’Accademia. Non ci pensò due volte a tirar giù da cavallo, senza tanti complimenti, un ufficiale che si rifiutava di aiutare i soldati a spegnere un incendio; o a sbattere nelle acque del Tennessee, senza minimamente curarsi se sapesse nuotare o no, un altro ufficiale che non si degnava di aiutare a condurre una barca.
Allo scoppio della guerra, Forrest, che non aveva alcuna preparazione militare, si era arruolato come soldato semplice. Ma i suoi superiori e il Governatore dello Stato, in realtà sorpresi che un personaggio così noto e del suo livello sociale (era ricchissimo) si accontentasse di un ruolo così basso, furono ben felici di conferirgli un brevetto di Colonnello, per porlo a capo del battaglione che Forrest stesso, con i suoi soldi, aveva organizzato ed equipaggiato.
Ed è qui che incomincia la sua carriera militare. In questioni militari era un autodidatta perché non aveva ricevuto nessuna istruzione specifica. Ma alla fine della guerra la sua condotta militare avrebbe fatto scuola per molti anni a venire. Non legato a schemi accademici, egli seppe portare delle innovazioni nell’utilizzo della cavalleria che si sarebbero rivelate vincenti e che lo avrebbero reso “spauracchio” delle armate nordiste. Fu lo stesso Sherman a paragonarlo al diavolo in persona!
I due lati predominanti del suo carattere furono subito evidenti a Fort Donelson, la prima vera battaglia a cui prese parte nel Febbraio 1862. Uno era lo sprezzo del pericolo. La carica di cavalleria guidata in prima persona, come era solito fare, che spezzò in un punto l’assedio di Grant, fece subito conoscere il tipo che era.
Il secondo era l’assoluta reticenza ad arrendersi al nemico, anche quando tutti i comandanti non vedevano altre possibilità; mentre i Generali confederati accerchiati e sconfitti discutevano la resa (che poi avvenne), vedendosi senza via di uscita, Forrest, trovato un varco nelle paludi del fiume Cumberland, in inverno e con l’acqua fino alla cintola riuscì a passare con tutti i suoi 2000 uomini, mettendo in salvo la sua Brigata. Da allora divenne l’inafferrabile per antonomasia il “mago della sella”!
Un classico ritratto
Pochi giorni più tardi, nell’imminenza della caduta di Nashville, Forrest assunse il comando della città; fece evacuare numerosi funzionari governativi della Confederazione, e mise in salvo milioni di dollari e attrezzature industriali per la fabbricazione di armi: qualcosa che il Sud non si sarebbe mai potuto permettere di perdere. Quando Forrest partecipò alla terribile battaglia di Shiloh il 6-7 Aprile 1862, al comando del 3° Reggimento del Tennessee, si distinse nuovamente operando come retroguardia dell’Esercito. Quando iniziò la ritirata caricò i nordisti e passò attraverso la loro linea di schermagliatori. E qui si trovò in una circostanza drammatica che dimostra tutta la sua indole battagliera.
Praticamente circondato, senza avere intorno nessuno dei suoi, scaricate le pistole, iniziò a menar fendenti con la sciabola. Un soldato nordista gli sparò una fucilata che lo fece cadere da cavallo e per poco non lo uccise, fermandosi il proiettile vicino alla spina dorsale. Forrest si riprese immediatamente e, rimessosi in sella, afferrò il soldato e se lo trascinò appresso usandolo come scudo e mollandolo solo dopo essersi messo in salvo.
Si dice che Forrest sia stato l’ultimo ferito della battaglia di Shiloh. Ma a Shiloh la sua fu anche un’azione di “intelligence”. Nella sera di Domenica 6 Aprile 1862, quando la spinta confederata si era esaurita senza riuscire a scacciare i nordisti di Grant dal campo di battaglia, Beauregard (subentrato al comando dopo la morte di Johnston) pensava che il giorno successivo ci sarebbe stata la vittoria definitiva del suo esercito. Forrest non era affatto della sua opinione e mandò uno scout travestito da Yankee nelle linee nemiche. Questi, una volta tornato, riferì di aver visto uomini che continuavano a sbarcare dai battelli sul fiume Tennessee, all’approdo di Pittsburg Landing: erano i soldati dell’Armata di Buell che arrivavano di rinforzo. Con loro la vittoria sarebbe stata di certo per il Nord! Forrest allora riferì al Generale Hardee che comandava il terzo Corpo, dicendo: “O attacchiamo questa notte… oppure è meglio ritirarsi subito!”
Ma Hardee non fece nulla per avvisare Beauregard, né Forrest potè recarsi personalmente da lui. Così, il giorno dopo partì il contrattacco di Grant e le perdite di soldati sudisti che provocò avrebbero potuto essere evitate se si fosse dato retta a Forrest. Nel luglio di quell’anno venne nominato Generale di Cavalleria. Era partito come soldato semplice, unico caso in tutta la guerra!
Ma come combatteva Forrest? Pare che una delle frasi più famose di Forrest fosse “La guerra vuol dire uccidere… e per uccidere bisogna arrivare per primi e con più uomini.” Ecco svelato il suo segreto: la velocità e la sorpresa. In battaglia era rapido ad assumere l’offensiva, dispiegando celermente le sue truppe di cavalleria dove potessero smontare e combattere, con un movimento combinato e a tenaglia, attaccando contemporaneamente sui due lati.
Guidava personalmente l’attacco principale. Ricorda il Generale Dabney Maury nell’Aprile del 1862: “Chi lo ha visto nel vivo della battaglia non può più scordarsi la forte impressione che ha avuto osservando l’impetuosità che trapela dallo sguardo, la marziale bellezza e grandezza di quest’uomo.”
Nella prima battaglia di Murfreesboro, contro forze Federali doppie delle sue tirò fuori tutta la sua abilità. Alla sera telegrafò: “…presa Murfreesboro; catturati 2 generali con il loro comando, 1200 soldati, merci per 700.000$, 16 carri, 300 muli e 200 cavalli, 4 pezzi di artiglieria, distrutto deposito ferroviario, persi 25 uomini.” La sua azione a Murfreesboro fu la prima di una serie ininterrotta di successi che conseguì per tutto il restante 1862, agendo a volte di concerto con John Hunt Morgan, un altro grande “incursore” di cavalleria.
John Hunt Morgan
Lo stesso Morgan stupefatto della sua abilissima azione a Murfreesboro gli chiese come avesse fatto, e Forrest candidamente gli rispose : “Oh! E’ semplice: ho preso una scorciatoia e sono arrivato per primo con più forze!” In realtà Forrest agì sempre in netta inferiorità numerica, ma era il suo “stile” di far la guerra che ribaltava a suo favore la situazione. Per i restanti mesi del 1862 Forrest rimase nel Tennesse, muovendosi anche a settentrione, sulle rive del fiume Ohio e nel Kentucky sud-occidentale. Le le sue operazioni consistettero nel compiere velocissimi e micidiali raid. Forrest prediligeva la guerra a cavallo perché gli consentiva di muoversi con la massima rapidità e colpire il nemico di sorpresa, sui fianchi o alle spalle. Salvo rari casi, l’uso che fece Forrest della Cavalleria non aveva più niente a che vedere con le classiche cariche frontali a sciabola sguainata. Forrest manovrava come le Fanterie Motorizzate del XX secolo! Cambiava continuamente le sue basi ed era quasi impossibile per il nemico localizzarlo. Si spostava forzando l’andatura dei cavalli fino al limite estremo della loro resistenza. E infatti perse non pochi animali; lui stesso durante la guerra cambiò una trentina di cavalli, sfiancati o colpiti dal nemico durante le sue personali, audaci azioni. Nel Dicembre del 1862 il Generale Bragg riassegnò le truppe veterane di Forrest ad un altro ufficiale e a lui diede una nuova Brigata di circa 2.000 reclute male armate ed addestrate. Il comando era di ostacolare l’avanzata nel Tennessee occidentale dell’Esercito di Grant su Vicksburg, la grande e vitale piazzaforte confederata sul Mississippi. Forrest obbedì senza scoraggiarsi e guidò talmente bene quelle inesperte truppe che, distruggendo tratte ferroviarie e linee telegrafiche, impossessandosi di foraggi e rifornimenti, catturando armi, muli, cavalli e molti soldati, rese praticamente impossibile a Grant di procedere oltre (anche grazie ad una brillante azione del Generale sudista Van Dorn a Holly Springs il 20 Dicembre1862). Lo costrinse a ritirarsi a Nord su Oxford. Non solo! Forrest, la cui notorietà cominciava a crescere, riusciva anche a reclutare sul posto nuovi soldati, così che non fu raro che partisse con pochi uomini e ritornasse che ne aveva di più!
Washington considerava Forrest una vera spina nel fianco che andava tolta al più presto! Per far questo venne incaricato il colonnello Abel Streight, che si mise alla testa di 3000 uomini (più del doppio di quanti ne disponeva Forrest) con il compito di catturare il generale sudista e di interrompere i rifornimenti a Bragg. Il 28 aprile 1863 il colonnello nordista, dopo una marcia di 30 miglia, decise di bivaccare in riva a un fiume nei pressi di Moulton (Alabama). Nel suo rapporto Streight dice di sentirsi più che tranquillo per avere anche i favori della popolazione locale. Ma “il Diavolo arriva mentre meno te l’aspetti” e il mattino seguente il colonnello unionista si vede piombare addosso le truppe di Forrest, guidate dal fratello, William Forrest, mentre i soldati unionisti erano intenti a pescare al fiume e a prepararsi la colazione!

Organizzata una linea di difesa e usati i muli per ripararsi,gli unionisti riescono dopo 5 ore a limitare i danni. Ma ,da quel momento, da cacciatori si trasformano in prede,e tocca ora a Forrest iniziare l’inseguimento: era riuscito a capovolgere a suo favore la situazione! Forrest non conosceva riposo e Streight scrisse che ogni giorno solo alle 22 di sera i fucili tacevano e così per ben 16 giorni! Alla fine, nei pressi della località di Rome, Streight decise di far incendiare e distruggere tutti i ponti sul Black Creek, cosi da impedire di essere raggiunto di nuovo dai cavalleggeri sudisti. Forrest si rese conto del problema e andò in cerca di un guado. I suoi soldati lo videro scomparire e poi riapparire, ma non più solo. Sbigottiti, si accorsero che sul suo cavallo c’èra un’altra persona, una donna, anzi, una ragazzina di 16 anni!


Forrest alla guida dei suoi soldati

Forrest l’aveva trovata lungo il fiume ,e la ragazza, che di nome faceva Emma Sansom,si era offerta di aiutarlo mostrandogli un guado che solo lei conosceva. Il risultato fu che il povero colonnello Streight, convinto di essersi finalmente sbarazzato del diabolico cavalleggero confederato, se lo vide di nuovo piombare addosso e, trovandosi accerchiato, non gli rimase che la resa. Forrest fece 1700 prigionieri oltre a impossessarsi di molto materiale. Per i Nordisti lo smacco fu ancora più grande quando seppero che la causa del disastro era stata una ragazza!
Il 18-20 Settembre del 1863 si combatté in Tennessee una tra le più grandi e terribili battaglie della Guerra Civile Americana, in un terreno difficilissimo che un soldato descrisse come “una buia landa di boschi, rampicanti e rami pendenti…”, la battaglia di Chickamauga, “il fiume della morte”. Vi parteciparono 58.000 soldati dell’Unione e 66.000 della Confederazione e le perdite furono enormi: 16.170 per i Nordisti e 18.545 per i Sudisti!
La preponderanza numerica sudista (Armata del Tennesse di Braxton Bragg) su quella nordista (Armata del Cumberland di William Rosecrans) era dovuta all’arrivo di un intero Corpo di rinforzo sottratto all’Armata della Virginia Settentrionale di Lee, il Corpo del Generale Longstreet. La Confederazione voleva sferrare un colpo mortale nel Teatro di guerra centrale, avendo subito lo smacco di Lee a Gettysburg e avendo perso, sempre a Luglio del’63, la città di Vicksburg sul Mississippi. Bragg aveva bisogno di tutti i suoi uomini migliori, compreso Forrest. All’alba del 19 Settembre la battaglia iniziò proprio dove si trovava Forrest con i suoi uomini e cioè davanti a due Divisioni del Generale nordista Thomas che tenevano l’area oltre al fiume vicino a un largo campo detto “dei Kelly”.
Il terreno era per lo più coperto da boschi con qualche radura.
Le “giacche blu” si fecero avanti per annientare i primi “ribelli”, i quali avendo superato il fiume procedevano nella foresta. Ma cozzarono contro gli uomini di Forrest che erano smontati da cavallo e combattevano appiedati. “Combattevano come la migliore delle fanterie…” disse in seguito un soldato nordista.


Neve e maltempo non fermavano il generale

Forrest si prodigò in ogni modo per sostenere il fianco della Fanteria della Brigata Ector. “Dite al Generale Ector che non deve preoccuparsi del suo fianco destro!” rispose Forrest al messaggero di Ector. Il messaggero tornò presto invocando aiuto al fianco sinistro. “Per Dio! Dite al generale che penserò sia al suo fianco destro che a quello sinistro!” sbottò spazientito Forrest. Quando sopraggiunsero i rinforzi, gli uomini di Forrest si unirono all’attacco e respinsero i nordisti. Per tutta la battaglia Forrest fornì sostegno alle Fanterie e perse il cavallo colpito a morte. La tattica di combattere appiedati prevedeva che ogni quattro cavalleggeri, uno tenesse i cavalli e solo tre combattessero. In questo modo si riduceva di un quarto la forza del Reggimento. Ma se il nemico veniva battuto, il vantaggio era che tutti i “custodi dei cavalli” potevano rimontare in sella e costituire una piccola ma relativamente fresca truppa di “riserva”, pronta per un eventuale inseguimento. E Forrest usò sempre da maestro questa tattica! La battaglia fu vinta dall’Armata di Bragg per un grave errore di Rosecrans che creò un varco utile ai sudisti per penetrarvici e gettare nel panico tutta la sua linea difensiva. Forrest si lanciò all’inseguimento facendo centinaia di prigionieri. Cercò di convincere Bragg che bisognava non dare tregua a Rosecrans, e impedirgli di riparare a Chattanooga; la vittoria sarebbe stata veramente totale. “Gli ho scritto [a Bragg]! Gli ho mandato una staffetta, due staffette! L’ho informato della situazione! Ma per che cosa combatte?” Forrest era furioso per l’inazione di Bragg e arrivò ad un confronto durissimo con lui, minacciandolo anche di morte. E conoscendo il personaggio possiamo star certi che alla prima occasione giusta l’avrebbe ucciso. Come risultato Forrest venne assegnato dal Presidente Davis a un comando indipendente nel Mississippi. Sarebbe quindi tornato di nuovo libero di agire nel suo modo preferito ma con la solita piccola forza! Spesso gli uomini si sono dimostrati capaci del meglio e del peggio nell’arco di brevissimo tempo. Così si può dire di quel che avvenne nel Tennesse in quei primi mesi del 1864. “Il peggio” fu in questo caso la battaglia-massacro di Fort Pillow. Il forte si trovava in posizione strategica e controllava l’accesso via fiume alla città di Memphis.
Un momento di riposo
Forrest decise di attaccare e prendere il forte che era presidiato da circa 550 uomini, divisi tra truppe unioniste del Tennessee e truppe formate da soldati di colore comandati dal maggiore Lionel F. Booth. Forrest attaccò il forte con 2500 uomini il 12 aprile 1864. L’attacco riuscì e le truppe di Forrest occuparono tutte le posizioni strategiche attorno al forte. A quel punto egli inviò al comandante del Forte una richiesta di resa nella quale minacciò (come era suo solito fare) che in alternativa avrebbe passato tutti a fil di spada. Il comandante unionista chiese un’ora per rispondere; Forrest concesse 20 minuti. Il comandante rifiutò e l’attacco confederato riprese con foga. Subito i Federali si trovarono sotto un tiro incrociato che non lasciò loro scampo. Le testimonianze da parte federale parlarono di violenza e accanimento feroce sulle truppe sconfitte, con episodi di vera crudeltà. Ovviamente diversa la versione confederata. Subito dopo la guerra Forrest fu chiamato in causa per questa vicenda. Vi fu un’inchiesta condotta dal Generale Sherman in persona che non mise in luce un coinvolgimento diretto del Generale Forrest negli episodi contestati; anzi, testimoni riportarono il fatto che egli si sarebbe adoperato per trattenere le sue truppe dopo l’arrivo sulla linea del fronte. Alla fine Forrest fu prosciolto da ogni accusa ma ancora oggi si discute di cosa realmente avvenne quel giorno a Forte Pillow.
Alcune battaglie vinte da Forrest avrebbero fatto testo nei manuali militari come esempi di vittorie tattiche basate sulla conoscenza del terreno e sulla rapidità di azione, nonostante un nemico superiore di numero. Scrisse lo stesso Forrest prima della battaglia di Brice’s Cross Roads del 10 Giugno 1864: “Lo so che loro superano di molto il numero delle truppe che ho io; ma la strada lungo la quale marceranno è stretta e fangosa e facendo così caldo faranno un progresso lento. Il paese è densamente boschivo e la loro stanchezza sarà cosi pesante, che quando noi li colpiremo non avranno il tempo di capire quanti pochi uomini noi abbiamo”. Forrest ottenne in questa battaglia una vittoria schiacciante nonostante il nemico fosse tre volte superiore a lui di numero! Grazie a questa vittoria la Confederazione riuscirà a riprendere il controllo del Tennessee Sud-occidentale e del Mississippi settentrionale. Ma il Generale aveva iniziato male il 1864, perdendo il più giovane dei suoi fratelli, Jeffrey E. Forrest. Il padre morì quattro mesi dopo la sua nascita e Nathan tirò su il fratellino come fosse stato suo figlio. I due fratelli si erano arruolati insieme e presto avrebbero rivelato entrambi ottime qualità militari. Avevano combattuto insieme fino a Shiloh, poi si erano divisi; Nathan lo aveva chiamato a sé da poco per comandare una sua Brigata. Possiamo quindi immaginare il suo stato d’animo quando nella battaglia di Okolona il 22 Febbraio 1864 se lo vide morire tra le braccia colpito al collo da un proiettile.


Violenza a Fort Pillow

La battaglia di Okolona va inquadrata nel contesto della cosiddetta “campagna di Meridian”, all’inizio della quale il generale Sherman, partendo da Vicksburg con 20.000 uomini, aveva preso la città di Meridian, importante centro ferroviario e militare della Confederazione. Il suo ambizioso progetto era di occupare Selma (Alabama) per poi scendere fino a Mobile e conquistare l’importante base navale sudista sul golfo del Messico. Sherman ordinò al Generale di Cavalleria William Sooy Smith di partire da Memphis con i suoi 7.000 cavalleggeri e raggiungerlo al più presto a Meridian. Ma Forrest lo intercettò ad Okolona. Smith costruì barricate e vi si trincerò. Forrest iniziò l’attacco ma dopo alcuni scontri Jeffrey venne ucciso: ciò provocò una sete di vendetta che moltiplicò la determinazione e il vigore dell’attacco di Forrest. Con soli 2.500 uomini – meno della metà del nemico! – e la solita intelligenza tattica di impegnare frontalmente l’avversario con cavalleggeri appiedati e colpirlo ai fianchi con fulminei assalti – Forrest costrinse in breve Smith a ritirarsi. Forrest si impegnò nelle cariche con tutta la sua selezionata Compagnia di scorta che era dotata delle ottime carabine a ripetizione Spencer. Smith non tentò più di raggiungere Meridian e Sherman non sapendo nulla del suo comandante di Cavalleria rinunciò al progetto e tornò a Vicksburg. Smith venne accusato di negligenza e disobbedienza, essendo partito dieci giorni dopo aver ricevuto l’ordine; e dette spontaneamente le dimissioni dall’Esercito. Dopo la vittoria a Brice’s Cross Road, Forrest riuscì anche a liberare la città di Memphis,mancando per poco la cattura del Generale Hurlbut, grande veterano nordista dai tempi di Shiloh. Ora tutto il settore Sud-Occidentale del Tennessee era tornato in mano alla Confederazione!
Sherman disse: “Non ci sarà pace in Tennessee fino a che Forrest sarà vivo.”


La battaglia di Okolona

Nell’Autunno del 1864 Forrest si unì nuovamente all’Armata del Tennessee, ora al comando del focoso Generale Hood che si accingeva a invadere il Tennessee centrale per riprendere Nashville. Nella battaglia di Spring Hill Forrest riuscì a impedire che la Cavalleria del Generale di Brigata James H. Wilson disturbasse l’avanzata di Hodd. Non riuscì tuttavia ad arrivare prima che si facesse buio il giorno della battaglia di Franklin. Ma avrebbe potuto tagliare la strada a Schofield e impedirne il ricongiungimento al grosso delle truppe unioniste se Hood glie lo avesse permesso. Per questo motivo ebbe un confronto duro con il suo superiore. Né poté far nulla per impedire la grossa disfatta sudista a Nashville il 15-16 Dicembre 1864. Operò ottimamente durante la ritirata proteggendo le truppe alla retroguardia finché riuscirono a riattraversare il fiume Tennessee. E fu proprio grazie a Forrest se l’Armata del Tennessee allo sbando ebbe ancora una possibilità di fuga. Grazie al lavoro svolto fu promosso Tenente-Generale nel Febbraio 1865. Ed è con questo massimo grado che combatté gli ultimi pochi mesi di guerra.
Ormai il destino della confederazione era segnato e Forrest non poté nulla per cambiarlo. Incappò anche in una sconfitta nel tentativo estremo di fermare i Federali in Alabama. Raggiunto dalla notizia della resa di Lee avrebbe potuto fuggire in Messico, ma non lo fece perchè avrebbe lasciato i suoi uomini allo sbando solo per salvare se stesso. Cosi, il 9 maggio 1865 a Gainsville, decise di scrivere una lettera ai suoi soldati: “Siete stati buoni soldati e potrete essere buoni cittadini; rispettate le leggi, preservate il vostro onore e il Governo al quale ci siamo arresi potrà essere magnanimo con voi…”
Si dice che Forrest per non consegnare la bandiera, l’avesse fatta in pezzi e data ai suoi soldati prima di congedarli.


Una delle molte statue che ritraggono Forrest

Dopo la guerra Forrest si stabilì a Memphis (Tennessee) sulla sponda del fiume Mississippi. Abolita la schiavitù e rovinato finanziariamente, Forrest si dice fosse distrutto psicologicamente. Si impiegò nella Ferrovia Selma, Marion & Memphis e diventò presidente della Compagnia. Forrest morì a Memphis nell’ottobre del 1877 per complicazioni derivate dal diabete.
Attualmente nel Tennessee ci sono più statue e monumenti dedicati a Forrest che ai tre Presidenti che questo Stato diede agli U.S.A.